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Autore: Equilibrista    23/11/2012    2 recensioni
Annabel, è una ragazza madre diciasettenne, abbadonata dal suo ragazzo, non appena rivelatogli la notizia della sua maternità.
Jasper, il suo migliore amico, fin dall'infanzia.Le resterà accanto sempre, aiutandola con il bebè e facendogli oltremodo, anche da padre.
Questo bambino, farà nascere in loro un qualcosa che all'inizio è inspiegabile, ma che alla fine si scopre Amore...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte lettrici! un nuovo capitolo ricco di sorprese, rinunce e di un qualcosa...vedrete comparire questa parola 10 mila volte in questo capitolo e mi scuso enormemente. non sono per niente soddisfatta di come l'ho scritto, spero di non deludervi. in tal caso avvisatemi con una recensione^.^ ci vediamo giù. 
 


7. L'equilibrista

-Scusami, era Alex, voleva la conferma per questa sera.-gli disse Annabel rimettendo il cellulare nella tasca. -Ah ecco....-
-Jasp cos'è che volevi dirmi?- gli chiese Annabel.
-Ecco, io penso che quello che è successo in questi giorni è stata solo attrazione fisica, niente di più. Pura curiosità. Siamo sempre io e te, i migliori amici di sempre, no?-le spiegò Jasper per nulla convinto delle sue parole. Di certo non poteva esordire con un "mi sono innamorato di te!" .
-Solo attrazione fisica...-ripeté Anna. Jasper annuì. -Ok...allora amici come sempre?-disse Annabel sorridendo e porgendogli la mano in segno di accordo.
-Come sempre.- esordì Jasper stringendole la mano. Si salutarono ed ognuno andò per la sua strada.
 
Annabel rientrò in casa con una strano malessere. Le parole di Jasper l'avevano scossa. E non riusciva a spiegarsi il perchè. Alla fine anche lei pensava che l'attrazione di quei giorni era pura curiosità, però forse si aspettava altre parole da Jasper? Erano amici, ma allora perchè ciò che aveva detto Jasper l'aveva in un certo senso dispiaciuta?
Forse la risposta a tutte queste domande era una sola: in tutta quella curiosità, un pizzico di sentimento c'era.
Passò la serata a prepararsi con le frasi di Jasper nella testa. Si mise un pantalone elegante nero che  avvolgeva le sue gambe. Sopra, mise una magliettina leggera che ricadeva morbida sui fianchi. Il tutto accompagnato da un cardigan leggero per ripararsi dalla frescura estiva e una borsettina. Si piastrò i capelli e si truccò leggermente. Alle 19.30 era pronta per uscire. Le Sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Quando passava le serate a prepararsi per uscire in discoteca con Alex o con Jasper. Sorrise davanti allo specchio. Aveva fatto un buon lavoro, soprattutto con le occhiaie!!!
 
