Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    16/06/2007    4 recensioni
[Ultima revisione: 4/11/2010] - Io giuro, solennemente, che sarò fedele al mio Stato e al mio Maharaja, qualsiasi cosa accada, fino alla fine dei miei giorni. Veglierò sui Principi, preservandone l'incolumità. La mia vita, per la loro vita. Ora e sempre. Niente farà vacillare le mie convinzioni, niente mi distoglierà dall'adempimento dei miei doveri. Sul mio onore, io giuro.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Mamoru Izawa/Paul Diamond
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Profumo d'Oriente' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Maharajakumar

- Capitolo 2 -

“Vostra Altezza, il vostro comportamento è assolutamente inaccettabile!” aveva sbottato il Gran Consigliere Kitazume con le mani ai fianchi, tirando su gli occhiali in un gesto stizzito. “Non potete saltare una lezione per bighellonare all’interno dei giardini del palazzo! Vostro padre era furente e ne aveva perfettamente ragione!”
“Sì, Gran Consigliere, ne sono profondamente dispiaciuto.” aveva risposto Yuzo in tono neutro, mantenendo uno sguardo basso. A dire il vero non gli importava assolutamente nulla che l’uomo lo stesse rimproverando e nemmeno che suo padre fosse arrabbiato.
Dopo essersi sfogato con Kerasu, era tornato indietro per cercarlo e chiedergli scusa del suo comportamento e per essersela presa con lui, ma non era riuscito a trovarlo da nessuna parte. Solo allora aveva incontrato Madama Kara, che lo aveva fermato con espressione preoccupata sul viso.
“Vostra Altezza!” aveva esordito, prendendolo per un braccio “Grazie agli Dei state bene, ma dove siete stato? Il Consigliere vi sta cercando dappertutto e vostro padre è inavvicinabile! Presto! Correte subito nella Biblioteca-” ma si era fermata, notando il rossore dei suoi occhi “Vostra Altezza… state bene?” aveva domandato addolcendo il tono. Lui aveva annuito e sorriso leggermente.
“Sì, Madama… benissimo.” accompagnando le sue parole con un piccolo inchino, allontanandosi in direzione della Biblioteca, dove ora il Consigliere lo stava severamente rimproverando.
“Spero vivamente che non ricapiti mai più una cosa simile, Vostra Altezza.” concluse l’uomo, annuendo con decisione.
“Sì, Gran Consigliere, non succederà più.” fece eco con la stessa mestizia.
“Potete andare, ora. Dovete riposarvi.” lo congedò l'uomo, facendogli un profondo inchino cui lui rispose con fredda cortesia, volgendogli le spalle e lasciando l’enorme stanza.
A passi lenti si incamminò verso il suo alloggio, attraversando i lunghi corridoi illuminati dalle lampade appese. Il buio era già sceso da un po’ e lui non aveva nemmeno cenato. Poco male, non aveva appetito.
Silenziosamente, scivolò oltre la porta della sua camera invasa dall’oscurità e rischiarata solo dalla luce lunare che proveniva dalla terrazza dalle imposte aperte e le tende oscillanti alla piacevole brezza che l’assenza di sole aveva finalmente portato con sé.
Il gatto Ryo alzò il muso in direzione dell’ingresso, vagliando la presenza dell’ospite. No, non era l’erede diretto del Maharaja e tornò a sonnecchiare, comodamente acciambellato.
Yuzo rimase con le spalle alla porta per qualche secondo, ad osservare il lieve ondeggiare delle tende alla bava di vento, emettendo un profondo sospiro. Si diede una leggera spinta, avvicinandosi al letto e buttandovisi sopra a peso morto con il viso rivolto al soffitto e facendo sobbalzare il birmano che scattò in piedi.
