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Autore: OliviaP_    12/12/2012    2 recensioni
 
Crac.
L'inconfondibile rumore di una smaterializzazione lo fece svegliare di scatto. 
Chi mai poteva essere a quell'ora della notte? 
Fred scese sbadigliando dal divano logoro e per poco non si ruppe una gamba scivolando su una bottiglia vuota di Burrobirra. Imprecando tra i denti, aprì le imposte della finestra cigolante e si affacciò, riconoscendo nell'ombra una familiare figura dai capelli crespi. 
-Ehi Granger, già sentivi la mia mancanza?- urlò, senza curarsi del fatto che fossero le due passate. 
Hermione veniva verso casa con un'andatura barcollante che Fred conosceva fin troppo bene, ma che mai e poi mai si sarebbe sognato di vedere nell'ex Prefetto-Perfetto di Grifondoro, nonché acclamata salvatrice del mondo magico, donna in carriera e sua futura cognata. 
Si precipitò ad aprirle la porta, trovandosi di fronte uno spettacolo a dir poco agghiacciante. 
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fred Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Stress.
 
 
Hermione Granger possedeva tutto ciò che una strega di ventiquattro anni potrebbe mai desiderare: un lavoro stabile e ben retribuito al Ministero della Magia, una bella casa, degli amici fantastici, un fidanzato che amava con tutta se stessa e che avrebbe sposato di lì a sei mesi, ed un gatto peloso ed irascibile che rispondeva al bizzarro nome di Grattastinchi. 
Era proprio lui che quel freddo giorno di Gennaio l'aveva costretta a rinunciare ad una rilassante serata nell'appartamento caldo ed accogliente che da tempo divideva col suo futuro marito Ronald Weasley: la padrona infatti, di ritorno dall'ufficio l'aveva ritrovato svenuto e assiderato davanti alla porta di casa. 
Hermione aveva avuto giusto il tempo per entrare in fretta e furia a prendere una coperta per il povero felino per poi smaterializzarsi al Serraglio Stregato, cogliendo l'occasione per inveire contro un Ron mezzo addormentato sul divano che, a detta della ragazza, aveva sicuramente fatto finta di non sentire i suoi miagolii disperati e l'aveva intenzionalmente lasciato sulla soglia a congelare. 
D'altra parte, non era una novità che il suo fidanzato odiasse Grattastinchi fin dal loro primo incontro, così come non era una novità che i due litigassero piuttosto animatamente. 
A dirla tutta, nell'ultimo anno i loro rapporti erano peggiorati in modo preoccupante, nonostante le nozze ormai imminenti: Hermione si era ritrovata spesso a pensare che forse stavano correndo troppo e che era il caso di rimandare finché erano ancora in tempo, ma poi finiva sempre per scacciare quel pensiero dicendosi con convinzione che tutti i litigi, l'assenza quasi totale di rapporti intimi e la freddezza del fidanzato fossero dovuti solo e soltanto al nervosismo dato dai preparativi per il loro matrimonio. 
Era decisamente questo il motivo per cui le cose tra lei e Ron non erano tutte rose e fiori; chiunque lo conoscesse poteva confermare che quando era sotto pressione riusciva a dare il peggio di sé.
Continuava a ripetersi che l'idea che non la amasse più o che si fosse pentito di averle chiesto di diventare sua moglie non doveva neanche minimamente sfiorarla. 
Sì, sicuramente aveva esagerato aggredendolo in quel modo, si disse mentre varcava la soglia del negozio. Lui e Grattastinchi non andavano molto d'accordo certo, ma Ron non sarebbe mai stato così meschino e senza cuore da lasciarlo quasi morire di freddo. 
Il campanello tintinnò rumorosamente e la commessa, una donna anziana con i capelli raccolti in uno stretto e grigio chignon e un paio di occhiali dalle lenti spesse come fondi di bottiglia, si sporse da dietro il bancone. 
Hermione depositò il fagotto peloso sulla fredda lastra di marmo e si morse un labbro nell'inutile tentativo di trattenere le lacrime. 