Suonò il campanello alle 19.45 spaccate; tipico di Alex. Salutò Diana e Caroline e  piombò fuori dalla porta.
-Buona sera! Wow, come sei bella!-fu il saluto di Alex appena la vide. -Grazie- ripose timidamente Annabel.
-Andiamo?- le disse Alex indicandole la macchina. Annabel annuì seguendolo dentro l'abitacolo.
Il viaggio fu silenzioso, tranne qualche domanda di Alex sulla bambina. Il resto era occupato dalla musica di sottofondo della radio.
Arrivarono al ristorante "La perla", dove Alex aveva prenotato e presero posizione al tavolo occupato.
Sfogliarono il menù per poi prenotare la prima portata ed iniziarono a parlare...
-Alex, mi hai invitata a cena per parlare...spiegami, tutto quanto, perchè io è da dieci mesi che ho smesso di capirti...- iniziò Annabel.
-Hai ragione. Vedi, quando tu mi hai annunciato la gravidanza, per me è stato un choc talmente grande da trovarmi perso. Avevo una paura terribile, di perdere la mia, in un certo senso, libertà, la mia vita! avere un figlio era una responsabilità troppo grossa per un ragazzo irresponsabile e quindi l'unica soluzione era scappare. Da tutti i problemi e responsabilità. La vedevo come unica via di uscita. Mi dispiace aver tagliato la corda in questo modo, senza nemmeno prendere in considerazione le tue di sensazioni, ma in quel momento non capivo più nulla.- parlò Alex.
-Ed io Alex, io che il bambino l'avevo in grembo, cosa potevo fare? Scappare? Abortire? Con il peso di aver ucciso una vita per tutta la mia esistenza? Io avevo paura e se permetti, ne avevo anche più di te! Sono io che l'ho partorita, sono io che ho sofferto per nove mesi e sono sempre io che la sto allevando. Alex, le paure, le responsabilità, vanno affrontate! Non possiamo scappare da ogni minimo problema che ci si presenta davanti! Avevo paura e l'ho ancora adesso, ma vado avanti, cerco di vivere la mia vita come prima, fin quanto posso. Un bambino ti vieta alcune cose, ma non ti vieta di vivere!- disse Annabel liberandosi da tutti quei pensieri, quelle frasi che ogni giorno si montava nella testa per sbatterle in faccia ad Alex. Ed ora, che finalmente il giorno era arrivato, si sentì libera. Libera da tutti quei pensieri che le attanagliavano il cervello.
-Hai ragione Annabel. Sei stata più coraggiosa di me ed io non avevo il diritto di comportarmi così. Sei una donna forte, cosa che io non sono.- disse Alex abbassando lo sguardo.
In quel momento, Annabel, provò una gran pena per quel ragazzo che le stava davanti. Le sembrava un cucciolo smarrito, una persona veramente pentita, un uomo, che per un momento lasciava da parte il suo orgoglio.
-Alex, scusami se ho detto delle cose cattive, ma è da nove mesi che mi porto tutta  questa rabbia dentro, ed ora è esplosa. Ti capisco, davvero. Questo non vuol dire che il fine giustifica i mezzi, ma in parte ti perdono.-  disse Annabel sorridendogli.
Alex si illuminò. -Oh davvero! Grazie Anna, per me è importante. So quanto io ti abbia ferita e ti assicuro che d'ora in poi non ti deluderò. Se vorrai mi prenderò cura di Diana, e qualche volta la potrei tenere anche a casa mia. Sempre se tutto questo a te sta bene.- propose Alex.
Annabel sorrise a quella scena. Sembrava quasi intimorito, intimorito di fare un passo falso.
-Va bene...non c'è nessun problema...-disse Annabel.
-Perchè sorridi?-chiese Alex.
-Perchè non sei mai stato così...insicuro di te...non so se mi spiego...-
-Si, si, certo. È che ho già sbagliato una volta, ed ora che ho riconquistato un po' della tua fiducia, non voglio fare passi indietro...-
-Immaginavo...-disse Annabel. I primi arrivarono e la serata passò tranquilla. Chiacchierarono del più e del meno, ridendo e ricordando i momenti adolescenziali delle superiori.
 
Arrivate le dieci di sera, si avviarono verso casa di Anna.
-Allora....è stata una bella serata...si potrebbe riproporre...-disse Alex.
-Si certo...ora devo andare...Diana sentirà la mia mancanza...- sorrise Annabel. -Ovviamente...allora ci sentiamo.- propose Alex. -Va bene! Buona notte!-
-Buon notte!-
Alex si avvicinò a lei, fino a sfiorarle le labbra. Quando i due si separarono, Annabel si raschiò la gola e lo salutò di nuovo per poi rientrare in casa.
 
-Anna sei tu?- sentì sua mamma chiamarla dal salotto. -Si mamma!-ripose di rimando.
-Diana?-chiese subito dopo aver scorto la figura di sua madre seduta sul divano a guardare la televisione. -è qui che dorme nella culla. Si è addormentata circa un'oretta fa...è stata brava, ha mangiato e non ha pianto.-disse Caroline orgogliosa di sua nipote!
-Oh ma che brava bambina...-disse Annabel una volta avvicinata alla culla per sfiorarle il viso con un dito, stando attenta a non svegliarla.
-Come è andata la serata?-le chiese sua madre. -Ma, bene...sono riuscita a capire Alex e a perdonarlo in parte. Gli lascerò vedere la bambina qualche volta. È suo padre ed è giusto che si comporti da tale anche se in nove mesi non si è mai preoccupato di lei. Ma voglio che cresca con un padre, quindi penso di aver fatto la scelta giusta!- disse Annabel affondando nel divano.
-Se tu pensi che sia la cosa giusta, allora hai fatto bene. Basta che ne sei convinta tu.- le disse Caroline.
-Si mamma, ne sono convinta!-ripose Annabel sorridendole.
Portò la culla nella sua camera. Si struccò, si mise il pigiama e si mise a letto.
Fece, come ogni sera, il resoconto della giornata: le sue decisioni le aveva prese e le sembravano le più corrette, in quanto a Jasper, doveva schiarirsi ancora molte idee su di lui e su di loro.
 E con questi pensieri, si addormentò.
 
