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Autore: Ema Penniman    11/12/2012    2 recensioni
Dalla storia:
“Dove stai andando di bello?” chiese Nick indicando lo zaino del ragazzo.
Il sorriso di Jeff si spense immediatamente e distolse lo sguardo abbassandolo “In realtà da nessuna parte- fece un sospiro –due giorni fa mi hanno sfrattato dall'appartamento in cui vivevo, e qui- indicò lo zaino sulle sue spalle –ci sono tutte le cose che sono riuscito a portarmi appresso” era parecchio imbarazzato mentre parlava e continuava a torturarsi le dita e a tenere lo sguardo basso.
“Ma- non hai nessuno che può ospitarti per qualche giorno?” chiese allibito Nick. Il biondo scosse la testa in segno di diniego.
Nick non pensò nemmeno a quello che stava per fare, aprì la bocca e diede voce ai suoi pensieri “Puoi venire a stare da me”
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1

Something New

 
 
 
 
Nick Duval era un giovane avvocato di San Francisco. Si era laureato in tempo record e aveva ottenuto un master in diritto del lavoro. Dopo gli studi era subito stato assunto da uno studio legale. Gli erano stati assegnati parecchi casi importanti, ed aveva vinto tutte le sue cause egregiamente.

Però Nick Duval era depresso.

La sua depressione era iniziata al liceo, quando aveva fatto coming-out con suo padre. Il genitore non aveva preso bene la notizia e non l’aveva mai accettato, a dire il vero non lo accettava ancora.

Nick aveva sempre cercato di dare il massimo in tutto ciò che faceva, cercando di renderlo orgoglioso di lui, ma tutto ciò non era servito a nulla.

Appena finito il liceo si era trasferito a San Francisco e, grazie ai soldi dei suoi, aveva preso una casa in affitto; l’unico problema era che l’appartamento era davvero troppo grande per una persona sola, e lui troppo insicuro di se stesso per poterlo condividere con qualcuno, quindi per scacciare almeno un po’ la solitudine aveva comprato una cagnolina.

Nick uscì dall’ufficio quella sera che era già buio. Non sarebbe andato direttamente a casa, magari sarebbe passato prima dalla videoteca per noleggiare un altro splatter, ma aveva voglia di bere e dimenticare almeno per qualche ora che la sua vita faceva schifo.

Mentre elaborava questi pensieri, non si accorse che davanti a lui c’era un ragazzo alto e biondo.

Gli andò a sbattere contro di petto, e quando alzò lo sguardo verso lo sconosciuto per scusarsi, l’unica cosa che vide furono un paio di occhi scuri con sfumature dorate che lo osservavano interrogativi “Hey, amico. Stai attento” disse il biondo sorridendo rivolto a Nick. Questo iniziò a balbettare una serie di scuse per poi dileguarsi in mezzo alla folla. Si diresse verso casa per cambiarsi e liberarsi dalla costrizione della cravatta ed uscì per andare ad infilarsi nel primo bar che trovò aperto.

Era stato folgorato da quegli occhi. E non riusciva a rimuovere quell’immagine dalla sua mente.

Entrò nel bar e il suo naso venne immediatamente destabilizzato dal puzzo di alcol e sudore che c’era nel locale.

Si sedette al bancone e ordinò una birra. Iniziò, come spesso gli succedeva, a torturarsi mentalmente su quanto facesse pena la sua vita, ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Si girò e si ritrovò davanti quegli occhi che pochi minuti prima l’avevano accecato.

“Grazie al cielo ti ho trovato” disse begli occhi sorridendogli.

Nick lo guardò con espressione interrogativa, ma quello gli fece segno di aspettare e si frugò nelle tasche dei pantaloni per poi tirare fuori il cellulare di Nick “Ti è caduto  quando mi sei venuto a sbattere contro” spiegò il biondo continuando a mantenere in volto qual sorriso mozzafiato.

Nick cercò di sorridergli a sua volta, ma riuscì soltanto a stendere un po’ le labbra “Grazie mille. Non mi ero nemmeno accorto di averlo perso” rispose rimanendo incantato a guardarlo.

