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Autore: MadHatter96    17/12/2012    4 recensioni
Il battito di un cuore.
Questo è l'unico ricordo che emerge nella mente di Isabelle attraverso i sogni.
Ritrovata immersa nel sangue viene portata alla Sword & Cross dove verrà circondata da volti di persone che non ha mai
visto in vita sua ma la faranno sentire sicura.
E due occhi verdi splendenti come smeraldi la faranno incantare...
[ATTENZIONE: Momentaneamente sospesa]
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cameron Briel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secoli

 
Isabelle passeggiava tra i corridoi di quella prigione che ora per lei era diventata una casa con aria determinata.
Nessuno aveva intenzione di dirle niente, a quanto sembrava, ma dentro di lei iniziava a farsi spazio una certa nostalgia.
Cam a quanto pare conosceva suo cugino, allora perché non la metteva in contatto con lui? Anzi, sembrava stesse cercando di evitare l’argomento.
Ma non importava, se lui non aveva intenzione di aiutarla avrebbe cercato sostegno da qualcun altro… anche se non sapeva da chi.
Le pareti grigie parevano voler far volare via ogni speranza a chi vi era rinchiuso, una specie di inferno mascherato, eppure la gente dentro ormai era talmente abituata che si muoveva come se fosse stato il luogo più allegro e libero della terra.
Le telecamere di sorveglianza la osservavano, ma ormai Belle riusciva ad ignorarle.
“Ehi principessa, dove se ne va in giro tutta sola?” La voce di Roland la fece voltare.
In effetti era la prima volta che vagava per la scuola senza alcun tipo di accompagnamento.
“Stavo pensando.” Rispose avvicinandosi al ragazzo che se ne stava appoggiato alla parete scrostata.
I suoi occhi la penetrarono come avevano fatto quelle degli altri tre ragazzi.
La sua mente, come se lo avesse sempre saputo registrò anche lui come un non umano.
Tutto normale, nulla la turbava… non più.
Dopo quella sera l’inquietante realtà era diventata di una naturalezza assoluta.
“Roland… tu sei molto amico di Cam?”
Lui storse un attimo le labbra: “Diciamo che siamo sulla stessa barca.”
“Oh… no, perché… mi chiedevo se tu sapessi… che genere di persone frequenta…”
Roland scosse la testa con fare confuso: “Ho capito che tu sai qualcosa, non ho capito qual è il punto.”
Lei alzò lo sguardo su di lui per mostrargli i suoi occhi blu.
Lui sorrise: “Chiedimi pure ciò che vuoi, con ordine.”
Lei prese un respiro, non tanto di incoraggiamento, ma solo per ricordarsi di essere viva e che tutto quello che era successo non era un sogno.
“Tu sei come loro?” Se Roland non avesse compreso la domanda non sarebbe stato necessario continuare, ma il suo breve cenno del capo le confermò il suo istinto.
“Quindi noi ci siamo già visti.”
Lui scoppiò a ridere: “Oh, Piccolo Angelo, io ti ho visto nascere!”
Lei sussultò e senza volerlo arretrò di scatto.
“Scusami, te l’ho detto istintivamente…” Cercò di rassicurarla lui portando le mani in avanti nel tentativo di calmarla.
“Quanti anni avete?” Chiese lei ritirandosi incerta su sé stessa.
Il ragazzo sospirò: “Molti… ma tu no sei…”
La frase non finì, ma la ragazza la completò di nuovo per istinto: “io sono come voi.”
Subito dopo essersi resa conto di quelle parole scosse la testa per scacciare via quel pensiero. Era strana, questo era poco ma sicuro, ma di certo era umana.
Ma allora come spiegare quel dolce sogno?
Oh certo, non poteva essere quello a mettere in discussione la sua natura.
“Io voglio sapere qualcosa riguardo a mio cugino. È l’unico essere umano di cui ho pieno ricordo.”
Lui si passò una mano sulla mascella: “Dovevi volergli davvero un gran bene eh?”
“Perché parli al passato?” Chiese allarmata lei.
Lui non sembrava pentito del tempo usato.
“Perché l’hai conosciuto secoli fa.”
Lei rimase pietrificata. Un brivido le percorse la schiena e il cuore perse un battito.
Di nuovo quella certezza inspiegabile, come per il nome di Cam.
Ma questa volta era terrificante.
Lei esisteva da prima che la sua mente potesse ricordare, lei aveva vissuto accanto a persone che non avrebbe riconosciuto.
“Stai scherzando?” Le sembrava una domanda naturale nonostante tutto.
“Puoi non credermi.”
Lei scosse la testa.
Non poteva non credergli. Perché ora era tutto limpido.
L’immagine di suo cugino era limpida.
La pelle dorata e i capelli scuri lunghi fino alle spalle, gli occhi circondati da un sottile e intenso alone nero e il delicato panno di lino che circondava la vita.
Era lui. Ma non era certo un ragazzo di quel tempo.
Ashraf era qualcuno che ora non c’era più tranne che nel suo cuore.
Tutto, tutto in quel momento perse colore, persino il grigio dell’istituto sembrava più spento di quanto non fosse mai stato.
Era devastante, devastante il pensiero della sua esistenza  immemorabile, devastante il pensiero che la sua unica certezza risalisse a tempi così remoti… era distrutta.
“Cosa ricordi di lui?” La voce di Roland era solo un sottofondo sbiadito che chiedeva qualcosa di infernale, eppure l’anima di Belle rispose.
