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Autore: bic    10/12/2012    1 recensioni
Chiunque fosse interessato a leggere questa storia deve sapere che è il seguito di If, storia pubblicata nel lontano 2009. Questa storia parte dal presupposto che Sirius non sia finito ad Azkaban e che si sia riuscito a costruire una vita che comprende anche il piccolo Harry, ma non solo lui.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black, Sorelle Black | Coppie: Ted/Andromeda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Korat And Black Chronicles'
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Convenevoli, incomprensioni e chiarimenti

Mira scaricò sulle “possenti spalle” di Sirius la preparazione di Harry. Pur non essendo normalmente una persona particolarmente organizzata, aveva fatto del suo meglio preparando il pranzo nei due giorni precedenti ed organizzando la tavolata la sera prima; per cui si diresse in bagno dove restò circa un’ora. Quando uscì Sirius aveva vestito e sistemato Harry, ma era ancora in pigiama, lei lanciò un urlo che avrebbe perforato i timpani di un Troll di montagna sordo cacciandolo in camera senza stare ad ascoltare il fischio che l’aveva accolta appena entrata in salotto.
- Disgraziato di un cane, come fai ad essere ancora in pigiama se tua cugina e la sua famiglia arrivano in meno di dieci minuti?
- Mica ho bisogno di un’ora per rendermi presentabile, io. Lo sai, sono bello di natura.
- Se non vuoi che ti cambi i connotati con una bella Fattura Orcovolante sarà il caso che ti sbrighi, non ho nessuna intenzione di accogliere i tuoi parenti da sola.
Sirius accarezzò l’idea sorridendo maliziosamente, ma lei lo incenerì con lo sguardo: - Hai solo da provarci e farò in modo che tu trascorra le tue giornate tra le più atroci sofferenze finché il piccolo Harry non andrà a Hogwarts; dopo di che ti ucciderò molto lentamente.
Sirius ridacchiò sbattendo la porta della camera e in meno di dieci minuti era di ritorno, bello come il sole.
Nel frattempo Mira stava ridacchiando con Remus.
- Qualcosa di divertente?
- Oh, sì, stavamo ricordando quando è che ho perso quel famoso orecchino.
- Interessante, Remus mi ha detto che si trattava di una storia molto divertente.
Remus intervenne: - Forse non è il caso, non è poi così interessante come storia. – Le orecchie del Licantropo erano diventate leggermente rosse e Sirius sapeva che quello era un chiaro sintomo di imbarazzo.
- Remus, hai le orecchie rosse, la cosa si fa veramente interessante.
Ringraziando, a salvare la situazione, fu una fiammata verde che annunciò l’arrivo degli ospiti. Sirius saltò i convenevoli introducendo Mira come la cugina di Remus. Mira si vide squadrare dall’alto in basso da un’Andromeda con un cipiglio estremamente severo.
La ragazza cercò di farsi piccina piccina e rispose al saluto della signora Tonks con un: - Piacere - un po’ tremante.
Andromeda presentò la bambina ed il marito facendo infuriare la figlia per aver usato il suo nome.
Mira incrociò lo sguardo della piccola Ninfadora e disse: - Ti capisco piccola, io mi chiamo Mirzam: anche il mio è un nome piuttosto complicato.
Andromeda la osservò con un certo disappunto.
A tavola si parlò del tempo, vennero fatti i complimenti alla cuoca e la piccola di casa Tonks passò il pranzo mostrando ad uno stupito Harry e ad un divertito Remus quanto era brava a far cambiare il colore dei propri capelli o la forma del proprio naso; finché la madre le ingiunse di piantarla di comportarsi come un fenomeno da baraccone.
Mira si scusò e portò Harry a schiacciare un sano pisolino. Quando si fu addormentato si avviò verso la cucina, tuttavia colse un frammento della conversazione tra Andromeda e Sirius. I due cugini stavano riordinando mentre Ted, Ninfadora e Remus chiacchieravano in salotto.
- Sirius, ti sei innamorato?
