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Autore: Evanside_    26/11/2012    0 recensioni
Isabella Swan si è trasferita a Forks dal padre, a cause delle continue violenze del compagno di sua madre, Phil. Ma purtroppo non potrà mai essere più la ragazza di prima: ho visto troppe cose brutte del mondo che ormai l'hanno segnata per sempre.
Qui la sua vita si intreccia a quella di Edward Cullen, un ragazzo tutt'altro che raccomandabile, infatti Edward è stato in prigione per possesso e spaccio di droga.
Ma cosa c'è dietro quella maschera che si è costruito? E Bella riuscirà a tornare la ragazza di prima lasciandosi alle spalle tutto il suo passato?
Perchè al mondo c'è solo una persona fatta apposta per te, la tua anima gemella, sta a te decidere se amare e lasciarti amare.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Ed eccomi qua di nuovo!
Come promesso ecco il capitolo :) questo è incentrato molto su Bella e la scuola... è molto descrittivo, non tutti i capitoli saranno così ma su questo ci tenevo molto!
Grazie a chi ha commentato e chi ha messo la storia tra le preferite, le ricordate e le seguite!
Alla prossima settimana!
Enjoy! 


                                                                                      CHAPTER 1

Finalmente riuscii a varcare il postone d'ingresso e ad uscire da quello zoo, perchè quello era.
Molti la consideravano una prigione ma si sbagliavano: lì dentro valeva la legge delle giungla: il più forte sopravvive, il più debole muore. Ed io ero l'ultimo vagone del treno, quindi ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. 
In quel momento suonò il cellulare. Era Rosalie, la mia migliore amica. 
Strano che ne avessi una, vero? Eppure era così: c'era sempre stata, fin dall'inizio, ed era l'unica a conoscenza del mio passato. Ma nonostante questo non mi ha mai trattato con pietà o compassione, anzi, è una delle persone più stronze che io conosca. Ma le voglio bene anche per questo.
- Dimmi Ros... - non feci intempo a finire di parlare.
- Dopo dobbiamo andare assolutamente a cena. 
- Si, ciao anche a te amica! Io sto bene grazie e tu? Ah, oggi vuoi andare a cena? Se ho qualcosa da fare? No tranquilla, sono libera. 
- Sapevo di poter contare su di te amica mia!
- Certo certo... Ma aspetta un attimo, come mai questa proposta?
- Emmett va a giocare con un suo amico tornato da poco in città, così Alice mi ha praticamente obbligata ad andare al "Bella Italia", quel ristorante carino a Port Angeles ricordi? 
- Certo...
- Ecco ma come potresti mancare tu? Siamo pur sempre la Triade Divina no?
Trattenni una risata. "Triade Divina" è il modo in cui Emmet, il fidanzato storico di Rose, ci aveva battezzate.
Adoravo Emmett, non ne potevo fare a meno: era il mio fratello orso e nonostante non mi sia mai aperta più di tanto con lui, sentivo che se l'avessi fatto lui sarebbe corso a Los Angeles­ per uccidere quel verme di Phil. Non so come ma lo sapevo, era una di quelle cose che sai e basta, senza ma e senza perchè.
Anche Alice faceva parte della Triade. Alice era... bhe, Alice. 
Nonostante fosse alta poco più di un metro aveva un' energia in corpo pazzesca, quasi non le si scaricassero mai le batterie. L'opposto di me in poche parole. Forse per questo  ero riuscita a legare di più con Rose: era molto più simile a me, caratterialmente parlando, perchè fisicamente era il mio negativo: altissima, bionda, con due occhi color ghiaccio ed un corpo da far paura. A volte mi chiedevo come ci si sentiva ad essere lei, come ci si sentiva ad essere perfetta.
- Ehi Bella ci sei? - la voce di Rose mi riportò alla realtà e mi resi conto di essere immobile in mezzo al parcheggio della scuola, proprio davanti agli essere più inutili che io abbia mai conosciuto, che guarda caso mi stavano venendo in contro.
- Si Rose scusami, ora devo andare. Ti chiamo dopo.
Riattaccai giusto in tempo.
- Oh ma guarda un pò, la nostra sfigata preferita. 
Tanya Denali, dall'alto del suo metro e ottanta, mi si piazzò davanti. Oggi aveva una gonnellina/culotte che le lasciava scoperte le gambe lunghe e una magliettina bianca che non lasciava spazio all'immaginazione. Mi chiedo dove abbia comprato quel reggiseno nero con il pizzo.
