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Autore: Akira14    24/11/2012    1 recensioni
Le persone vivono le loro vite aggrappandosi a ciò che conoscono e comprendono. E la chiamiamo "realtà". Ma "conoscenza" e "comprensione" sono termini vaghi. La realtà potrebbe essere un'illusione. Tutti vivono in base alle loro supposizioni... Così diceva Itachi.
Be', questa storia racconta la 'realtà' vista da Itachi stesso.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Akatsuki, Itachi, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto Shippuuden
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Capitolo ispirato, in parte, alla fan art Uchiha Fugaku di Nivalis70.

*******

“Usare la violenza per garantire la pace non ha senso.” Conclude Itachi, chiudendo l'ennesima cronaca di guerra. Altri morti, altri feriti, altre ragioni per spargere altro sangue in futuro. Ne ha già visto abbastanza con i suoi occhi. Vorrebbe non vederne mai più. “Non sarebbe meglio discuterne? Chi preferirebbe morte e distruzione, se gli si ponesse una valida e pacifica alternativa?”

“Molti più di quanti ne crederesti, Itachi.” Gli risponde Shisui, aiutandolo ha riporre il libro sullo scaffale. Ha solo un paio d'anni in più di lui, ma è già piuttosto alto. Pare sia anche sulla buona strada per diventare una vera e propria leggenda tra gli shinobi, e non solo nel loro villaggio. Itachi ne è sicuro: è il suo migliore amico, dopotutto. “Gli uomini saranno sempre egoisti, cercheranno sempre di farsi del male l'un l'altro. Cosa dovremmo fare, ad esempio, se scoppiasse una guerra civile? Punire chi sbaglia e farlo in modo esemplare, affinché non si osi più alzare il capo contro chi dà a te ed alla tua famiglia un tetto sulla testa, riempie il piatto in cui mangi, garantisce il quieto vivere e via dicendo. Così la pensano i grandi capi, almeno. Io no. Se è da stupidi aspettarsi il meglio dalle persone o essere convinti che impegnarsi per raggiungere un compromesso sia da preferirsi allo sterminio del 'nemico'... allora io sono un perfetto idiota e ne vado pure fiero.”

“Posso essere idiota con te?” Chiede, sperando che non gli dica di no. Magari vuole far tutto per conto suo. Come farebbe Itachi stesso, d'altra parte.

“Ovvio. Non c'è nemmeno da chiederlo. Non potrei chiedere compagnia migliore, nel Villaggio degli Stolti che intendo fondare.”

“Devo prenderla come un'offesa?” Inarca un sopracciglio, dubbioso.

“Prendila come una promessa.”

***********

Dicono di non averlo mai visto tanto felice come all'alba di quel 9 giugno.
Nonostante fossero in guerra, nonostante si dovesse occupare di proteggere non solo la propria famiglia ma l'intero clan. Un clan che, a quanto pareva, contava parecchi inetti tra le sue fila. Quegli incapaci, borbottava, non solo avrebbero finito per infangare il buon nome degli Uchiha ma soprattutto per farsi uccidere prematuramente. C'era da sperare che Shisui si rivelasse più abile di gente come Obito, crescendo.
Poco gli importava, comunque, quel giorno. Sorrideva, cullandoti mentre la mamma riposava. Ti sussurrava di come saresti stato sicuramente uno dei più forti shinobi mai esistiti.
Forse non al livello dell'Eremita delle Sei Vie, ma senz'ombra di dubbio a quello di Minato Namikaze. Sì, gli rodeva un po' ammetterlo – ancora gli bruciava la sconfitta durante la selezione dei chūnin, okay? - ma il Lampo Giallo della Foglia era un ninja abilissimo. Non si sarebbe stupito se fosse diventato il Quarto Hokage, tra qualche anno.
Insomma, a conti fatti, non ci sarebbe stato nulla di male se l'avessi preso ad esempio una volta superato tuo padre in quanto a maestria delle arti di combattimento ed arti illusorie.
Certo, lui avrebbe preferito essere il tuo punto di riferimento il più a lungo possibile ma, d'altra parte, era ben conscio dei propri limiti. Per te voleva di più, molto di più.
Desiderava che crescessi sano, forte, giudizioso, con una spiccata attitudine al comando ed all'elaborazione di geniali strategie. Che avessi tutte le caratteristiche per diventare un leader.
La cortesia, l'affabilità, la gentilezza... Si augurò che le avessi già ereditate da Mikoto.

