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Autore: I_Am_Myself    28/11/2012    3 recensioni
Un ragazzo. Dei genitori. Nuovi amori. Nuovi incontri:
Questa storia racconta d'un ragazzo che, dopo aver perso la propria famiglia in circostanze misteriose, si trasferisce dalla bellissima New York alla romantica Venezia.
Sono qui che incominciano i nuovi amori e, perché no, anche nuovi guai...
Se ve lo state chiedendo, no, non è una storia fuori dal comune; non è una storia fantastica, e, forse, la trama è noiosa, forse la grammatica non va bene; forse appena l'aprirete non vi piacerà, ma vi prego, se volete, leggete e commentate, grazie :)
Bye da Lory110
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Angolo autore: Io vivo per lei... Sopra un palco contro luce; vivo per lei!Ascoltate questa bellissima canzone: Vivo per lei. La conoscerete sicuramente. Ma non so se l'avete mai ascoltata; quindi ve la consiglio. A fine capitolo darò i risultati di quelli che sono entrati nella classifica del gioco annunciato nel capitolo scorso; inoltre, chiedo a coloro che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite o ricordate, ma che non hanno ancora recensito, un piccolo parere a coloro per farmi sapere cosa è piaciuto loro e cosa no; il parere mi va bene anche a fine storia.

Ah, ho appena scoperto che posso tralasciare la linea nei dialoghi in cui non ci sono interruzioni, tipo:

- Come stai?

- Bene. E tu?

Invece, nei dialoghi dove ci sono interruzione bisogna metterla:

- Come sta? - Chiese, per poi prendere un pezzo di pizza - Sei sicuro che stia bene? -

Per chi non lo sapesse "Zara" è una marca di vestiti. Lo metto nel testo perché quando mia cugina è venuta qui e siamo andati nel centro di Milano, il suo scopo principale era entrare nei negozi di moda. Li conosceva tutti; il mio, invece, era di trovare i negozi di musica. :)

Vi lascio all'ennesimo capitolo extra: Easter.

Easter

Pov's Elizabeth

Pasqua? Odio la Pasqua: è proprio in quel periodo che mi hanno annunciato che mia madre ha il cancro. Non voglio uscire. Preferisco restare con Robert. Lui è di fianco a me. Sta leggendo la fanfiction che ho letto prima io: "Sono già solo" di Evangeline143 [

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1205574 ]. Io, invece, leggo una storia di una mia amica sul libro "Angeli e Demoni", ovvero di Skizzata98 [ http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1132048 ]; poi penso che leggerò "Piccole cose" di Happy Ending ;[ http://www.efpfanfic.net/viewstoryv.php?sid=1273827 ] è la sua prima storia originale, ma è bellissima.

- Amore, sicura di non voler uscire?

- Guarda che non sei obbligato a restare qui con me.

- Ma io voglio restare a casa con te...

- Avrei preferito uscire con te, anziché stare qui a leggere storie.

- E allora perché me lo chiedi?

- Così...

- Però scrivono bene, devi ammetterlo!

- Sì, effettivamente sono molto dotate per la scrittura.

- Già... Senti, se vuoi possiamo uscire?

- Davvero?

- Sì, insomma, infondo se non ci credo io che mia madre possa guarire, allora chi dovrebbe crederlo?

- Giusto. Andiamo! - Mi dice prendendomi per mano e portandomi fuori da questo mio "rifugio" dal mondo esterno, casa mia - Sai cosa facciamo adesso?

- No. - No, non lo so davvero. Robert è davvero imprevedibile a volte.

- Vieni! - Mi urla. Mi accorgo solo ora che è già andato avanti. Lo raggiungo, anche se non riesco a seguire il suo passo.

Alla fine, mi accorgo che mi ha portata ad una fermata di un treno.

- Perché siamo qui? - Gli chiedo.

- Perché andiamo a Milano! -

- Cosa?! - Gli domando sbigottita.

- Sì, hai capito bene: ho comprato due biglietti per questo giorno; per questo mi dispiaceva il fatto che tu non volessi uscire... Perché, vedi... I miei poveri soldi... - Rimango immobile - E, poi, anche perché avrei perso una giornata con te, ovviamente... -

- Ah, ecco! - Dico - comunque quanto durerà il viaggio? -

- Sì e no due ore... Don't worry! - Mi dice sorridendomi.

Entriamo nel treno. Io, intanto, mi addormento.

