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Autore: Yangrine    08/12/2012    3 recensioni
Fiction partecipante alla seconda e terza edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2011 e 2012. Cinque capitoli, in pubblicazione per il periodo Natalizio. Capitoli in genere oltre le 1000 parole. Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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A CHRISTMAS CAROL

Capitolo Tre: Presente, Azioni

Autore: Yangrine

Spazio dell’autore: Ringrazio di nuovo chi continua a leggere questo misero componimento nonostante la povertà dello stile e la trama così abusata. Spero che apprezzerete le modifiche che ho apportato alla versione originale e spero che le troviate calzanti al personaggio centrale. Inoltre mi scuso per l’anno passato senza aggiornare, ma il calendario dell’avvento è di nuovo qui, e quest’anno la mia partecipazione continua con ACC!

Note: Fiction partecipante alla terza edizione del “Nero Calendario dell’Avvento”, Natale 2012. Terzo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 08 Dicembre 2012. 1925 (O.o) parole (conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…

Considerazioni: Il capitolo sul passato era quello che più mi interessava, ma in questo capitolo c’è la scena che preferisco. Il fantasma del Natale Passato ci ha portato negli abissi di dolore che hanno portato Temari a costruire il suo presente. In questo brano potremo osservare la realtà che circonda la nostra protagonista. Quella vera, però, non quella che lei immagina! Il tono di questo capitolo è più positivo di quello precedente, ma non vi preoccupate. Avremo tempo per sprofondare di nuovo in baratri oscuri.

Dedica: Questo capitolo sul presente vorrei dedicarlo alla persona che in questo momento è la più importante per me. Il mio fidanzato. Spero che le azioni che compiamo ora siano delle buone basi per quello che verrà.

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“A Christmas Carol”

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Quel maledetto sogno l’aveva innervosita a livelli indicibili. Il sonno l’aveva riaccolta immediatamente, ma non faceva che rigirarsi nel letto ed arrotolarsi nelle lenzuola.

Rinunciò all’intento di dormire dopo minuti interi di agonia. Decise così di prendere una buona tazza di the allo zenzero, giusto per distendere un po’ i nervi.

Con la bevanda fumante tra le mani andò a sedersi vicino alla finestra. Era notte inoltrata, ma alcune case erano ancora festosamente illuminate. Gruppi di amici camminavano per le strade, i visi affondati nelle sciarpe e le mani seppellite nei cappotti imbottiti.

La visione era così rilassante da riuscire a tranquillizzarla.

Scorse nello specchio il suo riflesso. La pelle era pallidissima per il sonno agitato. Gli occhi arrossati, come se avesse pianto per ore.

Eppure lei non aveva pianto. O almeno non ricordava di averlo fatto. Si avvicinò al vetro per scrutare meglio la sua immagine.

Quasi cadde dalla sedia quando vide l’immagine riflessa rivolgerle un pallido sorriso.

Si allontanò da dove era con un balzo. Il cuore le palpitò nel petto con violenza inaudita. Davanti ai suoi occhi una figura slanciata, letteralmente, usciva dal riflesso sulla finestra.

Quando la figura si ritrovò completa e seduta a terra ebbe modo di osservarla meglio. I capelli biondi, gli occhi verdi. Non poteva prendersi in giro. Quella che aveva davanti non era che lei, ma smunta ed emaciata, come se non mangiasse da giorni. Aveva lo sguardo vacuo, ma si notava che vedeva benissimo. La fissava con interesse e appena si mosse gli occhi guizzarono, immediatamente più attenti.

Rimasero accovacciate sul pavimento a fissarsi per qualche secondo, con le braccia strette intorno al corpo alla medesima maniera.

-       Tu, sei…

La figura la guardò sbattendo le palpebre, come se fosse perplessa, poi inclinò la testa di lato come ulteriore segno di dubbio. Fu allora che i capelli le si scostarono dal viso e furono ben visibili le bende sulle orecchie.

Istintivamente Temari portò le dita gelide al viso, tastandosi i lobi come per rassicurazione. Le bende sulle orecchie dell’altra Temari erano spesse e sporche di qualcosa di scuro su cui non aveva intenzione di indagare. Troppo rivoltante rifletterci su; era evidente che non poteva sentirla, inutile spiegarsi la meccanica del fatto. Inoltre non aveva troppi dubbi in proposito. C’erano già molte similitudini con la visione precedente.

