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Autore: Fiumediparole    11/12/2012    0 recensioni
Elena arriva nella cittadina di Mystic Falls insieme al fratello Jeremy dopo l'incidente in cui hanno perso la vita i suoi genitori in Italia. Li ad accoglierli oltre alla zia Jenna anche due ragazzi misteriosi. un libro misterioso e una serie di avventure coinvolgeranno i nostri protagonisti mentre sullo sfondo nasce una tenera ma tormentata storia d'amore.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Bonnie/Damon, Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo 2
Caro diario,
oggi è stato il mio primo giorno di scuola al liceo di Mystic Falls. È stato un completo disastro, sono stata sull’orlo di una crisi pianto per tutta la giornata. Non so cosa mi sia preso ma sono stata tormentata tutta la giornata da strani presentimenti, credo sia dovuto al fatto che stanotte non ho dormito bene. La mia nottata è stata un susseguirsi d’incubi e brutti ricordi. Ci siamo Jeremy ed io seduti in una stanza bianca, penso di conoscere perfettamente quella stanza, conosco ogni singola mattonella, ogni singolo segno di quelle pareti così bianche, così fredde. In quella stanza ho passato le sei ore più lunghe della mia vita, ci sono volute sei ore prima che qualcuno mi dicesse che i miei genitori erano morti e che adesso eravamo soli. Jeremy comincia a urlare, a prendere a pugni qualsiasi cosa gli capiti davanti, io invece rimango ferma, immobile come se avessi dovuto dare tempo alla mia mente di abituarsi a quella parola, ”morti”.  È stupido da dire ma io non avevo mai pensato ai miei genitori morti, non avrei mai creduto potesse accadere così improvvisamente, senza nessun motivo. Siamo partiti per Roma perché mia madre doveva tenere una conferenza, su non so quale argomento di storia, non ne ha mai voluto parlare, anzi sembrava molto tesa. Il giorno della conferenza l’incidente, non ricordo nulla di quel momento, come se qualcuno avesse eliminato dalla mia mente quegli istanti. Solo che ultimamente è come se questi “non ricordi” stessero cercando di venire fuori, cercano di farsi spazio nella mia mente e questo è estenuante. Durante la notte è come se il mio cervello cercasse di mettere a fuoco quello che è successo, come se volesse mettere apposto i pezzi di un puzzle. Il referto della polizia italiana non lascia molto ai dubbi, una tragedia, un errore umano, un colpo di sonno e l’auto si è ritrovata catapultata in un torrente. L’unica cosa che ricordo che nel momento stesso dell’incidente i miei genitori si sono guardati negli occhi e poi il buio. Ho sempre pensato che quel gesto fosse stato un loro addio, come se avessero avvertito il pericolo ed è stato il loro modo di salutarsi. Questo è l’ultimo ricordo che ho di loro insieme e questo ricordo ogni notte appena chiudo gli occhi viene a farmi visita.
Nel liceo di Mystic Falls tutto mi ricorda mia madre. Amava raccontarmi delle sue avventure giovanili con le sue migliori Liz Forbes che oggi è lo sceriffo e Carol Lockwood la moglie del sindaco. Da quello che mi raccontava, sembravano essere indivisibili le une dalle altre, nessuno si era mai messo tra di loro. Poi un giorno mia madre decise di trasferirsi a Seattle per frequentare l’università e li ha incontrato mio padre, un giovane professore di archeologia. Oggi ho persino visto una foto appesa nella bacheca dei veterani della scuola tre, giovani, sorridenti e con la divisa da cheerleaders. Mia madre non mi aveva mai detto che fosse stata una cheerleader, ricordo quante storie fece quando entrai nella squadra del mio vecchio liceo. Erano davvero belle. Mia madre aveva una lunga coda di cavallo e un sorriso smagliante che l’ha sempre contraddistinta. Mi sono ripromessa di andare a trovare sia lo sceriffo sia la moglie del sindaco, magari loro sapranno dirmi qualcosa in più sulla giovinezza di mia madre. Penso di essermi soffermata troppo davanti a quella foto perché sentì qualcuno appoggiare una mano sulla mia spalla, feci per asciugarmi le lacrime che scendevano da sole sul mio viso senza che io potessi farci niente e mi girai verso quella mano.
“Stai bene?”
“Mhm, si! Più o meno, non sapevo che questo liceo mi avrebbe ricordato mia madre più di casa mia.” Davanti a me c’era un ragazzo dai capelli castani e due occhi castani, la sua mano continuava a indugiare sulla mia spalla. Aveva un tocco così delicato che quasi me ne dimenticai, mi hanno tradito solo i miei occhi che si sono posati sulla sua mano. Una mano dalle dita affusolate, una carnagione chiara e uno strano anello al dito con sopra inciso quello penso che sia uno stemma di famiglia. Deve aver letto il mio imbarazzo perché non appena posi gli occhi sulla mano, lui la ritirò a se.
“Sicura di stare bene?”
“Si, penso di farcela!”
Neanche il tempo di finire la frase che sul suo viso si dipinse un sorriso rassicurante pieno di dolcezza che mi tranquillizzata all’istante.
“Bene! Non ci siamo ancora presentati. Io sono Stefan Salvatore.”
“Elena… Elena Gilbert.”
