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Autore: Grapes_    16/12/2012    6 recensioni
Mi fissa una spalla. Poi allunga una mano e afferra qualcosa e lo strappa con un gesto secco. Gli guardo una mano: “Avevi ancora questa.” dice sventolando l’etichetta. Deve essere della felpa, è nuova..
“15 euro -legge– sei una persona poco costosa!” mi sorride e sorrido anch’io, ma sappiamo tutti e due che quindici è il prezzo della felpa, non il mio.
Tira fuori il portafoglio dalla tasca, e ne estrae 15 euro e me li porge.
“Ma che fai?”
“Sul cartellino c’è scritto 15, questi sono quanto c’è scritto lì sopra. Quindi facciamo così, prendili.” Me li mette in mano. “Ma che significa?” “Che ti ho appena comprato” “Cosa?! E con questo?” “Molla tutto e vieni da me, mi hai accennato qualcosa sulla tua situazione familiare quindi vieni a stare da me, posso aiutarti in quanto amico.”
“Vuoi dire venire a stare da te,ma significa anche venire a stare da Luigi, Enrico, Elmo e Zayn nonsotradurreilnome Malik!”
“Sì. Pensaci!”
Niall, tu sei fuori di testa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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2.



























 

Mi ritrovo completamente su di lui, con le mani sul suo petto e il viso vicino al suo. Lui sorride imbarazzato e io mi sento andare come a fuoco.
Mi rialzo senza dire una parola e mi rimetto in piedi, poi mi sistemo un po’ e lancio un’occhiata dal finestrino dell’autobus, dalla parte della scuola. Sono tutti lì in riga a guardarci, tutti mi hanno visto cadere su di lui. Il mio scombussolato nuovo compagno di classe si rialza e si ricompone, poi guarda me e vede che sto fissando fuori dal finestrino.
Molti ridono, altri ci fissano un po’ seccati – ragazze soprattutto-, alcuni si sussurrano qualcosa, altri sono indifferenti, e poi c’è Harry che tra i suoi amici ci fissa con le braccia incrociate al petto e sorride con un sorriso più marcato verso destra.
Sono caduta addosso a un ragazzo sull’autobus.
Non dovrebbe essere una cosa romantica?
Non dovrebbe essere l’inizio di un nuovo amore o di qualche stupidità simile?
Una cosa molto da film, insomma.
Succede sempre che le belle fanciulle, graziose e delicate cadano adagiandosi sopra al bellissimo ragazzo-principe-azzurro che gli piace, entrambi si sorridono, e sboccia un tenero amore.
Una cosa molto sdolcinata.
Peccato però che io non sono una fanciulla, nemmeno bella , la grazia non sta di casa e non mi sono proprio adagiata su Niall. Che non è un principe azzurro.
E invece di un amore che inizia, qui ci sono solo coglioni che ridono di me!
Abbandono il biondo – finto tra l’altro – e me ne scappo dall’autobus, attraverso tutta quella gente “Quanta fretta eh Lloyd, è qui solo da due giorni e già ci vai” mi volto. Harry Edward Styles.
“Stai zitto Enrico” cerco di tirare fuori un po’ di carattere. Ah, già, io ho l’abitudine di tradurre i nomi stranieri in italiano, mi diverte.
“Non chiamarmi con quello schifo di nome!”
“Ok, Enrico Edoardo Stili”
“Ok, troia, che ci prova con tutti”
Per un secondo sentendo quelle parole mi blocco.
So che non è vero. Non sono una puttana, non ha il diritto di dire una cosa del genere, non ha nemmeno senso perché non ho fatto niente per meritare un nome del genere.
Ora tutti ci fissano perché abbiamo alzato un po’ la voce.
Lì per lì vado nel panico, non so che fare o come rispondere, quindi assorbo quello che ha detto, come sempre, e me ne vado correndo, trattenendo le lacrime.
 
