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Autore: MoonClaire    22/11/2012    1 recensioni
Conosciamo Anny e Justin? Ora ecco come tutto è nato tra Sara e Chris
Questa fan fic è ispirata al libro Amo una Rockstar di Sara C. Zuccaro, la sua Coadmin della pagina facebook, ha scritto la prima ff, immaginandosi la nascita del film, vista dal personaggio di Anny. Ho deciso di studiare più a fondo cosa, invece, è successo tra Sara e il dolcissimo Chris Evans.
Per leggere la fic e saperne di più sul libro che l'ha ispirata, cercate Amo Una Rockstar su facebook!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chris Evans, Chris Hemsworth, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 10
 
Sorseggiando il bicchiere di vino, guardai Anny ridendo. “L’avresti mai detto che ci saremmo trovate a cantare in un karaoke insieme a questi cinque?”.
Posando il suo boccale di birra, la mia amica rise sonoramente. “A dire la verità avrei creduto più possibile ritrovarci a cantare insieme ai Backstreet Boys!”.
Ascoltando la rendition di As Long As You Love Me, io e la mia amica ce la stavamo spassando alla grande.
Chris, Ian, Justin, H e Tom, il fratello di Thor, avevano accettato la nostra sfida di omaggiare una boyband e anche se avevano rinunciato a ballare, non se la stavano cavando per nulla male al microfono.
Nessuno si era tirato indietro, anzi erano stati tutti piuttosto entusiasti di poter dar voce alle loro doti canore.
Dividendosi ordinatamente le parti da cantare, ognuno di loro aveva avuto la sua parte da protagonista durante la serata. Chris mi aveva fatto morire dal ridere, durante la sua parte, aveva scelto la prima strofa, era sceso dal palco ed era venuto a cantare di fronte a me, enfatizzando in modo divertente, nei momenti giusti, le parole che stava cantando,.
Justin era stato perfetto e anche se lui e Ian si erano dati battaglia davanti ad Anny, la vittoria, ovviamente, era andata senza troppa difficolta al nasone.
Ian, per quanto fosse stato meraviglioso e avesse usato tutto il suo charme, non era riuscito a vincere la battaglia contro l’abile popstar.
“Thomas che non batte Caden!”, borbottò Anny divertita.
H e Tom vennero a graziarci con i loro corpi e per quanto fossi persa per il mio Chris, ammetto che avrei toccato volentieri quella massa di muscoli vivente.
Anny sospirò, “Tesoro, capisco perché ti piace Chris… Thor… però non sbavare, il tuo Chris pare pronto a ingelosirsi da un momento all’altro!”.
Inchinandosi e accogliendo gli applausi di tutto il locale, che sicuramente li aveva riconosciuti, i ragazzi scesero soddisfatti dal palco.
Ian, sedendosi e afferrando la sua bottiglia di Corona, ci guardò con i suoi magnetici occhi azzurri. “Tocca a voi!”.
“Una alla volta…”, concluse Chris bevendo la sua birra.
Lo guardai con gli occhi sgranati. “Credo di aver capito male…”.
“No, cara Sara… ci avete mandato a cantare i Backstreet Boys davanti a tutti? Ora tocca a voi deliziarci… Occhio per occhio…”.
H, prima di sedersi, mi passò accanto e posandomi le grandi mani sulle spalle, mi scrollò vivacemente. “Vedrai che meraviglia!”, tuonò divertito.
“Anny, per te, abbiamo scelto Britney Spears…”, spiegò Justin. “E per te, Sara, Chris ha scelto personalmente Like a Virgin…”.
“Un classico…”, confermò Chris.
Anny li guardava ancora con gli occhi sgranati. “Britney Spears? Ma dai!”.
Nonostante l’idea di cantare davanti a tutti mi terrorizzasse, non vedevo l’ora di assistere all’esibizione di Anny, visto che era risaputo quanto odiasse Britney.
Justin bevve la sua Nastro Azzurro e annuì divertito. “Backstreet Boys? Era proprio il caso?”.