“Speravo di trovare Kera…” disse, parlando proprio a quel gatto che era il suo unico interlocutore e confidente. Quest’ultimo gli si avvicinò, miagolando e facendo le fusa, come avesse voluto dimostrargli il suo affetto e fosse riuscito a capire davvero le sue parole. Il Principe si tirò a sedere, prendendolo in braccio e carezzandogli il pelo lungo e morbido. “…oggi sono stato davvero scortese con lui e non se lo meritava. Mi ha sempre dato il suo appoggio e rassicurato sul futuro… questa volta ho proprio esagerato.”. E continuò a far scivolare le dita sul manto chiaro di Ryo che si era raggomitolato sulle sue gambe, godendosi la sua dose di coccole. D'un tratto, però, qualcosa sembrò interrompere la quiete del micio che alzò il musetto scuro di scatto; gesto che attirò l’attenzione del Principe.
“Qualcosa non va, Ryo?” il gatto rizzò il pelo, scendendo con un balzo dalle sue ginocchia ed avvicinandosi alle tende del balcone, prendendo a soffiare minaccioso.
“Ryo? Cosa c’è?” si alzò, avvicinandosi a lui. Solo allora si accorse di un’ombra scura che la luce della Luna disegnava sul pavimento. Mosse rapidamente lo sguardo alla terrazza, sul cui bordo sembrava esserci qualcuno.
“Chi è là?” domandò, leggermente spaventato “Chi c’è?!”
Shhh…” si sentì rispondere e si azzittì di colpo, avanzando ancora, oltrepassando il muro divisorio ricreato dalle tende.
“Fate piano, Vostra Altezza, o le guardie davanti alla vostra porta si accorgeranno di me.”
Gli occhi di Yuzo si allargarono al suono di quella voce. La conosceva. Era sicuro di averla sentita… era sicuro che appartenesse a…
La figura sconosciuta saltò giù dal bordo su cui era rimasta appollaiata, poggiando un ginocchio a terra e tenendo il capo chino, in reverenziale saluto. I capelli lunghi brillavano dell’argento lunare.
“Sono il cadetto Izawa, Vostra Altezza.”
Proprio lui, come aveva pensato; quasi non gli parve vero di averne riconosciuto la voce ancor prima di averne visto il viso. D'istinto, Yuzo arrossì, quasi senza rendersene conto. Rapidamente cercò di riscorsi dalla sensazione di sorpresa nel ritrovarselo lì e si avvicinò a lui, inginocchiandoglisi davanti.
“Cosa fai qui?!” domandò preoccupato “Se ti scoprissero, mio padre-” ma l’altro alzò una mano sfiorandogli appena le labbra, fermando le sue parole.
Ignorando le ansie del Principe, il cadetto rimase a fissare il suo sguardo, contravvenendo ad un’ennesima regola. “Vostra Altezza, sono perfettamente consapevole di quello che sto rischiando in questo momento. Ma io sono un cadetto della guardia ed il mio compito è servire il Maharaja e i kumar.”
Yuzo rimase come ipnotizzato ad osservare il viso del giovane, dallo sguardo severo, illuminato dal riflesso della Luna alta sopra le loro teste, e gli occhi scuri, brillanti del riverbero.
Scosse lentamente il capo. “Io… non capisco…”
“Vostra Altezza, è vero che non avete mai visto la Città?” domandò Mamoru aggrottando le sopracciglia, conferendo al suo viso un’espressione dispiaciuta.
Il Principe sospirò. “Mi è concesso uscire dal palazzo solo durante le occasioni pubbliche. E tutto quello che ho visto della Città è la strada che unisce il Palazzo al Tempio. Niente di più.”
“Allora, Vostra Altezza, indossate l’abito meno appariscente e ricco che avete. Vi ci porto io.”