- Ehy, Eli, siamo arrivati. - Mi dice una voce. Mi sveglio. Mi ritrovo Robert a due centimetri dal mio viso. Sposta il suo viso per farmi rialzare il capo. Mi sono addormentata sulle sue gambe. Mi rialzo completamente da lui.

- Vieni, andiamo. - Mi dice con voce soave, o, per lo meno, essendo mezz'addormentata, sembra a me che la sua voce sia così - Siamo nel centro di Milano. - Mi dice - Sei mai stata a Milano? -

- No. - Ammetto.

- Come no?! - Risponde lui stupito.

- Perché tu ci sei mai stato? - Rispondo io irritata.

- Beh, se consideriamo che sono in Italia da meno d'un anno... -

- Sì, anche questo è vero. - Sorrido spontaneamente.

- Perché sorridi? - La prima domanda in vita mia a cui non so rispondere.

- Non lo so. -

Camminiamo per un'altra decina di minuti e, poi, finalmente, arriviamo al duomo di Milano.

 

- Certo che è affollato qui! -

- Perché? Cosa ti aspettavi da Milano? Insomma... Risulta essere la seconda città con il maggior numero di abitanti all'interno della Lombardia... E, poi, Milano è un centro storico, artistico e pieno di opportunità di lavoro! -

- Sì, hai ragione. Aggiungiamo anche il fatto che è piena di stranieri. -

- E questo cosa c'entra? -

- Niente, volevo avere l'ultima parola... Entriamo? -

- Sì, ma, a quanto pare, non sei riuscita ad avere l'ultima parola. -

- C'è ancora un giorno intero. Vedrai che vincerò io... Adesso entriamo! -

- Ma è chiuso! -

- Eh?! -

- Beh, Pasqua è oggi. Il Duomo non è aperto sempre! Cosa credi? -

- Scusa, allora perché mi hai portato qui? -

- Sei nervosa. - Mi dice sorridendomi.

- Da cosa l'hai capito? -

- Dal fatto che picchietti nervosamente il piede a terra. -

- Ah, pensavo dal mio tono. - Gli rispondo. Mi ricordo solo ora che Robert, pur conoscendomi da meno di un anno, mi conosce, ormai, alla perfezione; stessa cosa per me: conosco il suo carattere come conosco bene il mio.

- Allora, non vuoi sapere perché siamo venuti qui? -

- A 'sto punto... -

- Beh, visto che a Venezia ti hanno comunicato il cancro di tua mamma, pensavo che stare lontano da quella città ed andare in un'altra città ti avrebbe fatto bene. Lo so che è un pensiero stupido... Ma, come ben sai, a volte, sono troppo premuroso nei tuoi confronti. - Mi sorride. Lo abbraccio. Ci guardano tutti, ma io continuo ad abbracciarlo, io inizio e continuo a piangere sulla sua spalla. Lui mi stringe a sé. Mi guarda.

- Su, dai, ti ho portata qui per farti dimenticare il tuo dolore almeno per un giorno... Non piangere, ti prego, fallo per me. -

- Ok. - Gli dico mentre asciugo le lacrime sul mio viso - Andiamo. - Gli sorrido teneramente. Mi prende per mano; sembriamo due bambini.

- Allora, visitiamo un po' la zona. Oggi è Domenica, non dovrebbero esserci molti monumenti aperti, magari i bar e basta. -

Pasqua? Odio la Pasqua: è proprio in quel periodo che mi hanno annunciato che mia madre ha il cancro. Non voglio uscire. Preferisco restare con Robert. Lui è di fianco a me. Sta leggendo la fanfiction che ho letto prima io: "Sono già solo" di Evangeline143 [ ]. Io, invece, leggo una storia di una mia amica sul libro "Angeli e Demoni", ovvero di Skizzata98 [ ]; poi penso che leggerò "Piccole cose" di Happy Ending ;[ ] è la sua prima storia originale, ma è bellissima.

- Amore, sicura di non voler uscire?

- Guarda che non sei obbligato a restare qui con me.

- Ma io voglio restare a casa con te...

- Avrei preferito uscire con te, anziché stare qui a leggere storie.

- E allora perché me lo chiedi?

- Però scrivono bene, devi ammetterlo!

- Sì, effettivamente sono molto dotate per la scrittura.

- Già...

- Senti, se vuoi possiamo uscire?

- Sì, insomma, infondo se non ci credo io che mia madre possa guarire, allora chi dovrebbe crederlo?

- Giusto. Andiamo! - Mi dice prendendomi per mano e portandomi fuori da questo mio "rifugio" dal mondo esterno, casa mia - Sai cosa facciamo adesso?