Mi tappo la bocca con una mano e mi asciugo gli occhi con la manica, cercando di non rovinare quel poco di trucco che ho messo la mattina.
…troia.
“Troia, che ci prova con tutti”
Fa malissimo, sembra un insulto da niente ma riceverlo ti fa male davvero.
Sono in bagno, seduta qui e ogni tanto piango un po’.
Perché devo stare così male?
Ma soprattutto, perché a me?
Cosa ho fatto di male? Per meritare tutto questo.
Ormai si fa la seconda ora, quindi è il caso che mi alzo.
Sto ancora un po’ lì per aspettare che il rossore agli occhi sparisca. Quando piango, o sto per piangere, si nota subito perché gli occhi mi si fanno lucidi e diventano rossi, facendo risaltare l’iride, così faccio capire a tutti che ho pianto o lo sto per fare.
Esco dalla cabina e mi guardo allo specchio.
Che brutta.
Il trucco non è rovinato anzi, è stranamente a posto, ho gli occhi rossi e tutti si accorgerebbero che ho pianto.
Per il resto, sono un mostro. Mi basta vedermi allo specchio per rispondere alla domanda ‘cosa ho fatto di male?’
Sorrido  falsamente alla mia immagine, solo per vedere come è. Brutto anche questo, quando sorrido, mi si formano quelle orribili pieghette sotto agli occhi e non mi piacciono per niente, anzi.
Vorrei avere un aspetto diverso, vorrei essere bella.
Mi brontola lo stomaco per il fatto che non ho fatto colazione e ieri sera la mia cena è salita subito dopo essere ingerita, ed inizio a sentir fame.
Ma non devo mangiare quindi lascio perdere e torno in classe.
 
“Che hai fatto fino ad adesso , Emily?” mi canzona Harry quando entro alla seconda ora in classe, dopo essermi seduta al mio banco ed aver mostrato il permesso falsificato alla prof.
“Non ti riguarda Styles” rispondo fredda.
“Hai pianto, eh?”
“Harry smettila dai” sussurra Niall di fianco a lui, Harry lo ignora e si gira in avanti. Il biondo mi guarda un po’ con occhi dolciastri, ma  cerco di ignorarlo quindi distolgo lo sguardo ricacciando indietro altre lacrime, perché mi prenderebbe solo in giro, come Harry e tutti i suoi amici. E io dovrei smetterla di risolvere i miei problemi piangendo.
Entra la Biribanti di Matematica e Scienze. Matematica, in questo caso.
Distolgo lo sguardo e lo punto fuori dalla finestra scollegando il cervello perché non ho proprio voglia di sentirla parlare, per ora.
“Bene, bando alle ciancie e iniziamo la lezione. Oggi facciamo un  po’ di espressioni per allenarci, la verifica arriverà a poco. Horan, alla lavagna” mi risveglio sentendola pronunciare questa frase e osservo Niall alzarsi piano piano ed andare insicuro alla lavagna, poi impugna il gessetto e aspetta.
La prof. detta una lunga espressione e poi gli dice di risolverla, e a noi di fare da soli senza guardarlo.
È facilissima e non ci vuole veramente niente, così mi metto e la faccio in due, tre minuti.
Mentre Niall, lui è ancora alla lavagna a fare scena muta, fissando i segni bianchi in contrasto con la lavagna nera senza avere un’idea di da dove partire.
“Niall? Qualche problema?” gli domanda. Lui la guarda, e accenna un falso sorriso.
“EEEEEh…” balbetta come di uno che dà l’impressione che ci stia pensando, ma in realtà non sa proprio farla!
“Non sai risolverla?”
“No” ammette.
“A posto”
Lascia il gessetto e torna a fianco a Harry. “Bene” dice lei e fa un segnetto che non riesco a vedere sul registro.
“Non lo hai fatto in Inghilterra?”
“Irlanda” precisa.
“Quello che è. Quindi?”
“No”
“Bene.” Scrive ancora qualcosa sul registro e poi scruta attentamente la classe, e io inizio a disegnare sul mio quaderno forme indistinte. Ad esempio un cuoricino, una stellina, altre stelline. “TU!” la sento strillare. Alzo lo sguardo, per vedere con chi se l’è presa questa volta e, sorpresa delle sorprese,  mi sta fissando.
Guardo a destra e a sinistra “io?” mi indico. “Sì Lloyd. Tu sei brava, darai ripetizioni a Niall”
“Cosa?” ero incredula. “Tu e Niall vi incontrerete nel dopo scuola, quando vorrete, ma devi prepararlo bene in matematica perché come vedi, siamo indietro – gli lancia un’occhiata gelida -  e anche molto. Quindi datti da fare. Ovviamente questo ti farà guadagnare crediti” Oh, perfetto. Ora anche a casa, non era già sufficiente vederlo a scuola?
Guardo Niall e lui mi sorride innocente.
 