Yuzo sbatté velocemente le palpebre, rimanendo con la bocca semiaperta e l’espressione tra l’incredulo ed il confuso. “Cosa?!”
“Volete venire con me?” domandò l’altro “Vi mostrerò la Città che non avete mai visto, perché non è giusto che Vostra Altezza debba restare confinato tra queste mura.”
“Tu… tu mi porterai davvero… fuori?” chiese in conferma, quasi non riuscendo a credere alle parole del cadetto, né al fatto stesso che lui davvero si trovasse lì e gli stesse parlando.
Mamoru annuì. “Ovunque Vostra Altezza voglia andare. Per questa notte, sarete una persona libera.”
Il Principe rimase ad osservare i suoi occhi per qualche altro istante, metabolizzando quello che gli aveva appena detto.
Una persona libera.
Lontano dal palazzo, da suo padre che a stento gli permetteva di respirare, dal Consigliere e le sue ciarle... in Città. Solo lui... e Mamoru.
Le sue labbra si distesero in un ampio sorriso, snudando i denti bianchi e perfetti. Gli occhi di nuovo pieni di vitalità.
“Mi cambierò in un attimo!” disse, alzandosi in piedi e frugando rapidamente negli armadi alla ricerca dell’abito più umile che avesse, per poter passare inosservato una volta fuori.
Nel vederlo così improvvisamente rianimato, percependo gioiosa trepidazione nella sua voce, il cadetto Izawa si lasciò sfuggire un sorriso. Quello che stava facendo era una vera pazzia, ma questa stessa stava sortendo l’effetto desiderato e nient’altro ebbe più importanza.
Attese presso la balconata che il Principe si preparasse e lo fece davvero in un attimo, come gli aveva detto.
“Dici che così sono poco appariscente?” gli domandò, comparendo tra le tende e permettendo al cadetto di osservarlo. Mamoru annuì, abbastanza soddisfatto. Per quanto sembrasse comunque un giovane di nobile lignaggio – anche per il suo portamento elegante – , il kurta[1]ed il churidar[2] di un tenue beige e la lunga sciarpa arancio che indossava, potevano andare bene per quella notte.
“Va bene...” disse con un sorriso “...anche se Vostra Altezza sembra sempre un Principe.”. L’altro arrossì a quel complimento, ringraziando l’oscurità notturna che riusciva a celarlo alla vista del cadetto.
“Non prendermi in giro!”
Ma Mamoru scosse il capo, aggiungendo con serietà. “Non mi permetterei mai.”. Incredibilmente, questo lo fece arrossire ancora di più, poi, Yuzo gli vide tendere una mano verso di lui. “Venite, Vostra Altezza, è ora di andare.”
Il Principe osservò la sua mano, con perplessità. “U-usciamo dalla terrazza?!”
“Certo, Vostra Altezza. Dovremmo scalare il muro.”
“I-io non l’ho mai fatto...”
Il cadetto sorrise. “Questa sarà la notte delle vostre ‘prime volte’. E comincerete col saltare giù dal balcone.”
Saltare giù dal balcone! La metteva in termini decisamente facili, visto che lui era allenato! Però... ne era terribilmente galvanizzato e non riusciva a spiegarsi il perché. L’idea stessa di mettere nel sacco suo padre, e fare tutto ciò che lui gli aveva sempre proibito, lo caricava come una molla. Ne era anche terrorizzato, questo era ovvio: se il Maharaja l’avesse scoperto, avrebbe tirato giù l’ira degli Dei! Ma se si fosse tirato indietro, continuando a temere suo padre... avrebbe davvero finito col perdere tutte le cose belle che la vita, a diciotto anni, sapeva offrire.
Il Principe annuì con decisione, caricando di rivalsa il suo sorriso, ed afferrò la mano che Mamoru gli aveva teso. “Portami fuori.”