- No. - No, non lo so davvero. Robert è davvero imprevedibile a volte.

- Vieni! - Mi urla. Mi accorgo solo ora che è già andato avanti. Lo raggiungo, anche se non riesco a seguire il suo passo.

Alla fine, mi accorgo che mi ha portata ad una fermata di un treno.

- Perché siamo qui? - Gli chiedo.

- Perché andiamo a Milano! -

- Cosa?! - Gli domando sbigottita.

- Sì, hai capito bene: ho comprato due biglietti per questo giorno; per questo mi dispiaceva il fatto che tu non volessi uscire... Perché, vedi... I miei poveri soldi... - Rimango immobile - E, poi, anche perché avrei perso una giornata con te, ovviamente... -

- Ah, ecco! - Dico - comunque quanto durerà il viaggio? -

- Sì e no due ore... Don't worry! - Mi dice sorridendomi.

Entriamo nel treno. Io, intanto, mi addormento.

- Ehy, Eli, siamo arrivati. - Mi dice una voce. Mi sveglio. Mi ritrovo Robert a due centimetri dal mio viso. Sposta il suo viso per farmi rialzare il capo. Mi sono addormentata sulle sue gambe. Mi rialzo completamente da lui.

- Vieni, andiamo. - Mi dice con voce soave, o, per lo meno, essendo mezz'addormentata, sembra a me che la sua voce sia così - Siamo nel centro di Milano. - Mi dice - Sei mai stata a Milano? -

- No. - Ammetto.

- Come no?! - Risponde lui stupito.

- Perché tu ci sei mai stato? - Rispondo io irritata.

- Beh, se consideriamo che sono in Italia da meno d'un anno... -

- Sì, anche questo è vero. - Sorrido spontaneamente.

- Perché sorridi? - La prima domanda in vita mia a cui non so rispondere.

- Non lo so. -

Camminiamo per un'altra decina di minuti e, poi, finalmente, arriviamo al duomo di Milano.

 

- Certo che è affollato qui! -

- Perché? Cosa ti aspettavi da Milano? Insomma... Risulta essere la seconda città con il maggior numero di abitanti all'interno della Lombardia... E, poi, Milano è un centro storico, artistico e pieno di opportunità di lavoro! -

- Sì, hai ragione. Aggiungiamo anche il fatto che è piena di stranieri. -

- E questo cosa c'entra? -

- Niente, volevo avere l'ultima parola... Entriamo? -

- Sì, ma, a quanto pare, non sei riuscita ad avere l'ultima parola. -

- C'è ancora un giorno intero. Vedrai che vincerò io... Adesso entriamo! -

- Ma è chiuso! -

- Eh?! -

- Beh, Pasqua è oggi. Il Duomo non è aperto sempre! Cosa credi? -

- Scusa, allora perché mi hai portato qui? -

- Sei nervosa. - Mi dice sorridendomi.

- Da cosa l'hai capito? -

- Dal fatto che picchietti nervosamente il piede a terra. -

- Ah, pensavo dal mio tono. - Gli rispondo. Mi ricordo solo ora che Robert, pur conoscendomi da meno di un anno, mi conosce, ormai, alla perfezione; stessa cosa per me: conosco il suo carattere come conosco bene il mio.

- Allora, non vuoi sapere perché siamo venuti qui? -

- A 'sto punto... -

- Beh, visto che a Venezia ti hanno comunicato il cancro di tua mamma, pensavo che stare lontano da quella città ed andare in un'altra città ti avrebbe fatto bene. Lo so che è un pensiero stupido... Ma, come ben sai, a volte, sono troppo premuroso nei tuoi confronti. - Mi sorride. Lo abbraccio. Ci guardano tutti, ma io continuo ad abbracciarlo, io inizio e continuo a piangere sulla sua spalla. Lui mi stringe a sé. Mi guarda.

- Su, dai, ti ho portata qui per farti dimenticare il tuo dolore almeno per un giorno... Non piangere, ti prego, fallo per me. -

- Ok. - Gli dico mentre asciugo le lacrime sul mio viso - Andiamo. - Gli sorrido teneramente. Mi prende per mano; sembriamo due bambini.

- Allora, visitiamo un po' la zona. Oggi è Domenica, non dovrebbero esserci molti monumenti aperti, magari i bar e basta. -

- Ok, ma i bar non sono monumenti! -

- Per te no, ma per il mio stomaco che è affamato sì; andiamo a mangiare! - Rido un poco per la sua battuta.