Fu risvegliata dal pianto di Diana. Erano le sette di mattina e la piccola doveva mangiare. In questo mese, Diana, si era abituata ai ritmi della bambina, quindi non risentiva tanto il peso della stanchezza come i primi giorni. Diana cresceva bene, ogni settimana aumentava di un grammo e ad ogni sorrisino o versetto nuovo, era sempre motivo d'orgoglio per Annabel.
Diede da mangiare a Diana e scese in salotto per salutare sua mamma.
"Ho una riunione di lavoro. Ritorno verso mezzogiorno! Un bacio a te e a  Diana. La mamma."
Sua madre le aveva lasciato sul tavolo della cucina quel post-it per avvisarla della sua assenza. Bene quella mattina l'avrebbe passata in totale solitudine. A meno che...
Prese in mano il cellulare e compose il numero di Jasper.
-Pronto?- rispose una voce assonnata dall'altro capo della cornetta.
-Ciao Jasp, sono io, ti ho svegliato?- chiese preoccupata Annabel. Magari la sera precedente era andato a letto tardi per il lavoro...
-No tranquilla Anna, ero in uno stato di dormi veglia, ma dovevo comunque svegliarmi! Ti serve qualcosa?- tranquillizzò Annabel.
-Ehm...si e no. Siccome mia mamma è ad una riunione di lavoro ed io sono a casa da sola, ti chiedevo se potevi passare o passavo io da te. Sempre se hai voglia e non hai altri impegni!- chiese Annabel. -Si, credo che si possa fare! Vengo io da te fra circa...venti minuti...-ripose Jasper sorridendo.
-Grazie mille Jasp! A dopo!- lo salutò Anna. -Di nulla Anna...a dopo!-riattaccò Jasper.
 
In quei venti minuti d'attesa, decise di darsi una sistemata e di non rimanere in pigiama. Sistemò alla bell'e meglio Diana e per finire diede una sistemata anche alla casa. Tanto per alleggerire il lavoro di sua madre. Era sempre a casa, ma un aiuto ogni tanto non faceva mai male, dopo tutto l'aiuto che lei le dava, era giusto ricambiare...
 
