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Autore: Gulminar    09/12/2012    5 recensioni
“Sei una guerriera?”
Rivolse uno sguardo privo di emozioni in direzione della voce, una ragazzina sui dodici anni la osservava incuriosita dalla sedia accanto. Aveva lunghi capelli neri e occhi verde scuro, con una sfumatura di giallo. Una bellezza strana, selvatica.
“Sono un medico ninja.” Rispose.
“Non ho mai visto un medico ninja con la spada.” Osservò divertita la ragazzina.
“Era di una persona a cui volevo molto bene.”
“Il tuo ragazzo? È morto in battaglia?”
Alla sua età, Sakura non si sarebbe mai sognata di porre una domanda del genere con tanta leggerezza. Fu tentata di tirare un ceffone a quella ragazzina impertinente.
“Sì.” Rispose, riportando l’attenzione al proprio bicchiere.

Sono passati anni dalla fine della quarta grande guerra ninja, la pace regna ma non per Sakura. Nonostante le promesse fatte agli amici e gli impegni presi con se stessa, c'è qualcuno che non può dimenticare. Quando la speranza si riaccende, seppur flebile e quasi assurda, non può fare a meno di partire per una misteriosa destinazione.
Personalissima interpretazione del mondo di Naruto.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Consiglio di guerra

Reira stava preparando le verdure per la cena, quando Sasuke entrò seguito da Rai e Soma. Venivano dall’accademia e indossavano le consuete maglie nere da addestramento piene di strappi, polvere e sudore si addensavano sulla pelle. Rai porse birre fresche a Sasuke e Soma e si sedette al tavolo di cucina a sorseggiare la propria, contemplando i gesti della sorella. Reira stava facendo a spicchi dei finocchi che poi gettava in una pentola di acqua bollente.
“Stai facendo la spremuta di finocchi?” Volle sapere.
“Hai mai visto fare spremute di finocchi? Li sto lessando, cretino.”
“Era meglio la spremuta.” Commentò Sasuke.
Rai rise, anche Soma sogghignò.
“Non ce lo vuole dire, sta facendo la spremuta di finocchi per Hirokichi.” Insistette Rai rivolto a Sasuke, il quale si dondolava sulle gambe posteriori della sedia e questa volta si lasciò scappare una breve risata a denti stretti.
“Certo, sai che gli piacciono tanto i finocchi.” Assecondò Reira in falsetto.
Hirokichi era il ninja comandante della Porta sud, di frequente citato nei pettegolezzi per i suoi gusti sessuali non esattamente tradizionali. Negli ultimi giorni si era parlato spesso della Porta sud per un ricorrente problema strutturale.
“Smettetela, quanto siete maligni.” Li riprese Soma. “E tu, piccola come sei, non ti ci mettere.” Reira le rivolse una linguaccia.
“Sarà meglio che risolva quel problema alla Porta sud, altrimenti la faccio io con lui la spremuta di finocchio.” Disse Sasuke uscendo dalla stanza.
Rai nascose il volto nelle mani, mentre Reira si accasciava sghignazzando sulle verdure. Soma si appoggiò a uno stipite, dove poté ridere liberamente.


Distolse lo sguardo dal polveroso scenario cittadino oltre la Collina dei ciliegi, chiuse gli occhi per tentare di mettere ordine ai pensieri. Un ricordo, uno dei tanti momenti piacevoli passati con Rai e Soma, uno dei più recenti. Ce n’erano un’infinità che gli si affollavano in testa, che a volte stentava a credere di averli vissuti tutti. Ne aveva passati di simili insieme a Sakura e Naruto, in una vita che, aveva cercato di convincersi, apparteneva a un altro. Non ne aveva goduto appieno per la sua stupidità, li aveva persi per lo stesso motivo. Questi li aveva persi per cause che esulavano da lui, ma ciò non lo rendeva meno amaro. Avvertiva un vuoto dentro che non avrebbe creduto possibile, come se qualcosa fosse stato intento a schiacciargli il torace dall’interno.
Sentì Sakura risalire il fianco della collina alle sue spalle. La riconosceva sempre dal passo, come faceva ormai con tutti. Il pensiero maligno che non avrebbe più riconosciuto Rai e Soma dai loro passi si insinuò fra le righe, dovette scacciarlo insieme a molti altri non meno sgradevoli. Sakura si sedette e gli passò un braccio attorno alle spalle, appoggiandogli la testa contro la schiena.
Ritrovarsi.
Lo aveva desiderato, ma non in quelle condizioni.
“Ci aspettano in Accademia.” Si limitò a dirle.
“Andiamo.” Rispose semplicemente lei.