- Ok, andiamo.

Andiamo, ovviamente, nel bar più prestigioso della zona: Mc Donalds, o, per lo meno, quello che offre il cibo migliore a basso prezzo. Prendiamo delle patatine, due cole e delle crocchette di pollo. Paghiamo, o, meglio, lui paga cinque euro in totale.

Mentre ci avviamo verso Zara, il mio negozio preferito, mangiamo il nostro cibo.

- Eli, la finisci la coca? - Mi chiede.

- No, perché ne vuoi un po'? - Gli domando, mi fa gli occhi da cerbiatto - Non c'è bisogno che tu mi faccia gli occhi da cerbiatto, te la do lo stesso. - Gli dico.

- Grazie. - Mi risponde mentre gli porgo la cola che, in meno di 10 secondi, finisce. Prima di entrare all'interno dell'edificio di Zara, buttiamo tutti i resti del nostro cibo all'interno di un cestino nei dintorni.

- Sì, Zara è aperto! - Urlo.

- Già, purtroppo... - Dice dispiaciuto. Si guadagna, così, un'occhiataccia da parte mia.

Io incomincio a correre all'interno del negozio. Ma lui mi ferma con un braccio.

- Ce li hai i soldi?

- Certo che no! Ma tanto tu me li presterai, vero?

- Hai un budget limitato ai 250 euro, non posso alzartelo. -

- Io avrei usato un centinaio di euro... - Gli rivelo.

- Ok, allora, abb... - Gli blocco la bocca con il palmo della mano.

- Troppo tardi. - Gli dico.

Dopo un'oretta, esco dal negozio.

- Ho speso solo 249.99£, contento? - Gli sorrido per prenderlo in giro.

- Sì, un centesimo mi salverà la vita in caso ci fosse una crisi economica maggiore di quella che stiamo passando; a proposito, sei stata lì dentro per un'ora ed hai preso solo quello? - Mi domanda sbalordito.

- Certo, avevo bisogno di scegliere cosa comprare, ti pare?

- No, non mi pare. - Mi risponde - Visto che si sono fatte le 18.00, abbiamo ancora un'oretta e mezza per girare Milano.

- Così poco?

- Se tu non avessi voluto entrare in questo negozio, ora avremmo ancora due ore e mezza!- Mi rimprovera.

- Sì, hai ragione, ma l'ora è fruttata bene. - Rispondo con indifferenza, alzando le spalle.

- Che testarda che sei!

- Da quale pulpito viene la predica!

- Sì, in effetti...

- Vabbeh, andiamo. - Gli indico una direzione. Lui va avanti, io lo seguo.

- A quanto pare, ho scelto una direzione fortunata - Ammetto, complimentandomi con me stessa per avere scelto la direzione che passa per il museo di storia naturale e della basilica.

Purtroppo l'ora passa in fretta e noi dobbiamo tornare a casa.

Quando arriviamo alla stazione, io mi fermo, ma Robert va avanti.

- Scusa, Robby, ma dove vai? -

- A casa. Mi sembra ovvio. - Risponde mentre cammina con le braccia incrociate dietro alla testa e fischietta una strana melodia.

- E allora perché non ti fermi? - Gli chiedo mentre corro per raggiungerlo. Raggiunto.

- Ah, giusto, non te l'ho ancora detto...

- Cosa non mi hai ancora detto? - Gli chiedo incerta sulle sue intenzioni, ma come ho già detto: certe volte, nonostante io lo conosca benissimo, è imprevedibile.

- Beh, che ho prenotato un albergo in zona. - Mi risponde con sorriso spavaldo.

- Cavolo, hai fatto le cose in grande; manca solo una cena fuori.

- E chi ti dice che non l'abbia organizzata? Anche se, non essendo ricco, avrei preferito una colazione a letto. - Ammette.

- Non ti preoccupare, hai già fatto troppo per me per oggi. Mi va benissimo anche una colazione a letto.

- Mi aspettavo questa risposta.

- Davvero?

- Sì, comunque è meglio prendere un taxi, vieni. - Mi dice. Intanto, lui fa il classico gesto di chiamata del tassì: pollice destro all'insù. Dopo qualche minuto ne arriva uno. Lo prendiamo; Robert dice al tassista una meta. Il tassista mette in moto; ci arriviamo dopo una ventina di minuti.

- Un albergo a quattro stelle? - No, non smetterà mai di stupirmi.