Il campanello suonò quando Annabel stava lavando le stoviglie.
-Arrivo!- urlò dalla cucina per andare ad aprire a Jasper.
-Ciao!- salutò  Annabel sorridendole. -Ciao Jasp, entra pure...- gli fece segno di accomodarsi.
-Stavo sistemando la cucina...vieni di la con me?- chiese Anna. -Si certo! Diana?- domandò.
-Diana è in salotto che dorme...dorme sempre quella bambina, non so se esserne felice oppure no...non voglio che mia figlia sia un ghiro!- scherzò Anna.
Jasper rise...-Ma smettila! Vado a salutarla senza svegliarla, o vuoi il contrario?- chiese sorridendo Jasper.
-Ehm...in questo momento potrebbe tramutarsi anche in un ghiro che non ne sarei scontenta. Un attimo di tranquillità alla mamma la si deve!- disse ridendo Annabel spalancando le braccia. -Ovviamente!-ripose Jasper ridendo a sua volta.
Pochi istanti dopo, raggiunse Annabel in cucina.
-Non l'avrai mica svegliata vero?-chiese minacciosa Annabel. -Tranquilla! Senti per caso suoni omicidi provenienti dalla culla? No...quindi, sono stato bravo e silenzioso!- disse Jasper alzando le mani.
-Sarà meglio per te!- disse Annabel puntandogli il dito contro -Vuoi qualcosa?- gli chiese . -No grazie, sto bene così...allora, com'è andata la serata?- le chiese Jasper.
-Piuttosto bene. Alex si è comportato bene, abbiamo chiarito, l'ho capito ed ora gli lascerò vedere Diana per qualche ora, tanto per familiarizzare...-rispose in sintesi Annabel.
-Mmmm...ti...ti...ha baciata?-chiese esitante Jasper.
Annabel si girò a guardarlo negli occhi per poi sbuffare. -Si, davanti a casa, un bacio a fior di labbra.-rispose Annabel quasi intimorita dalla reazione che potesse avere Jasper, vedeva che era rigido, senza alcuna espressione sul volto e questo non era un buon segno. Non gli era mai andato a genio Alex prima, durante la gravidanza il suo odio era cresciuto sempre di più ed ora pensava che avrebbe potuto compiere un omicidio.
-Che...che hai provato?-chiese Jasper con la paura di sapere la riposta.
-Uff...sinceramente non lo so Jasp...sono riaffiorati i ricordi e insieme ai ricordi si sono sovrapposti i brutti ricordi di lui ,di questi nove mesi. Mi piacerebbe dargli una seconda possibilità per creare un sorta di "famiglia" anche se so che a 19 anni, non sarebbe proprio una famiglia- prese un respiro -Poi però penso al mio di padre e poi penso a Diana. Io non voglio farla crescere senza una figura paterna accanto...come me...- disse Annabel sedendosi di fronte a Jasper.
-Anna, capisco quello che vuoi. Ma pensaci un secondo. Se voi due dovreste tornare insieme e tu non fossi felice con lui? Staresti insieme solo per convenzione? Solo per dare una figura paterna a Diana, vivendo tu una vita che non ti piace e che ti sta scomoda?- disse Jasper prendendole le mani.
-è di quello che ho paura Jasp. Io potrei stare insieme ad Alex solo per il bene di Diana, ma al mio di bene? E se poi ci ri-lasciassimo, che esempio darei a Diana? Un tira e molla e un continuo prenderci in giro, ecco cosa diventerebbe la mia vita.-  ripose affranta Annabel.
-Ma se dovesse funzionare? - chiese Anna.
-Anna, non buttarti a precipizio sulle cose e sui sentimenti. Vedi come va e come è lui. Frequentarsi non vuol dire stare insieme e non vuol dire che in un futuro dovrete stare per forza insieme. Prendila come una prova del nove. - sorrise Jasper.
Si guardarono per un istante negli occhi. Jasper ebbe l'impulso di baciarla, ma sarebbe stato sbagliato. Le avrebbe confuso ancora di più le idee su Alex e su di lui. Si limitò ad abbracciarla e a farle capire che lui c'era e non l'avrebbe mai lasciata. Al contrario di qualcun'altro...
-Grazie Jasp...cosa farei se non ci fossi tu?- gli disse guardandolo negli occhi. -Penso che sopravvivresti lo stesso, perchè sei una donna coraggiosa e forte, quando sbagli lo capisci e rimedi sempre all'errore e le soluzioni le trovi sempre!- ripose Jasper sorridendole.
-Mmmm...tu credi? Sai che le persone non arrivano tanto lontano se son da sole? Il detto "chi fa per se, fa per tre" secondo me non è propriamente giusto...- disse Anna...
-Tu dici? Tu quel detto l'hai utilizzato in tutti i nove mesi di gravidanza!-
-Errato! Al mio fianco c'eri sempre tu.-
-è vero...sempre in mezzo sono? -scherzò Jasper.
-Ma diciamo che non sei ingombrante...-
-ci mancherebbe!!-risero all'unisono.
Jasper le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte. Un istante dopo sentirono dei piagnucolii provenienti dal salone. Annabel si precipitò prendendo tra le braccia la piccola Diana piagnucolante. La cullò per qualche istante fino a che si era calmata, l'adagiò sul tappeto circondata da cuscini e come diciannove anni fa, si misero a giocare con la piccola Diana che rideva e sgambettava sul tappeto del salotto.
 
