A CHRISTMAS CAROL
Capitolo Tre: Presente, Azioni
Autore:
Yangrine
Spazio dell’autore:
Ringrazio di nuovo chi continua a leggere questo misero componimento nonostante
la povertà dello stile e la trama così abusata. Spero che apprezzerete le
modifiche che ho apportato alla versione originale e spero che le troviate
calzanti al personaggio centrale. Inoltre mi scuso per l’anno passato senza
aggiornare, ma il calendario dell’avvento è di nuovo qui, e quest’anno la mia
partecipazione continua con ACC!
Note: Fiction
partecipante alla terza edizione del “Nero
Calendario dell’Avvento”, Natale 2012.
Terzo capitolo di 5, in pubblicazione per il giorno 08 Dicembre 2012. 1925 (O.o) parole
(conta parole di office). Genere banalmente narrativo. Non è che la mia
personalissima interpretazione del meraviglioso Canto di Natale di Dickens. L’unico appunto? Confesso
di aver sfoderato un pizzico della mia sottile vena dark…
Considerazioni:
Il capitolo sul passato era quello che più mi interessava, ma in questo
capitolo c’è la scena che preferisco. Il fantasma del Natale Passato ci ha
portato negli abissi di dolore che hanno portato Temari a costruire il suo
presente. In questo brano potremo osservare la realtà che circonda la nostra
protagonista. Quella vera, però, non quella che lei immagina! Il tono di questo
capitolo è più positivo di quello precedente, ma non vi preoccupate. Avremo
tempo per sprofondare di nuovo in baratri oscuri.
Dedica:
Questo capitolo sul presente vorrei dedicarlo alla persona che in questo
momento è la più importante per me. Il mio fidanzato. Spero che le azioni che
compiamo ora siano delle buone basi per quello che verrà.
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“A
Christmas Carol”
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Quel maledetto sogno l’aveva
innervosita a livelli indicibili. Il sonno l’aveva riaccolta immediatamente, ma
non faceva che rigirarsi nel letto ed arrotolarsi nelle lenzuola.
Rinunciò all’intento di
dormire dopo minuti interi di agonia. Decise così di prendere una buona tazza
di the allo zenzero, giusto per distendere un po’ i nervi.
Con la bevanda fumante tra
le mani andò a sedersi vicino alla finestra. Era notte inoltrata, ma alcune
case erano ancora festosamente illuminate. Gruppi di amici camminavano per le
strade, i visi affondati nelle sciarpe e le mani seppellite nei cappotti
imbottiti.
La visione era così rilassante
da riuscire a tranquillizzarla.
Scorse nello specchio il suo
riflesso. La pelle era pallidissima per il sonno agitato. Gli occhi arrossati,
come se avesse pianto per ore.
Eppure lei non aveva pianto.
O almeno non ricordava di averlo fatto. Si avvicinò al vetro per scrutare
meglio la sua immagine.
Quasi cadde dalla sedia
quando vide l’immagine riflessa rivolgerle un pallido sorriso.
Si allontanò da dove era con
un balzo. Il cuore le palpitò nel petto con violenza inaudita. Davanti ai suoi
occhi una figura slanciata, letteralmente, usciva
dal riflesso sulla finestra.
Quando la figura si ritrovò
completa e seduta a terra ebbe modo di osservarla meglio. I capelli biondi, gli
occhi verdi. Non poteva prendersi in giro. Quella che aveva davanti non era che
lei, ma smunta ed emaciata, come se
non mangiasse da giorni. Aveva lo sguardo vacuo, ma si notava che vedeva
benissimo. La fissava con interesse e appena si mosse gli occhi guizzarono,
immediatamente più attenti.
Rimasero accovacciate sul
pavimento a fissarsi per qualche secondo, con le braccia strette intorno al
corpo alla medesima maniera.
-
Tu,
sei…
La figura la guardò
sbattendo le palpebre, come se fosse perplessa, poi inclinò la testa di lato
come ulteriore segno di dubbio. Fu allora che i capelli le si scostarono dal
viso e furono ben visibili le bende sulle orecchie.
Istintivamente Temari portò
le dita gelide al viso, tastandosi i lobi come per rassicurazione. Le bende
sulle orecchie dell’altra Temari erano spesse e sporche di qualcosa di scuro su
cui non aveva intenzione di indagare. Troppo rivoltante rifletterci su; era
evidente che non poteva sentirla, inutile spiegarsi la meccanica del fatto.
