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Autore: _Kappa_    05/12/2012    5 recensioni
L’abito che la ragazza indossava avrebbe dovuto portarla all’altare. Era l’abito che aveva scelto per il giorno del suo matrimonio.
Solo che quando la ragazza aveva scelto l’abito, questo non era lacero e sporco, il velo a terra ai suoi piedi. I merletti non erano devastati, e il pizzo era integro. Inoltre, non era coperto di sangue.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14 Novembre 1852
- Ehlynor? Ehlynor? Siete presentabile? -
- Certo, Padre! -
- Bene.. Cara, vi avevo già accennato al signor Richards? -
L’uomo entrò nella stanza. Era giovane, alto e moro, oltre che bello da far male.
La ragazza rimase letteralmente a bocca aperta.
- Ehlynor.. questo è il signor Richards, il vostro futuro marito. -

*

16 Novembre 1852
- Come siete divertente, signor Richards! -
- Ti prego Ehlynor, dammi del tu.. -
- Certo, Thomas.. -
Il giardino era gelido e deserto, ad eccezione dei due ragazzi che passeggiavano.
Lei si fermò accanto al muro della casa.
- Ehlynor.. –
Pronunciò il suo nome con voce roca e suadente, se lo rigirò in bocca, poi sorrise.
Un brivido – e non fu un brivido di freddo – fece trasalire la ragazza.
- Sei consapevole che a breve diventerai mia moglie, vero? -
Lei annuì guardandolo adorante.
- Io sono un uomo influente, non avrei problemi a trovarmi una donna.. Sai perché tra tutte ho scelto proprio te? - sussurrò avvicinandosi sempre di più.
Lei scosse la testa tremante. Adesso aveva paura.
- Perché tuo padre è ricco.. – le soffiò nell’orecchio – Perché tuo padre è nobile - le afferrò la vita – E perché sei bella -
La baciò con violenza cacciandole la lingua in gola. La giovane si sentì soffocare, lo spinse via in malo modo guardandolo sconvolta.
Capì immediatamente di aver fatto un errore madornale. Gli occhi dell’uomo lampeggiavano di rabbia. Non disse una parola, ma annullò nuovamente le distanze. La ragazza, che aveva tentato di sottrarvisi, si ritrovò schiacciata tra il muro e il corpo del’uomo, che le afferrò i capelli tirandole indietro la testa. La costrinse a baciarlo a forza. Lei piangeva.
Thomas se ne accorse. Sollevò lentamente la mano e la colpì forte in viso.
Ehlynor cadde a terra, i capelli scomposti. Prima che avesse modo di alzarsi, la voce dell’ uomo risuonò gelida – che sia l’ultima volta che io ti veda versare lacrime, non sarò più così clemente -
Fece come per allontanarsi, poi aggiunse: - Ovviamente, non farai parola con nessuno di tutto ciò. –
Scomparve, lasciandola immobile a terra, la guancia bollente e le lacrime che le rigavano il viso.

*

18 Novembre 1852
- Ma cara, non fate così.. - tentò di farla ragionare il padre. – Tra poco sarete sposati, è normale che voglia passare del tempo con voi.. Non vi accadrà nulla di male.. -
Ehlynor si voltò con uno scatto viperino verso suo padre: - Voi dite? -
- Oh, ma certo cara, dopotutto non vi ha mai fatto del male, non è così? –
Lei aprì la bocca per rispondere, poi la richiuse, abbassò il capo e mormorò: - Avete ragione, padre -