-Anna! Sono tornata!- urlò Caroline tornata dalla riunione.
-Mamma, siamo qui in salotto, c'è anche Jasp!- ripose Annabel. -Oh, ciao Jasper! Sei venuto a far compagnia alle signorine?- comparve sua madre nel salotto con tanto di buste del supermercato.
-Certo! Non potevo lasciarle da sole!- rise Jasper.
-Siete regrediti agli anni di Diana? Vedo che vi state divertendo a giocare con il telefono parlante!- scherzò sua madre.
-Mamma, è incredibile come un telefono parlante possa occuparti due ore della tua mattinata. E pensare che fino a poco tempo fa mi chiedevo come i bambini facessero a divertirsi con poco...ora so che ci si può divertire anche con un telefono che ti ripete l'alfabeto ed i numeri all'infinito!- rise Annabel, seguita da Jasper e da Caroline.
-Intanto che voi vi divertite ad imparare i numeri, io vado a fare da mangiare...Jasper ti fermi?- chiese Caroline.
-Non so...- ripose vago Jasper. Solo allora, Annabel, sfoggiò due occhioni dolci seguiti da cantilenati "ti prego, ti prego..."
Alla fine Jasper non poté far altro che accettare la richiesta. -Tu e i tuoi occhi dolci! Lo sai che sono il mio punto debole! Potresti fare la controfigura del Gatto con gli stivali!- scherzò Jasper.
Annabel rise per poi saltargli addosso finendo per cadere sdraiati a terra uno sopra l'altro...deja vu...che situazione equivoca.
-Oh, tu non sai...magari nascondo un'identità segreta...- disse Annabel.
-Non ci avevo mai pensato sai...non dirmi che sei il Gatto con gli stivali in persona!- stette al gioco Jasper.
-Cavolo! Mi hai scoperta...guarda che è un segreto! Non dirlo a nessuno eh...- disse Annabel poggiandogli un dito sulle labbra per poi miagolare...facendo scoppiare tutte e due in una fragorosa risata.
La prima volta la forza di controllo l'aveva avuta...la seconda no.
Jasper si avvicinò lentamente alle sue labbra, sfiorandole con un delicato bacio. Annabel si ritrasse e si alzò da lui.
-Jasper, no...non...non possiamo.- disse Annabel ritornata seria.
-Scusami Anna, è che, ti giuro non riesco, non riesco a controllarmi, non so cosa mi stia succedendo!-ripose affranto Jasper.
-Neanche io so cosa mi stia succedendo. Sai...ti ho mentito l'altra volta.- si girò per guardarlo negli occhi.
-In...in che senso?- chiese Jasper. Il suo cuore incominciò a battere come non batteva da tanto, troppo tempo.
-Non penso sia stata solo una questione fisica di curiosità. C'era qualcos'altro...ma non so cosa.- rispose Annabel spaventata dalle sue parole.
-Anna, anche io ti ho mentito allora. Non è stata solo curiosità...io provavo, provo, qualcosa che va oltre l'attrazione fisica...- tum tum, tum tum, sentiva il suo cuore scandire ogni sua singola parola. Era certo che Annabel lo sentisse. Come lui sentiva il suo.
-Che cosa?-chiese Annabel. Non voleva sentire la risposta, aveva paura di sostituire quel sentimento che si erano costruiti in tutti quegli anni.
Si continuavano a guardare, senza che nessuno proferisse parola, l'unico suono che si sentiva erano i battiti scanditi dei loro cuori. Si avvicinarono, senza pensare che in cucina a pochi passi da loro c'era sua madre, senza pensare ai quei diciannove anni di amicizia, senza pensare ad Alex, a Diana. Erano loro due, soltanto loro due i protagonisti.
Un bacio a fior di labbra che divenne più approfondito mano a mano che i secondi passavano. Annabel era a cavalcioni su di lui, mentre le sue mani gli accarezzavano il collo e la schiena e altrettanto quelle di Jasper facevano sul corpo di Annabel.
-Ragazzi è pronto!- un richiamo, una voce che li fece ridestare della loro storia, dal loro mondo, che li fece ripiombare dalla realtà che a tutti e due  stava stretta. Si guardarono ancora per un istante per poi avviarsi silenziosamente verso la cucina.
 