Da tempo aveva iniziato a prendere in considerazione l'idea che il suo adorato Grattastinchi prima o poi l'avrebbe lasciata: dopotutto, ce l'aveva ormai da dieci anni ed era già avanti con l'età quando l'aveva adottato. Anche se era un mezzo Kneazle e le sue aspettative di vita si aggiravano intorno ai venticinque anni, la ragazza sapeva che un giorno non troppo lontano avrebbe dovuto dirgli addio per sempre. 
Qualche volta anche Ronald aveva sollevato l'argomento e lei aveva sempre ostentato una gran dignità e rassegnazione al pensiero della prematura dipartita di Grattastinchi, ma adesso che se l'era ritrovato davanti inerme e moribondo non era riuscita a trattenersi e aveva iniziato a frignare come una bambina. 
-Si salverà, non è vero?- strillò all'anziana, dopo che questa ebbe finito di esaminare il corpo fulvo e rigido della bestiola. 
Lo sguardo della donna saettò gravemente dal micio a Hermione. 
-Non le prometto niente...un gatto della sua età non dovrebbe uscire di casa con queste temperature, altri cinque minuti e l'avrebbe trovato stecchito. Fortunatamente è arrivata in tempo, forse posso fare qualcosa per lui, ma dovrà lasciarmelo per qualche giorno- disse infine. 
Hermione si asciugò le lacrime con la manica della giacca e annuì riconoscente. Poi cercando di ricomporsi, uscì nell'aria gelida di Diagon Alley, i piedi affondati nella neve alta.
Aveva decisamente bisogno di qualcosa per tirarsi su, una Burrobirra calda magari. Sì, decise, avrebbe fatto un salto al Bistrot dell'alchimista, quel bar carinissimo che aveva aperto giusto un paio di mesi prima. 
Entrò nel locale, beandosi del piacevole tepore che proveniva dal grande camino posto al centro del salone ed inspirando a fondo l'odore dolce di cioccolata calda e zenzero. 
Prese posto su una poltroncina di velluto vicino alla finestra. Le era sempre piaciuto poter guardare fuori, osservare i passanti inconsapevoli interrogandosi sulle loro vite e, in giornate come quella, anche scarabocchiare qualcosa sui vetri appannati. Lasciò scivolare l'indice sulla condensa, quando una voce dietro di lei la fece sussultare. 
-Ma come, una donna in carriera come te fa ancora i disegnini sulle finestre?-. 
Uno dei suoi numerosi futuri cognati, per la precisione Fred, se ne stava in piedi di fronte al suo tavolo e la fissava con un sorriso divertito stampato in faccia. 
Senza aspettare un invito, appellò la sedia più vicina e si sedette accanto a lei. 
-Ciao- lo salutò annoiata. 
-Ti prego Hermione, controlla le tue emozioni! Non salutarmi così calorosamente o la gente potrebbe pensar male...- disse sarcastico. 
-Fred per favore, non è proprio giornata...-
-Si vede, hai una faccia da funerale!-
-Non parlarmi di funerali!- sibilò lei con voce un po' troppo acuta. Fred la fissò allibito. 
-Scusami...davvero...è che...Grattastinchi sta male...oh, per l'amor del cielo!-. 
Le lacrime avevano ripreso a scorrerle copiosamente sulle guance arrossate dal freddo e di certo piangere davanti ad uno come Fred Weasley era l'ultima cosa che voleva, perchè Fred era il male, il cinismo e il menefreghismo in persona. Rimase perciò molto sorpresa quando lui, anziché prenderla in giro come si era aspettata, allungò una mano e le asciugò una lacrima con le dita. 
-Dai Hermione, vedrai che si riprenderà...figurati se si perde l'occasione di rovinare l'abito da cerimonia di mio fratello con quelle sue unghiacce- scherzò, tentando di consolarla. 
Hermione scoppiò a ridere tra i singhiozzi. 
-No, hai ragione...non lo farebbe mai- gli sorrise con gratitudine -allora, che ci fai qui?-
-Sai com'è, ci abito e ci lavoro- rispose lui, lanciando uno sguardo eloquente alla vetrina colorata e sgargiante dall'altro lato della strada. 
