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Autore: Gia August    10/06/2007    2 recensioni
Un litigio tra Bo e Luke dà il via ad una serie di eventi che entrambi rimpiangeranno. I capitoli sono scritti alternativamente secondo il punto di vista di Bo e di Luke.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ebbene si! Finalmente lo abbiamo trovato questo benedetto ragazzo! Di capitoli ne mancano pochi alla fine, non posso anticiparvi cosa accadrà, ma posso dirvi che il confronto tra Bo e Luke si sta avvicinando sempre più! Vi ringrazio di nuovo per le recensioni che ci avete lasciato, sono graditissime.

Questo è il  quattordicesimo capitolo, buona lettura!

 

Capitolo quattordici: non c’è bisogno di piangere

 

Bo

 

Fummo scagliati addosso al cruscotto quando il vecchio pick-up rimbalzò su di una roccia nel letto del torrente. Sembrava non dovessimo mai arrivare da Luke.

“Dov’è?” Chiese ansiosamente Daisy per la decima volta in pochi minuti.

“Ci siamo quasi, è appena più avanti.” Risposi.

Correvamo molto più di quanto avremmo dovuto. Le condizioni di Luke mi avevano davvero spaventato. Sembrava così scoraggiato quando lo avevo lasciato, temevo avrebbe smesso di lottare. E’ sempre stato il più forte di noi, non lo avevo mai visto in quello stato. Ero terrorizzato dall’idea che non ci avesse aspettati.

“E’ qui zio Jesse!” Gridai.

Aprii la portiera e saltai giù dal pick-up prima ancora che si fosse fermato. Zio Jesse e Daisy mi seguirono immediatamente. Quando raggiunsi Luke, il cuore iniziò a martellarmi nel petto. Era privo di conoscenza.

“Luke!” Lo chiamai inginocchiandomi vicino a lui. Quando non ricevetti alcuna risposta, il panico aumentò. Avevo bisogno di sapere se era ancora tra di noi e così cercai di nuovo con le dita la presenza di un battito sul suo collo.

“Andiamo cugino, svegliati.” Lo supplicai. Guardai mio zio: “è ancora incosciente, non riesco a svegliarlo.”

Zio Jesse si accovacciò accanto a Luke, sul fianco opposto al mio. Daisy rimase vicino a lui cercando di prendere per sé un po’ della sua forza. Era chiaro quanto mio zio fosse preoccupato, ma era altrettanto evidente la sua determinazione. Riuscì a darmi speranza.

Zio Jesse cinse il mento di Luke e dolcemente gli sollevò la testa: “andiamo Luke, è ora di svegliarsi. Zio Jesse è qui. Apri gli occhi.”

Luke non rispose e mio zio provò di nuovo. Con un tono di voce più alto, disse in modo brusco: “Lukas, sono zio Jesse. Voglio che tu apra gli occhi ora. Mi hai sentito? Svegliati!”

Luke fece quel che gli era stato ordinato. Penso fosse perché zio Jesse aveva usato il suo nome completo e gli aveva parlato con tono duro. Quando mio zio parlava in quel modo, lo ascoltavamo sempre ed obbedivamo ai suoi ordini senza controbattere. Il suo tono e la sua espressione si addolcirono non appena incrociò lo sguardo di Luke.

“Ecco qui il mio ragazzo!” Disse con amore.

Osservai il volto di Luke illuminarsi non appena lo vide: “zio Jesse”. Sussurrò.

Allungò un braccio e lo attirò verso di sé. Zio Jesse lo circondò con il suo amorevole abbraccio. Luke si lasciò cadere contro il suo petto. Vidi il suo corpo scosso da un fremito. Realizzare quanto la presenza di mio zio lo avesse confortato, mi riempì nuovamente gli occhi di lacrime. Gli ultimi due giorni dovevano esser stati un vero e proprio inferno per lui. La cosa peggiore era che io ne ero stato l’unico responsabile.

“Sono qui ragazzo mio.” Bisbigliò mio zio mentre continuava ad accarezzargli dolcemente la schiena. “Andrà tutto bene vedrai. Mi hai davvero spaventato stavolta. Pensavo avessi abbastanza buon senso da evitare di camminare lungo queste pendici quando piove a dirotto.”

“Mi dispiace.” Rispose Luke ancora stretto al suo petto.

“Penso avessi altre cose per la testa.” Disse poi guardandomi dritto negli occhi e facendomi sentire ancora più in colpa di quanto non mi sentissi già. Non aveva commentato molto quel che avevo fatto con Ellen, ma sapevo che era molto deluso del mio comportamento.

Anche Daisy abbracciò Luke nel tentativo di dargli il proprio appoggio. Zio Jesse le disse: “prepara il pick-up. Fai un letto confortevole per Luke. Dobbiamo portarlo via di qui in fretta. Dobbiamo riscaldarlo, non mi piace affatto che sia così freddo.”

Daisy annui con vigore, posò un bacio sulla fronte di Luke e si alzò: “farò il meglio che posso.” Rispose allontanandosi in fretta.

Il respiro di Luke diventava sempre più affannoso e irregolare. Zio Jesse se lo scostò delicatamente di dosso. Lo guardò negli occhi e si accorse che erano divenuti lucidi: “ascolta bene Luke. So quanto stai soffrendo, ma mettersi a piangere adesso non ti aiuterà a respirare meglio. Io sono qui e tu presto starai bene. Non c’è bisogno di piangere.”

Luke fece del suo meglio per tenere il suo respiro sotto controllo. Zio Jesse tirò fuori dalla sua tasca un fazzoletto e lo usò per pulirgli il viso. Quel gesto rivelò tagli ed abrasioni che prima non riuscivamo a vedere: “il mio povero ragazzo.” Commentò tristemente.