“Ehi!” mi sento urlare da dietro.
Mi fermo ma non mi volto verso l’entrata della scuola, sono appena uscita definitivamente per oggi e non intendo entrarci.
Se è Harry gli dico qualcosa.
Qualunque cosa, ma qualcosa devo dirgli.
“Emily!” mi giro piano.
È Niall Horan che corre verso di me.
Come si traduce Niall Horan?
“ciao”  rispondo piano, e mi rigiro per continuare a camminare.
si avvicina e cessa di correre, facendo piccoli passi al mio fianco, “cosa ti ha detto Harry stamattina? Ho visto che te ne andavi ma non ho capito cosa vi siete detti…” mi domanda.
Ma conta qualcosa il fatto che io cerco di ignorarlo? Dovrebbe capirlo.
I ragazzi sono tutti allo stesso modo, così antipatici e stronzi come Harry-Enrico, così privi di personalità come Zayn-nonsotradurreilnome, così immaturi come Louis-Luigi, così stupidi come Liam-Elmo, punto. L’ho imparato a mie spese, basta fidarsi.
“no, niente” glielo dico con poca convinzione.
“no?”
Mi fermo e mi giro verso di lui fissandolo, “no”
“o sì?”
“no”
“e invece sì”
“ma no, non è importante, lascia perdere”
“non credo”
 “smettila” faccio per girarmi e andare alla fermata quando mi tira per la manica della felpa.
“cosa ti ha detto stamattina, quindi?” insiste.
“Ma cosa ti interessa? Lascia perdere” mi scrollo.
“invece mi interessa perché non è bello vedere qualcuno che sta male”
“non ho voglia di parlarne! E poi io sto benissimo!” bugia.
“ti ha preso in giro?”
“no”
“ti ha chiesto qualcosa di inportuno?” sarebbe inopportuno, ma vabbè, sta ancora imparando, dopo tutto..
“no”
“e allora?”
“niente davvero lascia perdere!” mi giro e inzio a camminare verso la fermata degli autobus.
“ti ha insultato?”
Mi fermo. Mi rigiro. Di scatto. Colpita e affondata.
“ti ho detto di lasciare perdere!”
Si avvicina ancora e mi blocca con due mani sulle spalle, costringendomi a guardarlo.
“non ti conosco da tanto ma se bisogni io sono qua, ok? Ti ascolto”
 
“Sono a casa!” strillo sistemando giacca a vento e sciarpa nell’entrata.
“Come è andata a scuola?” sento dalla cucina.
“Non ho avuto voti mamma!”
Non una risposta. Bene, le interessava molto sapere della mai giornata, certo.
Torno in camera dove sto per il resto del pomeriggio, facendo compiti contro voglia. Quanto vorrei fare un po’ come voglio io, quindi non eseguirli e stare tutto il giorno a non fare niente. Però non è possibile.
Verso sera scendo per cenare, i miei mi chiedono dei voti e basta, e non parliamo di molto altro. Appena finito di mangiare tutto ciò che avevo nel piatto, quel cibo mi diventa pesante dentro, mi sento in colpa per averlo mangiato, mi sento grassa, mi sento che tutto quello che è entrato dalla bocca si è depositato direttamente sulle cosce o sui fianchi, sento che voglio tornare indietro, a quando ancora non avevo mangiato niente e avevo fame. saluto e corro al bagno di sopra per vomitare.
 
