<< Ragazzi ci siete tutti? >> esclamò il professor Delmonte appena salì sul pullman.
Finalmente era giunto il momento della partenza. A dir la verità un po’ mi dispiaceva lasciare Barcellona. Era una città così piena di vita, di calore e di allegria. E gli spagnoli erano decisamente carini e simpatici, altro che gli italiani.
Ma soprattutto avevo una voglia matta di riabbracciare Justin, e i miei genitori ovviamente.
<< 2, 4, 6, 8….>> il prof iniziò a contare per verificare se effettivamente non mancasse nessuno.
Dopo dieci minuti il mezzo partì con un boato.
<< Bella questa gita, mi è piaciuta proprio >> esclamai rivolgendomi a Lucilla che si era accomodata nel sedile accanto al mio.
<< Si è proprio vero. Non mi va di ricominciare la scuola >> piagnucolò lei.
Nemmeno a me andava, anche perché la maturità era sempre più vicina. Help!
 
A sera inoltrata il pullman entrò finalmente nel parcheggio di Piazzale Europa.
10 ore di viaggio col culo incollato a un seggiolino. Ero morta.
Ma domani, domani era il grande giorno. Il compleanno del mio amore!
Avevamo deciso di passare la giornata al parco delle caprette. Lì c’è molta ombra e c’è spazio per sdraiarsi sull’erba e fare un delizioso pic nic. Ed è proprio quello che noi avevamo in mente.
Arrivata a casa, mostrai le foto fatte ai miei genitori poi diedi loro la buonanotte e mi intrufolai, vestita com’ero, sotto le coperte.
 
<< Ma che giorno è oggi? Ah, il primo Marzo. Niente, mi sono sbagliata. Pensavo fosse un giorno importante >> dissi appena Justin, all’altro capo del telefono, rispose alla chiamata.
<< Che scema che sei >> replicò.
<< Auguriiiii amore mioooo >> gli urlai nelle orecchie.
<< Grazie piccola, però la prossima volta ti sarei grato se abbassassi un po’ il volume >> rise.
<< Che brontolone. A che ora passi a prendermi oggi? >>.
<< Alle quattro? >>.
<< Perfetto >>.
Chiusi la chiamata e mi alzai dal letto. Era domenica. Una domenica piena di sole e aria buona da respirare. La primavera era alle porte.
Andai a fare colazione. Strano, c’era il the in tazza. Sia chiaro, il the mi piace, ma tutte le domeniche no, please!
<< Ciao ciccio >> mi salutò mia madre.
<< Mmg >> fu la mia risposa.
<< Cos’era quel verso? Una risposta al mio ciao per caso? >>.
Annuii. Ero ancora assonnata e le mie corde vocali non erano ancora in grado di emettere alcun suono.
Mi gustai il mio the bollente e mi andai a lavare i denti. Mi cambiai, presi i libri e iniziai a studiare.
Stranamente quel giorno avevo voglia di immergermi nello studio.
<< Madonna, ste biotecnologie sono fenomenali >> dissi a me stessa, mentre ripetevo la lezione.
 
Le 16.00 arrivarono alla svelta.
<< Ciao piccola >> mi salutò Justin abbracciandomi forte a sé.
Lo baciai e ricambiai l’ enorme abbraccio sussurandogli “Buon Compleanno” all’orecchio.
<< Hai intenzione di diventare ancora più bello per caso? >> gli chiesi prendendolo per mano.
Si voltò a guardarmi e sorrise.
<< Mi trovi davvero bello? >>.
Merda se lo trovavo bello. Era la bellezza in persona, ed era tutta per me.
<< Si, ti trovo bello >>.
Mi diede un bacio sulla guancia e salimmo in sella allo scooter.
Il vento fresco mi scompigliava i lunghi capelli ricci. Era una sensazione piacevole, e lo era ancora di più se mi stringevo al suo corpo.
 
<< Tieni, sono per te >> dissi allegra, porgendo a Justin i due pacchetti contenenti i due regali.
<< Due? Perché? >>.
<< Tu aprili poi capirai >>.
Iniziò a scartare delicatamente. Ogni tanto staccava gli occhi dalla carta per posarli sul mio viso.
L’erba era fredda e umida. Evidentemente, durante la mia assenza, aveva piovuto.
Il sole però era caldo e illuminava il volto del biondo rendendolo angelico.
<< Kia, non dovevi davvero… >> disse appena vide la fedina con la data incisa. << E’ il più bel regalo che abbia mai ricevuto. Grazie >>.
Mi diede un bacio e notai che aveva gli occhi lucidi.
<< Che dolce, ti sei commosso >> dissi io accarezzandolo.
Annuì e si provò l’anello.
<< E’ perfetto >> sorrise.
<< Menomale. Dai, apri l’altro >>.
Scartò anche quel pacchetto con cura e appena vide il portachiavi esclamò un “checcarinooo” molto coccoloso.
Lo osservò attentamente e infine lo agganciò allo zaino che conteneva i panini, e che era anche la sua borsa di scuola.
 
Passammo un pomeriggio splendido. Gli raccontai della gita e, perché no, anche di Gabriel.
<< Ahahah, non ha trovato pane per i suoi denti eh…Brava la mia ragazza >> disse << e lui cos’ha detto quando gli hai detto che avevi un bellissimo ragazzo? >>.
<< Ahahah non lo so perché sono scappata nella mia stanza e poi non l’ho più visto. Ah, comunque ho anche il suo numero di telefono >>.
Justin mi guardò storto e aggiunse << Mmm, non bene >>.
<< Perché no? Non è detto che io lo debba chimare per forza per chiedergli come sta >>.
<< Cosa intendi? >>.
<< Gli facciamo uno scherzo telefonico? >>.
Il volto di Justin si illuminò d’immenso.
<< Vai vai parlo io >>.
<< Cosa gli dici? Guarda che il mio numero ce l’ha >>.
<< E allora? Ci penso sul momento a cosa dire >>.
 
Ora, non starò qui a raccontare tutta la vicenda, dico solo che ci divertimmo un mondo e che poi, la sera, Gabriel mi chiamò per mandarmi a fanculo.