Saliamo le scale ed, intanto, io incomincio a voler mettere fine ai miei dubbi misti a curiosità.

- Puoi dirmi come hai fatto a fare tutto ciò? - Gli chiedo.

- Nell'ultimo mese non sono riuscito a venire a molti appuntamenti, giusto? - Annuisco - Sai il perché? -

- No. - Rispondo in balia della confusione e dell'incertezza.

- Beh, perché ho fatto molti lavoretti per guadagnare un po' di soldi.

- Tipo?

- Commesso, assistente di palestra, insegnate di ripetizioni per le medie... - Mi risponde con aria triste.

- Ah. - Rispondo mentre lui apre la porta - Ma perché non me l'hai detto? - Gli chiedo.

- Perché non sarebbe stata una sorpresa! Ti pare?

- Sì, hai ragione.

Entriamo nell'appartamento e ci stendiamo su letto.

- Senti... Vado a farmi una doccia.

- Ok, Eli.

Vado nel bagno, mi spoglio e mi butto sotto il getto dell'acqua calda. Passano 10 minuti; ancora non sono uscita, ma me lo fa ricordare Robert dicendomi: - Eli, sei svenuta o cosa? - Mi chiede dall'esterno del bagno bussando rumorosamente.

- No, adesso esco.

- Bene.

Esco dalla doccia, mi asciugo, mi rivesto ed esco dal bagno.

- Prego. - Gli dico in tono ironico.

- Grazie. - Sorride.

Entra nel bagno; io, invece, mi ristendo sul morbido letto, prima lasciato per lavarmi.

- Chissà com'è il Duomo di Milano all'interno... - Chiedo al vuoto - Vabbeh, non possiamo rimanere di certo a bocca asciutta, meglio che vada a preparare qualcosa di buono da mangiare...La pasta con la panna e il prosciutto a cubetti andrà bene. -

Mi alzo dal letto per la seconda volta, purtroppo, e vado in cucina.

- Uffa, non c'è niente in dispensa!

- Ehy, Eli, che stai facendo in cucina? - Mi chiede Robert uscito dalla doccia. Lo guardo, rido.. Rido, continuo a ridere...

- Uffi, volevo farti ridere, ma non così tanto.

- Scusa, hai un pigiama con gli orsacchiotti che dicono "ti voglio bene".

- Ok, ok, smettila...

- Va bene, va bene... - Dico. Cerco di respirare - Comunque... Devo andare a comprare gli ingredienti per la cena. Sai se c'è un negozio nelle vicinanze?

- C'è ne è uno al piano terra; puoi trovarci tutto ciò che vuoi. - Mi risponde col suo solito sorriso.

- Ok, grazie. - Gli rispondo mentre esco dall'appartamento. Prendo l'ascensore e scendo al piano terra; non mi ci vuole molto per trovare il negozio, in quanto sull'icona in alto c'è scritto: "Hotel Market, tutto ciò che vuoi lo trovi qui da noi". Ci entro e, seguendo le indicazioni dei cartelli posti in alto, riesco a trovare subito tutto ciò che mi serve.

Vado alla cassa e pago. Una volta uscita, valuto quanto ho speso e subito mi viene spontaneo da dire: - Certo, il servizio è efficiente, ma sono dei veri e propri ladri! Vabbeh, meglio tornare a casa che Robert avrà fame a giudicare dai 17 messaggi che mi ha inviato con scritto: "Ho fame!!! :(".

Mi affretto a tornare a casa e mi precipito in cucina dove Robert, per fortuna, si è tolto quel ridicolo pigiama, se no avrei rischiato di rifare ancora quella sonora risata di prima.

Mi affretto a cucinare, in 10 minuti è tutto pronto e Robert, che è restato dietro di me assillandomi continuamente con i suoi "ho fame", smette finalmente di rompere le scatole e mangia; in pochi minuti, forse secondi, ha finito tutto il piatto mentre io non sono nemmeno a metà.

- Complimenti, cucini bene. - Si complimenta.

- Lo so, se no non c'avrei nemmeno provato.

Dopo qualche minuto anch'io finisco il mio piatto. Prendo i bicchieri, i piatti e le posate e le appoggio vicino al lavandino; incomincio a lavarle ed, ovviamente, Robert mi chiede premurosamente: - Hai bisogno d'aiuto? -

- No, amore, grazie. Va' a riposarti. - Gli rispondo, per una volta, sembra che mi ascolti, infatti, si alza e si dirige verso la camera di prima; a quanto pare ho sbagliato, è andato a prendere semplicemente due felpe: una per lui ed una per me. Mi si avvicina e me l'appoggia sulle spalle, poi prendo un tovagliolo di stoffa ed incomincia ad asciugare i piatti.

