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Autore: mairileni    03/12/2012    5 recensioni
Una volta ho letto che l'amore è come una dipendenza. Dopamina, Noradrenalina e Feniletilamina non agiscono in modo diverso su un innamorato o su un cocainomane.
Forse il punto è proprio riuscire a smettere.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! *v* 

Come state, EFP?

 

Ecco qui un mio lavorino nuovo, vediamo come va!

Che agitazione, spero tanto vi piaccia!

 

DISCLAIMER: Matt Bellamy, Dominic Howard e Chris Wolstenholme non sono miei, non hanno fatto queste cose, né mi pagano per scriverle.

 

Un grazie speciale a  e n d l e s s l y  <3

Bene, allora buona lettura e recensite, se vi va! ^^

 

pwo_

 

 

*** *** ***

 

 

Useless device
 
 
La lezione di storia continua inesorabile, mentre io inesorabile continuo ad ignorarla.
 
Alla mia destra Matt non sembra troppo più interessato di me, ma almeno ha trovato il modo di passare il tempo, tracciando con un pennarello indelebile nero le linee delle vene sul braccio sinistro.
 
"Hey Matt!"
"Mh?" risponde assente, senza girarsi.
"Ti va oggi di andare al molo?"
"No."
 
Che simpatico il mio amico.
 
"Perché non andarci?"
"Perché andarci?" 
Ok, non ci provo neanche.
"E allora cosa?"
"Vieni da me."
"Ultimamente sembri un disadattato!"
Alza la testa sarcastico:"Hey, Dom." indica la porta:"Si chiama Fanculo e si trova laggiù. Buon viaggio!"
Non riesco a trattenere una risatina soffocata.
 
"Howard e Bellamy!"
No, dai.
"Scusi." esclamiamo all'unisono.
"Di che cosa stiamo parlando?"
Oddio, ma che palle.
Scena muta.
"Allora?"
"Che materia insegna, questa?" mi sussurra Matt a voce bassissima.
La Stevens scribacchia qualcosa e alza il braccio poco dopo, sventolando due foglietti gialli.
 
Matt si alza per entrambi e torna al posto leggendo il suo foglio e porgendomi il mio.
"A quanto pare qualcuno ha provveduto a organizzare il pomeriggio per noi." è il suo cinico commento.
"A quanto pare." è la mia risposta scocciata.
Due ore in aula punizioni dalle quattro alle sei.
E il pomeriggio è andato.
 
Passiamo il pranzo in assoluto silenzio, e non so perché, ma ultimamente Matt è strano. 
 
Non ho nessuna intenzione di farglielo notare esplicitamente, anche perché so che se lo facessi otterrei un sonoro 'fottiti' in risposta, probabilmente seguito da una tipica chiusura a riccio alla Bells.
 
Vediamo se riesco ad estorcergli qualcosa.
 
"Bells."
"Mh?"
"Ti senti bene?"
"Benissimo." risponde, senza guardarmi.
Oggi sarà più difficile del solito.
"È successo qualcosa?"
"Niente di diverso dal solito."
Cinque parole. È già qualcosa.
 
Ho passato abbastanza tempo con Matt, nella mia vita, da imparare a capire come interpretare quello che dice.
 
So che è difficile che menta, perché preferisce nascondere la verità dietro a giochi di parole, piuttosto.
 
'Niente di diverso dal solito.'
 
"Quei coglioni ti hanno dato ancora fastidio?"
"No. Cioè sì, ma non è quello."
Bingo.
"Allora qualcosa c'è!"
"Senti Dom, non rompere, ok?"
Ci siamo quasi.
"È qualcosa che è successo a casa?"
"No."
Esclusi il bullismo, i problemi a casa e la possibilità che mi stia mentendo non so a cosa pensare.
"È... per una ragazza?"
Si lecca le labbra:"... No." stavolta la risposta arriva in ritardo, e con un sussurro.
 
Questa è nuova.
 
"È per una ragazza!" ripeto, con un tono di voce più stridulo.
"E sta' zitto, vuoi un megafono, forse?"
"Da quanto?"
"Ti ho detto che non c'è nessuna ragazza."
"Oh, andiamo Bells!"
 
Sospira, nervoso, poi fa una cosa che non mi aspetto.
Si alza, prende il vassoio, butta tutto nella spazzatura e se ne va.
E io rimango lì come un idiota.
 
"He-Hey, Bells! Aspetta!"
 
Lui continua imperterrito, camminando tra la folla di studenti della mensa.
Riesco a raggiungerlo, spintonando  in malo modo gli altri, e cerco di fermarlo afferrandogli un lembo della felpa.
 
Mi sfugge, quindi lo giro di forza, prendendogli la spalla e probabilmente facendogli anche un po' male.
 
"Ma che cazzo ti prende, Matt?"
 
