Libri > Il diario del vampiro
Segui la storia  |       
Autore: Gloria Bennet    11/12/2012    12 recensioni
Bonnie si ritrovó a pensare a Damon, quello vero e, per puro caso o forse per destino, i suoi occhi si posarono sull'alta e stretta libreria a destra del camino. Tenendo in braccio il gatto si avvicinó e vide incise nel legno, all'altezza dei suoi occhi delle lettere. Formavano una parola, un nome. "DAMON"
In quel momento la serratura scattò...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. Il conforto della notte

 

 

 

 

Nulla avviene per caso, tutto ha un senso per il divenire,

quasi ci fosse uno strumento segreto, meraviglioso,

fatto appositamente per organizzare la vita di ognuno  di noi

nel modo meno doloroso possibile, nel modo migliore,

nel modo desiderato, forse inconscio.

[Lorella Butturini]

 

In quel momento, la serratura scattò...

"Bonnie"
La prima cosa che vide, non appena si girò, furono due grandi occhi scuri. Talmente profondi e brillanti da sembrare gli abissi blu dell'oceano in piena notte.
"Damon" sussurrò, ritrovandosi all'improvviso senza voce, senza fiato.

Il suo equilibrio, per fortuna, non cedette e lei pur tremando riuscì a restare in piedi. Poi, con estrema difficoltà articolò una domanda.
"Che ci fai qui?"
Damon la guardò e sembrò andare oltre ai suoi occhi, dritto alla sua anima.

Si sentiva così vulnerabile e nuda di fronte a lui. Ancora.
"Sei stata tu a chiamarmi streghetta"
Bonnie lo guardò, interrogativa. Sì, aveva pronunciato il nome di Damon più volte quel giorno, ma si era riferita soprattutto al gatto. Dato che non disse più nulla, Damon continuò a parlare.

"E da quando ti piacciono i gatti?"

Solo allora Bonnie si rese conto che Damon, il gatto, era ancora tra le sue braccia. Quasi come sapesse che stavano parlando di lui, iniziò a miagolare.

"Deduco di piacergli" disse, sorridendo.

"Sta zitto Damon..” disse lei, guardandolo in quegli occhi magnetici da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.

“..Sono lieta di presentarti un tuo simile. Questo é Damon, il gatto"
Per un attimo la sua bocca rimase aperta. Era incredulo.

"Cosa? Chi ha osato chiamare una bestiaccia del genere col mio nome?

Lo so che ho un bel nome, ma potevi evitare di chiamarlo come me"

Bonnie arrossi.

"Non é mio. É della signora Flowers e, per tua informazione, non mi hai ancora detto perché sei qui"
"L'ho sempre pensato che quella donna avesse un debole per me" fece il suo sorriso sghembo mentre parlava. Ora che ci pensava, non lo vedeva sorridere così da molto tempo. In quell'istante, Damon saltò giù dalle sue braccia.

"Perché sei qui?"chiese ancora.

"Non sei contenta di vedermi, pettirosso?"
Le sue guance divamparono.

"É da un po' di tempo che non ci vediamo, è normale che mi faccia piacere vederti. Però pensavo fossi da qualche parte, molto lontano da qui."

Damon le si avvicinò. Il suo respiro era così vicino al suo. Poteva distinguere ogni centimetro del suo volto. Il fuoco che scoppiettava faceva brillare ancora di più la sua pelle diafana. Schiuse le labbra.

"Questa é la mia stanza"

Bonnie lo guardò, sorpresa.

"Se ci sono io é perché adesso é la MIA stanza."

"Forse non hai capito, streghetta. Io, quando torno a Fell's Church, sto sempre qui. É come una casa per me e non ho intenzione di andare da qualche altra parte. Questa é la camera più bella"

"E anche la più nera" aggiunse lei.

"Esattamente. Mi rispecchia e, come puoi vedere, anche la scritta incisa sulla libreria lo testimonia" Passò il braccio dietro di lei e indicò, con la mano tesa, il nome inciso nel legno. Ora, erano ancora più vicini.
"Vorrà dire che prenderò un'altra stanza, Damon"

Odiava il fatto di non riuscire a ribellarsi a lui, ma era stanca e non le andava di battibeccare per tutta la notte. Piuttosto avrebbe ceduto per il bene supremo del sonno.

"Mi dispiace, pettirosso, ma le altre stanze sono occupate e/o inagibili, parole della cara signora ossessionata da Damon Francesco* Salvatore Flowers"

Bonnie sorrise, non sapendo se essere infastidita o divertita.

"Dove dovrei dormire, allora? Sul balcone?"

"No. Fino a prova contraria sono io il gentiluomo, perciò, a meno che tu non voglia darmi l'onore di dormire a letto con te, sarò lieto di riposare sul divano"
"I vampiri mica non dormono?" chiese lei.

"Sapessi quante cose possiamo fare mentre voi piccoli umani dormite. Se solo tu le potessi immaginare"

Preferì non pensare a cosa Damon potesse fare mentre lei dormiva. Con estrema fatica, si allontanò dal suo sguardo penetrante e andò in bagno a mettersi il pigiama, senza dire altro.