Quando sembrò che Luke stesse respirando un po’ meglio, mio zio disse: “è ora di portarti sul pick-up, devi andare in ospedale. Sai dirmi dove sei ferito? Almeno non correremo il rischio di farti del male mentre ti trasportiamo.”

“Mi fa male la testa.” Rispose a fatica Luke.

Zio Jesse annui: “Si, lo vedo. Bo mi ha detto che anche il petto ti fa male.”

“Forse ho qualche costola rotta.” Disse ancora.

“Questo spiegherebbe la fatica che fai a respirare.” Poi mi zio mi guardò: “se davvero ha qualche costola rotta, è possibile che una gli abbia perforato i polmoni. Dobbiamo fare molta attenzione mentre lo solleviamo o peggioreremo la sua situazione.”

“Mi ha detto di avere dolore anche alla spalla. Forse ha una distorsione, inoltre non credo riesca a poggiare la caviglia a terra.”

“Non avrà bisogno di camminare, lo porteremo noi. Non riuscirà ad alzare il braccio infortunato e poggiarmelo sulle spalle. Lo dovremmo sollevare contemporaneamente. Luke, pensi di poter alzare il braccio buono e appoggiarti a Bo?”

Annuì e fece quel che gli era stato detto.

“Tieni duro adesso, ti tiriamo su.” Dissi.

Faticai un po’ a sostenere il suo peso, ma trovai presto il mio equilibrio. Cercammo di essere il più delicati possibile, ma Luke urlò per il dolore.

“Con calma, ci siamo quasi.” Disse mio zio.

Luke mi poggiò la testa sulla spalla. Era esausto. Lo trasportammo con attenzione sul pick-up e lo adagiammo sul letto che Daisy gli aveva preparato.

“Copriamolo con le coperte.” Esclamai.

“Non ancora, Bo. Dobbiamo togliergli di dosso questi vestiti bagnati o sarà inutile coprirlo. Tu pensa agli stivali, io gli tolgo il giacchetto. Fai attenzione alla caviglia.”

Sentii Luke urlare quando tolsi lo stivale dalla gamba infortunata. Mi sentii terribilmente male, l’ultima cosa che avrei voluto era causargli altro dolore. Neanche sfilargli giacchetto e camicia fu semplice per via della spalla dislocata. Sussultava ad ogni movimento anche se cercava di stare immobile. Sapevo che gli stavamo causando molto dolore, ma sapevo anche che zio Jesse aveva ragione. La sua pelle era ghiacciata. Tremava senza controllo. I suoi jeans sembrava fossero ancora più bagnati rispetto agli altri indumenti, forse perché era rimasto seduto nel fango. Glieli sfilai delicatamente facendo ancora attenzione a quella caviglia. Stavo per afferrargli anche i boxers, ma mi prese la mano e mi fermò.

Zio Jesse disse con tono dolce: “quei boxers sono bagnati, dobbiamo toglierli e poi ti metteremo sotto le coperte.”

Luke guardò Daisy ed immediatamente capimmo la sua riluttanza nel farsi spogliare completamente. Daisy si voltò di schiena: “non preoccuparti tesoro. Non ti guarderò.”

Quando fu nudo sotto i nostri occhi, potemmo vedere quante abrasioni e lividi avesse. Erano ovunque. Si era fatto davvero molto male cadendo. Aveva un taglio profondo sul lato sinistro del torace. Lo avvolgemmo delicatamente nelle coperte. Quando lo facemmo sdraiare, iniziò ad ansimare: “non riesco a respirare così.” Ci disse.

Lo sollevammo di nuovo: “può rimanere seduto ed appoggiarsi a me.” Dissi.

Mi misi a sedere con la schiena addosso alla cabina del pick-up e lasciai che Luke poggiasse la sua sul mio petto. Lo circondai con le mie braccia e lui rilasciò la testa sulla mia spalla. Dopo tutto quello che avevamo passato negli ultimi due giorni, era confortante per me poterlo tenere e proteggere in quel modo. Di solito quello di proteggere e vegliare era un compito suo. Era una gioia quindi poter fare per lui quel che lui aveva fatto tante volte per me. Daisy si mise a sedere accanto a noi offrendo anche il suo supporto.

“Vuoi bere un po’? Vuoi mangiare qualcosa?” Gli chiese zio Jesse. “Hai lo stomaco vuoto da venerdì sera.”

“Non voglio niente”

“Un sorso di whisky ti aiuterà a riscaldarti.”

“Ho troppa nausea.”

“Come vuoi.” Concluse mio zio carezzandogli il braccio. Poi si voltò verso Daisy: “prova a farlo bere, ma non forzarlo.”

Zio Jesse saltò giù dal pick-up: “guiderò fino al Tri-County Hospital. Luke ha bisogno di cure immediate. Sarà meglio che attendere l’arrivo dell’ambulanza. Daisy, Bo, tenetelo forte. Proverò ad andare piano e ad evitare le buche, ma sarà pressoché impossibile su questo terreno. Cercate di tenerlo immobile. E cercate di tenerlo sveglio.”

“Sissignore!” Rispondemmo in coro.

Zio Jesse si mise al volante e lentamente si diresse verso la strada. Io e Daisy facemmo del nostro meglio, ma ad ogni avvallamento Luke provava dolore. Gemeva e si mordeva le labbra ad ogni colpo che riceveva. Daisy gli parlava dolcemente, mentre io tentavo di tenerlo fermo. Ringraziai di nuovo Dio di averlo trovato prima che fosse troppo tardi. Tentammo di tenerlo sveglio, ma non ci riuscimmo.

E perse di nuovo conoscenza.

 

To be continued…

  
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