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Autore: H8_breathless    17/12/2012    9 recensioni
Un giorno quelle 200 persone sarebbero diventate 200 mila.
Un giorno quelle poche sterline si sarebbero trasformate in milioni.
Un giorno quel catorcio di macchina si sarebbe trasformato in un jet privato.
Un giorno quella tanta odiata invisibilità sarebbe scomparsa.
Un giorno quella piccola e sporca stanza si sarebbe trasformata in una lussuosa camera d'albergo.
Un giorno questa normalità gli sarebbe mancata ma loro, ancora, non lo sapevano.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Su di me ne ho sentite di tutti i colori.
Ho avuto un milione di soprannomi anche se il mio nome è già abbastanza corto e, quindi, impossibile da storpiare; eppure ci sono sempre state delle persone che si divertivano a definirmi in modo non proprio carino.
Non capivo cosa ci fosse di tanto buffo nel prendere di mira un normalissimo ragazzo ciò nonostante sembrava, per gli altri, la cosa più buffa al mondo visto che tutti ridevano dei loro scherzi nei miei confronti.
Non capivo come mai avevano scelto di prendersela con me ma, un giorno, decisi che era arrivato il momento di imparare anche a rispondere alle offese e difendermi senza più fare l’indifferente così una volta tornato a casa chiesi ai miei genitori di iscrivermi a box.
Loro, ovviamente, non sapevano il vero motivo di quella mia richiesta ma mi assecondarono per fortuna senza troppe domande.
Prendevo lezioni parecchie volte alla settimana e giorno dopo giorno mi sentivo sempre più sicuro di me stesso e, di conseguenza, pronto a rispondere ai loro attacchi.
Non sono mai stato e mai sarò, spero, un tipo violento ma quei bulli non mi lasciavano scelta; sì, esatto, sono stato vittima di bullismo verso gli undici e dodici anni.
Diciamo che la mia vita non è iniziata nel migliori dei modi: sono nato tre settimane prima del previsto e sono rimasto in ospedale per diverso tempo; facevo controlli regolari dal medico che attraverso degli esami ha scoperto che uno dei miei reni aveva subito un danneggiamento, non funzionava come avrebbe dovuto e per i primi quattro anni fui costretto a farmi 32 iniezioni al giorno nel braccio.
Immaginate quanto dovevano fare male per un bambino così tanti aghi piantati nella pelle.
Penso anche pero’ che fin da subito io sia stato abituato a combattere, ad essere forte e sopportare il dolore.
 
Ho completato l’11 GCSE’s alla St. Peter’s collegiate school e adesso frequento la City of Wolverhampton College dove studio ingegneria del suono, che appunto si trova nel distretto metropolitano di oltre 240.000 abitanti nel quale vivo: Wolverhampton, nelle West Midlands.
Compirò 17 anni il 29 Agosto dell’anno che sta per arrivare, ho due sorelle maggiori, Ruth e Nicola e sono figlio di Karen e Geoff.
 
Fin da piccolo ho avuto due grandi passioni, alle quali dedico la maggior parte del mio tempo: lo sport e la musica.
Canto da quando ho sei anni e da quell’età in poi mi sono sempre esibito al karaoke nei pub, in vacanza e alle feste ma cantavo molto anche per me stesso perché mi aiutava, e ancora adesso è così, a sfogarmi, a farmi sentire bene e rilassarmi.
Inizialmente pero’ avevo puntato tutto sulla corsa.
Facevo parte del Wolverhampton and Bilston Athletics Club e mi svegliavo alle 5 tutte le mattine e correvo per gli stessi chilometri.
Dovevo fare parte delle riserve per le Olimpiadi ma non riuscii a classificarmi per un posto in una gara tra le scuole dell’Inghilterra dove sceglievano i partecipanti.
Avevo 14 anni.
Ricordo quanto piansi quel giorno; credevo davvero di farcela e mi sentivo una nullità.
Avevo fallito e tutto ciò che avevo fatto nei tempi precedenti mi sembrava uno spreco, mi sentivo come se avessi sbagliato tutto, mi davo la colpa nonostante avessi fatto del mio meglio.
Avete presente quando sperate fermamente in un sogno, vi manca così poco per raggiungerlo e questo vi sfugge di mano all’ultimo minuto ? Ecco, io mi sentivo un illuso, un totale illuso.
Ricordo come la mia famiglia cercò di consolarmi e farmi sentire fiero di ciò che avevo fatto eppure, nonostante apprezzai lo sforzo, niente sembrava farmi stare meglio.
 