Cercai di scansarla ma mi ritrovai davanti Jessica Stanley. Di bene in meglio.
Jessica è il vice-capo delle Cheerleader, nonostante il suo quoziente intellettivo fosse uguale a quello di una penna scarica. Oltretutto è la persona più infantile che io abbia mai conosciuto. A partire dalle sue codine a finire al chewingum rosa con cui fa quelle odiose bolle. 
- Dove pensi di andare? - mi chiese facendo scoppiare una bolla dal nauseante odore di fragola.
- Ovunque ma non qui.
Chiara, semplice e diretta; persino lei ci poteva arrivare.
- Ma che fai? Te ne vai senza zaino? - mi chiese Tanya con un ghigno maligno.
- Cosa cent.. -
Pareva proprio che quel giorno fossi incapace di finire una frase, o meglio, che gli altri non me lo permetessero.
Sentii uno strattone alle mie spalle e lo zaino che mi veniva strappato con forza da qualcuno. Mi girai e vidi Mike Newton. Consiglio: non dire mai di no al capitano della squadra di football. Io l'avevo fatto e queste erano le conseguenze.
- E ora cosa intendi farci con quello? - gli chiesi stanca dei loro giochetti.
- Intendo metterlo nel posto più adatto per lui, bambolina.
Mi girai di scatto cercando qualcuno che mi supportasse e in quell'istante incrociai gli occhi del mio piccolo tornado vestito con l'uniforme delle Cheerleader che guardava la scena senza aprire bocca.
Alice era il capo di quella massa di idioti e non poteva rovinarsi la reputazione venendomi a salvare. 
La prima volta che vidi Alice Cullen fu in una libreria di Port Angeles e subito fui colpita dai suoi modi di fare: sprizzava gioia da tutti i pori al contrario mio, che avevo perso la voglia di vivere. In ogni caso, per colpa del suo saltellare tra una scaffale e l'altro aveva fatto cadere una pila di libri messi in bilico su una scrivania, così mi avvicinai per aiutarla a raccoglierli e tra una chiacchiera e l'altra scoprimmo di abitare entrambe a Forks e di andare nella stessa scuola.
Scuola dove lei era il mio peggior nemico. O meglio, lo avrebbe dovuto essere. D'altronde lo stereotipo non diceva questo? Che il capo cheerleader doveva essere una stronza che derideva tutti per sentirsi più importante? Ma lei non era così, almeno non con me.
Io conoscevo la vera Alice ed era di una dolcezza infinita, non quella perfida ragazza che si aggira nei corridoi e di cui tutti hanno paura e soggezione. 
Ma d'altronde al mondo d'oggi le apparenza sono tutto, quindi lei fingeva di buon grado pur di essere accettata e fuori da quelle mura era una delle mie migliori amiche.
Per me poi non era questo gran problema: se c'è una cosa che ho imparato è che non devi aspettarti nulla dagli altri.
I nostri occhi si incrociarono per una frazione di secondo e vidi quanto era dispiaciuta.
Sto bene, lo so. 
Cercai di dirgli con gli occhi e lei dopo avermi lanciato uno sguardo di infinita tristezza corse via, lasciando dietro di sè una marea di sussuri, che si chiedevano come mai il capo cheerleader non fosse in prima fila a prendersi gioco della sfigata della scuola. Povere oche.
Persa com'ero nei miei pensieri non mi accorsi che Mike si era avvicinato al cassonetto dell'immondizia, pronto a scaraverntarci dentro il mio zaino. Molto maturo, si.
Ma non mi accorsi neanche di una Volvo argentata ferma davanti a noi.
Dentro c'era un ragazzo che non avevo mai visto. Doveva essere lì da tanto, sicuramente era il nuovo giocattolino di Tanya o di Jessica e si stava godendo la scena. 
Nonostante tutta la situazione, riuscii a notare quanto fossero strambi i suoi capelli: erano di un colore rossiccio mai visto prima d'ora e sembravano moribidissimi, il tipo di capelli in cui vorresti passare le dita in qualsiasi momento.
Mi risvegliai da quella specie di stato di trans non appena sentii un tonfo: il mio zaino che veniva buttato nel cassonetto. 
Strinsi gli occhi trattenendo lacrime di rabbia.
Cosa ho fatto di male? Lasciatemi in pace, vi prego.
Sentii dei passi dietro di me: bene, stavano arrivando altre persone pronte a deridere la 'Sfigabella' come la Stanley mi aveva chiamata una volta.
