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Autore: Lisbeth17    12/12/2012    2 recensioni
Una preparazione fuori dall’ordinario, e un cognome scomodo, una ragazza entra nella squadra.
“Zio, vorrei davvero provare ad entrare al FBI, sai quanto mi interessi e quanto fin da piccola volessi farlo..”
“E’ pericoloso però, e poi hai una brillante carriera accademica davanti, perché privartene, per fare un lavoro sottopagato e raramente apprezzato?"
“Dici così solo perché sei preoccupato, comunque io non sono venuta qui per chiederti il permesso.”
"La metti su questo piano, signorina? Sai, se volessi potrei farti entrare oppure non farti entrare mai, neanche in accademia.”
“Io vorrei che tu non interferissi in alcun modo.”
“Sei testarda. Allora che cosa dovrei fare io?”
“Dimmi in bocca al lupo e non interferire in alcun modo con me, facciamo finta che io non sia tua nipote.”
“Potrei aprirti un sacco di porte però.. Un lavoro al FBI, magari amministrativo di livello..”
“Ed io mi sarei laureata in Neurochirurgia, con una specializzazione in Neuropsichiatria e con un master in Neuroscienze per una vita da ufficio dietro una scrivania?”
Scandì il suo nome per intero con pronuncia italiana: “Caterina Elettra Rossi Parker dove vorresti arrivare?”
“Se ci riesco da sola, all’Unità di Analisi Comportamentale.” Disse tutto di un fiato.
“Ed io che cosa dovrei fare?”
“Fare finta che io non esista, fai come se non mi conoscessi.
Voglio riuscirci da sola, non perché sono la nipote di David Rossi.”
Alla fine acconsentì e disse “Va bene.” E l’abbracciò forte, fiero di lei.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Copertina






Lo vide uscire per un attimo dalla stanza, e lo vide rientrare con un esercito di persone con il camice, aveva mantenuto la promessa, era tornato.
Katherine dovette fare uno sforzo enorme per seguire le domande del medico, sentiva troppa confusione nella testa.
Il dottore le chiese se poteva respirare da sola e se voleva essere estubata, lei annuì. Vide Spencer in fondo alla stanza per tutto il tempo di quella fastidiosa procedura, la gola le bruciava, sentiva un fastidio enorme, il dottore si raccomandò di non sforzarsi subito per parlare, e di avere pazienza, e che per il momento non avrebbe potuto bere, le lasciarono dei cubetti di ghiaccio che poteva farsi sciogliere in bocca.
Poteva ricevere visite, ma non poteva affaticarsi, si sarebbero rivisti qualche ora più tardi.
 
Quando il medico uscì, vide Spencer avvicinarsi di nuovo.
Lei gli porse la mano, lui la prese gentilmente e disse “Vuoi del ghiaccio?”
Lei annuì piano, il ghiaccio o l’acqua che le scendeva lungo l’esofago le diede un profondo fastidio, che si tradusse in una smorfia di dolore.
“Che c’è?” le chiese Spencer preoccupato.
Lei goffamente indicò la gola per poi tornare a sorridergli.
Lui le accarezzò piano la testa e le diede un bacio sulla fronte, lei si abbandonò a quel contatto. Poi le disse dolcemente, “Stanno arrivando tutti quanti... quando dico tutti intendo proprio tutti quanti, c’è anche Garcia in collegamento, è meglio che io vada fuori, adesso verranno David e Mick.”
Lei gli strinse forte la mano e annuì mestamente, non voleva che andasse via.” Ti prometto che tornerò subito.”
 Kat annuì nuovamente voleva provare a parlare ma le uscì solo uno strano suono, che le provocò un gran dolore, Spencer si chinò su di lei e la baciò delicatamente sulle labbra. Per poi uscire e far entrare David e Mick.
 