“Ciao Elena!” e di nuovo si è dipinto sul suo viso un rassicurante sorriso. Dopo di che si è voltato e se n’è andato lasciandomi li inchiodata, incapace di fare qualsiasi movimento. Sono rimasta a fissarlo darmi le spalle e allontanarsi, ogni suo passo era un movimento perfetto, ogni suo singolo movimento pareva far parte di una più grande perfezione. E a quanto pare non sono l’unica a pensarlo visto che non c’è stata una ragazza in tutto il corridoio che non si fosse girato per vederlo. Il suono della campanella mi ha riportato nella dimensione reale. Le lezioni sono state un susseguirsi di presentazioni e una lotta continua nel ricacciare le lacrime. Tra i professori il più interessante è senza dubbio quello di storia, Alaric Saltzman. La sua è stata praticamente l’unica lezione che sono riuscita a seguire. Le sorprese della giornata non sono finite perché nelle ore di storia ho come compagno di classe il mio vicino di cui ora so il nome, Damon.
“ Ci si rivede ancora”
“La città è veramente troppo piccola…”
“Così piccola che guardando da una finestra si spia la vita degli altri”
Sono stata beccata in pieno. Quelle parole mi hanno fatto avvampare il viso, mi sono vergognata come non mai. Come avevo potuto farmi beccare in questo modo così umiliante.
“Io non spiavo nessuno…”, mi ha madre mi ha sempre detto che dovevo imparare a mentire meglio. Infatti la mia dichiarazione ha dato libero sfogo alla sua ilarità con una fragorosa risata.
“Certo! Se volevi vedermi senza maglietta bastava chiedere!”
Beh il mio vicino oltre ad essere irritante è anche presuntuoso. Che strano tipo che è.
Al mio rientro a casa Jenna sembrava irrequieta, nervosa, come se c’era qualcosa che voleva dirmi e non riusciva a farlo.
“Zia Jenna tutto okay?”
“Certo! Perché?”
“Sembri stana”
“No, sono solo un po’ stanca. Oggi ho dovuto lavorare ad una relazione che mi ha succhiato via tutte le energie”
“Vuoi che ti aiuti con la cena?”
“Mi farebbe davvero piacere!”
Abbiamo cucinato, chiacchierando un po’ di tutto. Del primo giorno di scuola, della giornata trascorsa. Gli ho detto dell’incontro con Stefan Salvatore e con Damon Salvatore, si i due ragazzi misteriosi sono fratelli che non potevano essere così diversi, non mi è sembrata molto entusiasta, anzi mi ha raccomandato di passare meno tempo possibile con entrambi perché a suo dire, sarebbero dei tipi strani. I discorsi sui fratelli Salvatore che sembrano seguirmi come due ombre in questa città non distrassero molto Jenna.
“Ieri tu e Jeremy avete per caso toccato gli scatoloni giù in cantina?”
Ho dovuto raccogliere tutte le mie forze e fare il viso più tranquillo del mondo. Jeremy ed io avevamo lasciato tutto come avevamo trovato e di certo Jenna non sembra una maniaca dell’ordine considerando le condizioni della sua stanza.
“Quali scatoloni?”
“Niente, lascia stare”
Non capisco proprio come Jenna si sia potuta accorgere che avevamo rovistato tra quegli scatoloni. Dopo cena sono andata in camera di Jeremy.
“Zia Jenna mi ha chiesto degli scatoloni mentre stavamo preparando la cena!”, lo sguardo di mio fratello non mi è sembrato molto stupito della notizia, infatti, si è subito chinato sotto il letto e ha cacciato fuori quello strano libro di mia madre.
“Jeremy ti avevo detto di lasciarlo li dov’era! Non voglio guai con zia Jenna!”
“Calmati Elena! Questo libro è di mia madre e quindi è giusto che lo teniamo noi!”
“Si, ma magari avremmo dovuto chiedere il permesso! Forse zia Jenna aspettava il momento adatto per consegnarci le vecchie cose di nostra madre!”
“Non sei curiosa di sapere cosa significano questi segni?”
“Lo sono, ma non saprei da dove cominciare a cercare…”
“Ho fatto delle ricerche pare che la nostra famiglia sia una delle famiglie fondatrici di questo paese e questo libro è un cimelio di famiglia che è tramandato ad ogni donna nata”
“Se così fosse allora, dovrebbe appartenere a zia Jenna!”
“Dovrebbe essere cosi, però stamattina presto sono riandato in cantina per prendere il libro e ho trovato anche questa”.
“Una lettera?”
“Si, di nostra madre, è indirizzata a te”
Allungai la mano e mi accorsi che stavo tremando, alzai gli occhi su Jeremy:
“L’hai letta?”
“No.”
Una lettera? Perché mia madre avrebbe dovuto lasciarmi una lettera? Quando l’aveva scritta e perché si trovava tra le cose della sua giovinezza? Perché zia Jenna non me ne aveva ancora parlato? Che cosa sta succedendo? Sento come se in questo posto tutti sappiano qualcosa di più rispetto a quello che so io, o almeno rispetto a quello che credevo si sapere fino ad oggi. Sono solo due giorni che sono arrivata qua ed ho come l’impressione che la mia vita stia per essere stravolta ancora una volta.
Chi sono? Da dove vengo? Che cosa vogliono le persone da me? Cosa si aspettano che faccia?
Chi è Stefan Salvatore? Perché mi sento così attratta e allo stesso tempo spaventata dal mio vicino?
Penso di impazzire caro diario. Ho troppi interrogativi e la lettera non ne ha risposto nemmeno ad uno.
  
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