Anche il bagno era a dir poco regale. Era grande quanto la camera che aveva in casa dei suoi genitori. Era tutto di marmo e argento. E brillava come la luna. Ora che ci pensava sembrava proprio un bagno dai colori della luna. Non sapeva che ore fossero, ma il sole era già tramontato da un po'. Fuori dalla finestra si scorgeva il manto scuro del cielo trapunto di stelle. Si lavò i denti, si asciugò con gli asciugami che c'erano (grigi con ricami neri) e mise il pigiama. Quando uscì dal bagno, vide il profilo di Damon steso sul divano a scrutare il fuoco. Salì sul letto e dapprima rabbrividì al contatto con le fredde lenzuola nere poi si cominciò a scaldare.. Anche grazie alla presenza del gatto ai piedi del letto. Solo allora si accorse che Damon si era girato verso di lei. Il suo torso era nudo, ma non sembrava aver freddo. Indossava dei pantaloni scuri che gli erano un po' larghi. Ma era bellissimo, come sempre.

"Hai fatto presto"

Bonnie lo guardò intensamente.

Era davvero Damon il ragazzo che era lì con lei? O era solo un'altra delle sue stupide visioni?

"Sei davvero qui, Damon?"gli chiese, con voce tremante.

Una parte di lei non voleva sapere la risposta. Temeva si trattasse solo di un sogno. Damon ricambiò il suo sguardo.

"Se non fossi reale, non ti starei fissando e..."

All'improvviso scomparve dal divano per riapparire accanto a lei, sul letto.

" e non potrei toccarti" le sfiorò la mano.

Era reale sì, lo era. Bonnie non seppe cosa dire. Guardò il suo petto alzarsi e abbassarsi al ritmo del suo respiro e seppe che era vero. Ora era a casa. Finalmente. L'ultima cosa che vide, prima di addormentarsi, furono i grandi occhi scuri di Damon.


 


 

Un uomo percorre il mondo intero in cerca di ciò che gli serve e torna a casa per trovarlo.

[George Augustus Moore]


 

Damon non dormì quella notte.

Non era una novità.

A lui non piaceva dormire. Pensava fosse tempo perso. Anche se il concetto di tempo era per lui infinito, non poteva fare a meno di desiderare di vivere appieno ogni singolo istante. Per questo, quella notte decise di non dormire. Era trascorso troppo tempo da quando era stato per l'ultima volta con Bonnie. Ora che l'aveva ritrovata, voleva godersi quegli attimi preziosi in cui la streghetta si lasciava abbandonare al mondo dei sogni, diventando vittima delle creature della notte o loro artefice. Perché lei era molto più forte di quanto gli altri pensassero. Damon l'aveva sempre saputo. E ora, da quando stava con Zander, sembrava essere diventata persino più forte. Era cambiata, pur restando la stessa. Si avvicinò a lei e la guardò. I suoi capelli sciolti e ondulati sul cuscino, il petto che si alzava e abbassava al ritmo dei suoi respiri, la bocca socchiusa... Avrebbe potuto toccarla, tanto non avrebbe sentito nulla. Ma non lo fece. Voleva rispettarla. Voleva che fosse d'accordo con le sue decisioni. Non che gliene importasse, naturalmente. Si trattava solo di rispetto. Questo era quello che credeva. Così restò fermo, a pochi centimetri da lei, senza respirare, senza fare rumore per non disturbarla e la stette a guardare.. Il gatto stava dormendo beato e, a volte, non appena Damon sorrideva, si stiracchiava anche lui felice, come a voler rispecchiare le sue emozioni. Bonnie stava continuando a sognare. Le sue labbra erano tese in un sorriso e le sue lunghe ciglia sembravano proteggere ciò che i suoi occhi stavano vedendo in quel momento. Chissà quale sogno si celava dietro a quelle palpebre? Chissà quale segreto nascondevano quelle ciglia? Chissà quale desiderio represso? Queste e mille altre domande non fecero chiudere occhio al vampiro. Sapeva che cos'erano i sogni. Che importanza avessero. Forse avere incontrato di persona il signor Freud era stato utile. Quella notte restò a vegliare su di lei finché le tende scure non si tinsero di cremisi. Il sole stava sorgendo e, veloce come un battito d'ali, Damon volò via attraverso la finestra aperta verso un nuovo giorno, in cui, forse, non sarebbe stato più solo.

 

I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno

come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole.

[Sigmund Freud]

 

 

 *Non sono sicura sia questo il secondo nome di Damon, ma mi sembrava di averlo letto da qualche parte. In ogni caso anche se non ce l'avesse gliel'ho aggiunto io.


A/N

Eccovi il secondo capitolo!

Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite/preferite/da ricordare. E anche tutti i lettori silenziosi ;) Sono felice di ogni singola recensione e spero che questo secondo capitolo sia altrettanto gradito.

Finalmente Damon é tornato. E' stato un piacere raccontare il loro incontro...per questo ho preferito dedicare un intero capitolo al loro ritrovarsi: c'erano troppe emozioni da descrivere e non volevo essere troppo affrettata!

Buona Lettura (:

- Gloria




 

 
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Gloria Bennet