L'ho gridato, e intorno c'è silenzio, non so se si aspettino una rissa o cosa.
 
Matt mi trapassa con uno sguardo gelido, di quelli che ti si ficcano in testa ed esplodono nelle tempie.
 
"Mi fai male."
La mia mano stringe troppo, ora, sulla sua spalla, e mollo la presa.
 
Lui si gira e se ne va, e io non so fare nulla per impedirlo.
 
Ma che cazzo gli è preso, tutto ad un tratto?
 
Ignoro i mormorii intorno a me, di quelli che si lamentano per la mancata rissa e di quelli che ridono facendo battutine sulla presunta psicolabilità di Bellamy.
 
Sono ancora lì, rimasto di stucco per quella che credo sia stata una reazione esagerata, mentre mi faccio mille domande cercando di capire dove ho sbagliato.
 
Torno al tavolo senza neanche preoccuparmi di buttare la roba che c'è sul vassoio, prendo lo zaino e mi avvio verso casa per avvisare della punizione di questo pomeriggio.
 
Passo dopo passo, il mio stupore lascia spazio al rimorso e al malumore.
 
Matt non mi ha mai parlato prima di una ragazza.
 
"Ciao!"
"Ciao, tesoro, hai passato una bella giornata?"
No. Di merda.
"Sì."
 
Mi affaccio alla cucina, subito alla destra della porta d'ingresso. Mia madre sta ancora finendo di sparecchiare, con la camicetta rosa cipria che si intona con le pareti della cucina.
Alza la testa dal tavolo solo per sfoggiare un largo sorriso, che ricambio debolmente.
"Qualcosa non va, tesoro?"
"N-no, è che... devo tornare a scuola, oggi."
Ora ha proprio smesso e si è messa le mani chiuse a pugno sui fianchi.
"Oh, Dominic... che hai combinato?"
"Nulla di che, io... mi ero distratto."
"Mh." mi rivolge uno sguardo non realmente arrabbiato, come le mamme quando rimproverano i bambini per essersi macchiati.
"Scusa." 
"Per questa volta, eh?" mi sorride ancora.
 
Sobbalzo quando il trillo del telefono mi pugnala i timpani e guardo l'orologio. Le due e mezza. Ho ancora tempo di rilassarmi un po', quindi faccio per salire le scale, dato che l'idea di rispondere non mi sfiora neanche l'anticamera del cervello.
 
Ad ogni gradino sento la voce di mia mamma cambiare umore al telefono, prima contenta, poi cortese, preoccupata, incoraggiante, decisa:"Dominic!" chiama.
Che palle:"Che c'è?" grido senza troppa grazia dal piano di sopra.
"Scendi, c'è la mamma di Matthew al telefono!"
 
La mamma di Matthew al telefono.
Un tuffo al cuore.
Perché la mamma di Matthew dovrebbe volere me?
 
Mi precipito giù dalle scale.
"Chiede se hai idea di dove sia Matthew, non è tornato a casa."
"Non... non lo so, non abbiamo fatto la strada insieme."
"Non ti ha detto cosa avrebbe fatto oggi?"
Non amo mettere nei guai Matt, ma l'insistenza di sua madre mi sta spaventando:"Lui oggi dovrebbe... stare in aula punizioni con me."
Mia mamma riferisce il tutto al telefono, e annuisce più volte ascoltando la risposta.
 
Io mi infilo il cappotto senza neanche pensarci due volte e le faccio un cenno.
 
"Va bene. Certo. Scusa se non siamo stati di ai... Aspetta, comunque ora Dom mi sta facendo segno che sta uscendo a cercarlo. No, ma figurati, non credo proprio sia un peso per lui..."
 
Non sento il resto della conversazione ed esco nel freddo gelido di novembre.
 
So dove sei, Matt. Sei al molo, il posto dove oggi hai esplicitamente detto di non voler andare.
 
E dove potresti essere, altrimenti?
 
"Hey."
Ti giri, il viso bianco circondato dal nero dei capelli e del giubbotto.
Non dici niente, quindi lo prendo come un invito a sedermi accanto a te.
"Pensavo che il molo ti facesse schifo."
Soffi con il naso, ma senza cambiare espressione:"Come mai sei qui?"
"Tua madre ha chiamato a casa mia per sapere dove fossi."
Annuisci per qualche secondo:"Er... senti, a proposito... di oggi, io..."
"Sei perdonato, Bells."
"Non voglio dire quello." mi tronchi freddamente, lasciandomi di sasso.
"Io... non devi più toccare l'argomento, ok? Non devi azzardarti a farlo."
 
Non capisco. Non capisco, non capisco che cosa vuoi dire.
 
"Che...?"
"Non devi azzardarti. Non sono affari tuoi."
 
Ti alzi, e te ne vai, lasciandomi per la seconda volta da solo, a fissare il vuoto senza riuscire a mettere in ordine le idee.
 