*

Scendere lungo la balconata si presentò più divertente di quanto avesse mai immaginato.
Beh, suo fratello e anche Mamoru – se fosse stato da solo – ci avrebbero messo davvero un attimo rispetto a lui, ma quando riuscì a toccare terra, senza essersi rotto l’osso del collo, si sentì davvero soddisfatto di sé stesso.
“Complimenti, Vostra Altezza, siete stato molto più bravo del previsto.” mormorò Mamoru, annuendo.
“Dici sul serio?”
“Certo. Ed ora venite: dobbiamo attraversare il giardino e scalare il muro di cinta.” e, prendendolo nuovamente per mano, se lo trascinò dietro, immergendosi nella fitta vegetazione del parco al centro del quale sorgeva il castello.
Furtivi come ladri, strisciarono tra alberi e cespugli, stando ben attenti a non fare il minimo rumore. Ogni tanto, Mamoru fermava la loro corsa, nascondendosi improvvisamente dietro un qualunque riparo che il bosco poteva offrire, premendolo contro quello che poteva essere il tronco di un albero, il muro verde di una siepe, una fontana e facendogli segno di non dire nemmeno una parola; quasi di non respirare.
Poi, la guardia di ronda, che il cadetto aveva avvistato, passava lentamente e superava il loro nascondiglio, permettendo loro di avere nuovamente la via libera e di continuare a scivolare come ombre notturne.
Yuzo lo aveva capito subito che Mamoru era in gamba. E vederlo destreggiarsi con maestria tra i pericoli della loro fuga, non faceva altro che confermare i suoi pensieri. E poi… non gli dispiaceva affatto il modo in cui gli teneva la mano. Gli trasmetteva protezione e complicità in quel venir meno alle regole, che riusciva a scacciare la paura di essere colti sul fatto.
“Eccoci.” la voce del cadetto lo distolse dai suoi pensieri, indicandogli le alte mura che cingevano il palazzo del Maharaja.
“E’… è altissimo…” mormorò intimorito e guardandolo con occhio critico.
“Sì, è più alto…” annuì Mamoru “…ma oltre questo muro c’è uno degli alberi sacri. Non può essere abbattuto, quindi ci fornirà una discesa molto più comoda.”. Il cadetto non perse tempo e cominciò ad inerpicarsi, afferrando i mattoni più sporgenti che offrivano maggiori appigli. “Seguite il mio percorso, Vostra Altezza, l’ho già testato!”
Yuzo annuì, non riuscendo a trattenere una piccola risata. “L’hai già testato? Devo dedurre che sei sgattaiolato spesso fuori, anche quando non dovevi?” ed il cadetto arrossì violentemente, cercando di non perdere l’equilibrio.
“Beh, ecco… veramente…”
Il Principe gli tenne dietro, seguendo tutti i suoi movimenti. “Non preoccuparti, non lo dirò a nessuno…” poi aggiunse, riuscendo a trovare divertente anche l’essere a sei-sette metri di altezza dal suolo “…sperando di arrivare dall’altra parte senza romperci qualcosa!”
Mamoru raggiunse la sommità del muro rapidamente, cominciando la discesa e scivolando sul tronco contorto dell’albero sacro.
Quando il Principe arrivò in cima, invece, rimase per un attimo a cavalcioni del muro, con le gambe ciondolanti del vuoto. La Città, che poteva vedere da lì, era un vivaio di luci e colori. Così bella e vicina come non lo era mai stata per lui. Ma guardò anche dietro di sé. Il castello era, differentemente, buio e silenzioso. Solo le luci esterne illuminavano i contorni sontuosi della costruzione; di certo un’immagine imponente, ma fredda, distaccata. Una trappola per ingenui.
“Vostra Altezza?” si sentì chiamare piano e Mamoru lo osservava fermo tra i rami. “Va tutto bene? Venite, prima che quelli della ronda si accorgano di voi.”
Yuzo annuì, muovendosi lentamente e stando attento a non mettere un piede in fallo. Il cadetto era tornato leggermente indietro, tendendogli la mano per aiutarlo e lui la strinse, lasciandosi cadere sul tronco solido ed afferrandosi, con l’altra libera, ad uno dei rami, per non perdere l’equilibrio. Scendere dall’albero fu molto più semplice ed in un attimo toccarono terra.