Era chiaro che si trovava davanti al secondo degli spiriti.

La cosa stava diventando ridicola, lo scherzo di Shikamaru Nara la stava decisamente inquietando troppo.

Lo spirito continuava a volgere lo sguardo in ogni dove, come se ogni cosa in quella stanza fosse dannatamente interessante. Si alzò da terra e Temari indietreggiò fino al muro con il cuore che le martellava impazzito. La vide mentre sfiorava le coperte e stringeva il cuscino, annusandolo con affetto.

-       Kaa-san…!

Il suo sguardo si perse per alcuni istanti nel vuoto, poi tornò a rivolgersi alla se stessa in carne ed ossa che la fissava sbigottita dal pavimento.

Temari la guardò non osando parlare, in fondo non l’avrebbe comunque udita.

Il fantasma le si accucciò di fronte e assunse la sua stessa posizione.

Si fissarono per lunghi istanti.

-       Che giorno è oggi?

Temari la guardò intensamente, certa di non aver bene inteso.

-       Il 24 Dicembre.

Lo spirito la guardò con aria interrogativa, le fissava le labbra come a cercare di carpirne qualcosa.

-       Che giorno è oggi?

Con mano tremante Temari indicò la finestra, da cui il paesaggio di Konoha, innevato e addobbato a festa, sarebbe stato più esplicativo di qualsiasi risposta non sentita.

La Temari eterea fissò a lungo le luci splendere e la neve fioccare. Poi le porse entrambe le mani.

La Temari reale rimase impietrita al gesto e sbirciò con insistenza i palmi rivolti a lei per molti secondi, poi si decise e li afferrò.

La stanza si sbiadì come in un brutto sogno, non vedeva più il letto, la finestra illuminata non c’era più. Lentamente le pareti si allargavano, la loro tinta grigia diventava pietra e sabbia. Sul fondo della nuova stanza si fece visibile una larga finestra, un paesaggio buio a malapena illuminato da festose luminarie. Davanti alla finestra comparve una massiccia scrivania e poi riconobbe il giovane che vi sedeva.

Era suo fratello Gaara, impegnato nel suo lavoro. Solo, concentrato. Anche il giorno della vigilia di Natale.

Come aveva potuto lasciarlo così?

Era una pessima sorella.

Guardandosi intorno si accorse di essere accovacciata proprio al centro dell’ufficio del Kazekage. Era tutto come ricordava di averlo visto l’ultima volta. Addirittura le cartellette e i documenti erano esattamente come li aveva sistemati lei l’ultima volta.

-       Che giorno è oggi?

Tornò a fissare il fantasma che le rivolgeva un pallido sorriso. Notò che le stringeva ancora le mani. Guardandole meglio si accorse che erano pallide, secche. Le sembrò quasi di scorgere i malleoli delle ossa sporgere dai polsi. Le lasciò immediatamente e tornò a fissare il viso della sua interlocutrice. Era identico a prima, pallido, scavato. Ma inequivocabilmente giovane.

Eppure le sue mani…

Un leggero bussare alla porta la risvegliò dai suoi pensieri.

Si girò subito verso la fonte del rumore. Dalla scrivania Gaara invitò chiunque fosse ad entrare.

Dall’uscio fece capolino la testa castana di Matsuri, calata in un grazioso cappellino di lana.

-       Buonasera, Kazekage-sama. Vostro fratello mi manda a dirvi che vi aspetta per cena e che si sentirà molto offeso se non apprezzerete i suoi sforzi.

Gaara non sembrò minimamente toccato dall’informazione, ma posò la penna e chinò la testa in segno di gratitudine.

-       Ringrazialo da parte mia, Matsuri. E riferiscigli che sarò presto a casa.

Lei chinò la testa con rispetto.

-       Lo farò subito, Kazekage-sama.

Temari notò la ragazzina indugiare sulla porta per un istante di troppo. Dovette accorgersene anche Gaara.

-       C’è qualcos’altro, Matsuri?

Lei si riscosse da qualche pensiero e Temari giurò di averla vista arrossire per un istante.