Dicono che ti raccontasse di come ti vedesse già Hokage, di come sussurrasse poi – quasi si stesse scusando – che t'avrebbe amato anche se ti fossi rivelato un perfetto incapace come Obito.
Che tanto incapace, alla fine, non era: c'era del potenziale in lui, ma non il tempo di farlo sbocciare.
Li ascolti affascinati mentre attendi impaziente – e un po' preoccupato: sarai all'altezza? - l'arrivo del tuo fratellino.
Chissà se anche questa volta papà riuscirà a dimenticare per un attimo gli orrori che vi circondano.
Chissà se vi spiegherà, quando tu e Sasuke sarete più grandi, perché i vostri nomi vengono così spesso associati a quelli di un tal Madara e di suo fratello Izuna. Se sia un vanto o una maledizione.

D'altra parte non sai nemmeno quanto fare affidamento sulle loro parole.
I vecchi, nella tua famiglia, tendono a ricamare sul passato ed esaltare – a dismisura – il futuro.
Prendiamo i racconti su tuo padre, ad esempio: non dubiti che sia la verità, ma tutta questa dolcezza nei tuoi confronti tu non la ricordi. Non rammenti alcun momento idilliaco tra voi due. Solo la costante pressione delle sue aspettative, da quando hai cominciato a camminare.
Sai che sta cercando di plasmarti in un guerriero tanto spietato quanto invincibile e che, forse, lo fa per salvaguardare la tua incolumità ma.... se avessi la possibilità di scegliere preferiresti non combattere. E se proprio fosse necessario, allora che fosse per evitare che scoppi una guerra e non come strumento per vincerla. Perché ogni singolo attimo del conflitto che è da poco terminato è impresso a fuoco nella tua memoria. Il solo pensiero di doverlo rivivere ti fa rabbrividire.
Sangue. Grida. Distruzione.
La morte di ogni speranza. Le urla, il fumo, il calore delle fiamme e l'odore della carne umana carbonizzata. O dei cadaveri in putrefazione, perché non sempre si aveva l'occasione di raccogliere i defunti nei boschi che circondano il villaggio e dare loro una degna sepoltura.
L'incertezza nel salutare qualcuno, non sapendo se l'avresti mai più rivisto. Come Obito. Di cui nessuno osa più far cenno, tranne che in questa giornata in cui la nascita di un nuovo Uchiha pare l'occasione più appropriata per celebrare o gettar fango su quelli che non ci sono più.

Obito. Dall'alto della loro mediocrità non dovrebbero neanche sognarsi di pronunciare il suo nome. Non ne hanno il diritto, loro che l'hanno sempre deriso. Loro che non hanno nulla da insegnarti.
Okay, magari Obito non era un bambino prodigio come te e Kakashi ma sia a te sia a Shisui ha insegnato – come nessun altro – il valore della perseveranza. Del credere in se stessi, di non farsi scoraggiare dalle sconfitte ma di trovare in esse la ragione per rialzarsi e migliorare. Vi ha mostrato la nobiltà di chi muore per i propri compagni. Vi ha spinti ad essere come lui: orgogliosi di essere Uchiha del Villaggio della Foglia.
Il suo sacrificio non dev'essere reso vano da individui assetati di potere. Ti assicurerai personalmente che ciò non accada.

Ancora non puoi sapere che la pace che tanto desideri difendere, quella stabile e duratura che si protrarrà per anni, ha un prezzo altissimo. Ben più di quanto saresti mai stato disposto a pagare.

*******************

Te ne rendi conto soltanto qualche mese più tardi. La notte del dieci ottobre, la notte in cui il demone della Volpe a Nove Code decide di radere al suolo Konoha. O almeno di provarci, lasciandosi dietro una scia di morti e feriti non indifferente. Tra cui il Quarto Hokage, che però riesce a fermarlo.
Sì, la stessa sera in cui i tuoi genitori – insieme a molti degli adulti del clan – se vanno chissà dove senza dirti niente. Ti chiedi soltanto per un attimo che fine possano aver fatto.
La risposta ti pare ovvia, considerando che tuo padre è il Capo della Polizia. Stanno difendendo il villaggio insieme a tutti gli altri. Sono usciti per una ronda straordinaria, perché magari avevano già intuito che poteva venir attaccato e quando ciò è successo, si sono fatti trovar pronti.
Difficile addurre altre spiegazioni, no?

  
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