“Comunque, io sono Jeff Sterling”  disse il biondo tendendogli la mano “Nick Duval” rispose il moro stringendogliela.

Jeff si sedette al bancone accanto a lui e Nick si concesse finalmente di spostare il suo sguardo oltre gli occhi mozzafiato.

Era alto, davvero alto, anche se stava un po’ ricurvo su di se. I capelli biondissimi erano totalmente spettinati, e se si osservava attentamente si poteva notare una linea sottile di ricrescita più scura. Il viso era ricoperto da un lieve strato di barba  bionda lasciata incolta da almeno un paio di giorni. Davanti agli occhi portava un grande paio di occhiali da vista neri che gli donavano un’aria un po’ bonaria. I vestiti erano larghi e slabbrati. Indossava una felpa blu scuro di almeno tre taglie più larga e i pantaloni della tuta erano totalmente sformati. Portava sulle spalle uno zaino che sembrava voler scoppiare di quanto era pieno e accanto a lui, poggiata al bancone, c’era la custodia di una chitarra.

Jeff si frugò nuovamente nelle tasche e ne estrasse degli spiccioli. Li posò sul piano ed iniziò a contarli meticolosamente uno per uno.

Nick non riusciva a togliergli gli occhi di dosso. Seguiva ogni suo minimo movimento.

“Chi stai aspettando?” chiese il biondo dopo aver addentato il panino che aveva appena ordinato. Nick gli lanciò un’occhiata interrogativa “Chi dovrei
aspettare?” chiese di rimando.

“Non so- rispose Jeff –la tua ragazza? Amici? Colleghi?” chiese il biondo sempre sorridendogli.

“N-No. Sono solo” riuscì a rispondere Nick balbettando.

“Davvero?- chiese sorpreso –ma come fa un ragazzo carino come te ad essere tutto solo soletto?” Nick arrossì di colpo. Gli aveva detto che era carino. Il ragazzo più bello che avesse mai visto gli aveva detto di trovarlo carino.

Non ricevendo alcuna risposta a quella sottospecie di complimento, Jeff iniziò ad agitarsi “Oddio. Scusa. Non pensavo ti desse fastidio. Io sono gay, non ho pensato. Scusa. Non ho pensato alle conseguenze. Ora sicuramente immaginerai che sono uno di quei maniaci che si vedono sui telegiornali... Non volevo crearti disagio, mi-mi dispiace. Ora vado, io-”  fu interrotto dalla mano calda di Nick che si posò sulla sua

“Tranquillo- rispose il moro arrossendo ancora di più per aver messo la sua mano su quella di Jeff –non mi ha dato fastidio. Solo, non sono molto abituato a ricevere complimenti da ragazzi” carini come te, aggiunse poi mentalmente.

“Oh- disse Jeff un po’ dispiaciuto –quindi tu sei etero”

Nick scosse la testa e finalmente riuscì a ricambiare il sorriso, notando l’adorabile espressione sconsolata che aveva il biondo dipinta sul viso “cento per cento gay”

Si sorrisero per qualche secondo, poi il barista si avvicinò interrompendo quel momento idilliaco “Volete qualche altra cosa, ragazzi?”

“Una birra piccola” ordinò Jeff al signore dietro al bancone.

“Mi dispiace, ragazzo. Ma questi non bastano” disse il barista dopo aver contato i soldi che gli aveva dato Jeff. Il biondo sospirò “Allora niente” e fece per alzarsi ed andarsene, quando Nick intervenne “Ne prenda due” e diede i soldi al barista.

“Oh, ehm. Grazie” balbettò Jeff rosso in viso “Figurati, è il minimo per ringraziarti di avermi trovato il telefono” disse sorridendo e facendogli l’occhiolino.

Ma che sto facendo?! Flirto con la gente?! Devo smetterla prima di dire qualcosa di stupido.

“Dove stai andando di bello?” chiese Nick indicando lo zaino del ragazzo per cercare di cambiare argomento.