Alzandosi, non appena sentì chiamare il suo nome, Anny lo guardò storto. “Avrebbe potuto andarti peggio… pensa se ti avessimo fatto cantare gli NSync!”.
“Che donna!”, esclamò Ian dando una pacca sulla spalla a Justin. “Bel peperino la nostra June!”.
A quelle parole sentii il mio cuore aumentare i battiti e sorridendo restai a guardare Thomas e Caden mentre, complici e rivali, nella realtà come nel mio libro, guardavano la loro June salire con decisione sul palco.
La mano di Chris prese la mia e tirandomi verso di lui, lasciò che le sue labbra trovassero con facilità le mie. “Vengo sul palco con te…”, sussurrò preoccupato della mia paura davanti a un pubblico. Avvicinandomi e depositando un lieve bacio sulla sua bocca così invitante, gli sorrisi. “Ce la posso fare…”.
“Prendetevi una stanza!”, urlò H lanciandoci un tovagliolo.
Facendogli la linguaccia, mi dedicai ad Anny non appena iniziò a cantare Baby One More Time.
Nonostante tentammo di non lasciarci trasportare, Chris e Ian mi tirarono sul palco per fare da coristi alla mia amica!
Il pubblico gradì particolarmente e dopo aver accolto tutti gli applausi, la mia amica non abbandonò il palco ma si unì ai due ragazzi per farmi compagnia durante la mia canzone.
“I made it through the wilderness, Somehow I made it through…”, e nonostante l’imbarazzo mi stesse divorando, la presenza di Chris che faceva lo scemo al mio fianco mi aiutava a non morire dalla vergogna, ero sempre più convinta che il mio posto non era davanti alle persone.
“Like a Virgin, Touched for the very first time!” cantammo tutti e quattro e mentre Chris mi sovrastava e mi stringeva tra le sue enormi braccia per cantare insieme a me nel microfono, notai H avvicinarsi con il mio telefono in mano e un’espressione preoccupata sul viso.
Abbassandomi verso di lui, il ragazzo aggrottò le sopracciglia. “Mi spiace Sara…”.
Confusa, scesi dal palco e presi il cellulare, portandomelo all’orecchio. “Pronto?”.
“Sara…”.
“Marta?”, chiesi, sorpresa di sentire mia cugina. “Ma è prestissimo da voi!”.
“La zia è morta…”, sussurrò, ma la sua voce risuonò chiara e forte nelle mie orecchie.
La zia Nanni era stata malata di cancro quando era giovane. Dopo una lunga battaglia era riuscita a sconfiggere il brutto male, ma dopo quasi vent’anni, lo aveva visto ritornare violento e prepotente all’attacco del suo corpo.
Sospirai. Sapevamo tutti che il giorno della sua morte sarebbe arrivato, ma avevo iniziato a sperare che potesse restare con noi il più a lungo possibile,
Durante il mio soggiorno negli States, ci eravamo scambiate molte mail. Non le piaceva comunicare tramite Skype e sapevo che quello che non le piaceva era mostrarsi debilitata e malata.
“Arrivo con il primo aereo…”, sussurrai e subito terminai la chiamata. Guardai H. e gli altri che cantavano alle mie spalle, quasi svanirono.
Le lacrime minacciavano di cadere da un momento all’altro. La zia era stata per me come una mamma, mi veniva a prendere all’asilo quasi tutti i giorni, visto che i miei genitori finivano di lavorare più tardi lei, mi portava a fare la merenda e poi mi riempiva di vizi. Ricordo bene quando mi dava il caffè da bere. Un cucchiaino di caffè allungato con un bicchiere d’acqua calda. Era una schifezza, ma mi faceva sentire grande. Ironico come poi ho smesso di berlo con l’età. Era sempre gentile con me. Ricordo le giornate passate a casa sua. Nell’appartamento adiacente al suo salotto c’era un ragazzo che suonava il pianoforte. Le ore passate a giocare in quella stanza così ordinata, solo per sentirlo suonare, ritornavano prepotenti a galla. E poi c’erano quelle giornate d’estate quando, sventolando uno strofinaccio, ci salutavamo dai nostri balconi, distanti, ma non così lontani.