David e Mick si sedettero accanto, ognuno su un lato del letto, Kat notò la flebo e guardò Mick, con sguardo interrogativo.
“Il Profeta ed io abbiamo mantenuto la promessa...”
“Come ti senti?” le chiese David.
Lei scosse la testa, per dire così così. Lui si aprì in un sorriso.
Guardò Mick e poi di nuovo il comodino, moriva di sete e voleva di nuovo un cubetto di ghiaccio, anche se le avrebbe fatto male, non le importava nulla.
“Che cosa vuoi?” chiese Mick
Lei fece una faccia scocciata e guardò per aria, sentì la porta aprirsi e vide Spencer affacciarsi, rivolto verso Mick disse: “Vuole un cubetto di ghiaccio... lì sul comodino.” Le strizzò l’occhio e uscì di nuovo, era vero allora, non era andato via, e poi riusciva sempre a capirla, un sorriso perso le comparve sul volto.
 
Mick attirò di nuovo la sua attenzione tossicchiando, dicendo “Perché hai dato il mio numero a tuo fratello? Senza neanche avvisarmi, dai Kat...”
Lei fece uno sguardo preoccupato, David le posò una mano sulla spalla dicendole: “Non ti preoccupare, Adam ha nominato Mick suo sostituto ufficiale, non credo che farà in tempo a venire, ma non escludo che ti venga a trovare quando tornerai a casa.”
Lei scosse la testa in segno di dissenso, la presenza del fratello non la rendeva così felice, e poi c’era Spencer, fece di nuovo una faccia spaventata, e fu Mick a parlare stavolta “Stai tranquilla, non sa neanche chi sia il Dottor Spencer Reid...” Lei fece un respiro di sollievo e poi arrossì ferocemente, i due uomini scoppiarono a ridere, Kat sorrise con loro e poi strizzò gli occhi. “Sei stanca?” le chiese David dolcemente.

Lei mimò un sì tornando a strizzare gli occhi.

“Non ti preoccupare che una volta terminata la visita della banda dei profiler potrai tornare a riposare... Eccoli ” disse poi Mick.
Kat vide la porta aprirsi e le sembrò di vedere un esercito di persone entrare, c’erano Aaron e Sam in testa, Emily JJ Beth e Gina, Derek con un PC in mano e infine Profeta e Spencer, che chiuse la porta.
Sam con un’aria di rimprovero disse “Doc mi hai fatto preoccupare, ho dovuto chiamare i rinforzi” disse indicando Aaron.
Lei lo guardò facendo i migliori occhi dolci che poteva, cercando di farsi perdonare per lo spavento che gli aveva fatto prendere.
Poi sentì Derek parlare “Penelope la vedi che sta bene.”
“Perché non parla?” chiese lei agitata.
Spencer rispose per me “Era stata intubata Penelope...”
Mick aggiunse “Non ti preoccupare che fra un po’ tornerà a romperci come al solito.”

Kat sollevò il braccio per provare a dargli un cazzotto e vide le sue nocche fasciate, si fissava la mano.
David le spiegò “Avevi tagli e lividi su entrambi le mani.”
“Che dice il medico, quando ti riportiamo a casa?”

Lei alzò le spalle, e David di nuovo per lei disse “Il medico dice che deve stare ricoverata per almeno una settimana, e poi dovrà stare almeno un paio di settimane a casa, riposo assoluto.”
Kat scosse vistosamente la testa e un suono roco le uscì dalla gola “No no...”, tossicchio leggermente, parlare le aveva fatto davvero male, chiuse gli occhi e butto la testa sul cuscino.

Quando riaprì gli occhi, vide Spencer colpire Mick che le diede subito un cubetto di ghiaccio, ringraziò Mick con lo sguardo, soffermandosi però a fissare il ragazzo alle sue spalle, Spencer le sorrise e lei tornò con lo sguardo verso David e annuì rassegnata al riposo forzato.
 
“Noi non possiamo fermarci tutti, purtroppo, posso lasciarti David se vuoi?” disse Aaron gentilmente, lei annuì triste e abbassò lo sguardo.
Sam disse poi “Io Mick te lo lascerei volentieri, lo sai, ma sfortunatamente quel mezzo sangue inglese mi serve.”
Lei sorrise allegramente, poi senza controllarsi troppo, sbadigliò.
“Dovremmo lasciarla riposare” le disse Emily dolcemente “ti aspettiamo a casa noi.”