Il sorriso di Jeff si spense immediatamente e distolse lo sguardo abbassandolo “In realtà da nessuna parte- fece un sospiro –due giorni fa mi hanno sfrattato dall’appartamento in cui vivevo, e qui- indicò lo zaino sulle sue spalle –ci sono tutte le cose che sono riuscito a portarmi appresso” era parecchio imbarazzato mentre parlava e continuava a torturarsi le dita e a tenere lo sguardo basso.

Nick era scioccato, non si sarebbe mai aspettato una risposta del genere, nemmeno nelle sue visioni più pessimistiche “ieri notte- continuò Jeff –ho affittato una camera di un motel per un paio d’ore, ma gli ultimi soldi che avevo li ho spesi per quel panino” terminò a bassa voce senza mai incontrare lo sguardo del moro.

“Ma- non hai nessuno che può ospitarti per qualche giorno?” chiese allibito Nick. Il biondo scosse la testa in segno di diniego.

Nick non pensò nemmeno a quello che stava per fare, aprì la bocca e diede voce ai suoi pensieri “Puoi venire a stare da me”

Jeff spalancò gli occhi e incontrò lo sguardo con l’altro “No. Non potrei mai. Non mi conosci nemmeno. Potrei essere un serial killer”

Nick sorrise “Sei un serial killer?” il biondo spalancò gli occhi di nuovo  “No” rispose quasi risentito e con una totale ingenuità “Bene- disse Nick –ti chiami Jeff Sterling, sei biondo finto e hai bisogno di un posto dove stare. Ti conosco”

“Io non sono biondo finto” rispose quasi risentito “La ricrescita parla per te- scherzò Nick –comunque, parlando seriamente. Questa sera vieni da me. Non posso saperti qui fuori a morire di freddo, mi sentirei molto in colpa se-” non riuscì nemmeno a finire la frase che Jeff lo stava abbracciando “Grazie. Grazie mille. Ti sono debitore a vita” disse direttamente nel suo orecchio.

Nick rimase immobile cercando di respirare. Poteva sentire l’odore meraviglioso che emanava l’altro ragazzo.

“C-credo sarebbe meglio andare a casa ora. Così ti sistemi” disse il moro balbettando e sciogliendo in quel modo l’abbraccio.



“Fa come se fossi a casa tua” dichiarò Nick una volta aperta la porta di casa e lasciato entrare il biondo. Jeff durante tutto il tragitto non aveva fatto altro
che sorridere raggiante, quasi saltellando.

“Io… grazie. Davvero” disse il più alto quasi commosso. Nick non fece nemmeno in tempo a formulare una frase in risposta che fu assalito da una furia a quattro zampe “Luna” esultò il ragazzo abbassandosi ed accarezzandole la testolina, poi si girò verso Jeff e di nuovo verso il cane “Luna, ti presento un nuovo abitante della casa- disse Nick indicandole il biondo –lui è Jeff. Le sue scarpe sono sue e non si toccano, tu hai già le mie” il cane sembrò sbuffare come se avesse capito, poi Nick nuovamente rivolto al più alto “Jeff, ti presento Luna Lovegood” disse sorridendo.

Una risata lo riscosse dai suoi pensieri “Oh mio dio. Quanto sei nerd” dichiarò Jeff ridendo sguaiatamente. Il moro gli lanciò un’occhiata carica d’odio “È un nome bellissimo, ed inoltre Luna Lovegood è il mio personaggio preferito di Harry Potter” affermò incrociando le braccia al petto.

Il biondo cercò di sopprimere le risatine guardandolo serio “Si, ma sei nerd” e giù di nuovo a ridere a crepapelle. Nick non riuscì a trattenere il sorriso che gli nacque sulle labbra “Vuoi dirmi che non hai mai letto Harry Potter in vita tua?” lo pungolò.

“No”

“Cosa?” chiese attonito il moro che non riusciva a credere alle sue orecchie.

“No. Non ho mai letto Harry Potter in vita mia, né tanto meno ho visto i film” disse Jeff annuendo a sé stesso.

“Ma-ma. Non è possibile. Sei un alieno” disse sempre più incredulo.

Jeff mise su un sorrisetto soddisfatto e si abbassò per accarezzare la cagnolina.