Adesso a guardare indietro mi sembra quasi esagerata la mia reazione ma, in fondo, penso che in quei momenti sia normale sentirsi totalmente a terra.
Decisi così di focalizzarmi sulla musica, di dedicarmi totalmente ad essa e, per fortuna, a 12 anni avevo iniziato a perfezionare la mia tecnica entrando a far parte della Pink Productions, un gruppo delle arti e dello spettacolo con sede, qui, dove abito.
Quest’associazione mi permise di esibirmi per la prima volta davanti ad un vero pubblico.
 
Nel 2008 mi presentai a xfactor, il talent inglese creato per dare la possibilità agli aspiranti giovani cantanti di trasformarsi in star mondiali.
Cantai ‘fly me to the moon’ di Frank Sinatra davanti ai tre giudici.
Ricordo che Simon Cowell disse che avevo del potenziale, che Cheryl Cole mi intimò ‘sei carino, hai del carisma’ e ricordo che Louis Walsh affermò convinto che sarei stato una bella figura per lo show.
Il mio cuore batteva a mille, volevo solo ricevere tre sì, passare alla fase successiva e avvicinarmi maggiormente a questo sogno che coltivavo, ormai da anni.
Così accadde e credetemi, la sensazione che mi pervase è inspiegabile; ero al settimo cielo e finito il provino corsi ad abbracciare mia mamma e il resto della mia famiglia.
Mi esercitai tanto, avevo in mano un microfono notte e giorno e riuscii a raggiungere lo step della casa dei giudici, seppure con quale problema di scarto precedente e un miracoloso ripensamento, volai insieme agli altri sei ragazzi alle Barbado’s.
Il nostro mentore era Simon, ed ero così felice perché lui è uno dei migliori nel settore; per convincerlo a inserirmi nei 3 finalisti da portare ai live-show cantai ‘A million love songs’ dei Take That, famosa band alla quale mi ispiro tutt’ora e ‘you can take my breath away’.
Appena dopo aver fatto le performance solo davanti a lui e la sua collaboratrice, Sinitta, non feci altro che pregare di non dover tornare a casa; era tutto ciò che volevo, tutto ciò che avevo sempre desiderato e adesso che ero arrivato così avanti non volevo perdere questa grande occasione.
Poco dopo mi trovai nuovamente davanti a lui, a lui che avrebbe decretato il mio futuro e io mi sentii improvvisamente così piccolo…
tu sembri già un pop star e mi piace il fatto che tu ascolti ciò che dico ma penso tu sia troppo piccolo, penso tu debba ripresentarti tra due anni, prima devi finire gli studi.
Non sei passato
’.
Sentii il mondo crollarmi addosso, per una seconda volta.
Perché a me ? Se solo mi avesse dato la possibilità avrei dimostrato a tutti che non ero così piccolo come pensava, anzi, sono sempre stato più maturo di quanto non fossero gli altri miei coetanei ed ero certo che avrei benissimo potuto reggere la tensione che ti assale quando devi cantare in televisione.
Quel giorno feci una promessa a me stesso: sarei tornato l’anno dopo.
Il problema fu che avevano alzato l’età di partecipazione: non era più 14 ma 16 ed ecco perché adesso passo i miei giorni in casa a provare notte e giorno.
Ecco perché ho raccolto il mio coraggio e la speranza che si era frantumata, ecco perché sono più convinto, sono cresciuto e sono alla fine dei miei studi.
Ecco perché.
Questo è l’anno della rivincita di Liam Payne.
  
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