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Autore: fallingforyoureyes    12/12/2012    4 recensioni
“AL VOLO!” il tempo di una veloce occhiata interrogativa tra le due ragazze che Amy vide una cartella nera, dell’Adidas, volare letteralmente verso di lei. Porse le braccia in avanti, attenta a non riceverla dritta in testa e una volta sentita al tatto, la strinse istintivamente a se, per non cadere, visto il peso della borsa.
“Ma che cazzo succede?” Cassie non ebbe neanche il tempo di finire la frase che videro arrivare un ragazzo, su uno skateboard. Il volto era coperto dal cappuccio, ma osservandolo meglio, Amy capì che i trattava dello stesso ragazzo del giorno pretendente.
“Zayn” mimò con le labbra Amy, e Cassie la guardò interrogativa.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                PROLOGO




Amanda, o meglio,  Amy era sempre precisa. Di ritardi, nei suoi ormai tre anni di liceo se ne contavano a malapena due, e sicuramente non superavano i cinque minuti. 
Chiuse la porta della sua camera con delicatezza e scese le scale. Si fermò a guardare allo specchio infondo alle scale. Il blu del suo maglione non le donava molto quella mattina, o forse era lei di cattivo umore. Le lunghe gambe erano fasciate da un jeans chiaro.  I capelli castani, raccolti in una treccia laterale,  le ricordavano suo padre, mentre gli occhi scuri, il viso ovale e pieno e il resto del corpo, erano praticamente identici alla madre. Non vedeva niente di eclatante nel suo viso. Secondo lei era un semplice viso. Uno di quelli in cui non c’è niente che ti colpisce. Labbra non troppo carnose, naso dritto e leggermente all’insù; non aveva gli zigomi particolarmente pronunciati e neanche gli occhi di un colore sorprendente. Era normale, forse troppo, secondo lei. Ma si limitava a nascondere queste sue incertezze.
 Entrò in cucina sorridente.
“Buongiorno, mamma.” Disse sedendosi a tavola. Prese una fetta di pane bianco e iniziò a spalmarvi della marmellata di albicocche, la sua preferita.
“Buongiorno cara.” La signora Smith quella mattina non era particolarmente allegra. Le labbra  erano aperte in un sorriso discreto e i capelli neri e ricci erano legati con una pinza grande e azzurra, lasciando due piccole ciocche ricaderle sul viso.
“Credo che la professoressa mi interroghi in latino. Non sono molto di umore oggi.” Disse, mentre addentava la sua fetta.
“Non preoccuparti, per una volta passi e poi credo andrà tutto bene.” La madre alzò la testa dai fornelli, per rivolgerle un sorriso orgoglioso. Mai nessuno gli aveva dato tante soddisfazioni come sua figlia.
“Papà è al lavoro?” chiese la ragazza.
“Si. Vedi, gli hanno offerto più turni questo mese,  penso sarà più assente del solito.” Disse e i suoi occhi si spensero per un secondo. Il tempo di capire che non era momento per lamentarsi davanti sua figlia e si riaccese in un brillante sorriso, che la figlia ricambiò.
“Richard! Scendi a fare colazione, o farai tardi!” urlò poi.