Il pranzo fu silenzioso, se non per le poche domande che Annabel faceva a Caroline sulla riunione. Sarebbe tornata a lavorare, un lavoro part-time, ma comunque avrebbe ripreso la sua vita di sempre.
Quando ebbero finito di mangiare, aiutarono Caroline a sparecchiare e poi si ri-avviarono per il salotto per controllare Diana. Nel mentre Annabel stava controllando la piccolina, sentì due braccia forti stringerle la vita. -Jasp...-sospirò.
-Ti giuro Anna, che qualunque cosa sia questa, mi spaventa e mi piace nello stesso tempo. L'unica cosa certa è che ti bacerei ogni ora e se potessi, giuro se potessi, eliminerei quello stronzo di Alex. Farei rintronare indietro il tempo, farei l'amore con te e sarei io il padre di Diana. Ti starei sempre accanto, comprerei una casa ed ogni volta che tornerei dal lavoro,  porterei un fiore per te e per Diana. Ogni sera farei l'amore con te e poi...e poi ti sposerei.- disse tutte le sensazioni, i pensieri che aveva avuto in quei giorni, raccontò come voleva il suo futuro e con quella frase, svelò molto più del dovuto. Tutto quel che aveva detto, si poteva riassumere con due semplici parole.
Annabel si girò con le guancie rigate dalle lacrime. -Perchè Jasp non può essere così? Perchè la vita non è mai come vogliamo? Ho una bambina,  suo padre  non lo amo, anzi , quasi odio, non ho un padre, ho un migliore amico che vorrei sposare tanto che sarebbe l'uomo perfetto - sorrise asciugandosi le lacrime - ma tutta via non ho niente di tutto questo. Non so cosa mi stia succedendo e ti giuro che mi spaventa. Ho paura di questa...di questa nuova scintilla, ho paura di perderti e di non avere più il mio migliore amico di sempre. Ma allo stesso tempo mi piace, mi piace questa scintilla. Io non voglio...- disse Annabel continuando a piangere.
Jasper continuava a carezzargli le guance bagnate. -Anna...io ti a...-
-Ragazzi, vi ho porta...ehi ma che succede? Anna ti senti bene?- irruppe Caroline nella stanza.
Jasper chiuse gli occhi. Non sapeva se esserne felice dell'improvvisa interruzione o esserne infastidito.
-Si mamma...solo un pianto liberatorio. C'è...c'è Jasper qui, ora, quindi, stai tranquilla. Andiamo un attimo di sopra, controlli tu Diana?- chiese Annabel.
-Si certo, andate pure...-rispose sua mamma preoccupata.
 
Entrarono nella stanza di Anna, chiusero la porta e restarono li, in piedi a guardarsi, a cercarsi, a darsi delle soluzioni a tutto quello che gli stava succedendo. Poi incominciarono a baciarsi, finirono sul letto e i loro vestiti caddero sul pavimento.
Continuavano a baciarsi, carezzarsi, guardarsi, senza sapere ne come, ne perchè erano arrivati a quel punto. Un punto di non ritorno.
Annabel, ormai, era rimasta solo con le mutandine addosso, anche il reggiseno avevo raggiunto gli altri indumenti.
Quando Jasper fece per sfilarle anche l'ultimo indumento rimasto, lei lo bloccò.
-J..Jasper. aspetta.- ansimò sotto di lui.
-Che c'è Anna? Se non sei sicura mi fermo, è successo così velocemente...- le disse carezzandole una guancia.
-Jasp, e se lo facessimo? Il dopo come sarebbe?-
-Anna, anche se ora ci fermassimo il dopo non sarebbe lo stesso. Ci sarebbe un qualcosa di diverso...e quel qualcosa c'è già da tempo...- ripose scendendo ad accarezzarle un fianco.
-Jasper, cosa...cosa facciamo...dopo?-
-Non lo so. È una situazione troppo assurda e troppo bella. E sinceramente non so se la cambierei.- le sorrise.
-E poi...e poi che ne sarà della nostra amicizia?- continuò Annabel con le perplessità.
-Anna, potremmo tentare di essere amici come prima, ma finiremmo di saltarci addosso sempre e comunque...- sorrisero all'unisono.
-E allora voglio scoprire cosa ne sarà di noi con la paura di perderti e di non ritrovare più il mio migliore amico. In tutte e due le scelte finirei per soffrire. Nella prima negherei i miei sentimenti e nella seconda perderei il mio migliore amico. Cosa dobbiamo fare?-chiese Annabel con le lacrime che premevano per uscire.
-Anna, il cuore si potrebbe spezzare in tutte e due le scelte. Ma se nella prima scelta andasse tutto bene, il cuore resterebbe intatto. Nella seconda il cuore sarebbe spezzato, ma con il tempo, la ferita si rimarginerebbe, fino a diventare una piccola cicatrice. Devi ascoltarti, ora non ci sono io, non ci sono i sentimenti, sei solo tu con te stessa.-rispose Jasper baciandole il viso.
-Allora io ho già scelto.- e così Annabel sorrise, conscia del fatto che avrebbe sofferto in tutti e due i casi. Ma si sa, i sentimenti son sentimenti!






Allora? che ve ne pare? sorprese. prima Alex, poi Jasper. Novità in arrivo, vi dico solo questo. ho già una mezza idea del "dopo" ma la maggior parte delle idee mi vengono scrivendo. capovolgo la situazione e cambio tutto quello che era già stato programmato, è questo un mio difetto. come detto prima, mi scuso per il linguaggio scritto un po' così...cercherò di farmi perdonare nel prossimo capitolo. Grazie a tutte quante! al capitolo 8!!!!!
Gaia 

   
 
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