Non so quanto resto lì a pensare, ma quando mi giro sei già scomparso.
 
Ti rivedo a scuola, nell'aula punizioni, dove arrivi in ritardo -come sempre-, mettendoti nell'unico banco libero, in prima fila, dalla parte opposta alla mia.
 
Ascoltare il signor Rothman mentre parla di matematica è impossibile.
Non solo perché non capisco un cazzo di matematica, ma anche perché non capisco come né dove io abbia sbagliato con Matt.
 
"Alla lavagna, Bellamy."
Lui si alza senza fare rumore, camminando svogliatamente fino a dietro la cattedra.
 
Osservo i numeri e i segni che scrive con il pennarello, con la sua grafia opinabile.
E mi affascina vederlo con la faccia assorta, mentre conclude i calcoli veloce, con Rothman che cerca di rallentarlo per far capire agli altri il procedimento.
 
Sei sempre stato un genio, tu.
 
Copio gli appunti, senza capire, ma mi conviene farlo, anche perché mi mancherebbe solo l'abbonamento all'aula punizioni.
 
La lezione passa lenta, io fremo dalla voglia di parlarti, tu stai attento a non incrociare il mio sguardo neanche di sbieco, suona la campanella, fuori, voglio proprio vedere se mi eviti ancora.
 
Sì. 
Mi passi davanti come se niente fosse, e lasci di te solo quel profumo buono e intenso, che credo sia il tuo shampoo.
 
Basta, è troppo anche per me.
 
Ti prendo per il braccio e ti faccio accelerare, ignorando i tuoi strattoni e i tuoi deboli insulti.
 
Siamo per strada, ora, quella che di solito facciamo insieme, e non c'è nessuno, oltre noi, perché come se non bastasse ha pure iniziato a nevicare.
 
Ti sbatto con la schiena contro al muro, abbastanza forte da farti capire che sono incazzato, abbastanza piano da non farti male.
 
"Di' un po'!" grido:"Sei impazzito? Così, da un momento all'altro?"
Giri la testa senza guardarmi, e non rispondi, costringendomi a continuare:"Perché, Matt? È per quella... 'cosa'? Va bene, non ne parlerò più! Dimmi solo cosa dovrei pensare!"
"Nulla."
Quasi mi stupisco di risentire la sua voce:"Cosa intendi con 'nulla'?"
"Voglio che tu non pensi nulla."
"Nulla su cosa?" chiedo esasperato.
"Vorrei solo... io... non lo so."
Abbasso la voce, riprendendo con il mio tono normale:"Bells, dimmi cosa vorresti. La avrai. Però smettila di fare così, ok? Non ti porterà a nulla."
"Io vorrei... che tu..."
"Che io...? Cosa?" incalzo.
"Non voglio più... vederti."
 
Come sarebbe...?
Matt.
 
"M-Matt, non... non è questo che vuoi. Ti prego, ti prego, dimmi che c'è. Puoi dirmi tutto, lo sai."
"Lo so."
"E allora!"
"E allora voglio che tu te ne vada! Non voglio che ci frequentiamo più!" sbotti, e hai perso la calma.
"Ma... cosa stai dicendo, Bells?"
"E smettila di chiamarmi con quel nome ridicolo."
 
Mi guardi negli occhi, gelido.
E di nuovo sento la sensazione di freddo che mi trapassa le tempie, ma stavolta prende anche lo stomaco.
 
"Ma... Matt ma..."
"Ascolta, io devo andare. Si sono già preoccupati abbastanza, a casa."
Ti avvii sul lungomare.
"Ma... Matt, aspetta."
Ti giri con un sospiro scocciato, la neve che si incastra tra i tuoi corti capelli neri:"Che c'è?"
Sono fermo, in piedi, senza nessuna posizione in particolare:"Dimmi... almeno perché!"
 
Non mi rispondi, resti lì, a guardarmi, e io a guardare te, per un lasso di tempo indeterminabile.
 
Poi ti volti, e vedo le cose a scatti, perché la neve si è infittita ancora.
Non so cosa dovrei fare in questo momento, quindi ti guardo mentre te ne vai, contando i tuoi passi.
 
Quando arrivo a casa non capisco neanche cosa mi dicano mia madre e mia sorella, non ricordo neanche se l'ho vista, mia sorella, oggi.
 
Entro in camera mia, chiudendomi la porta alle spalle, non so che ore sono e non mi interessa.
 
Mi spoglio fino a rimanere in boxer, anche se fa fottutamente freddo, e mi infilo sotto le coperte.
 
E mi addormento subito, con la gola secca e la faccia bagnata.
 
 
*** *** ***
 
Bene, spero davvero che vi sia piaciuta almeno un pochino!
Se vi va, ditemelo!
 
Cheers! ^^
 
   
 
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