- Innamorato? Io? Siamo seri.
- Ho visto come la guardi e mi sembra che tu sia molto affezionato anche a quel piccolo.
- E allora? Quel bambino è splendido. – Rispose Sirius con gli occhi che brillavano d’orgoglio.
- Cosa sai di suo padre?
Sirius non sapeva cosa rispondere, come continuare a mentire ad Andromeda?
Mira decise che era il caso di intervenire: - Il padre di Harry è morto poco prima della fine della guerra. – Mira non era un granché come bugiarda, ma se si teneva sul vago poteva anche riuscire a raccontare la verità, con qualche omissione naturalmente.
- Mi dispiace, sono stata indelicata. Quando però ci sono in mezzo dei bambini le cose vanno fatte con un minimo di cognizione, se per caso decideste di lasciarvi come credete che reagirebbe il piccolo?
- Andromeda, non abbiamo bisogno di lezioni di vita. – Ringhiò Sirius. Mira sapeva che c’era in ballo l’ultimo legame di Sirius con la famiglia Black.
- Black, credo che tua cugina sia soltanto preoccupata e penso che la sua preoccupazione sia più per Harry che per noi, d’altra parte siamo adulti e se ci feriamo a vicenda sono tutti fatti nostri.
- Non fraintendermi Mirzam…
- Mira. -  La corresse prontamente la ragazza.
- Non fraintendermi Mira, – riprese il discorso Andromeda con una punta di rimprovero nella voce. - Tuttavia Sirius è pur sempre un Black.
Questa volta fu Mira a scaldarsi: - Cosa vuole dire, che nella famiglia Black i bastardi non sono bene accetti? Non è la prima volta che mi capita di sentire illazioni su me o Harry, ma pensavo che le sue vedute fossero un pochino più ampie, Ted Tonks era un Tassorosso e nella mia Casa certe voci non si cancellano nel giro di un paio di anni.
Andromeda sobbalzò. Non erano in discussione le sue scelte di vita.
Mira continuò: - Se invece la sua preoccupazione è che io abbia deciso di accasarmi con questo bell’imbusto solo per avere un cognome blasonato  mi sa che non ha proprio capito con quale persona sta parlando.
Detto questo uscì sbattendo la porta di casa, corse in cortile e tirò fuori un pacchetto di sigarette dalla tasca. Se ne accese una e cercò di calmarsi.
- Me ne offriresti una?
La voce di Ted la colse di sorpresa.
Mira non rispose, ma porse il pacchetto all’uomo che le stava di fianco: - L’accendino è dentro.
- Mira, non devi offenderti, Andromeda non ha un modo di fare particolarmente affabile. Ha sofferto molto quando ha deciso di voltare le spalle alla sua famiglia per sempre e, anche se sa che Sirius ha compiuto la stessa scelta molti anni orsono, credo che abbia solo paura che soffra. Sirius è l’ultimo legame che ha con la famiglia Black e non vuole perderlo.
Mira tirò una boccata, lasciò fuoriuscire il fumo dalle labbra socchiuse poi rispose: - Sirius non è un ragazzino, ha perso l’ultimo barlume della sua gioventù l’anno scorso, la notte di Halloween quando è morto James Potter. Non so bene cosa ci sia tra noi, so che in questo momento stiamo bene così, e non abbiamo intenzione di preoccuparci per il futuro, senza contare che lui è spesso in viaggio, perciò sono rare le occasioni in cui stiamo insieme.
- Sei innamorata di lui?
Mira si voltò verso Ted e cercò una punta di malizia nel suo sguardo, tuttavia non vi trovò null’altro che franchezza.
- Ho paura di sì.
- Si vede che sei una Tassorosso, sei sicuramente più sincera di lui. Si vede da come ti guarda che è innamorato.
Mira sorrise appena: - Lo so, non sarò la regina dell’intuizione, ma nessun essere umano dotato di un minimo di sanità mentale indosserebbe una piastrina di riconoscimento canina solo perché gliel’ha regalata la sua ragazza.