E poi era stata operata e la visita in ospedale a vedere come stava, per trovarla ancora mezza intontita dall’anestesia e ansiosa di tornare a casa.
“Sara!”, esclamò H preoccupato. Risvegliandomi dai miei pensieri, mi lasciai guidare verso il tavolo, mentre sentii Chris smettere di cantare.
“La ragazza al telefono mi ha detto tutto… mi dispiace, molto…”, sussurrò e sorpreso, mi osservò mentre iniziavo a piangere. “Piccoletta…”, sussurrò abbracciandomi. “Prenotiamo subito un biglietto…”.
“Cosa succede?”, chiese Chris arrivando immediatamente al mio fianco. Sfilandomi dalle braccia del suo amico, mi strinse a sé mentre H. gli raccontava cosa era successo.
“Chris, prendi anche un biglietto per me… il primo aereo disponibile!”, ordinò il ragazzo e mentre Anny e Ian si avvicinavano preoccupati, incuranti di finire la canzone, la mia amica captò le ultime parole e vedendomi in quello stato, capì immediatamente cosa era successo. “Chris, andate all’aeroporto, io intanto vado a casa e le porto un ricambio…”, disse indicando le mie scarpe con tacco 12 e il top pieno di pailettes nere. Rivolgendosi a H, gli chiese se gentilmente poteva prenotare un ulteriore biglietto per lei e poco dopo uscì frettolosamente dal locale, senza aspettare nessuna risposta.
“Vado io con lei, almeno riesco a portarla velocemente in aeroporto!”, esclamò Justin alzandosi.
Piangendo lacrime amare, mi strinsi a Chris mentre cercava di calmarmi e organizzare velocemente tutto quello che non poteva lasciare inconcluso a Los Angeles.
Anche se era una notizia per la quale avrei dovuto essere preparata, il dolore iniziava a lacerarmi dal profondo. Ero immensamente grata a quel ragazzo di essere lì a sostenermi e ad aiutarmi in quel momento così terribile.
 
“Mamma!” esclamai scendendo dall’aereo e correndo da lei. “Ciao Tesoro!”, replicò lei abbracciandomi. “Avrei voluto fare prima!”, esclamai guardando l’orologio che segnava le cinque del pomeriggio.
“Stai tranquilla…”, sussurrò lei e notò come appariva serena. Sapevo che la zia, ultimamente aveva sofferto molto e da un lato, andarsene era stata una liberazione dalla sofferenza. “Era serena…”, disse la mamma sorridendo nel vedere la mia preoccupazione. “Era così bella...”.
Notai la presenza di Anny e Chris dietro di me e così, voltandomi, lasciai anche a loro lo spazio per avvicinarsi.
Mia madre salutò immediatamente la mia amica, che prontamente le offrì le sue condoglianze, e poi Chris, timido, le strinse la mano.
Guardandomi confusa, mia madre sorrise. “C’è qualcosa che non mi hai detto?”, domandò.
“Chris l’ho conosciuto sul set…”.
“É molto bello!”, sussurrò lei facendomi l’occhiolino. Anny, approfittando del fatto che il mio ragazzo non capisse cosa veniva detto attorno a lui, rise, confermando le parole di mia madre e incamminandosi con lei, sentivo che l’aggiornava sulle nostre vite sentimentali.
“Vorrei poterti aiutare di più…”, bisbigliò Chris prendendo entrambi i nostri zaini e poi, afferrandomi la mano, iniziò a seguire Anny.
Intrecciando le mie dita con le sue, appoggiai la mia testa contro la sua spalla. “Sei qui con me…”.
Non disse più nulla, ma sapevo che stava sorridendo.