Questo, sentendosi chiamare, si affrettò a scendere dalle scale e si precipitò a tavola, buttando distrattamente per terra qualche oggettino dalla credenza all’entrata del soggiorno.  Richard era l’esatto contrario di sua sorella, se ben molto più piccolo.  Aveva dodici anni e non era esatte mante il figlio modello. Voti nella media, ma condotta bassa. Gli occhi azzurri, come quelli del padre, capelli scuri, come la madre.  Amy pensava che avrebbe fatto conquiste da grande.
“Buongiorno famiglia... oh, aspettate, papà?” chiese, deluso. Era abituato a fare colazione con il padre a tavola, era l’unico momento in cui la famiglia era riunita. Ma erano un paio di settimane che quest’ultimo la saltava, delle volte non rientrava neanche per cena.  Richard spostò la sedia e si buttò sopra, sbuffando.
La mamma gli spiegò ciò che succedeva e si sedette tranquilla a tavola con loro.
“Mamma, sarà meglio che vada. Ciao Richard.” Diede un bacio sulla chioma folta del fratello, il quale fece una smorfia di disgusto, prese la cartella e scivolò fuori dalla porta.  Un venticello autunnale la colpi in pieno volto, come al solito.
Oggi sentiva qualcosa di strano nell’aria, un senso di pesantezza, diverso dal solito buon umore che si portava dietro. Ignorò il fatto e continuò a passeggiare tranquilla fino al grande cancello di ferro della sua scuola.
“Amy! Amy, vieni qui!” quella voce era inconfondibile per lei.
 Cassie.
Migliore amica dai tempi d’infanzia. Sembrava che Dio le avesse create proprio per metterle insieme.
Erano una l’opposto dell’altra.
Se Amy era sempre in ordine, semplice ed essenziale, Cassie era l’esatto contrario. Amy era estroversa, lei era timida. E poi Cassie tutto sembrava tranne che una ragazza composta. Capelli tinti di un rosso fuoco, dilatatore di 9 mm a destra, helix a sinistra, piercing al naso e abbigliamento che sicuramente non passava inosservato.  La rossa la stava chiamando dal loro solito angoletto. I suoi occhi verdi brillavano, tra quelle nuvole grigie.  
“Ehi. Cosa c’è?” Disse calma la mora, nel tentativo di frenare gli spiriti bollenti dell’amica.
“Sai dove andremo sabato? Lo sai? Certo che non lo sai! Te lo dico io, allora. Andiamo alla festa di Josh. Io devo benedire Mary. Se quella ragazza non esistesse non so come farei, mi ha rimediato due inviti e noi..”
“Ferma un attimo. Chi è Josh ?Chi è Mary? e perché dobbiamo andare a questa festa? Sbrigati, sta per suonare!” la interruppe; conoscendo Cassie, sapeva che ne avrebbe avuto per un bel po’.
“Ma questo non è importante! L’importante ora è trovare due vestiti nuovi e divertirci. Ci sarà quasi tutto il quinto anno.” Disse battendo le mai.
“Ma noi siamo al terz..” non finì neanche di parlare che fu interrotta dal suono assordante della campanella.
“Ops, è suonata!” disse correndo  verso l’entrata della scuola.
“Ma Cassie!” cercò di fermala inutilmente. Ormai era andata. Sabato ci sarebbe stata quella festa e lei era costretta ad andarci. Avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, Cassie avrebbe vinto lo stesso, entrambe lo sapevano. Era sicura che una volta entrate, sarebbero state entrambe sedute al bancone per tutta la serata. Amy non si sarebbe buttata tra una mandria di diciottenni alcolizzati e forse anche drogati, Cassie, invece, era troppo timida per buttarsi da sola.
 