La notte era calata del tutto, portando la consueta tranquillità. Nessuno sano di mente attaccherebbe i lupi dopo il tramonto. Il nemico ci aveva provato durante la notte delle carte bomba, aveva causato gravi danni ma si era anche scottato le dita, trovandosi addosso il Sommo Ookami scatenato. Le notti successive erano trascorse tranquille, gli attacchi erano avvenuti rigorosamente alla luce del sole. Di notte ci si poteva riunire per discutere il da farsi, senza preoccupazioni.
Hiki Danjyo aveva adibito una delle aule d’accademia a proprio quartier generale. Quando Sasuke e Sakura entrarono, fu chiaro che l’assemblea aspettava solo loro per iniziare.
Il Sommo Danjyo sedeva in cattedra, con l’ormai inconfondibile grembiule grigio macchiato di sangue. Correva voce che non dormisse più, che passasse con i feriti il tempo che non passava a comandare. C’erano gli anziani del suo entourage, con la loro severa aria stoica, le mani sull’impugnatura delle spade. C’erano i comandanti responsabili delle porte cittadine e altri ninja di svariati gradi. Due posti erano stati lasciati liberi, fra gli astanti alla destra di Hiki Danjyo.
Il vecchio rivolse un cenno alla propria sinistra, non appena si furono seduti, doveva aver stabilito le linee guida della riunione prima del loro arrivo, almeno quelle iniziali. Un ninja di basso rango si fece avanti, reggeva fra le mani una piccola borsa, di cui rovesciò il contenuto sulla cattedra. Pezzi d’oro tintinnarono sul legno scuro, il Sommo Danjyo fece cenno a Sasuke di avvicinarsi, mentre l’altro ninja tornava al suo posto.
“Diverse sacche come questa sono state tolte ai cadaveri dei nemici.” Precisò qualcuno.
Il giovane Ookami sollevò uno dei pezzi, lo contemplò per un istante e lo lanciò a Sakura. La ragazza lo afferrò al volo, contemplò a sua volta. Sentì una stretta allo stomaco, mentre richiudeva il palmo sulla tavoletta d’oro, quasi avesse voluto stritolarla. Una fiamma all’interno di un cerchio, avrebbe dato parecchie cose per non vederla sull’oro del nemico.
“Il clan Hyuga stipendia il nemico, sempre che quest’oro non sia frutto di ruberia, cosa che trovo alquanto improbabile.” Argomentò il Sommo Danjyo.
“Il clan Hyuga è diviso in due casate molto vaste ed è pieno di contrasti, potrebbe essere solo una parte di loro.” Disse Sasuke, ancora in piedi davanti alla cattedra.
“Comunque sono coinvolti.” Tagliò corto il vecchio. “Lo stesso discorso si può fare per Konoha, magari non tutta ci sta muovendo guerra, ma una parte lo sta facendo.”
“Sono l’allieva di Senju Tsunade, attuale Hokage di Konoha.” Sakura non capì da dove le venne il coraggio di parlare senza prima chiedere la parola, ma sapeva di doverlo fare. “Una guerra contro Oinomori non è mai stata nei programmi.”
“E l’oro come si spiega?” Volle sapere uno dei ninja sul lato opposto della sala. La domanda fu seguita da un sostenuto mormorio di assenso.
“Non lo so.” Fu costretta ad ammettere, stava per aggiungere qualcosa ma fu prevenuta.
“Sono parecchie le cose che non sai, da quando tutto è iniziato.” Disse qualcuno. “Per quanto ne sappiamo, potresti essere una spia.”
La giovane si tolse il coprifronte di Konoha e lo gettò in mezzo alla sala.
“Sarei venuta qui tranquillamente con questo se avessi saputo di una guerra imminente?”
“Sakura non è una spia.” Sasuke riprese il suo posto accanto a lei. “Da quando è arrivata, non ha avuto contatti con l’esterno, posso garantirvelo.”
“Tu ami questa donna.” Replicò un ninja alla loro sinistra. “Il tuo giudizio non è obiettivo.”
“Può darsi che il mio non lo sia.” Concesse Sasuke. “Ma sei disposto a mettere in dubbio anche quello del Sommo Ookami?”
“Sakura ha rischiato di essere uccisa poco dopo essere entrata in città.” Il Sommo Danjyo spezzò il ritmo delle obiezioni. “Non ho motivi per sospettare di lei, se qualcuno non si fida del mio giudizio, può interrogarla di persona.”
La capacità dei lupi di scrutarti in profondità, di capire in ogni occasione se stai dicendo loro la verità. Le venne la pelle d’oca al pensiero di come si sentiva, quando il Sommo Danjyo o qualcun altro la sottoponeva a quel tipo di analisi. Le parole del vecchio capo sortirono però l’effetto voluto, nessuno alzò ulteriori dubbi sulla sua buona fede.
“Ciò non toglie che Konoha, o parte di essa, sta finanziando il nemico.”
“Il clan Hyuga sta finanziando il nemico.” Precisò Sasuke, Sakura gli rivolse uno sguardo di gratitudine, che si aggiunse ai precedenti.
“Il clan Hyuga fa parte di Konoha, fino a prova contraria.”
“Come ha detto Sasuke, il clan Hyuga è molto vasto e potente, che sia coinvolto non significa che tutta Konoha lo sia.” Ribadì il Sommo Danjyo. “Nessuno dei ninja che abbiamo abbattuto portava le insegne della Foglia e Sakura non ha riconosciuto fra loro volti noti. Finché non saprò chi comanda gli assedianti, non trarrò conclusioni.”
Ciò che avvenne dopo, Sakura faticò a seguirlo. Era stanca e la riunione toccò argomenti sempre più incentrati sulla tattica militare, le strutture difensive, le scorte di cibo, i feriti, le vittime. Rischiò di appisolarsi ma si costrinse a tenere gli occhi aperti. Non era gradita in quella sala, non era il caso di farsi vedere disinteressata alla guerra che ancora troppi le imputavano. I minuti si dilatarono, divennero ore, non riuscì e non volle contare quante.
“Signori.” Sasuke prese la parola. Il silenzio calò nella sala e l’attenzione di Sakura tornò attiva. “Perché di notte possiamo stare qui senza temere attacchi? No, non rispondete, è una domanda retorica, lo sappiamo tutti perché. Abbiamo il vantaggio della notte, bene, è ora di sfruttarlo. Lanciamo una controffensiva. Fino ad ora siamo rimasti entro le mura ad attendere le mosse del nemico, io dico di uscire e ripulire i nostri boschi, in una notte lo possiamo fare.”
“Cosa ti fa essere così sicuro che una notte può bastare?” Domandò qualcuno.
Sasuke si tolse il mantello e si spogliò anche della casacca sottostante, sguardi meravigliati lo seguirono fino al centro della sala. L’aria divenne più calda, nessuno poté non accorgersi dell’energia che scaturì dal Sommo Ookami. La trasformazione fu più rapida rispetto alla prima volta e gli costò meno fatica. Fu come se una scossa sismica attraversasse la stanza, quando raggiunse l’apice. La creatura per metà umana, dalla muscolatura ipertrofica, la testa di lupo e il pelo blu, lasciò basita l’intera riunione. Sasuke contemplò i propri arti con tutta calma, qualcuno avrebbe poi raccontato di averlo visto sorridere di soddisfazione, alla maniera in cui lo fanno i lupi. Non aveva conservato ricordi della notte nella foresta, a parte della caduta di Rai. In quel caso era successo perché si era lasciato completamente andare al potere dirompente del Sommo Ookami, ora era stato lui a volerlo. La sensazione fu sublime, quasi di onnipotenza. Percepì i sentimenti di coloro che lo circondavano con una chiarezza che non era normale nemmeno per il più sensibile dei lupi. Il potere si estendeva fino ai bordi dell’ambiente, avrebbe potuto distinguere il rumore di un capello cadere sul pavimento. Il primo sguardo fu per Sakura, sprovvista di sangue di lupo, doveva essere più intimorita degli altri, ma come loro teneva lo sguardo fisso su di lui. Era affascinata dal prodigio, probabilmente lo trovava sexy anche trasformato in Sommo Ookami. Quel pensiero lo fece ridere interiormente, avrebbero avuto tempo per parlarne, una volta rimasti soli. Per il momento, l’importante era che fosse il Sommo Ookami a obbedire a lui e non il contrario.
“La notte del bombardamento non ero in me e il potere prese il sopravvento.” La voce che gli uscì dalla bocca era profonda, vibrante, non del tutto umana. “Ma ora so come controllarlo.”