Davanti a noi, mia madre ed Anny si fermarono e si voltarono in nostra direzione. “La zia voleva allegria e musica al funerale…” e non le servì aggiungere altro. Voleva che cantassi con il nostro coro rock. “Milena ha già chiamato suor Marleny e stasera si trovano alle nove a casa delle suore… purtroppo manca chi suona la tastiera…”, aggiunse a malincuore.
Annuendole, riprendemmo a camminare, mentre traducevo quello che ci eravamo dette a Chris.
“Posso suonare io se vuoi…”, propose timidamente e quando mi voltai per osservarlo sorpresa, lo vidi arrossire. Alzando le spalle con modestia, mi ritrovai a piangere mentre mi stringevo a lui. “No…”, sussurrò lui avvolgendomi con un braccio. “Io farei di tutto per te…”.
E il mio cuore iniziò a battere forte.
Quante altre cose doveva fare e dire prima che mi convincessi che la mia cotta si era trasformata in un timido amore?
“Scusate il ritardo!”, esclamò Justin entrando in casa delle suore, forse non ricordandosi che le persone presenti non erano tutte abili con la sua lingua.
“Justin!”, esclamai sorpresa. “Che fai qui?”.
Togliendosi la giacca e prendendo il foglio che suor Fanny gli porgeva, il ragazzo si avvicinò a me e Chris. “Credo che un po’ amici siamo diventati e non mi piace lasciare soli gli amici nel momento del bisogno… Ho preso l’aereo subito dopo il vostro e sono arrivato un’ora fa. Anny mi ha recuperato all’aeroporto e mi ha portato qui…” guardando le canzoni, mi osservò confuso. “Credo che avrò qualche problema…”, borbottò titubante.
Mentre osservavo i brani a mia volta, guardai tutti i presenti. “Vorrei apportare delle modifiche…” e pazientemente iniziai a spiegare cosa volevo fare mentre Elena, prontamente si mise a tradurre ai nostri ospiti. “Justin è molto bravo a cantare, credo che possa proporci un Allelujah… e poi… nonostante zia Nanni volesse canzoni vivaci, non mi sento di cantarle, perché il dolore della sua perdita è davvero troppo…”.
“Cosa vuoi cantare?”, chiese suor Marleny “Se te la senti… io ho dato per scontato che Nanni volesse sentirti cantarle il tuo saluto…”.
Annuii e mi sedetti vicino a Chris. “Ci penserò… ho ancora un po’ di tempo…”.
Proprio il ragazzo, schiarendo la voce, richiamò la sua attenzione su di sé. “Credo di avere una canzone che vada bene come un ultimo saluto…”. Annuii e lui, suor Marleny e Gigi, il batterista, iniziarono ad accordarsi sui brani.
Justin si offrì subito di cantare la sua parte. “Chris, posso?”, chiese avvicinandosi alla tastiera. Prontamente il ragazzo si alzò e prese la chitarra che avevo portato da casa.
Justin si schiarì la voce e subito iniziò a suonare, cantando le parole di un bellissimo Hallelujia che in pochi secondi rapirono tutti i presenti.
Chris, conoscendo la canzone, iniziò ad accompagnarlo con la chitarra e poco dopo, al momento giusto, iniziò a fargli da voce bassa, completando così, quel duetto così perfetto ai nostri occhi.
Mi venne da piangere. Alla fine entrambi quei ragazzi erano nella mia vita da una manciata di mesi eppure erano balzati entrambi sul primo aereo disponibile per potermi stare vicino.
Era bello avere persone attorno che ti volevano bene. La sensazione mi scaldò il cuore.
Cantavano per noi, cantavano per salutare una persona che non li aveva mai conosciuti ma che, sicuramente, se avesse avuto l’occasione di farlo, avrebbe adorato.
Quando finirono di cantare, continuai ad avere i brividi, mentre le altre persone, incapaci di fare altro, iniziarono ad applaudirli.
“Direi che questa canzone era perfetta…”, borbottò Milena, ma da bravi professionisti preferirono riprovarla, in modo che anche la batteria e l’abile chitarra della suora potessero unirsi.