Inoltre non aveva troppi dubbi in proposito. C’erano già molte similitudini con
la visione precedente.
Era chiaro che si trovava
davanti al secondo degli spiriti.
La cosa stava diventando
ridicola, lo scherzo di Shikamaru Nara la stava decisamente inquietando troppo.
Lo spirito continuava a
volgere lo sguardo in ogni dove, come se ogni cosa in quella stanza fosse
dannatamente interessante. Si alzò da terra e Temari indietreggiò fino al muro
con il cuore che le martellava impazzito. La vide mentre sfiorava le coperte e
stringeva il cuscino, annusandolo con affetto.
-
Kaa-san…!
Il suo sguardo si perse per
alcuni istanti nel vuoto, poi tornò a rivolgersi alla se stessa in carne ed ossa
che la fissava sbigottita dal pavimento.
Temari la guardò non osando
parlare, in fondo non l’avrebbe comunque udita.
Il fantasma le si accucciò
di fronte e assunse la sua stessa posizione.
Si fissarono per lunghi
istanti.
-
Che
giorno è oggi?
Temari la guardò
intensamente, certa di non aver bene inteso.
-
Il
24 Dicembre.
Lo spirito la guardò con
aria interrogativa, le fissava le labbra come a cercare di carpirne qualcosa.
-
Che
giorno è oggi?
Con mano tremante Temari
indicò la finestra, da cui il paesaggio di Konoha, innevato e addobbato a
festa, sarebbe stato più esplicativo di qualsiasi risposta non sentita.
La Temari eterea fissò a
lungo le luci splendere e la neve fioccare. Poi le porse entrambe le mani.
La Temari reale rimase
impietrita al gesto e sbirciò con insistenza i palmi rivolti a lei per molti
secondi, poi si decise e li afferrò.
La stanza si sbiadì come in
un brutto sogno, non vedeva più il letto, la finestra illuminata non c’era più.
Lentamente le pareti si allargavano, la loro tinta grigia diventava pietra e
sabbia. Sul fondo della nuova stanza si fece visibile una larga finestra, un
paesaggio buio a malapena illuminato da festose luminarie. Davanti alla
finestra comparve una massiccia scrivania e poi riconobbe il giovane che vi
sedeva.
Era suo fratello Gaara, impegnato
nel suo lavoro. Solo, concentrato. Anche il giorno della vigilia di Natale.
Come aveva potuto lasciarlo
così?
Era una pessima sorella.
Guardandosi intorno si
accorse di essere accovacciata proprio al centro dell’ufficio del Kazekage. Era
tutto come ricordava di averlo visto l’ultima volta. Addirittura le cartellette
e i documenti erano esattamente come li aveva sistemati lei l’ultima volta.
-
Che
giorno è oggi?
Tornò a fissare il fantasma
che le rivolgeva un pallido sorriso. Notò che le stringeva ancora le mani. Guardandole
meglio si accorse che erano pallide, secche. Le sembrò quasi di scorgere i
malleoli delle ossa sporgere dai polsi. Le lasciò immediatamente e tornò a
fissare il viso della sua interlocutrice. Era identico a prima, pallido,
scavato. Ma inequivocabilmente giovane.
Eppure le sue mani…
Un leggero bussare alla
porta la risvegliò dai suoi pensieri.
Si girò subito verso la
fonte del rumore. Dalla scrivania Gaara invitò chiunque fosse ad entrare.
Dall’uscio fece capolino la
testa castana di Matsuri, calata in un grazioso
cappellino di lana.
-
Buonasera,
Kazekage-sama. Vostro fratello mi manda a dirvi che vi aspetta per cena e che
si sentirà molto offeso se non apprezzerete i suoi sforzi.
Gaara non sembrò minimamente
toccato dall’informazione, ma posò la penna e chinò la testa in segno di
gratitudine.
-
Ringrazialo
da parte mia, Matsuri. E riferiscigli che sarò presto
a casa.
Lei chinò la testa con
rispetto.
-
Lo
farò subito, Kazekage-sama.
Temari notò la ragazzina
indugiare sulla porta per un istante di troppo. Dovette accorgersene anche
Gaara.
-
C’è
qualcos’altro, Matsuri?
Lei si riscosse da qualche
pensiero e Temari giurò di averla vista arrossire per un istante.
-
Ecco,
mi chiedevo se…
Dal suo posto Gaara la
fissava senza espressione, ma sua sorella intuì in lui una certa curiosità.