“Hai fame?” chiese Nick dalla cucina mentre apriva il frigo per controllare che non fosse così vuoto come credeva, inutile dire che tutte le sue speranze
furono infrante quando vide una solitaria confezione di uova che faceva tranquillamente la muffa indisturbata.

“No, tranquillo. Non preoccuparti” rispose Jeff dal soggiorno. Però il biondo fu tradito dal forte borbottio del suo stomaco che Nick sentì “Quanta fame che non hai!- scherzò il moro –bene, siccome il mio cibo ha deciso molto felicemente di decomporsi, ed io non ho nemmeno mangiato, ordiniamo cinese” così dicendo prese il cellulare e compose il numero del take-away.

Mezz’ora dopo erano entrambi seduti a gambe incrociate uno di fronte all’altro sul tappeto in salotto, con intorno decine di sacchettini stracolmi di cibo.

Era incredibile come avessero trovato quella complicità che li aveva legati in così poche ore. Erano bastate un paio di battute per rendersi conto di essere uguali e affini come pochi.

“Come mai ti hanno sfrattato?- chiese Nick dopo un po’ –se non vuoi rispondere non farlo, solo se ti va” specificò poi.

Jeff scosse la testa e sospirò “No, non mi pesa parlarne e che poi mi fa innervosire. Io studio musica da quando ho cinque anni. I miei genitori hanno sempre sostenuto che ero un piccolo prodigio musicale. Mi sono diplomato alla Juliard e l’hanno scorso mi sono trasferito a Castro con il mio ragazzo. Ci siamo lasciati un mese dopo, e io sono rimasto solo in una città che non conoscevo e con un fondo fiduciario quasi a zero. Due mesi fa ho finito tutti i soldi e sono andato avanti con quelli che sono riuscito a racimolare facendo qualche spettacolo, ma il padrone di casa è stato intransigente e mi ha buttato fuori” terminò Jeff sospirando nuovamente.

Nick lo guardava esterrefatto “Ma non c’è proprio nessuno che ti possa dare una mano?” chiese il moro.

Jeff scosse di nuovo la testa “I miei genitori sono morti. Io e tutta la mia famiglia stavamo facendo una gita in macchina, avevo tre fratelli ed una sorella, io ero il più grande. Ad un certo punto ci è venuto addosso un fuori strada. Il conducente guidava in stato d’ebrezza ed è morto sul colpo. Io e mio fratello Jimmy siamo gli unici rimasti vivi dopo l’incidente. Lui è stato assegnato ad una famiglia, e non lo sento da quando avevo tredici anni. Io sono stato affidato a mio nonno. Un uomo tradizionalista e filofascista. Non mi ha mai accettato. A diciotto anni ho potuto accedere al mio fondo fiduciario per l’università ed ho vissuto fino ad ora con quello”

Nick era attonito. Non aveva la più pallida idea di cosa dire. Ma cosa si dice in queste occasioni?!  “Io- mi dispiace. Dev’essere stata molto dura per te. Puoi stare qui quanto ti pare” cercò di consolarlo un minimo.

Jeff lo guardò e sorrise “No. Tranquillo. Non posso permettere che tu mi ospiti per più di una notte. Non è corretto”

L’ultima cosa che però Nick avrebbe voluto era che proprio quel bellissimo ragazzo potesse continuare a vivere in quelle condizioni “No. Starai qui finchè non troverai un appartamento decente ed un lavoro per pagartelo, fino ad allora mi farà piacere avere un coinquilino” rispose sorridente.

Jeff rispose al sorriso con uno sguardo insolito negli occhi “Bene- disse Nick interrompendo il momento di silenzio che si era venuto a creare –penso che vorrai farti una doccia prima di dormire” il biondo annuì “Lì c’è il bagno e nel mobiletto sotto il lavabo troverai tutto quello che ti serve”

Jeff si mise in ginocchio ed iniziò a togliere tutti i cartoni delle consegne “Tranquillo- lo interruppe Nick –a questi ci penso io. Tu fatti una doccia e rilassati” il biondo sorridendo si girò e si chiuse in bagno.

Nick sospirò e finì di sistemare. Quella serata era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato.

