Mi concede questo ballo?:
Mags torna molte volte nei due giorni successivi, ma non ci siamo più detti una parola: entra, mi posa qualcosa da mangiare sul comodino, mi cambia le bende ed esce.
Non chiedo dove sia Annie. Penso che la notte mi sorvegli come un'ombra e che di giorno approfitti delle attenzioni di Mags per dormire un po’.
Non credo che riesca a comprendere cosa ci sia fra noi due, perché nemmeno io ci riesco, e non sono neanche smarrito quanto lei. Smarrito … o dovrei dire matto quanto lei? No. Non mi piace. Se la definissi matta sarei uguale a tutti gli altri: tutti quelli che la guardano male, che parlano alle sue spalle… loro non la conoscono. E allora io? IO la conosco davvero?
Il terzo giorno, mentre mi sostituisce le bende, dice:
- Credo che ti possa alzare adesso. Per tua informazione, Annie sta dormendo nella stanza accanto.
Ripone tutti i medicinali dentro una scatola di legno, piega le bende vecchie e, mentre si avvia sulla soglia della porta, si ferma e dice:
- So che sei troppo orgoglioso per usarlo, ragazzo, ma nell’armadio c’è un bastone per aiutarti a camminare.
- Grazie Mags. Per tutto quanto.
Non risponde ma gli angoli delle sue labbra si sollevano in un sorriso. E’ da molto tempo che non sente qualcuno rivolgersi a lei così dolcemente.
Mi metto seduto.
Quando le mie gambe toccano terra, provo una sensazione di libertà come un pesce che dall’acquario torna a nuotare nel mare. Ha ragione, sono troppo orgoglioso per prendere il bastone, ma non tollero il pensiero di Annie che mi aiuta a camminare.
Devo essere la colonna che sostiene il suo cielo e non glielo fa crollare addosso.
Prendo in mano il legno ed esco zoppicando dalla stanza. Mi trovo in un lungo corridoio, luminoso e immacolato come la mia stanza, e infondo a questo, sulla mia destra, una porta è socchiusa sul buio.
Cammino fino alla soglia e la vedo. E’ tanto piccola che riesce a stare seduta comodamente sul davanzale della finestra. Nonostante le tende tirate impediscano alla luce di entrare, il suo volto è illuminato da un sottile raggio di sole. Non sta dormendo. Sorride. Sorride e sogna ad occhi aperti.
Mi avvicino. Quando le bacio la mano, sembra riemergere da un abisso di pensieri e fantasie. Ora quel sorriso è rivolto a me. Mi accorgo di quanto sia bella, vestita con una lunga camicia da notte bianca, i boccoli castani che le ricadono sulle spalle e gli occhi neri e profondi che brillano nella penombra.
-Annie,- dico- come fai ad avere dentro tutta quella musica?
Ci riflette e risponde: - Non saprei, Finn. Credo che la musica sia tutta intorno a me, non dentro.
- Vorrei che fosse così anche per me.
- Oh, ma è già così. Tu hai un mondo dentro, Finn. E’ come un fiume. E ora è il momento per lasciarlo libero.- mi prende la mano – Vuoi che t’insegni?
- Come?
- Seguimi e vedrai.
La seguo attraverso le stanze e varco la porta d’ingresso.
La casa è nascosta tra i pini marittimi e si affaccia su un’altissima scogliera. Le onde si schiantano contro le rocce, i gabbiani urlano in faccia al sole e da lontano si sentono le voci dei pescatori al porto. La vita ci scorre di fronte e noi siamo semplici spettatori.
- Mi concedi questo ballo?
- Ma certo.- rispondo sorridendo.
Canta una melodia senza parole ma dolce e straziante. Sento il mio cuore librarsi tra le nuvole grazie a quella voce.
Lei è la mia sirena.
Mentre l’armonia ci avvolge, danza intorno a me come la prima volta che l’ho vista. Devo avere proprio una faccia stupida, intontito da tanta bellezza.
- Tienimi per mano e muoviti insieme a me.
- D’accordo.
Ci teniamo stretti e ora anch’io sono avvolto dalla musica.
Tu hai un mondo dentro… è come un fiume. E tu, Annie, sei il mare in cui sfocia.
Mi sembra che il modo si sia fermato a guardare, ad ascoltarla. Mi avvicino sempre di più e il nostro respiro si unisce in un bacio.