Ted scoppiò in una fragorosa risata: - Ricordo che anche Andromeda mi aveva regalato qualcosa del genere, se non sbaglio era un collare con catena invisibile, dovunque fossi se lei mi chiamava dovevo comparire all’istante ai suoi ordini, per riuscire a strapparle un appuntamento ho dovuto farle da Elfo Domestico per un mese intero, però ne è valsa la pena.
- Anche per Sirius credo valga la pena.
- Sarà il fascino dei Black. Vogliamo rientrare? Ti stanno venendo le labbra blu e così non sei molto affascinante.
Rientrando in salotto la situazione appariva ancora piuttosto tesa. I due Black erano agli estremi opposti della stanza mentre Remus tentava disperatamente di avviare una conversazione.
- Sirius, ho bisogno di parlarti seriamente, potresti venire un momento in camera?
L’uomo non si scompose, fu solo sorpreso di sentirsi chiamare per nome: normalmente Mira preferiva usare il suo cognome o appellarlo con altri suggestivi epiteti.
Quando si furono chiusi la porta alle spalle mira cominciò: - Sirius credo che Andromeda debba sapere la verità su Harry.
- Avevamo stabilito con Silente che…
- Rispondimi sinceramente, credi che lei andrebbe a spifferare in giro che tu sei il tutore di Harry Potter?
Sirius scosse la testa. Allora Mira riprese: - Non le diremo dove viviamo Harry ed io, le diremo semplicemente che io mi occupo di lui quando tu sei in viaggio, ma per fare questo dobbiamo rimuovere il cerotto dalla fronte di Harry.
- Sei sicura che sia la scelta migliore?
- Non voglio che per un fraintendimento tu perda l’unica persona della tua famiglia con cui ancora hai una qualche forma di rapporto umano, non credo che Silente sarebbe contrario, basta raccontare il minimo indispensabile e restare sul vago.
- D’accordo, speriamo solo che nessuno venga a saperne nulla.
Sirius rientrò in salotto portando Harry in braccio.
- Andromeda ti ho mentito. – Esordì il mago. Andromeda si alzò in piedi: - Ma che diavolo vai farneticando.
- Siedi Dromeda. – La trattenne Ted per un braccio.
- Ted, Andromeda, Ninfadora, vi presento Harry Potter.
Andromeda rimase senza parole.
Sirius sollevò la frangia di Harry e le mostrò la cicatrice.
- Sono il padrino di Harry, lei si occupa del bambino quando io sono in viaggio, perciò se ciò che ti preoccupa è il fatto che lui perda una figura di riferimento non credo che questo sia il caso. Se invece il problema è il fatto che io e Mira stiamo insieme, allora credo che questi non siano veramente affari tuoi.
Andromeda scoppiò a ridere: - Ecco svelato il mistero, sapevo che mi nascondevi qualcosa, mi accorgo quando menti fin da quando avevi otto anni e ti nascondevi in soffitta a mangiucchiare quei dolci Babbani, banditi da casa Black, che di volta in volta, trafugavi in qualche negozietto. Avevi sempre la faccia colpevole quando scendevi al piano di sotto: proprio la stessa espressione che avevi quel giorno in cui ti ho incontrato con Remus o che hai avuto fino ad ora.
Sirius strabuzzò gli occhi, pensava che nessuno conoscesse la sua passione per gli orsetti gommosi, Andromeda era un demonio.
 Il resto della giornata passò in relativa pace, Andromeda era soddisfatta del suo operato, certo far andare su tutte le furie quei due pivelli era stato veramente un gioco da ragazzi: ne avevano ancora di strada da fare se volevano riuscire ad assumere un minimo di quell’aplomb che contraddistingueva la sua famiglia da generazioni.
Ripensandoci mentre rimboccava le coperte alla piccola Ninfadora si rese conto che un Grifondoro e una Tassorosso non sarebbero mai stati in grado di eguagliare la sua astuzia tipicamente Serpeverde, nemmeno impegnandosi per una vita intera.
  
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