Si diresse in cucina con i suoi pensieri concentrati sul ragazzo nel suo bagno. L’aveva fatto per aiutarlo, anche perché era carino da morire, ma soprattutto per aiutarlo.

Mentre cercava di convincersi della sua ‘bontà’ la porta del bagno si aprì ed uscì Jeff con solo un asciugamano a coprirlo in vita “Io-ehm- mi sono dimenticato di prendere i miei vestiti, scu-scusami tanto” disse evitando lo sguardo di Nick ed arrossendo. Prese in fretta lo zaino e si rifugiò nuovamente nella stanza.

Nick era rimasto imbambolato davanti al biondo. Era wow. No. Intendeva wow. Non aveva mai visto un ragazzo così adorabile. L’aveva guardato con quegli occhioni spaventati ed era tornato a nascondersi nel bagno.

Scosse il capo per non rimanere immobile a fissare la porta del bagno chiusa e tornò in cucina.

Appoggiò le mani sul tavolo e prese un bel respiro “Calma, Nick- si disse mormorando –non è successo nulla. È un ragazzo che ha bisogno di aiuto. Tanto aiuto. E anche se è un figo da paura tu gli darai una mano e basta”

Con i battiti cardiaci a mille si diresse nella stanza per gli ospiti ed iniziò a sistemare il letto.

Dopo qualche minuto Jeff si presentò alla porta. Indossava un’altra tuta, questa molto più larga della precedente, -Ma come fa a non cadergli? Pensò Nick- e una maglietta a maniche corte leggera.

Si appoggiò alla porta con lo sguardo rivolto verso il basso sorridendo. Nick lo guardò curioso “Che c’è?” chiese mentre Jeff cercava malamente di trattenere una risata.

“Sei il ragazzo più nerd che abbia mai conosciuto” disse il biondo scoppiando a ridere. Nick lo guardò con un’espressione ancora più interrogativa e il più alto tenendosi la pancia dalle risate indicò il letto “Non posso crederci. Hai le lenzuola con i cartoni animati” sentenziò Jeff.

Il moro gli lanciò l’occhiata più truce che potesse fare “Questo- ed indicò i disegni sulle lenzuola –non è un cartone animato- affermò convinto –okay, è un cartone animato- si corresse dopo l’occhiata scettica da parte di Jeff –ma non è un cartone qualunque. È il castello errante di Hawl. È uno dei migliori anime che abbiano fatto, e si da il caso che io abbia vinto queste lenzuola per aver fatto il miglior cosplay del comic-con di San Diego” disse pavoneggiandosi non poco.

“Non lo conosco” Jeff interruppe tutti i suoi sogni di gloria. Nick lo guardò risentito e incrociando le braccia al petto “Non avresti il diritto di dormire con queste lenzuola, ma le altre sono a lavare e le uniche rimaste sono di mia sorella, e sono rosa quindi, non credo che tu voglia dormire con delle lenzuola rosa

“Non hai tutti i torti- rifletté Jeff –comunque sei sempre nerd” dichiarò alla fine.

Nick gli fece la linguaccia “Invece di prendermi in giro, vieni e aiutami”

Jeff sorrise e cominciò a sistemare anche lui il letto “Sai- iniziò distrattamente –non ho mai dormito in un letto matrimoniale” constatò sprimacciando il cuscino.

“Davvero?” chiese il moro alquanto sorpreso. Il ragazzo annuì “No. Nemmeno quando ero piccolo. I miei non volevano che dormissi con loro, dicevano che era diseducativo. Preferivano rimanere alzati a tenermi compagnia tutta la notte che farmi dormire con loro” concluse sorridendo perso nei ricordi.

“Ti mancano molto?” chiese Nick guardandolo.

“Sempre- mormorò –però mio nonno mi ha insegnato che anche se i nostri cari non sono più qui con noi comunque continuiamo a ricordarli e a volergli bene, quindi è come se fossero sempre qui” disse con un sorriso sincero indicandosi il petto.

Nick tornò nella sua stanza per lavarsi e mettersi il pigiama e tornò da Jeff che nel frattempo si era già sistemato sotto le lenzuola.