 
Era già la seconda ora, oggi la sua compagna di banco, Jade, non c’era. Meglio, secondo Amy, visto che parlava in continuazione e di cose inutili come per esempio le sue nuove extension biondo platino.
Il professore di algebra, un uomo alto, brizzolato e dall’aria seria,  iniziò a spiegare l’argomento, mentre lei, attenta, prendeva appunti, come al solito.
Il bussare alla porta, fece alzare tutti gli sguardi concentrati dei ragazzi, e il professore smise di parlare.
La porta dell’aula si spalancò, mostrando la bella professoressa di chimica. Era la professoressa preferita di Amy, eppure la materia la odiava con tutto il cuore. La professoressa Robinson era sempre sorridente e disponibile con tutti. Ma in quel momento aveva un espressione diversa dal solito sorriso, era arrabbiata.
“Scusi se interrompo la lezione, ma prenderò provvedimenti seri se quel bel giovanotto non si da una calmata. Spero di poterlo lasciare qui, altrimenti non posso continuare la lezione” mentre finiva di pronunciare l’ultima parola, lo sguardo della prof cadde su Amy e le sorrise. Lei ricambiò.  
“Oh certo, prego. Vada pure a sedersi..” fece una piccola pausa, guardando l’aula, alla ricerca di un posto libero.  “..accanto alla signorina Smith.” disse poi.  Sentito il suo nome il sorriso si placò per un attimo e la ragazza si raddrizzò immediatamente e ci mise altri tre secondi per capire che il professore si riferiva a lei.
“Oh, beh, certo..” disse insicura, abbassando lo sguardo. Sarebbe stato meglio se avesse mantenuto la bocca chiusa.
 Il ragazzo, moro, e alto come un pino, si fece avanti, spinto dalla professoressa e, mentre passava tra le file dei banchi con un sorriso malizioso, per arrivare al penultimo  a destra, vicino le finestre, si sentiva un mormorio di sottofondo.
La ragazza portò lo sguardo dove si sentiva vocii più intensi. Kate e Lisa, sue amiche di comitiva,  stavano parlucchiando e mentre Lisa diceva qualcosa, sicuramente riferita al moro, Kate si girò con verso di lui con gli occhi spalancati, che intanto si era già seduto, spostando la sedia rumorosamente.
A quel gesto Amy si raddrizzò ancora di più.
Il moro girò il volto verso di lei, che cercava in tutti i modi di prestare attenzione al professore che aveva ripreso a spiegare, senza risultati. Si meravigliò di quanto il suo profilo potesse essere delicato. Aveva un’aria pacifica, anche essendo molto agitata al momento.
“Tranquilla, non mordo.” Disse semplicemente poi, facendo si che la ragazza si accorgesse della pessima figuraccia che aveva fatto. Si girò verso di lui e gli sorrise, cercando di sembrare più tranquilla possibile. Non lo conosceva per niente e il fatto che fosse dell’ultimo anno la metteva soggezione, poi era lì perché in punizione e ad Amy non piaceva frequentare gente, diciamo squilibrata.
Era un bella ragazzo, forse troppo. I capelli erano alzati in un ciuffo alto e preciso e la carnagione ambrata della mascella, ben marcata, era ricoperta da una sottile barbetta, tipica dei diciottenni. La testa era abbassata, le labbra carnose erano impegnate in una strana smorfia, così come le sopracciglia corrugate e proprio in quel momento, dischiuse leggermente la bocca, per inumidirsi le labbra. Era impegnato e scarabocchiare qualcosa di incomprensibile sul banco.  
Si rese subito conto di essersi incantata sul profilo del ragazzo quando questo fece un sorrisetto, lanciandogli poi uno sguardo sfuggente.  
Al suonare della campanella, tutti i ragazzi si alzarono, compreso il moro, che seguì la massa fino alla porta. Amy, come al solito, era l’ultima ad uscire. Non le piaceva andare di fretta.
Si alzò con cautela e titubante si avviò alla porta, per cambiare aula: latino.
Un passo fuori, notò il ragazzo di prima, appoggiato al muro e quando anche lui la notò stacco le spalle dalla parete e la raggiunse.
“Hey.” Disse. Che vuole? Fu il primo pensiero di Amy.
Lo guardava confusa e lui, capendo che non si era presentato, porse la mano. Le la accettò titubante, senza cambiare espressione.
“Sono Zayn. Zayn Malik. Forse non mi conosci.” Disse, stringendo possente la piccola mano della ragazza. Di solito chiunque l’avrebbe riconosciuto, essendo tra i più popolari del quinto anno.
“No. Non ti conosco.” Sorrise lei, dura, cercando di oltrepassarlo. Avrebbe fatto ritardo alla lezione di quel passo.
“Com’è il tuo nome, babe?” insistette lui, parandosi davanti.
“Non chiamarmi ‘babe’. Mi chiamo Amy.. Amanda Smith” si corresse, troppo abituata ad usare il suo soprannome, mentre continuava a camminare, seguita da Zayn.
Questo ripensò a quando aveva affibbiato al suo viso un aria pacifica. Niente affatto, era un diavolo.
“Beh, Amanda. Ci si vede in giro.” Disse, lasciandola finalmente in pace. Lei lo salutò con un sorriso duro. Non piacevano per niente i tipi come Zayn ad Amy: tutti belli, stronzi, sfacciati e stronzi l'aveva già detto? 









HOLA.    

Cciao a tutte c: 
è la mia prima storia quindi abbiate pietà, ahah. 
la trama da qui non sembra molto originale lo so, ma ho già scritto anche il primo capitolo ed è venuto ''''''''abbastanza bene'''''''.
Poi ovviamente non sono una parente della Rowling, quindi non c'è da aspettarsi un bel niente. 
Solo, se vi è piaciuta, fatemelo sapere con una recensione oppure su twitter (@teamzaynela). 
Al prossimo capitlo sdf 
grazie per aver letto. 
#unbesomuyloco
 



  
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