13 settembre.
Passata una noiosissima giornata a scuola, rimango d’accordo con Niall, (Ah! Ho trovato la traduzione perfetta. Niall significa Nello e il cognome Horan diventa Hocorso. Ho – ran. Ran è corso, o correvo, o corsi ecc.) che andavo io oggi da lui verso le due e mezzo di pomeriggio, per dargli ripetizioni.
Così pranzo, con due forchettate di pasta esco e mi porto dietro il borsone di pallavolo, dato che dopo andrò direttamente lì.
Suono il campanello e aspetto, poi tiro fuori dalla giacca a vento blu il biglietto su cui Niall mi aveva scritto l’indirizzo e ricontrollo che sia quello giusto, lo è.
La porta si apre e mi si presenta davanti questo ragazzo biondo, alto, con una maglietta a mezze maniche bianca e dei pantaloni rossi della tuta, sorridente e allegro.
Sorrido anch’io, “Ehi!” esclama, “ehi” rispondo e accartoccio il foglietto rimettendolo in tasca senza guardarlo, mantenendo lo sguardo su di lui.
“Vieni entra” mi invita e poi si mette perpendicolare alla porta così da farmi entrare.
“I miei sono in cucina, ma noi possiamo andare in camera mia” spiega, mentre chiude la porta, e annuisco, poi sale le scale e lo seguo.
La sua camera non è piccola: le pareti sono bianche, le coperte del letto a una piazza e mezzo che si trova sulla destra, sono blu scuro, c’è una scrivania a fianco alla finestra con una sedia nera, un armadio grande beige, a sinistra, che prende tutta la parete, un tappeto blu, mensole e altre cose.
“Scusa il disordine” dice, anche se è tutto abbastanza ordinato. “Non fa niente” rispondo e appoggio il borsone a un angolo.
“Una borsa  così grande solo per un libro e un quaderno di matematica?” mi domanda.
“Nono, è per dopo, uscita da qui devo andare in palestra”
“fai  sport?”
“Pallavolo”
“davvero?” sembra stupito piacevolmente, infatti sorride sornione. Ma non c’è un lato divertente nella cosa.
“eh gia” mi alzo con i libri in mano.
Prende una sedia e ci sediamo alla scrivania.
“Cosa ti spiego?”
“Le espressioni sono forse l’unica cosa che non capisco”
“Ok ti do una simile a quella di oggi in classe” così apro il libro e gliela detto.
“Tu prova a farla, e non preoccuparti, poi ti spiego dove hai sbagliato”
Annuisce e impugna la matita, poi inizia a pensare e scrivere.
Il suo corpo piegato sul foglio di quaderno, la matita impugnata nella mano portata alla bocca, che la copre, le sopraciglia corrucciate, in visibile sforzo mentale.
Lo osservo pensare ed eseguire l’espressione. Quando ha finito alza il viso, rilassa il volto e mi sorride passandomi gentilmente il quaderno.
Controllo.
Nemmeno un errore, il risultato corrisponde a                 quello sul libro e i passaggi sono giusti, tutti.
“L’unica cosa che non capisci? Allora come è possibile che l’hai fatta perfetta? In classe non hai scritto nemmeno un passaggio”
Alza le spalle, “semplice fortuna” dice sorridendo e facendo un’espressione buffa. Ma non mi convinceva: come è possibile che sia solo fortuna? Mah.
“Fanne altre”
Gliene detto un’altra e la esegue, e con mia grande sorpresa quando ricontrollo il quaderno noto che è risolta alla perfezione, proprio come quella precedente.
“Un’altra” sentenzio.
Sospira “Odio la matematica, dopo quest’altra abbiamo finito?”
“Ma abbiamo appena iniziato, se poi a scuola vai male ci vado di mezzo anche io”
“Ma se capisco tutto, che senso ha rimanere qui a fare matematica?”
“Non ho chiesto io di darti ripetizioni, se poi non ne hai nemmeno bisogno, dato che le fai tutte bene”
Sbuffa e gli detto l’esercizio successivo, esegue anche quella, e poi appoggia la matita “fatto” afferma.
Prendo il quaderno e controllo, è giusta.
“Fatta bene” proclamo, e sorride soddisfatto.
“Ma perché hai fatto scena muta, se le cose le sai fare?”
Alza le spalle.
“Dai puoi dirmelo!” insisto.
“Era scontato che ti avrebbero chiesto di darmi ripetizioni, sei brava solo tu in classe….” confessa.
Tre secondi per ragionarci e adesso capisco tutto. Lo ha fatto apposta.
“Ah..”
“sei arrabbiata?”
“no, no” rispondo sinceramente. “Però se sai già fare tutto non ha senso che io rimango qui, domani diremo che ti ho dato ripetizioni e hai capito tutto” faccio per alzarmi.
“No dai, resta con me!” mi dice tirandomi per un braccio.
“perché?” domando.
“perché mi va” risponde e accompagna la frase con il solito sorriso.
 