“Sai, sei sempre più nerd” affermò il biondo appena vide il suo pigiama con la morte nera stampata su.

“Ho deciso di ignorare le tue battute- disse Nick –ma ero venuto qui per augurarti la buonanotte e portarti un po’ d’acqua. Ma ti do soltanto il bicchiere d’acqua” dichiarò poggiando il bicchiere d’acqua si comodino con un sorriso da presa in giro che fu prontamente ricambiato da Jeff.

Si avviò verso la porta “Chiudo?” chiese gentilmente.

“NO” la reazione del biondo fu un po’ troppo esagerata, saltò in ginocchio sul letto. Il moro lo guardò un po’ perplesso “n-no. Io- io… ecco, non mi piacciono le porte chiuse e ho paura del buio” mormorò Jeff arrossendo.

“E poi sono io quello strano” scherzò Nick divertito “Tu non sei strano, solo nerd” lo canzonò ancora una volta Jeff.

“Se se … ‘notte” disse Nick andandosene anche lui a letto.

S’infilò tra le coperte e rimase a guardare il soffitto.

Si era divertito di più in quelle poche ore che aveva trascorso con Jeff che negli ultimi quattro anni.

Aveva appena conosciuto Jeff, ma era come se fossero sempre stati amici. C’era qualcosa nel suo comportamento che l’aveva subito portato a fidarsi di lui. Non riusciva a fidarsi di persone che conosceva da anni, figuriamoci da qualche ora, ma con Jeff era scattato qualche strano meccanismo.

Era sicuramente la sua disarmante dolcezza quella che l’aveva fregato. Si era ritrovato davanti i suoi adorabili occhioni da cucciolo e non aveva saputo resistere un momento di più.

Iniziò a rigirarsi nel letto cercando di prendere sonno, ma non riuscì ad addormentarsi nemmeno per un secondo.

Verso le sei decise di alzarsi ed andare a prepararsi un caffè e magari andare a prendere al bar sotto casa la colazione per Jeff.

Si vestì di tutto punto ed andò a spiare nella camera del biondo. La porta era aperta per metà e la finestra era socchiusa, così che potesse passare una discreta quantità di luce.

Jeff dormiva rannicchiato, con le ginocchia al petto, su un lato nel letto che sembrava insignificante vista la sua altezza. Era raggomitolato su se stesso come se stesse cercando di proteggersi da qualcosa. Nick si perse a guardare rapito l’espressione crucciata che Jeff aveva dipinta sul viso, ma il biondo mormorò qualcosa nel sonno e Nick si dileguò per non essere visto in caso si fosse svegliato.

Uscì di casa.

Si fidava a lasciare un perfetto sconosciuto nel suo appartamento? Si. Non si era quasi mai fidato così tanto di una persona in vita sua.

Comprò un paio di cappuccini e delle brioches. Tornò in casa e Jeff ancora dormiva. Guardò l’orologio. Erano già le otto. Doveva correre in ufficio o sarebbe arrivato in ritardo, fortuna che era dall’altra parte della strada.

Decise di bere uno dei cappuccini e lasciare l’altro sul bancone della cucina vicino alle due brioches. Prese un post-it e lo appiccicò sul sacchetto della colazione.

Buon giorno, Jeff.
Scusa se non mi hai trovato, ma sono dovuto andare a lavoro.
Fa come se fossi a casa tua.
Mi sono preso il pomeriggio libero così sono a casa per le tre.
Ci vediamo più tardi.
Nick C=








Spazzietto di Ema
Salve a tutti, sono quì con una nuova long... in realtà non conto di farla durare più di qualche capitolo, perchè non è una storia davvero lunga.
Era da tempo che pensavo di scrivere una Niff, quindi qualche giorno fa mi è venuta l'ispirazione ed ho deciso d'iniziarne una.
Non so quando aggiornerò, perchè 1 ho parecchi impegni e 2 devo scrivere anche l'altra mia long Klaine Tha amazing double life of my boyfriend, quindi quando avrò un minuto libero scriverò la storia.

Enjoy it C=
   
 
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