Kat sbatté gli occhi e annuì.
Alzò la mano per salutare tutti mentre uscivano, David avvicinandosi le disse “Adesso dormi io li accompagno fuori e torno dopo.”

Kat cercava lo sguardo di Spencer, ma era già uscito spinto dagli altri, vinta dalla stanchezza e dagli antidolorifici, crollò addormentata sul cuscino.
 
Quando riaprì gli occhi, doveva essere notte, le luci nella stanza erano più soffuse, si voltò a vedere se le stavano facendo ancora la trasfusione e sembrava che per il momento avessero smesso, cercò di tirarsi su, molto carini e simpatici quei medici ma voleva capire da sola come stava, voleva vedere il fianco, leggere le flebo e possibilmente la cartella, i medici sono i peggiori pazienti pensò, si tirò su per quanto possibile, capì di essere nuda, non aveva neanche il camice addosso e si chiese perché prima non se ne era accorta.
Fece un primo tentativo di alzarsi ma ricadde subito, regalandosi una simpatica fitta al fianco.

E in quel momento sentì una voce familiare dire “Dove credi di andare principessa?”

Un sorriso le illuminò il volto e si voltò in direzione della voce, vide Spencer seduto su di una poltrona, con una coperta addosso.
“Che ci fai tu qui?” riuscì a dire con una voce roca e bassa.
Spencer si avvicinò a lei e disse piano “Hotch mi ha dato quei dieci giorni di ferie che mi spettavano da un po’ per andare a Las Vegas a trovare mia madre.”
“Questa non è Las Vegas...” disse lei.
“...E tu non sei mia madre!”disse lui aggiungendo poi: “Che cosa stavi cercando di fare?”
“Volevo vedere che cosa mi stavano dando, leggere la mia cartella, e controllare il mio fianco ma...” disse lei parlando lentamente.
“Ma?” chiese lui curioso.
“Non sono vestita, prima non me ne ero resa conto.” disse lei arrossendo.
“Ti assicuro che non lo eri neanche prima.” disse lui sorridendole malizioso.
“Come scusa?” chiese Kat con un sorrisino sulle labbra.
Spencer tossicchiò, arrossendo leggermente e poi disse “Sei stata in questa stanza con una folla di tuoi colleghi. Diciamo solo che ero molto attento a come ti muovevi..”
Kat si mise a ridere, ma una fitta al fianco, le fece comparire una smorfia di dolore sul viso.
Spencer le chiese preoccupato: ”Che c’è? Ti chiamo il medico?”