*

19 Novembre 1852
Sedeva rigida contro lo schienale della sedia. Il cielo alle sue spalle era di un grigio compatto, color Novembre. La temperatura doveva essere molto bassa, ma all’interno della dimora dell’ Essere, come aveva preso a chiamarlo lei, faceva decisamente caldo.
Lui non c’era. Era stata introdotta nell’ingresso da una servetta giovane e minuta, che l’aveva accompagnata nel salotto, mostrandole una sedia al centro della stanza.
Ehlynor non capiva. C’erano due divani dall’aria molto più comoda, perché mai avrebbe dovuto prender posto proprio lì?
Provò a domandarlo alla fanciulla, che tacque, le indicò nuovamente la sedia e si dileguò con aria sconvolta.
Sedette. Rimase immobile per quelle che le parvero ore, cercando di non ricordare il suo ultimo incontro con l’ Essere.
Improvvisamente, la porta del salotto si spalancò.
Thomas Richards, l’Essere, entrò nella stanza, chiudendo con varie mandate la porta alle sue spalle.
Ehlynor cominciò a tremare, ma cercò di non darlo a vedere, immaginando quella che avrebbe potuto essere la reazione dell’uomo.
- Ehlynor – cominciò senza preamboli – Non mi è per niente piaciuto il tuo comportamento durante il nostro ultimo.. piacevole incontro –
Lei sussultò.
- Dunque, tu sarai presto mia moglie. Ora, quando ciò accadrà, io entrerò a far parte di una cerchia di potenti.. Ecco, non vorrei  che tu, come dire.. rovinassi tutto. Perciò.. –
Le si avvicinò pericolosamente.
- vorrei mettere in chiaro un paio di cose.. –
Ormai era a pochi centimetri al suo viso. Lei non riusciva a controllare il tremito, cosa che non sfuggì all’uomo, che le afferrò il polso.
- tu sei uno strumento.. tu sai che io ti sfrutterò a scopo di soldi, potere.. sesso.. la cosa, ovviamente, non ti sfuggirà con nessuno. Non mi metterai mai a disagio in pubblico.. e qualunque cosa accada, nessuno dovrà mai sentire lamentele da parte tua. Sono stato chiaro? – sibilò.
La ragazza fissò l’uomo negli occhi, inorridita.
- sono stato chiaro, puttana?!? - urlò.
Ehlynor annuì.
- molto bene, allora. – disse con un tono pericolosamente noncurante, lasciando la presa dal braccio della ragazza.
Lei era sconvolta. – Porco – mormorò a mezza voce.
- Allora non ci siamo capiti.. O fai tutto quello che dico.. oppure la tua sorellina passerà dei guai.. -
“Jin. Lei no” pensò. Se prima era sembrata inorridita, non era niente in confronto alla faccia che aveva adesso. – Non oserai.. –
L’Essere si limitò a sorridere malignamente.
- Bastardo! – gridò la fanciulla.
Ovviamente, si accorse troppo tardi dell’errore che aveva fatto.
Con una sola mossa, lui la scaraventò a terra e le fu subito sopra.
- Con le buone resti una puttanella impenitente.. vediamo se così funziona meglio. –
Sollevò il vestito della ragazza, glielo strappò di dosso.
La colpì con un pugno, e lei sbatté la testa sul pavimento, ma rimase cosciente.
Lui la violentò senza un filo di vergogna.
Lei rimase immobile per tutto il tempo.

*

La servetta entrò nella stanza con un’ asciugamano e un catino.
Soccorse Ehlynor, le deterse il viso, il collo, il seno.
Rimosse ogni traccia di sangue dal suo corpo, le asciugò le lacrime.
Prese il vestito e l’aiutò a indossarlo, le pettinò i capelli e li raccolse in una coda, mentre lei cercava in ogni modo di darsi un contegno.
La serva non disse una parola.
Quando ebbe finito, Ehlynor la afferrò per il polso prima che andasse, la guardò con gli occhi colmi di gratitudine, ma non riuscì a dirle nemmeno una parola.
La giovane rispose al suo sguardo supplichevole con un’occhiata carica di orrore e compassione di chi sa che cosa si prova. 

SPAZIO AUTRICE
Dunque.. non so che dire, spero temo di essere stata già piuttosto esplicita.. 
Solo.. spero che abbiate capito l'allusione alla cameriera..
Ps per la cronaca, si legge "Ielinor" u.u
  
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