Mamoru si guardò rapidamente intorno: nessuna guardia, la via libera così cominciò a correre, attraversando la strada ampia che divideva il castello del Maharaja dalle abitazioni più esterne della Città. Si fermò in un vicolo buio, dal quale era possibile vedere uno scorcio del palazzo. Yuzo si fermò accanto a lui, poggiandosi con la schiena alla parete dell’abitazione, riprendendo fiato.
“Siete fuori, Vostra Altezza.” esordì il cadetto, rivolgendogli un sorriso. “Siete finalmente fuori.”
Il Principe diede un’occhiata a quello spiraglio di castello, con il petto che si alzava ed abbassava velocemente, ed un sorriso che andava distendendo adagio le sue labbra.
Fuori.
Libero.
Per una sola notte, ma libero.
Si volse a guardare Mamoru, entusiasta; gli occhi che brillavano di così tante cose da lasciare il cadetto spiazzato per un attimo. “Ed ora? Dove andiamo?”
“Ovunque Vostra Altezza desideri andare. Io e la Città...” rispose l'interloquito, profondendosi in un profondo inchino. Con la mano indicò l’uscita del vicolo, dal quale era possibile vedere persone in movimento e sentire voci e suoni “...siamo a vostra completa disposizione.”
Lui incrociò le braccia al petto. “Puoi anche non essere così formale. In questo momento, non sono il tuo Principe.”
Mamoru arrossì, spalancando gli occhi. “Co-cosa? No! Non potrei mai... voi... voi siete sempre il mio Principe... non potrei mai mancare di rispetto a Vostra Altezza...”
Ma Yuzo sorrise. “E’ Vostra Altezza che te lo chiede. Chiamami Yuzo: qualcuno potrebbe insospettirsi se ti sentisse usare il mio titolo nobiliare.”.
Il cadetto convenne come il Principe non avesse tutti i torti. Spostò lo sguardo al suolo, piuttosto in difficoltà. “A-avete ragione Vostra Altezza, però...” tossicchiò, cercando di riprendere sicurezza “...va... va bene se, quando siamo soli, continuo a chiamarvi ‘Vostra Altezza’?” si arrischiò a proporre, cercando un compromesso: lui era solo un cadetto, chiamarlo per nome era un onore troppo grande.
Yuzo sorrise del suo imbarazzo, ma acconsentì, non volendo metterlo in ulteriore difficoltà. “Va bene.” disse e l’altro annuì soddisfatto.
“Il mio nome invece è...”
“Mamoru.” lo anticipò il Principe, facendolo restare nuovamente sorpreso.
Stavolta fu Yuzo a trovarsi in difficoltà, muovendo lo sguardo altrove e passandosi una mano dietro la nuca. “E-ecco... stamattina ho... ho visto che ti stavi allenando...”. Subito agitò le mani davanti a sé, imbarazzato. “No! Non ti stavo spiando, giuro! Eri nel cortile... e... mi sono fermato ad osservare... e... sei veramente molto bravo! Ed uno dei comandanti ti... ti ha chiamato per nome... ecco.” Oddei! Adesso era convinto che avrebbe pensato malissimo di lui.
Invece, il cadetto sorrise, facendo un reverenziale inchino. “Grazie, Vostra Altezza. Per me è un onore sapere di aver suscitato il vostro interesse.”
“Davvero?!” fece eco “Quindi... non pensi che io possa essere inopportuno, se ogni tanto... mi fermo per vedere come vi allenate?”
“Assolutamente no! Vostra Altezza, voi siete il Principe! Potete fare quello che più desiderate...” poi si corresse, ripensando a tutti i paletti che gli imponeva il Maharaja “...cioè, non proprio tutto, ma quasi. E poi... è un motivo in più per dare il massimo... sapere che il Maharajakumar mi osserva.”
Stavolta fu il Principe a ringraziarlo per quelle parole, ma costringendo lui ad agitare le mani. “Grazie, grazie mille!"
“No, ma che fate! Vi... vi inchinate davanti a me?! Ma non dovete farlo! Sono io che devo inchinarmi davanti a voi!”
Yuzo rise di gusto. “Ti stai preoccupando dell’etichetta, per caso? In questo momento, puoi anche dimenticarti che esista!” poi fece qualche passo verso l’uscita del vicolo, sistemandosi la lunga sciarpa con un gesto deciso. “Allora? Andiamo?”
Mamoru sorrise, affiancandolo. “Andiamo!” acconsentì, pensando che il Principe fosse una persona davvero speciale.