Kat respirò profondamente aspettando che la fitta passasse poi disse: “No, no, è normale. E non voglio essere imbottita di antidolorifici, puoi passarmi la cartella per favore?” indicando il fondo del letto.
“Non puoi smettere di pensare di essere un medico per una volta?” le chiese Spencer sorridendo.
Kat scosse solo la testa porgendogli la mano in attesa della cartella, Spencer si arrese alla sua ostinazione, e dopo un po’ che leggeva le chiese: “Allora dottoressa che dice?”
Kat seria: “Che ho perso parte del fegato e ho una serie di traumi interni, e costole fratturate, devo starmene in un letto tutta la settimana; però non ho alcun trauma cranico, in effetti non mi colpiva quasi mai alla testa.”
“Già ...” sospirò Spencer.
“Tu che ne sai scusa?” Chiese Kat curiosa, non capiva come lui potesse conoscere le dinamiche.
“Ci mandava dei video, dei combattimenti, di quando l’hai sfidata e ti ha fatto mangiare, e per l’ultimo incontro trasmetteva in diretta; la povera Penelope ha assistito a tutto l’incontro, ha detto che sei stata una leonessa...” Disse lui ancora scosso da quello che lei aveva dovuto passare.
“Avevo un ottimo motivo per lottare, volevo rivederti e chiederti scusa.” Disse lei guardandolo dolcemente negli occhi.
“Tu non ti devi scusare, io sono stato una bestia, non so cosa mi sia preso, io mi sono fatto condizionare, poi la gelosia ha fatto il resto.” Disse Spencer chinando il capo.
“Avrei dovuto spiegarti tutto, ma temevo per quello che tu avresti potuto pensare di me, io voglio che tu sappia la verità, che possono confermarti sia Aaron sia Sam.” Disse lei senza mai smettere di guardarlo.
“Non devi, non ce n’è bisogno.” Disse lui accarezzandole il viso.
“Io non ho segreti Spencer e non ne voglio avere con te! I miei genitori non furono uccisi da semplici rapinatori, erano serial killer, Aaron e Sam erano li, seguirono la mia carriera, e credono nel mio potenziale per creare una nuova generazione di profiler. È solo questo ti prego credimi.” Disse Kat tutto di un fiato.
“Io ti credo, e vedo la stima che hanno di te Cooper e Hotch, mi sono fatto abbagliare, puoi perdonarmi? Io non sapevo più come venire e scusarmi.” Disse abbassando il capo.
“Spencer siediti qui.” Disse scostandosi leggermente di lato, per fargli spazio, battendo la mano sul letto per invito.
Spencer si sedette sbuffò e disse velocemente: “Se non ti avessi detto quelle cose tu, avresti tutto il tuo fegato!”
“Hey, smettila! Avrei il mio fegato per intero se non avessimo sbagliato il profilo, se avessimo immaginato che era una donna, non avremmo tenuto la conferenza stampa.” Disse lei prendendogli la mano.
“Mi sono sentito morire Katherine, quando Hotch ci ha illustrato il caso era teso, quando ha detto che aveva cambiato vittimologia e ci ha detto che ti aveva preso mi sono sentito mancare, quando ho visto il video, ero raggelato, ho temuto di non vederti più per la mia stupidità.” Disse lui con gli occhi lucidi.
“Spencer guardami, sono qui adesso, è finito tutto.” Disse lei cercando di avvicinarsi a lui.
“Non ti sforzare, dai... Devi riposarti.” Disse lui accarezzandole dolcemente una spalla.
Lei arrossì: “Quando credi che mi rivestiranno?”
“Di queste cose parlano con David.” disse lui calmo.
Kat si agitò nel letto “Dov’è?”
“Sta riposando in albergo.” Disse Spencer tranquillo.
Kat cominciò a balbettare “Ma... lui cioè...”
“Lo sa, da molto tempo credo, da prima che lo capissi io, probabilmente...” Disse Spencer sereno.
“E tu sei così tranquillo?” Il suo tono adesso era più tranquillo, si sentiva particolarmente felice.
“Certo, anche Mick mi ha fatto una ramanzina.” Disse lui spostandosi i capelli all’indietro.
“Cosa? Non doveva permettersi.” Disse lei arrabbiata.
“Ti vuole bene, ed era preoccupato per te, e poi mi ha fatto bene. Dovresti riposare adesso..” Disse lui passandole una mano tra i capelli.
“Voglio restare con te.” Disse lei mettendo il broncio.
Spencer sorrise “Non fare così, io non mi muovo e poi domattina arriva anche David.”
Lei mise il broncio e gli strinse forte la mano.
“C’è qualcun altro che sa?” chiese poi curiosa
“Non lo so, non credo, beh forse Hotch se lo immagina dopo la mia scenata.” disse rattristandosi immediatamente.
“Spencer abbiamo un sacco di tempo, non fare così ti prego, quello che è successo è passato, ora voglio solo pensare al futuro.” Disse lei serena.
“Tornerai anche nella nostra squadra?” chiese lui.
“Questo non lo so, tu c’entravi ma l’ostracismo di JJ ha comunque influito, vediamo prima di rimettermi in piedi.” rispose pensierosa.
“Va bene, un passo alla volta, ma a te piacerebbe?”