- Certo che qualsiasi cosa dica per non farmi aiutare... -

- Sì, ti aiuterò sempre. - Conclude lui.

Dopo aver terminato di asciugare, lavare e mettere a posto le stoviglie, ci stendiamo sul letto precedente per l'ennesima volta. Questa volta, però, ci restiamo per un lungo periodo, affinché io non mi addormento cullata dalle carezze di Robert.

Quando mi sveglio il mattino seguente, Robert non è più di fianco a me. Io mi alzo, ma una mano mi blocca per un braccio, infatti la persona che prima ho creduto se ne fosse andata da qualche parte è di fianco a me.

- Aspetta. - Mi sussurra; lui si alza e torna dopo qualche minuto con un vassoio con 1 cappuccino, 1 cornetto con macchie color cacao sui bordi, quindi ripieno di cioccolato, 1 brocca ripiena di succo d'aranciata e della frutta. Lo appoggia un attimo sulle mie gambe e, poi, si stende di fianco a me riprende il vassoio e mi dice: - Ecco per lei la frutta più fresca che ho trovato. -

- Scusa, ma perché io della frutta e tu un cornetto?

- Perché tu fai sempre colazione con della frutta. - Mi risponde con fare ovvio. Io, invece, per risposta, gli prendo il cornetto di mano e gli porgo la mela da lui portatami; lui non se ne accorge e, così, l'addenta.

- Ma cosa? - Riapre gli occhi e solo ora si accorge che io mi sto gustando il suo ex-cornetto. Mi guarda perplesso.

- Oggi non ho intenzione di mangiare sano; per una volta, gustatela tu la frutta. - Lui mi guarda con fare indispettito.

- Va bene. - Morde la mela e, poi, beve il suo succo all'arancia mentre io mi gusto in modo evidente il suo ex-cappuccino.

Dopo questa colazione durata una ventina di minuti per tutte le volte che ho riso, lui mi dice: - Dai, andiamo, è il momento di tornare a casa. -

Io, pur volendo restare qui, annuisco.

- Dai, facciamo una cosa...

- Cosa? - Mi giro verso di lui.

- Ti riporto qui in estate insieme a Martina ed a Deniel, ok? -

- Ok. - Gli sorrido.

Ci alziamo, recuperiamo quei pochi oggetti nostri in quell'appartamento e Robert prende le posate dell'albero.

- Roby! Che cosa stai facendo?! - Lo sgrido.

- Mi prendo i miei souvenir. - Mi risponde lui con fare innocente.

- Tu stai rubando? - Lui ride.

- Lo sapevo che avresti reagito così!

- E allora perché lo stai facendo?

- Perché volevo vedere se avevo ragione. - Mi risponde lui mettendo tutte le posate al loro posto - Andiamo.

In un'oretta siamo alla stazione del treno; ci vuole un'altra ora e mezza per tornare a Venezia, poi lui mi accompagna a casa ed io, quando se ne sta per andare, lo blocco per un braccio e lo ringrazio:- Ehy, Robert, grazie tante per la splendida giornata. - Gli do un bacio.

- Di niente. - Risponde sorridendo.

Rientro in casa mia.

- Perché quel sorrisino? - Mi chiede mia madre.

purtroppo per me, quelle parole mi ricordano che mia madre è gravemente malata; invece, per fortuna, mi ricordo anche la giornata trascorsa con Robert e così mi riprendo subito. Mi avvicino a lei e le racconto della giornata passata con Robert a Milano.

- Wow, certo che Robert fa sempre le cose in grande. - Mi dice alla fine del racconto.

- Lo so. - Le rispondo.

 

Angolo autore: 1) Skizzata 98

2) Evangeline 143

3) Happy Ending

Avete visto quanto è lungo questo capitolo? Ben 11 pagine word.

Spero vi sia piaciuto. Volevo dirvi che ho pubblicato due nuovi capitoli nella mia raccolta di poesie (questo è il link:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1416472&i=1 ) ed il primo capitolo di una storia horror, all'inizio non è proprio horror perché devo spiegare l'inizio, ma se volete leggerla, eccovi il link: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1416442

Bye_Bye_da_I_Am_So ( va a finire che il nickname lo cambii davvero in I am so)

 
  
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