-       Ecco, mi chiedevo se…

Dal suo posto Gaara la fissava senza espressione, ma sua sorella intuì in lui una certa curiosità. Quando lo vide alzare le sopracciglia con impazienza Matsuri aprì del tutto la porta ed entrò nella stanza. Teneva tra le mani un pacchetto infiocchettato con cura.

-       Mi chiedevo se potesse accettare questo, Kazekage-sama.

L’impeto di inchinarsi fu tale che quasi lasciò cadere il piccolo regalo a terra. Lo tenne avanti con le braccia tese mentre fissava insistentemente il pavimento. Gaara sembrò (quasi) stupito.

-       Sono dei biscotti. Li prepara la mia famiglia ogni anno per Natale. Sarei davvero onorata se voi, che siete il salvatore del nostro villaggio, poteste accettarli.

Dal pavimento Temari fissò sconcertata il fratellino che si alzava dalla sua scrivania e si avvicinava alla ragazza. Lo vide studiare il pacchettino con (quasi) imbarazzo, poi accettarlo con un piccolo inchino.

-       Naturalmente. Sarò ben lieto di accettarlo.

Matsuri si alzò dal suo inchino raggiante, come se avesse ricevuto lei stessa un dono meraviglioso.

-       Dice davvero, Kazekage-sama?

Gaara soppesò il pacchetto e annuì. Si inchinò di nuovo.

-       Certamente. Ti ringrazio molto, Matsuri.

Matsuri saltò entusiasta e si inchinò di nuovo.

-       Grazie mille, Kazekage-sama! Andrò subito da suo fratello a riferire il messaggio.

Veloce come era arrivata, Matsuri era già scomparsa dietro la porta.

Temari sentì di nuovo le mani gelide del fantasma stringere le proprie. Mentre la stanza si offuscava nuovamente riuscì a distinguere delle ultime parole.

-       Ah, e buon Natale, Kazekage-sama!

Intorno a lei le pareti cambiarono ancora.

La forma allungata dell’ufficio diventò squadrata. La pietra e la sabbia vennero sostituite da una piacevole tinta color crema. In ogni angolo iniziarono a fioccare luci e decorazioni. Al posto della grande scrivania del Kazekage apparve un imponente abete addobbato.

D’improvviso tutto si riempì di voci e di suoni. L’odore era buono ed invitante. Tavoli colmi di cibo le furono visibili agli angoli.

Poi la gente. Tanta gente.

In ogni dove comparvero visi nuovi, visi noti. Voci, canti, festeggiamenti.

Riconoscendo i volti di molti degli shinobi di Konoha, dedusse che si trattava della festa a cui voleva trascinarla Shikamaru Nara.

Fu proprio lui ad attirare la sua attenzione.

Nonostante l’aria allegra, il rumore assordante e la presenza dei suoi più cari amici al suo fianco, il volto del genio di Konoha era tutto fuorché un festeggiamento.

-       Shikamaru, dovresti provare questo piatto. Sono sicuro che ti piacerà!

Il suo grosso (non grasso) amico gli porgeva un piatto colmo di pietanze, ma lui lo rifiutò con un impercettibile cenno del capo.

-       Shikamaru, che ne dici di aprire il nostro regalo?

La voce della Yamanaka era apprensiva, gli porgeva un pacco dorato.

Lui lo guardò come se fosse una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, ma pur di non ferirla accettò il dono e lo scartò con noncuranza.

Si trattava di un consistente libro dalla copertina spessa.

-       È un trattato di strategia militare.

Spiegò lei, con voce incerta mentre lo guardava sfogliare distrattamente le pagine.

-       Ne abbiamo scelto uno pieno di immagini. Abbiamo pensato che per te fosse meno… seccante.

Shikamaru Nara continuò a sfogliare il suo nuovissimo libro, poi lo chiuse con uno scatto.

-       Ti ringrazio infinitamente, Ino. Choji.

I due lo guardarono sconsolati mentre ripiombava nella sua totale apatia.

-       Sai, forse potrei provare a parlarle io, che ne dici?

La bionda di Konoha lo guardò di nuovo speranzosa, ma lui le rispose solo con uno sbuffo.

-       Hai voglia di perder tempo? Accomodati pure.

Lei chiuse subito la bocca e si portò le mani in grembo, mortificata. L’amico grosso (non grasso) passò lo sguardo sconsolato dall’uno all’altra.