Il resto delle prove andò relativamente bene. La mia voglia di cantare era davvero quasi inesistente, ma mi stavo impegnando perché era stata la zia a chiederlo.
Quando arrivammo all’ultimo brano, quello che mi avevano riservato, tutti mi guardarono.
Cosa avrei potuto cantare?
Chris mi chiamò e immediatamente iniziò a suonare la canzone degli Evanescence, My Immortal. La conoscevo e credo che lui l’avesse scelta per aiutarmi.
“La sai?”, domandò ripetendo l’intro. Annuendo, riuscii ad entrare nel momento giusto, mentre Justin, cercando sul suo smart phone, trovò le parole della canzone.
“Ti aiuto io…”, sussurrò poi e mentre iniziavo a cantare il ritornello, si unì a farmi da controvoce.
Mi emozionai… ero sicura che se zia Nanni ci avesse sentito in quel momento, si sarebbe commossa. E non riuscii ad andare avanti a cantare. Mentre le lacrime mi offuscavano la vista, la voce iniziò a tremare. Mi fermai e Chris smise di suonare.
“Andiamo di là a bere del tè!”, offrì la suora e tutti si alzarono per seguirla. Justin mi scompigliò i capelli, ma si avvicinò ad Elena che nel frattempo gli aveva fatto da traduttrice.
Chris si avvicinò con la sedia e le sue braccia mi strinsero subito a lui.
Il suo profumo mi avvolse e la sua calda voce tentò di calmarmi.
Incurante del fatto che gli stavo bagnando tutta la camicia azzurra, lo abbracciai, nascondendo il viso nel suo collo. Ero così terribilmente felice di averlo al mio fianco. Il dolore sembrava più sostenibile se lui era con me. In un momento in cui mi sentivo persa, i suoi sorrisi mi davano sicurezza.
Ironico come uno dei giorni più tristi della tua vita sia in grado di farti realizzare la profondità dei tuoi sentimenti verso una persona. L’averlo al mio fianco, pronto a consolarmi se piangevo o a farmi ridere se la tristezza mi divorava, mi aveva fatto capire che io per Chris ero qualcosa di più. Aveva attraversato mezzo mondo per me…
“Grazie Chris…”, sussurrai qualche minuto dopo, quando le lacrime si calmarono.
“Per cosa?”, domandò lui allontanandosi e prendendomi il viso tra le mani. Osservandomi con quei suoi bellissimi occhi azzurri, sorrise. “Te l’ho già detto, testina… io farei di tutto per te… mi hai fatto innamorare così velocemente e rapidamente che mi sembra di aver perso la ragione. Ma… Ti amo Sara e in questo momento sono qui per sostenerti se ti senti cadere…”.
Con i pollici mi asciugò il viso. Annuii e mi lanciai tra le sue braccia. Le farfalle erano libere e prepotenti nel mio stomaco e il mio cuore rimbombava violentemente nelle mie orecchie.
Passandogli le braccia intorno al collo, lo tirai a me, stringendolo forte, lasciandogli sentire tutta l’emozione che le sue parole mi avevano causato.
“Anche io Chris… non capisco e… mi sembra impossibile… ti amo Chris… ti amo così tanto che mi fa male…”. E nonostante continuasse a sembrarmi impossibile la prepotenza con cui si erano manifestati quei sentimenti, sapevo che quello che provavo per lui, non l’avevo mai provato per nessuno.
Mi strinse a lui, e sentii il suo corpo aderire perfettamente al mio. Accarezzandomi la testa mi baciò la fronte.
“Andiamo a casa… domani tua zia vorrà sentirti cantare al meglio…”.
Spegnendo la tastiera, e smontandola ordinatamente, si diresse verso la stanza accanto per richiamare l’attenzione su di lui e salutare i presenti.
E mentre lo seguivo, mi immaginai mia zia farmi l’occhiolino per darmi la forza e il coraggio di cui avevo bisogno…
   
 
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