*

L’ultima volta che Yuzo aveva visto tanta gente tutta insieme, era stato al matrimonio di un suo lontano cugino, Kojiro dello Stato degli Hyuga, l’anno prima.
Per quanto avessero la stessa età, Kojiro era già il Maharaja del suo Stato, poiché il padre era morto prematuramente.
Yuzo nutriva una profonda ammirazione nei suoi confronti. Suo cugino era forte, severo ma giusto; lo stato degli Hyuga era florido, ma temuto e per questo decisamente tranquillo. E poi la sua Maharani[3], Maki, era assolutamente deliziosa, forse perché era una Principessa fuori da tutti gli schemi e convenzioni. Suo padre non è che la approvasse molto, troppo spigliata e diretta per i suoi gusti, mentre lui e Kerasu l’avevano presa in immediata simpatia proprio per il suo frizzante modo di fare.
Al loro matrimonio erano intervenuti praticamente tutti i Maharaja più importanti del continente, con le rispettive famiglie, accorsi anche per ribadire la loro non belligeranza.
Solo una volta, uno Stato aveva provato ad attaccare quello degli Hyuga, lo stato degli Urabe, ma erano stati annientati senza pietà. Da allora, nessuno si era più arrischiato a commettere simili sciocchezze.
Il vociare confuso, strappò Yuzo dai suoi ricordi, ritrovandosi come frastornato in quella girandola di luci e colori, di via vai veloce di gente, di canti e suoni e grida e chiacchiere.
Mamoru gli lanciò un’occhiata sorridente, nel vedere l’espressione estasiata sul suo viso. Gli sembrava quasi un bambino che vedeva il mondo per la prima volta, ed in fondo, la situazione era la stessa: gli occhi grandi spalancati, la bocca semiaperta e la testa che ruotava come quella di una bambola, carpendo ogni più piccolo movimento o immagine.
“Questa è la via principale.” gli disse, attirandosi la sua attenzione, prima di immergersi nella fiumana di persone, cominciando a camminare. “Ci sono i negozi più belli ed importanti.”
Il Principe rimase un attimo immobile, prima di seguirlo, titubante. Per lui, che era sempre stato circondato dalla scorta quando si muoveva in compagnia del padre, ritrovarsi da solo, in mezzo a gente sconosciuta, gli faceva uno strano effetto, ma era come una piacevole vertigine.
Mamoru si volse ad osservarlo, mentre le persone passavano intorno a lui dirette alle proprie destinazioni, senza curarsi di avere il loro Principe ad un passo. Quest’ultimo indugiò ancora un secondo, osservando la punta dei suoi piedi, prima di alzare lo sguardo ad incrociare quello del cadetto che lo stava aspettando. Sorrise e cominciò ad avanzare, immergendosi nella realtà cittadina che lui aveva solo intravisto di lontano. Zig-zagando tra le persone, che tranquillamente ignoravano la sua presenza, raggiunse Mamoru, che lo osservò con leggera preoccupazione. “Va tutto bene?”
“Sì...” disse lentamente, facendo un profondo respiro e catturando tutti gli odori più strani che la Città sapeva offrirgli. “...va tutto bene.” gli rivolse un sorriso di quelli sinceri che suo fratello diceva sempre avesse perduto.
Presero a camminare in quel ricettacolo di vita, con il Principe che si fermava estasiato ad ammirare ogni vetrina. Botteghe di artigiani, fabbri; venditori di spezie, banchi di mercato; c’era talmente così tanto da vedere e scoprire, che non sarebbe mai potuta bastare una sola notte per conoscere tutto. E Mamoru continuava a rispondere a tutte le sue domande e curiosità.
“E questo cos’è? E a che serve? E come funziona? Dici davvero? Non lo avrei mai detto!” per poi tirarselo dietro al banco successivo e ripetere le stesse domande, cui il cadetto non si sarebbe mai stancato di rispondere. Perché lui avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché il suo Principe avesse continuato a sorridere come stava facendo in quel momento.
“Avete fame?” gli domandò d’un tratto, attirandosi la sua attenzione.
Ora che glielo faceva ricordare, sì, aveva un certo languore. Non aveva toccato cibo al castello, ed il suo stomaco cominciava a farsi sentire. Però indugiò. “Non ho denaro con me: mio padre dice che io non ne ho bisogno, dato che sono sempre al palazzo…”
Ma Mamoru scosse il capo, assumendo l’espressione di chi la sa lunga. “Non preoccupatevi, non ci serve.”. Yuzo sbatté velocemente le palpebre senza riuscire a capire.