Mancava meno di un’ora all’alba ma nessuno dei due aveva voglia di tornare al suo posto. Usciti dall’Accademia, si erano seduti su una panchina e si erano baciati a lungo.
“Ti ho spaventata?” Volle sapere Sasuke, anche se era già consapevole di averlo fatto.
“Un po’.” Concesse Sakura. “Ma sono abituata a vederti trasformato nelle cose più strane, il Sommo Ookami non è di certo la peggiore. Anzi, ha un suo fascino.”
Sasuke appoggiò la schiena alla panchina e rise, la prima risata che gli avesse sentito emettere dopo la morte di Rai e Soma.
“Eri sicuro di poterlo controllare? Voglio dire, non hai fatto prove prima della riunione.”
“Non ero sicuro di nulla.” Rispose lui con naturalezza. “Nessuno di loro è un codardo, ma vivono in pace da troppo tempo. Serviva qualcosa che li spronasse, mi è sembrata una buona idea.”
“E se perdevi il controllo di nuovo?”
“Credo che tu avresti potuto fermarmi, lo hai già fatto in passato.”
Si baciarono di nuovo. Sì, lo aveva già fatto in passato, il pensiero la fece sorridere e sentire la morsa della nostalgia. Sasuke la percepì arrossire, capì che qualcosa la metteva in imbarazzo.
“Che c’è?”
“Quando ti trasformi nel Sommo Ookami, diventi più grosso anche lì?”
Arrossì a sua volta e rise di nuovo, più a lungo, stringendola a sé.
“A dire il vero, non lo so, non ho controllato. Ti va di scoprirlo?”

   
 
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