“Sì, mi piace veramente tanto lavorare con voi, anche se ti reputo una distrazione.”
“E tu sei la mia!” Disse lui chinandosi e baciandola teneramente, quando il bacio cominciò a scaldarsi, una fitta di dolore fece staccare Kat, chiuse forte gli occhi aspettando solo che passasse.
“Tu devi riposare ed io devo fare il bravo.”
“Va bene, va bene, ma puoi avvicinare la tua bella poltrona e dormire vicino a me?” chiese lei un po’ sfiancata dal dolore.
“Certamente” Disse lui alzandosi e spostando la poltrona vicino al letto.

Si addormentarono così, mano nella mano, Spencer aveva appoggiato la testa sul letto.

Così li aveva trovati David, quando era arrivato in ospedale quella mattina, svegliò gentilmente Reid dicendogli di andare a dormire un po’ in albergo, una volta vinte le sue resistenze, si sedette al capezzale di sua nipote.
 
Quando Kat aprì gli occhi, vide David che leggeva un giornale sulla poltrona dove prima c’era Spencer, un sorriso le comparve sulle labbra.
“Buongiorno mia cara!” le disse David calorosamente
“Buongiorno Dave, mi sembri riposato.” disse lei felice.
“E tu mi sembri radiosa, nonostante tu stia in un letto d’ospedale.” Disse lui sorridendo malizioso.
“Ah, giusto. Dobbiamo parlarne vero?” Chiese lei titubante arrossendo.
“Mia cara, se sei felice veramente io, non ho bisogno di sapere altro.” Disse come un padre affettuoso.
“Io sono innamorata e sono felice con lui, non averlo nella mia vita per un mese mi ha svuotato, non credevo di essermi così affezionata a lui, io mi sento molto legata a lui.” Disse lei come una figlia.
“Io non ho bisogno di sapere altro Cate, a lui un discorsetto già l’ho fatto, ma se questa cosa è importante, alla fine dovrai parlarne ad Adam e non solo.”
“Io so che lo voglio al mio fianco e lui vuole me, vorrei solo provare a stargli accanto e avere il tempo per poi confrontarci con il resto del mondo.” Disse seria,
“E lo avrai, non voglio certo mettervi fretta, ma sul lavoro sappiate essere dei veri professionisti. Posso dirti solo questo. Lui ha tirato fuori tutto se stesso per ritrovarti, era sicuro e certo, come credo di non aver mai visto il dottor Reid, sai?”
“Non so perché ma me lo immaginavo.” Disse lei sorridendo pensando a Spencer, in quel momento entrò il medico e David uscì.
Le pulirono la ferita, che fu notevolmente doloroso, e le fecero un quadro della sua situazione.
Appena il medico uscì chiamò suo fratello per tranquillizzarlo, riuscendo anche a convincerlo a non raggiungerla, concordarono un appuntamento a New York per il suo compleanno com’era nei loro piani originali.

Quando David tornò di nuovo nella stanza, con lui c’era Spencer, sembrava più riposato, ma sul volto portava i segni dello stress di quei giorni.

E fu così che passò la settimana di Katherine, le mattine a chiacchierare con David e chiamando i colleghi e le notti a chiacchierare con Spencer, non era mai stanca di parlare con lui, avrebbe passato le ore a parlare con lui, per convincerla ad andare a dormire Spencer doveva sudare sette camici, i baci che si scambiavano erano sempre più passionali e sempre meno adatti a un ospedale.

Quando ripartirono Kat aveva preso tre posti in Business Class, si sentiva meglio, ma la ferita le faceva male e non voleva stare scomoda, il viaggio fu piacevole e divertente; Dave si divertiva a prenderli in giro e loro arrossivano in continuazione, mandando l'anziano profiler in un brodo di giuggiole.








Credo di non avere più parole per scusarmi per il mio tremendo ritardo.
Approfitto di questo spazio per invitarvi a visitare un gruppo su facebook, gestito da me e da un'altra ragazza con la quale sto scrivendo una storia a quattro mani, se vi piace il genere di criminal minds, forse potreste provare a dare un'occhiata a Chi é Come Dio? 
Nel gruppo potete trovare spoiler, foto, e noi due...
Otherwise-good's Corner
   
 
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