Il cadetto lo prese per un braccio, infilandosi rapidamente in un vicolo e snodandosi per tutta una serie di vie e viuzze più strette e buie, fino a riemergere nei pressi di un’abitazione corredata da un ampio, ma poco curato, giardino. Le erbacce crescevano incolte fino ad una sessantina di centimetri dal suolo.
La casa in sé era fatiscente e semi-diroccata. Oddei, sarebbe anche stata carina se il proprietario se ne fosse preso maggiore cura, come anche il giardino del resto.
“Che facciamo qui? Ci vive qualcuno che conosci?” domandò il Principe, guardando la casa con curiosità.
“Più o meno.” rispose l’altro “Ma non è quello il nostro obiettivo!”. Dopo aver scrutato nell'intorno, prese un paio di tavole in legno, abbandonate lungo la staccionata che delimitava la proprietà, le mise in bilico tra due pezzi di pietra. Lentamente salì sopra l’asse, saggiandone la consistenza.
Perfetto.
Reggeva.
Ed allungò una mano ad afferrare delle bellissime mele rosse, che restavano appese al ramo di un albero piantato all’interno del giardino incolto e che sporgevano oltre la staccionata.
“Ma… ma Mamoru!” sbottò il Principe “Questo non è ‘rubare’?!” domandò sconcertato, mentre il cadetto ridacchiava divertito.
“Ricordate: le vostre prime volte!” gli lanciò un frutto, che lui prese al volo con entrambe le mani.
“Ah! Vi ho pescato!” berciò una voce impastata dall’alcol, facendo capolino da una delle finestre dell’abitazione. “Maledetti furfanti! Izawa?! Sei tu, vero?! Ti taglierò quelle dannate mani, un giorno o l'altro! Perché non mangi quelle che vendo a tua madre?!”
Mamoru saltò giù dalla trave, afferrando il Principe per un braccio. “Ecco che arriva il vecchio Kira[4]! Via, diamocela a gambe o quello ci ammazza!” e cominciò a correre, trascinandosi dietro Yuzo, gridando. “Grazie per le mele, signor Kira!”.
“Grazie un corno! Maledetti mocciosi!” continuò a sbraitare l'uomo, agitando animatamente una bottiglia di liquore semivuota. “Te le farò pagare tutte, Izawa!” ma il ragazzo continuò a ridere e correre, scomparendo alla sua vista.
Appena furono abbastanza lontani, Mamoru si infilò in un vicolo, poggiandosi contro il muro di un’abitazione, ridendo, con il Principe accanto a lui che si teneva il petto, piegato in due, cercando di recuperare il fiato.
“Sei… pazzo!” gli disse Yuzo, osservandolo e poggiandosi contro il muro “Per poco… non ci facevamo ammazzare… per una mela?!”
Il cadetto scosse il capo. “No, non ‘una mela’.” precisò “Ma per la mela più buona della Città!” gli disse, dando una rapida lucidata al frutto dalla lucente buccia rosso cremisi. L’addentò con decisione. “Assaggiatela e ditemi se non ho ragione!”.
Il Principe osservò per un attimo il suo profilo dall’espressione sorridente e sicura di sé, poi osservò la mela che aveva tra le mani. Non aveva mai mangiato un frutto senza che questo gli venisse offerto perfettamente lavato, sbucciato e tagliato. Ma addentarlo così sembrava essere una cosa divertente! Abbozzò un sorriso, seguendo l’esempio di Mamoru e dando una lucidata alla mela. Poi, sempre tenendola con ambo le mani, la morse.
Era dolcissima e succosa.
Così maledettamente buona!
Spalancò gli occhi per la sorpresa, emettendo degli strani mugugni di approvazione estatica che attirarono l’attenzione del cadetto. “Avevo ragione?” domandò il giovane con un sorriso.
Mhhhhhh!” fu la prima risposta che ottenne.
“Lo prendo come un sì.”
Mhhh… è… è… la cosa più buona che io abbia mai mangiato!” affermò il Principe, addentandola nuovamente. “E’… tuffa un’altfra cofa!” poi si giustificò “Scufa! Lo fo che… non fi dofrebbe parlafe fon la boffa piena!” e mandò giù il boccone “Ma è davvero buonissima!”.
Mamoru scoppiò a ridere divertito della sua espressione sinceramente estasiata. “Sembrerebbe quasi che voi non ne abbiate mai mangiata una!”
“Più che altro…” spiegò il Principe “…non ne ho mai mangiata una a morsi. Mai assaporata così, come appena staccata dall'albero.” l’addentò ancora.
Il cadetto aggrottò le sopracciglia scure, osservandolo con dolcezza: maledizione, nemmeno una cosa così semplice gli permettevano di fare? Sì, c’era davvero di che esser tristi… ma lui gli avrebbe fatto ritrovare il sorriso, quella notte, e non sarebbe stato mai più il Principe Infelice.