Quando lo vide alzare le sopracciglia con impazienza Matsuri
aprì del tutto la porta ed entrò nella stanza. Teneva tra le mani un pacchetto
infiocchettato con cura.
-
Mi
chiedevo se potesse accettare questo, Kazekage-sama.
L’impeto di inchinarsi fu
tale che quasi lasciò cadere il piccolo regalo a terra. Lo tenne avanti con le
braccia tese mentre fissava insistentemente il pavimento. Gaara sembrò (quasi)
stupito.
-
Sono
dei biscotti. Li prepara la mia famiglia ogni anno per
Natale. Sarei davvero onorata se voi, che siete il salvatore del nostro
villaggio, poteste accettarli.
Dal pavimento Temari fissò
sconcertata il fratellino che si alzava dalla sua scrivania e si avvicinava
alla ragazza. Lo vide studiare il pacchettino con (quasi) imbarazzo, poi
accettarlo con un piccolo inchino.
-
Naturalmente.
Sarò ben lieto di accettarlo.
Matsuri si alzò dal suo inchino
raggiante, come se avesse ricevuto lei stessa un dono meraviglioso.
-
Dice
davvero, Kazekage-sama?
Gaara soppesò il pacchetto e
annuì. Si inchinò di nuovo.
-
Certamente.
Ti ringrazio molto, Matsuri.
Matsuri saltò entusiasta e si
inchinò di nuovo.
-
Grazie
mille, Kazekage-sama! Andrò subito da suo fratello a riferire il messaggio.
Veloce come era arrivata, Matsuri era già scomparsa dietro la porta.
Temari sentì di nuovo le
mani gelide del fantasma stringere le proprie. Mentre la stanza si offuscava
nuovamente riuscì a distinguere delle ultime parole.
-
Ah,
e buon Natale, Kazekage-sama!
Intorno a lei le pareti
cambiarono ancora.
La forma allungata
dell’ufficio diventò squadrata. La pietra e la sabbia vennero sostituite da una
piacevole tinta color crema. In ogni angolo iniziarono a fioccare luci e
decorazioni. Al posto della grande scrivania del Kazekage
apparve un imponente abete addobbato.
D’improvviso tutto si riempì
di voci e di suoni. L’odore era buono ed invitante. Tavoli colmi di cibo le
furono visibili agli angoli.
Poi la gente. Tanta gente.
In ogni dove comparvero visi
nuovi, visi noti. Voci, canti, festeggiamenti.
Riconoscendo i volti di
molti degli shinobi di Konoha, dedusse che si
trattava della festa a cui voleva trascinarla Shikamaru Nara.
Fu proprio lui ad attirare
la sua attenzione.
Nonostante l’aria allegra,
il rumore assordante e la presenza dei suoi più cari amici al suo fianco, il
volto del genio di Konoha era tutto fuorché un festeggiamento.
-
Shikamaru,
dovresti provare questo piatto. Sono sicuro che ti piacerà!
Il suo grosso (non grasso)
amico gli porgeva un piatto colmo di pietanze, ma lui lo rifiutò con un
impercettibile cenno del capo.
-
Shikamaru,
che ne dici di aprire il nostro regalo?
La voce della Yamanaka era apprensiva, gli porgeva un pacco dorato.
Lui lo guardò come se fosse
una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, ma pur di non ferirla accettò il dono
e lo scartò con noncuranza.
Si trattava di un
consistente libro dalla copertina spessa.
-
È
un trattato di strategia militare.
Spiegò lei, con voce incerta
mentre lo guardava sfogliare distrattamente le pagine.
-
Ne
abbiamo scelto uno pieno di immagini. Abbiamo pensato che per te fosse meno… seccante.
Shikamaru Nara continuò a
sfogliare il suo nuovissimo libro, poi lo chiuse con uno scatto.
-
Ti
ringrazio infinitamente, Ino. Choji.
I due lo guardarono
sconsolati mentre ripiombava nella sua totale apatia.
-
Sai,
forse potrei provare a parlarle io, che ne dici?
La bionda di Konoha lo
guardò di nuovo speranzosa, ma lui le rispose solo con uno sbuffo.
-
Hai
voglia di perder tempo? Accomodati pure.
Lei chiuse subito la bocca e
si portò le mani in grembo, mortificata. L’amico grosso (non grasso) passò lo
sguardo sconsolato dall’uno all’altra.