Stiamo camminando per il quartiere, dato che di ripetizioni non ha bisogno. Mi sento in imbarazzo anche solo per il fatto che ha fatto finta di fare schifo in una materia per vedermi al pomeriggio, con la scusante delle ripetizioni. Quindi non so che dirgli.
“Sediamoci là” mi indica una panchina del parco così dopo averla raggiunta ci sediamo. Inizio a disegnare con il dito i motivi del legno della panchina, come se fosse la cosa più interessante del pianeta.
“Ti posso chiedere una cosa…?” mi domanda Niall.
Alzo lo sguardo trovando i suoi occhi blu, “Sì” rispondo e attendo che mi chieda ciò che vuole sapere.

CAUSE YOU WERE MINEEEEEEEEEEEEE FOR THE SUMMEEEEEERRRR NOW WE KNOW IT'S NEARLY OVEEEERRRR FEEELL LIKEEEE SNOWWWW IN SEPTEMBERRRRR BUT I ALWAYYYSS WILLL REMEMBERRRRRRRRRRRRRRRRR!
quella canzone è meravigliosa, io sto in fissa e li amo tanto fjsk.
Ok  stop, lo so lo so, aggiorno una volta al mese, ma credetemi, tra scuola, sport e altre cose sono sempre impegnata, non trovo il tempo di stare al computer nemmeno un secondo.

Menomale che si avvicinano le vacanze, vi posso promettere che nel periodo natalizio aggiornerò con costanza e sopratutto scriverò, cosa che adesso faccio raramente. e sapete che senza capitoli non si può aggiornare nessuna storia lol

Alloooooora, parlando della storia, vi piace? Lo sapete benissimo che i primi capitoli servono per introdurre un po' le cose, che si faranno interessanti quando ci sarà un po' di stabilità, per ora Emily e Niall si stanno conoscendo.
Comunque abbiamo pochissime recensioni, cioè una volta ne avevamo di più, anche per le altre storie! Se non vi piace quello che scrivo ditemelo, che non ha senso continuare a scrivere per nessuno!

Comunque secondo me Nialluccio è fjdsksk no cioè è dolcissimo, vi piacerà un sacco, per tutto quello che farà nel corso della ff fhdsjs. Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo si capirà perchè Harry è così stronzo.

Emily rappresenta me. Emily rappresenta anche te. Tu sei Emily ricordatelo, se ti trovi anche nel suo più piccolo comportamento o nella più piccola cosa che le accade, ricordati che tu sei Emily. Questa l'ho scritta per tutte quelle ragazze che sono vittime di bullismo, come ne ho viste tantissime su twitter. non mi stancherò mai di dirlo, questa fanfiction vi portrà aiutare a uscire da quei problemi. Vi lascierà un messaggio ve lo posso assicurare c:

ps come avrete notato ho cambiato il titolo, l'altro (I am the girl on fire) ci stava molto, ma questo si abbina ancora di più alla storia e lo scoprirete, ricordatevi che Niall canta e suona la chitarra fjsjs

quindi bo, me ne vado perchè ormai scrivo spazi autrice più lunghi del capitolo stesso HAHAHAH! 
votate tantissimo qui, 
http://favoritebreakoutartist.com/index.php (e anche qui http://www.peopleschoice.com/pca/votenow.jsp ) dobbiamo assolutamente battere i The Wanted e smerdarli in stile Zayn lol

Twitter - @xgrapesforbreak
Ask - 
http://ask.fm/xgrapesforbreak


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