E magari faranno qualche video da mettere su Youtube stasera. Non mi supirei, non sarebbe la prima volta comunque.
Ma i passi non si fermarono dove avrebbero dovuto, continuarono ad avvicinarsi ed il rumore divenne sempre più nitido, finchè un ragazzo non mi superò e andò con passo spedito verso Mike, che rideva fino a farsi uscire le lascrime con gli altri scimmioni della squadra di football. Riconobbi immediamente i capelli dello sconosciuto: il ragazzo della macchina.
- Riprendi quello zaino. 
Tutti smisero di fare qualsiasi cosa e rimasero a fissare il ragazzo, me compresa.
Avevo capito bene? Aveva appena ordinato a Mike Newton di riprendermi lo zaino dalla spazzatura?
- Cosa?
- Ho detto: Riprendi subito lo zaino alla ragazza.
Non potevo crederci: questo sconosciuto si stava davvero mettendo in gioco per me? 
- Altrimenti che succede? 
Mike gli si avvicinò minacciosamente, ora i due ragazzi erano ad un palmo di distanza ed erano alti uguali, ma lo sconosciuto sembrava sovrestarlo di svariati centrimetri e aveva un espressione... furiosa.
- Altrimenti qui va a finire male. Molto male. Ma siccome oggi sono magnanimo ti offro la possibilità di rimediare subito al tuo errore invece di spaccarti la faccia.
Lo sconosciuto sibilò queste parole direttamente in faccia a Mike ed ebbi la soddisfazione di vedere un lampo di paura passare negli occhi di quell'idiota.
Solo in quel momento mi accorsi che il ragazzo portava un paio di occhiali che gli coprivano una buona parte del viso, ma anche a quella distanza potei ammirare la mascella perfettamente scolpita, il naso dritto e le labbra piene, che in quel momento erano piegate in una smorfia di avvertimento.
Potevo solo immaginare com'erano fantastici i suoi occhi.
- Allora? Cos'hai deciso di fare? Mi dai la possibilità di metterti apposto i connotati o fai il gentiluomo e restituisci lo zaino alla signorina?
Lo sconosciuto si avvicinò ancora di più e, nonostante non stesse facendo niente di niente, vidi Mike tremare di paura e capii subito il perchè: quel ragazzo aveva un' aria pericolosa, era quel genere di ragazzo che ti immaginavi benissimo in sella a una moto con la giacca di pelle, pronto per una rissa.
Gli occhi rischiarono di uscirmi dalle orbite quando vidi Mike indietreggiare, dirigersi verso il cassonetto e recuperare lo zaino. 
Avrei voluto avere una telecamera e filmare questo momento, lo aspettavo da troppo tempo.
A testa bassa Mike si avvicinò e mi buttò lo zaino in mano, senza guardarmi. Se ne stava andando quando la voce dello sconosciuto lo fermò.
- E le scuse?
Mike si girò di scatto e lo fissò con odio ma capì che era meglio fare come diceva lui.
- Ehm, si, scusa.
Detto questo se ne andò seguito dal greggie di pecore, anche loro sconvolti quanto me per l'accaduto.
Avevo ancora lo sguardo perso e la bocca spalancata quando lo sconosciuto mi si piazzò davanti.
Era altissimo, io gli arrivavo a malapena al petto.
- Tutto bene?
Mi chiese e la sua voce era così diversa da quella di un secondo prima, era dolce e melodiosa.
Incapace di dire ancora una parola, annuii e alzai la testa guardolo in viso. Da vicino era ancora più bello: i suoi tratti sembravano scolpiti nella pietra dal migiore artista greco.
- Ne sono contento.
Mi sorrise e andai in iperventilazione. Dio era perfetto.
Senza dire altro mi passò accanto e la ventata d'aria fredda che sollevò mi svegliò.
- Ehi! Grazie comunque.
Gli dissi voltandomi.
Si fermò ma rimase voltato di spalle e io feci di tutto per non far scendere lo sguardo verso il basso.
- Di niente.
E potei giurare che stesse sorridendo. Rimasi a guardarlo andarsene finchè il cellulare non squillò per la seconda volta nell'arco di mezz'ora ed era ancora Rose.

Oggi devo fare volontariato fino alle 18.30, passi da lì e poi andiamo a cena? Alice ha una notizia importarte da darci.

Venti secondi dopo me ne arrivò un altro, sempre della mia migliore amica.

Ah, no non me lo sono scordata: dopo mi spieghi perchè hai riattaccato così.
Ti voglio bene.

Sarebbe stata una lunga serata.
  
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