Che stupida. Come aveva potuto dimenticare che i Tiri Vispi Weasley fossero lì a due passi? Lo stress le stava giocando davvero dei brutti scherzi. 
-Comunque, cosa prendi?- chiese.
La cameriera si era avvicinata e lo stava studiando con un malcelato interesse che, pensò Hermione, non aveva nulla a che fare con la loro ordinazione. In effetti doveva ammetterlo, Fred era diventato proprio un bel ragazzo: la lunga carriera da battitore aveva scolpito a dovere il petto e le braccia e quella leggera barbetta rossiccia che si era fatto crescere gli dava un nonsoché di...sensuale. 
Non appena si rese conto di ciò che aveva appena pensato, Hermione avvampò clamorosamente.
Come le venivano in mente certe cose? Insomma, era Fred, il fratello del ragazzo che stava per sposare! 
"E' colpa dello stress".
-Hermione, tutto bene?- incalzò il ragazzo. 
-Cosa? Sì, sì, certo...io prendo...ehm, una cioccolata calda fondente- farfugliò. 
Fred la guardò con un'espressione di sommo disgusto. 
-Cioccolata fondente? Ma che schifo! Mi sarei aspettato qualcosa di meglio da te...- 
-Fred, è una bevanda calda come tante- replicò Hermione, ritornando al suo solito tono acido. 
-Appunto! E' banale! Perchè non provi quella piccante? Scommetto che non hai mai assaggiato niente del genere- 
-Non mi piacciono le cose piccanti- sbuffò lei, che ora iniziava davvero a spazientirsi. 
-Sei una noia. Allora, per me una buonissima cioccolata al latte con tanto peperoncino e per la signorina una tristissima fondente- annunciò Fred alla cameriera, che se ne andò ridacchiando. 
-Non ti capirò mai- sospirò Hermione. 
Fred fece spallucce. 
-E' questo il bello, no? Sono imprevedibile ed estremamente divertente, a differenza tua- disse con un sorrisetto malizioso. 
-Com'è che allora non ti sei ancora trovato una ragazza? A sentir te dovrebbero cadere tutte ai tuoi piedi- azzardò Hermione pungente. 
Per tutta risposta, il ghigno di Fred si fece più beffardo che mai. 
-E tu che ne sai? Il fatto che mi piaccia volare di fiore in fiore piuttosto che impegnarmi non significa che non mi dia da fare...tu piuttosto, dove l'hai lasciato Ronnino piccino?-. 
-E' a casa...abbiamo litigato di nuovo-. 
E senza neanche rendersene conto, prese a raccontargli degli ormai sempre più frequenti litigi tra lei e Ron, dei suoi dubbi e delle sue preoccupazioni riguardo al matrimonio.
Più volte si trovò a chiedersi perchè stesse spiattellando la sua vita privata a Fred davanti ad una tazza di cioccolata calda, ma nel momento stesso in cui le parole le uscivano di bocca realizzava quanto a lungo se le fosse tenute dentro e di quanto avesse avuto bisogno di parlare con qualcuno. 
-E' terribile...pensavo che le cose tra voi due andassero a gonfie vele...- disse lui alla fine, sinceramente dispiaciuto. 
-Non preoccuparti...si sistemerà tutto. In fondo è solo lo stress, no?-
-Stai cercando di convincere me o di convincere te stessa, Hermione?-. 
La ragazza non rispose. 
Prese la sua sciarpa e il suo berretto e si rivestì. 
-Te ne vai?- 
-Sì, si è fatto tardi. Ci vediamo, Fred...grazie per la chiacchierata- 
-Quando vuoi sai dove trovarmi-. 
Per una frazione di secondo, mentre Hermione si chiudeva la porta alle spalle e incrociava lo sguardo di Fred, provò l'illogico desiderio di corrergli incontro, gettargli le braccia al collo e baciarlo.
Allontanò subito il pensiero, ribollendo sotto il cappello di lana nonostante il vento pungente e i fiocchi di neve che le cadevano gelati sul viso . 
"Ma certo Hermione, è solo lo stress".

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Spazio autrice: 

Dunque, questa storia l'avevo già pubblicata sotto forma di one-shot, ma era troppo lunga e c'erano delle parti che volevo cambiare, quindi eccovi la versione riveduta e corretta ^^ 
  
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