 

Continua…


[1]KURTA e [2]CHURIDAR: Sono abiti tradizionali indiani. Il kurta è una camicia, con collo alla coreana, che può essere di svariate lunghezze e composta da un tessuto leggero. I churidar sono, invece, i pantaloni stretti che spuntano da sotto il kurta. (Esempio di entrambi: *clicca*. Questo è un esempio di kurta lungo, e quei pantaloni che spuntano sono i churidar)

[3]MAHARANI: ovvero la ‘Moglie (Rani) del Maharaja’.

[4]KIRA: il mitico Kozo Kira, l’allenatore ubriacone di Kojiro Hyuga quando giocava al Meiwa. Conosciuto nell’anime come Jeff Turner.


 

...E poi Bla bla bla...

Con questo capitolo ho messo on-line anche la seconda fanart! ^_^Y : Maharajakumar Fanart

Angolino del 'Grazie, lettori, grazie!' XD:

- Sakura Chan: *_____* tesssssssora mia! Sono contentissima che tu ne sia rimasta così entusiasta, davvero, mi fa tantisssssimo piacere!*_* (e sorry se te l'ho tenuta nascosta!XD *_* zorprezina!)

- Lisachan: Sono davvero molto dispiaciuta che la storia non ti sia piaciuta (XD perdona il pessimo giro di parole!), davvero ç_____ç.
In teoria DOVEVA essere una one-shot!XD Ma la storia ha preso il sopravvento, anzi, mi sono trattenuta!XD Se avessi dato retta a tutti gli spunti che mi venivano in mente, ne sarebbero usciti almeno il doppio di capitoli. Per quanto riguarda gli errori: rileggendola con più calma (perché ho dovuto mandartela di fretta, visto che dovevo partire!XD), mentre attendevo i risultati, ne ho trovati a iosa, ma... O__O dove sono le virgole tra soggetto e verbo?!?!?!?!?O__O potrebbe venirmi un colpo apoplettico per questo! Ne ho manomesse numerose, durante la revisione, ma non ricordo se ne avessi trovate di tali!O______O ed è terrificante che io sia talmente rincoglionita da mettere le virgole ad capocchiam!XD Ma ricontrollerò! *sisì*
Sull'utilizzo dei termini stranieri, solitamente sono della tua stessa linea di pensiero. Anche io li ometto il più possibile quando il contesto non lo richiede. In questo caso, però, ho ritenuto che fossero necessari perché è come se facessero parte della stessa ambientazione. Gli abiti, per esempio, non esiste un termine per descrivere un saree, perché composto da diverse parti; idem per una salwar, uno sherwani e così via. Sarebbe come cercare di spiegare un kimono!XD
In definitiva, davvero, mi spiace che non ti sia piaciuta la storia!ç____ç al prossimo concorso, saprò fare di meglio!^___^Y


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto