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Autore: Viproudofthem    13/12/2012    2 recensioni
"Non avresti dovuto riempirmi di parole, parole inutili. Te ne sei andato, dopo tutte le promesse. Chi sono io ora? Cosa è rimasto di me?"
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO II
 
Terminai la mia colazione, dopodiché mi tuffai di nuovo nell’immenso groviglio di strade per poi arrivare a casa.
Entrai, e senza fare caso a chi ci fosse salii le scale.
Mi svestii, buttai tutta la roba nel cesto da lavare e mi misi nella doccia.
Mi risciacquai  come se l’acqua avesse potuto levar via tutte le preoccupazioni, tutte le angosce.
Poi andai in camera mia e misi uno dei miei completini da casa.
Non avevo intenzione di scendere, sarei stata come tutti i giorni chiusa nella mia camera.
Isolata dai problemi, quasi volessi sfuggirne.
 
Mi misi le cuffie nelle orecchie e scelsi l’impostazione “Brano casuale”.
Partì “It’s Alright, It’s OK” di Ashley Tisdale.
Perfetto, quella canzone era proprio quella che mi rappresentava in quel momento.
“It’s Alright, OK
I’m so much better without you
I wont be sorry
Alright, Ok
So don’t you bother what I do
No matter what you say”
Le immagini scorrevano veloce nella mia testa, e ogni ricordo faceva più male di quello precedente.
Le lacrime stavano per uscire per l’ennesima volta, se non fosse stato per la voce di mia madre che interruppe quell’atmosfera straziante.
“Madison, scendi giù un attimo. Ho una cosa importante da dirti”
“Chissà, mi diranno che partono e mi lasciano a casa per un’altra volta. Non è una novità..” Bofonchiai tra me e me mentre scendevo le scale.
“Allora?” Dissi a mia madre, picchiettando insistentemente le dita sul tavolo.
“Sediamoci” Mi disse indicando il tavolo.
Ci sedemmo poi incominciò a parlare.
“Madison senti, non è una bella cosa..”
“Senti mamma, se vuoi dirmi che tra pochi giorni ripartirete per uno dei vostri viaggi ai Caraibi e mi lascerete a casa  non è una novità. Buon viaggio..”
Le dissi seccata, poi feci per alzarmi ma..
“Liam è all’ospedale tesoro, ha avuto un incidente grave e..”
Tutto quello che disse dopo non lo sentii più, presi il mio cellulare e corsi fuori.
Corsi via, via da quel mondo così straziante.
Via da tutti i problemi.
Scappavo, anche se forse non sarebbe servito a nulla.
“NO! NON E’ POSSIBILE! DITEMI CHE NON E’ COSI’.” Urlai, tanto ormai niente importava più.
Mi fermai al solito parco, alla solita panchina.
Poi scivolai a terra.
Le lacrime erano ormai diventati incontrollabili.
In  quel momento avrei avuto bisogno di qualcuno, anche solo di una persona, in grado di tirarmi su.
Di ripescarmi dal tunnel senza uscita nel quale ero intrappolata.
Ma ero sola, nessuno sarebbe venuto.
 
La pioggia si era unita alle mie innumerevoli lacrime già da un po’, ma non mi ero mossa da lì.
Forse speravo che facendo così tutto si sarebbe risolto, ma sapevo benissimo che non sarebbe stato assolutamente così.
Presi il mio cellulare e velocemente digitai il numero di mia madre.
“Tesoro, ma dove cavolo sei finita?”
“In che ospedale è Liam?” Le risposi non prendendo in considerazione la sua domanda.
“Al St. Victoria di Londra. Ma mica avrai intenz..”
Tirai giù la chiamata.
Uscii dal parco e salii su uno dei primi taxi che passarono.
“St Victoria di Londra signore”
“Ma signorina, è troppo lontano!”
Poi si voltò.
“La prego signore, la prego”
Mi fissò per un attimo, poi mise in moto la vettura.
Forse vide, forse fu una delle uniche persone che vide realmente come stavo.
I miei occhi rossi, il mio trucco sciolto a causa delle lacrime e della pioggia, i miei lunghi capelli castani scompigliati.
 
Cercai di addormentarmi, ma era totalmente impossibile.
I miei pensieri erano davvero troppi.
Cosa avrebbero pensato quando mi avrebbero visto?
O meglio, sapevano di me?
Lui, si ricordava ancora di me?
 
 
 
“Signorina, siamo arrivati” Mi disse gentilmente l’uomo dai capelli biondo platino.
Presi dalla tasca tutti i soldi che avevo e glieli porsi in una mano.
“Tenga il resto signore, ha fatto davvero molto per me. Arrivederci”
“Vedrà che si sistemerà tutto” Mi disse dal finestrino quando ormai ero già dall’entrata dell’ospedale.
Mi voltai per un’ultima volta e gli dissi:
“Lo spero, lo spero davvero”
Dopodichè entrai.
 
“Buon pomeriggio, posso esserle d’aiuto?”
“Liam, Liam Payne.”
“Lei è?”
“Mi dica dov’è, la prego” Le dissi sul punto di piangere.
Mi fissò per un attimo, forse perché anche lei come quell’uomo aveva guardato al di là dell’apparenza.
“Sesto piano.” Mi rispose sorridendomi.
 
Presi l’ascensore vuoto, e schiacciai il tasto.
Piano 1.
Piano 2.
Piano 3.
Piano 4.
Piano 5.
Piano 6.
Percorsi gli innumerevoli corridoi fino a quando non vidi quattro ragazzi seduti in una sala d’attesa.
I loro visi mi erano famigliari.
Uno di loro aveva dei capelli ricci, davvero belli, e degli occhioni verdi.
Stava mescolando nervosamente la piccola tazzina di caffè.
L’altro aveva i capelli biondi, e degli occhi blu davvero stupendi.
Guardava continuamente un punto fisso nel vuoto.
Un altro ancora aveva un ciuffo alto, e degli occhi nocciola davvero intensi.
E stava parlando con gli occhi lucidi con l’ultimo di quei ragazzi.
Aveva una maglia a righe e anche lui degli occhi blu molto belli.
Mi avvicinai lentamente ai ragazzi, i quali per un attimo non  si accorsero della mia presenza.
Poi il biondo alzò i suoi meravigliosi occhi oceano e mi vide.
“Tu sei?”
“Madison. Madison Square.”
Mi guardarono straniti, poi il riccio disse:
“Quella Madison?”
“Come scusa?” Gli chiesi perplessa.
“La Madison di..Liam?” Disse con gli occhi sempre più lucidi.
“Non sono più sua, forse non lo sono mai stata.” Dissi scoppiando il lacrime.
Il ragazzo dagli occhi nocciola si alzò e si avvicinò a me, per poi abbracciarmi forte.
Mi imbarazzò quella situazione, però era da tanto che ne avevo bisogno.
“Non ci siamo ancora presentati! Io sono Zayn..” Disse il moro staccandosi dall’abbraccio.
“Io Harry.” Replicò il riccio porgendomi la mano.
“Io sono Louis.” Disse ancora il ragazzo dalla maglia a righe.
“ E io sono Niall” Concluse il ragazzo dagli occhi oceano.
“Piacere ragazzi.” Risposi fingendo un piccolo sorriso.
 
“Forse vederlo ti farà stare meglio, vai..” Mi disse il moro dandomi una piccola pacca sulla spalla.
“Ma.. Il dottore ha già detto qualcosa?”
“No, ha detto che dovevano vedere cosa aveva.. Però ha anche detto che se qualcuno di noi avesse voluto vederlo era libero di farlo.”
“Grazie..”
Mi alzai lentamente da uno dei tanti seggiolini e aprii la porta della camera.
Cavolo, non me lo ricordavo così.
Forse non me lo ricordavo neanche più.
Però era bello lo stesso, anche con miliardi di fili attaccati al suo corpo perfetto.
I suoi capelli erano tutti scompigliati, e intrappolati in un enorme cerotto.
Le sue braccia erano piene di ferite ancora sanguinanti, e la scena era la stessa sulle gambe.
Mi avvicinai, gli diedi un piccolo bacio sulla fronte, poi uscii.
Mi era mancato sentire la sua pelle, mi era mancato vedere i suoi occhi.
Mi era mancato lui.
  
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