Dopo un interminabile secondo
Shikamaru si alzò battendo le mani sulle ginocchia.
-
Credo
che me ne andrò a casa.
I suoi amici lo fissarono a
bocca aperta.
-
Ma,
Shikamaru, non è ancora mezzanotte. Non abbiamo ancora fatto il brindisi, e nemmeno…
Non si girò neanche a
guardarli.
-
Sarà
per un’altra volta.
Si tuffò le mani in tasca e
costeggiò la folla ridente fino alla porta. Quando se ne andò, chiudendosi
l’uscio alle spalle, la stanza fu immediatamente più vuota.
Con estrema apprensione
Temari tornò a guardare verso gli amici di Shikamaru e quando trovò la bionda a
singhiozzare intristita e l’amico grosso (non grasso) batterle colpetti
affettuosi sulle spalle non poté fare a meno di odiarsi a morte per quello che
aveva causato.
Quando poi si accorse che
tra le braccia di Ino stava un pesante volume
rilegato, non poté più guardare e di getto prese le mani della sua sé eterea,
che aveva continuato a guardare tutto con occhi spalancati ed espressione
incuriosita.
La stanza mutò ancora, le
pareti si strinsero e tornarono grigie. Nel giro di pochi istanti si ritrovò
nella sua camera.
Lasciò le mani del fantasma
e si rannicchiò su se stessa, piena di rimorso.
L’altra sé la guardava
inespressiva, l’ombra di un sorriso che le si aggirava sul volto.
-
Che
giorno è oggi?
Temari la guardò con
intensità, poi fissò di nuovo gli occhi sulla finestra. Forse iniziava a
capire. Quando tornò a guardarla il suo aleggiante sorriso era sparito.
-
Perché
sei qui?
Non ebbe modo di rispondere
alla domanda.
Le mani ancora tese verso di
lei sembravano più vecchie che mai. Lentamente tutta la sua figura andò
sbiadendosi e raggrinzendosi.
Fissò lo spirito del Natale
presente mentre invecchiava come un giorno che finisce. In pochi secondi fu
scheletro e fu cenere. Poi più nulla.
Il silenzio si fece pesante
nella sua testa.
L’attesa sarebbe stata
snervante.
Si raggomitolò su se stessa
in un angolo della stanza, temendo il momento in cui anche il futuro avrebbe
avuto qualcosa da insegnarle.
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Mi vergogno quasi, a scriverlo, ma DOPO UN ANNO finalmente aggiorno! XD
Ma stavolta le mie date per il nero calendario dell’avvento mi porteranno a
finirla questa fic, lo giuro!
Allora, inutile dire che la stesura di questo capitolo è stata un parto
infinito. Il motivo?
Scarsa ispirazione.
Purtroppo la parte sul presente è sempre quella un po’ più particolare,
per cui è stata difficile la scelta del fantasma, così come la scelta delle
scene da mostrare.
Al contrario di Karura, la scelta di Temari
stessa come fantasma del Natale presente è stata tutto fuorché intuitiva. Credo
di aver vagliato milioni di ipotesi, dai fratelli a Shikamaru, ma alla fine ho
ripiegato su questa possibilità.
Il fatto che Temari fosse sorda, effettivamente, era un qualcosa su cui
sono stata in dubbio fino all’ultimo secondo. L’idea di base era rappresentare
la sua ignoranza nei confronti delle cose che le accadono intorno. Credo che
sia trasparso discretamente.
Le scene le adoro. Inizialmente volevo metterle in ordine inverso, ma
poi mi sono resa conto che la faccenda di Shikamaru era una diretta derivazione
di quello che doveva capire da Gaara. Probabilmente
se avesse assistito prima alla festa non si sarebbe resa conto di essere
l’unica a trascinarsi ancora appresso il peso del passato. In questo la mia
Temari eterea è stata molto utile, ha deciso da sola dove portare la sua altra
sé stessa.
Per il resto non credo ci sia molto altro da dire. Spero di aver
chiarito tutti i punti che desideravo approfondire! Se ci fossero domande sarò ben
lieta di rispondere.
Detto questo, rinnovo a tutti l’invito a partecipare al mese più NERO
dell’anno! Passate sul nostro forum e ne vedrete delle belle! Felice Nero
Calendario dell’Avvento a tutti!
¨♥*✫♥, ¨♥*✫♥, ¨♥*✫♥,
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Merry Black Christmas
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……………¨♥*✫♥,
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