Dopo un interminabile secondo Shikamaru si alzò battendo le mani sulle ginocchia.

-       Credo che me ne andrò a casa.

I suoi amici lo fissarono a bocca aperta.

-       Ma, Shikamaru, non è ancora mezzanotte. Non abbiamo ancora fatto il brindisi, e nemmeno…

Non si girò neanche a guardarli.

-       Sarà per un’altra volta.

Si tuffò le mani in tasca e costeggiò la folla ridente fino alla porta. Quando se ne andò, chiudendosi l’uscio alle spalle, la stanza fu immediatamente più vuota.

Con estrema apprensione Temari tornò a guardare verso gli amici di Shikamaru e quando trovò la bionda a singhiozzare intristita e l’amico grosso (non grasso) batterle colpetti affettuosi sulle spalle non poté fare a meno di odiarsi a morte per quello che aveva causato.

Quando poi si accorse che tra le braccia di Ino stava un pesante volume rilegato, non poté più guardare e di getto prese le mani della sua sé eterea, che aveva continuato a guardare tutto con occhi spalancati ed espressione incuriosita.

La stanza mutò ancora, le pareti si strinsero e tornarono grigie. Nel giro di pochi istanti si ritrovò nella sua camera.

Lasciò le mani del fantasma e si rannicchiò su se stessa, piena di rimorso.

L’altra sé la guardava inespressiva, l’ombra di un sorriso che le si aggirava sul volto.

-       Che giorno è oggi?

Temari la guardò con intensità, poi fissò di nuovo gli occhi sulla finestra. Forse iniziava a capire. Quando tornò a guardarla il suo aleggiante sorriso era sparito.

-       Perché sei qui?

Non ebbe modo di rispondere alla domanda.

Le mani ancora tese verso di lei sembravano più vecchie che mai. Lentamente tutta la sua figura andò sbiadendosi e raggrinzendosi.

Fissò lo spirito del Natale presente mentre invecchiava come un giorno che finisce. In pochi secondi fu scheletro e fu cenere. Poi più nulla.

Il silenzio si fece pesante nella sua testa.

L’attesa sarebbe stata snervante.

Si raggomitolò su se stessa in un angolo della stanza, temendo il momento in cui anche il futuro avrebbe avuto qualcosa da insegnarle.

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Mi vergogno quasi, a scriverlo, ma DOPO UN ANNO finalmente aggiorno! XD Ma stavolta le mie date per il nero calendario dell’avvento mi porteranno a finirla questa fic, lo giuro!

Allora, inutile dire che la stesura di questo capitolo è stata un parto infinito. Il motivo?

Scarsa ispirazione.

Purtroppo la parte sul presente è sempre quella un po’ più particolare, per cui è stata difficile la scelta del fantasma, così come la scelta delle scene da mostrare.

Al contrario di Karura, la scelta di Temari stessa come fantasma del Natale presente è stata tutto fuorché intuitiva. Credo di aver vagliato milioni di ipotesi, dai fratelli a Shikamaru, ma alla fine ho ripiegato su questa possibilità.

Il fatto che Temari fosse sorda, effettivamente, era un qualcosa su cui sono stata in dubbio fino all’ultimo secondo. L’idea di base era rappresentare la sua ignoranza nei confronti delle cose che le accadono intorno. Credo che sia trasparso discretamente.

Le scene le adoro. Inizialmente volevo metterle in ordine inverso, ma poi mi sono resa conto che la faccenda di Shikamaru era una diretta derivazione di quello che doveva capire da Gaara. Probabilmente se avesse assistito prima alla festa non si sarebbe resa conto di essere l’unica a trascinarsi ancora appresso il peso del passato. In questo la mia Temari eterea è stata molto utile, ha deciso da sola dove portare la sua altra sé stessa.

Per il resto non credo ci sia molto altro da dire. Spero di aver chiarito tutti i punti che desideravo approfondire! Se ci fossero domande sarò ben lieta di rispondere.

Detto questo, rinnovo a tutti l’invito a partecipare al mese più NERO dell’anno! Passate sul nostro forum e ne vedrete delle belle! Felice Nero Calendario dell’Avvento a tutti!

The Black Parade

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Merry Black Christmas

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