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Autore: Ella ago 98    28/11/2012    1 recensioni
La storia di una ragazza di media borghesia che scoprirà che cos'è l'amore vero. :)
SpErO vI pIaCcIa! =D
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CiAoOoOo! vi chiedo scusa in anticipo se ci sono degli errori (parole attaccate) questo accade perchè prima scrivo su word e poi faccio copia qua e allora mi fa questi pasticci ogni tanto xD scusate ancora! =D
Vi auguro buona lettura :)


-Ok. – non potevo far altro che obbedire. E’ vero Josefine era la mia balia e avrebbe dovuto fare tutto ciò che le dicevo io,ma sopra di me,le persone che avevano più potere erano i miei genitori, e poi … la regina.
Sentii i suoi ditini scorre sopra il mio bustino,li sentivo,freddi,attraverso il tessuto. D’un tratto sentii un’improvvisa libertà al petto,respirai a pieni polmoni finalmente.
-Alzate le mani,per favore.
Sollevai le braccia,Josefine mi sfilò il bustino,sentii i laccetti sfiorarmi il viso lungo la guancia.
-Ora puoi abbassarle.- sembrava quasi un automa,non sapevo di cosa parlare con lei in questa situazione. Non potevo vederla in faccia e capire se era realmente interessata a qualcosa,a volte mi chiedevo che cosa si provava ad essere ciechi.
-Alzate le  gambe.
Le alzai,un cerchio duro rivestito di tessuto mi sfiorò le caviglie,i polpacci,le cosce,i fianchi e … si fermò. Cercai di tastare con le mani,dai fianchi partiva una gonnellina di tessuto leggero che accarezzava la pallida pelle fino ai piedi. Il freddo soffiava addosso a me.
-Stia ferma.
-Ok,Josefine.
Iniziai a sentire le sue manine lavorare alla base della schiena,sentii il suono della seta che strofinava sul tessuto. Il vestitino leggero iniziò a stringere,le manine iniziarono a salire e il respiro iniziò a mancarmi.  Capii solo in quell’istante che era un nuovo bustino.  Le mani graziose e consumate dal tempo di Josefine si allontanarono dalla mia schiena. Un fruscio arrivò alle mie orecchie.  Un tessuto più pesante fu adagiato sulla gonnellina leggera. Il pesante tessuto fermava il freddo,ciò mi fece stare meglio. Sentii i passi di Josefine alle mie spalle,si arrestò un attimo e poi si riavvicinò a me. Mise un corpetto e lo strinse fino a farlo diventare un tutt’uno con il bustino.
-Ora ti tolgo la benda. Siediti sulla sedia e stai ferma lì,adesso arriva la acconciatrice.
-Sì,balia.
Mi sbendò. Josefine uscì dalla stanza,corsi allo specchio dove avevo riposto le pinzette e il lacci colorati per capelli. Avevo indosso un magnifico abito dorato con ricamate delle decorazioni argentate,sul letto c’era una pelliccia bianca. Non capivo il perché di tutto questo. Cosa sarebbe dovuto succedere? Forse ci venivano a trovare dei parenti lontani,d'altronde non conoscevo nessuno della nostra famiglia,i nonni erano morti,il marito di mia madre era figlio unico e i fratelli di mia madre,per quanto ne sapevo,potevano essere mancati da un pezzo, o addirittura non essere mai nati. L’arrivo di una signora anziana e di buona presenza freno il turbinio di pensieri che mi sovrastava la mente.
-Buongiorno signorina Elisa.
-Buongiorno a lei signora.
-Ti chiedo solo di stare ferma mentre lavoro e se è possibile di non parlare.
-Va bene,se devo sto anche zitta.
Gli feci un sorriso,in modo che capisse che scherzassi,ma non ricambio,restò seria,non parlò e non fece rumore per tutto il tempo. Appoggio sul letto una grossa borsa,di buona manifattura a quanto pareva. Su di un lato aveva lo stemma di Jean Louis,una “J” e una “L” incrociate tra loro. Da essa tirò fuori ogni sorta di oggetto,cilindri di legno,di ferro e oli,tantissimi tipi di oli. Avevo uno chignon legato con un cordino verde chiarissimo. La donnona mi fece sedere accanto alla vasca e con un piccolo recipiente mi bagnò i capelli ancora legati. Poco dopo slego il laccio,ormai completamente zuppo. I capelli caddero nel recipiente creando una piccola onda. La signora me li insaponò e me lì sciacquò. Non so cosa volesse farmi ai capelli.
Me li frizionò con un asciugamano fino ad asciugarli quasi del tutto,avevo solo le punte lievemente bagnate. I miei capelli ricci erano neri,neri corvini. Me  li raccolse tutti con un laccio in cima alla testa,e poi creò una cascata movimentata dai ricci che creavano una forma irregolare. Mi scendevano sulle spalle,alcuni davanti,altri dietro. Arrivo Josefine,la donnona uscì e parlò con lei. Dopo qualche istante rientro con uno scrigno di velluto blu. Al suo interno non sapevo cosa ci fosse,ma vista la cura con cui era stato costruito il cofanetto doveva essere qualcosa di davvero costoso e speciale,unico al mondo. L’acconciatrice iniziò ad estrarre ciò che sembrava una collana molto piccola. Posiziono la parte circolare intorno al punto in cui aveva cinto i capelli. L’oro sul nero risplendeva moltissimo. Da codesto cerchio partiva una parte più lunga,che arrivava sino al centro della fronte. Terminava con uno smeraldo. Quando mi guardai allo specchio rimasi a bocca aperta. Come avevo intuito era una cosa straordinaria. Uno di quei gioielli indiani,di cui senti parlare solo in alcune storie.
Josefine si affacciò dall’uscio della porta. – Elisa scendi? I tuoi genitori e i tuoi ospiti ti aspettano.
Mi diressi fuori dalla camera,proseguii lungo lo stretto corridoio e  mi ritrovi nella grande scalinata. Iniziai a scendere,uno scalino dopo l’altro. Avevo paura di cadere a causa dei tacchi che mi aveva fatto indossare mia madre. Mi continuavo a chiedere chi fossero i miei ospiti,o meglio i nostri ospiti. Il grosso lampadario in mezzo alla stanza ornato di grossi cristalli brillanti non mi permetteva di vedere di più del loro corpo.
                                                                                                                                                   
     
                                                                                                                                                          Chi
erano?
  
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