“Ricordo quando da bambini giocavamo in riva al Nilo, ci rimproveravano sempre perché scappavamo dal palazzo.  Ricordo quando, ormai cresciuti, gareggiavamo a cavallo, diceva che ero l’unica donna che avesse mai visto cavalcare con tanta maestria. Diceva che adorava i miei capelli, ero una delle poche a cui era concesso di tenerli lunghi, e anche lui era un’eccezione.  Spesso litigavamo anche, l’ultima volta era stata quando lui aveva deciso di avvicinarsi ad un coccodrillo per prendere le squame… che cosa se ne faceva con delle scaglie di coccodrillo?”
I ricordi fluivano proprio come quel fiume che ancora scorreva sulla loro terra, sulla terra che li aveva visti insieme, e che molto probabilmente se l’era portato via.
Pensare che ora l’ antico Egitto fosse ritenuto uno dei campi di studio più ambiti, quando lei ancora ci aveva vissuto con tanta naturalezza la fece sentire così spaventa che si chiese che cosa le sarebbe successo in futuro.
Ma la cosa più importante è che ora lei non aveva nulla, tutto ciò che era in suo ricordo lo aveva lasciato in quella vita dimenticata.
“Solo questo?” Chiese il ragazzo riportandola alla realtà.
“Sì.” Rispose lei fissandolo “Ma dovrei ricordare di più… le ali!”
“Cosa?” Roland non fece in tempo a capire.
Lei era già corsa via.
Correva.
Correva veloce, senza sentire il fiato che mancava, incurante delle regole, incurante di dove stesse andando.
Aveva capito perfettamente che per quanto limpido ora fosse il ricordo di Ashraf le mancava ancora qualche tassello, qualche tassello di loro.
Doveva vedere le ali, se le avesse viste avrebbe ricordato.
Continuava a correre.
Il vento scorreva tra i suoi capelli quando lei ancora non si era resa conto di essere uscita.
“Ehi!” La voce di Cam le giunse all’orecchio mentre un suo braccio la bloccò.
“Dove corri principessa?”
Lei lo guardò ancora con lo sguardo affannato e confuso: “Principessa?”
Lui inarcò le sopracciglia emettendo un leggero sospiro divertito.
“Voglio vedere le ali.” Affermò la ragazza senza che lui avesse chiesto nulla.
“Cosa?”
“Mostramele!” Implorò lei mentre lui annullava il contatto con il suo corpo.
“Non posso, non io.” Disse lui con una nota fredda e malinconica nella voce.
Lei si sentì irritare. Stava facendo totale affidamento su di lui, lo aveva involontariamente scelto come sua guida, ma lui sembrava volerla sempre più allontanare dalla realtà.
“Allora mi arrangio da sola.” Affermò decisa per poi riprendere il suo cammino con decisione.
“No… “ Cam si portò una mano tra i capelli e sul suo volto si stese un velo di qualcosa di simile alla paura e al rimpianto. “…Ferma.”
Isabelle si volta verso  di lui nella speranza di un cambiamento d’idea.
“Io… non ti voglio impedire di ricordare, ma prima che tu veda qualunque altra cosa, la storia di Ashraf te la devo spiegare io…”
Non cera nessun segno di convinzione nella voce del ragazzo, c’era solo insicurezza e paura.
A quanto pare lo faceva solo perché d’obbligo.
“Allora?” Chiese lei impaziente.
“Andiamo alla piscina.” Ordinò Cam iniziando ad avviarsi.
“Oh, è qualcosa di così segreto che dovrai per forza annegarmi?”
Lui rise senza perdere la tensione: “No, è un posto rilassante non trovi?”
Lei si strinse nelle spalle per poi affiancarsi a lui.
Quando entrarono nella vecchia chiesa vennero subito colpiti dai riflessi colorati che dipingevano l’acqua chiara.
Il tramonto ormai prossimo donava alle vetrate una maggiore colorazione rossastra che andava ad infuocare le pareti dell’edificio.
Cam si sedette su una panca delle tribune e lei scivolò al suo fianco.
Gli occhi verdi del ragazzo contrastavano con tutto quel colore caloroso che li circondava facendo perdere un battito a Belle.
Era stupendo, come sempre.
“Allora?” Chiese nel vedere che lui indugiava nel parlare.
“Non dovresti prenderla così alla leggera, Huriyya.” Sussurrò lui come se si fosse offeso.
Lei sobbalzò sentendosi trasportare indietro ne tempo.
Era il suo nome, era così che la chiamavano quando stavano in Egitto.
Lui sorrise rassegnato: “Non ti parlerò delle tue origini, partirò subito da quando sei ricomparsa...”
Ricomparsa?
In quel momento si rese conto che avrebbe saltato un pezzo della sua storia.
La voce del ragazzo iniziò ad innalzarsi nel luogo, come se stesse parlando ad un intera platea.
“Quando tu ti ritrovasti nella terra del Nilo io non ero con te, ero molto distante, a supportare l’amore di quei due innamorati…”
Belle non capì di chi stesse parlando, eppure non ci diede importanza, come se conoscesse la risposta.
“Tu sei stata trovata nientemeno che dal principe, figlio del faraone ed erede al trono, avevi assunto l’aspetto di un neonato umano.”
Quindi non era umana?
Ormai lo aveva capito. Semplicemente dal fatto che tutte quelle idee assurde fossero rielaborate ed accettate dalla sua mente come idee normali.
“Lui ovviamente salì al trono, e tu eri considerata sua figlia, la principessa d’Egitto.
Ora, il faraone aveva un figlio legittimo. Questo era Ashraf.”
“Un momento!” Interruppe Belle “Ashraf era mio cugino, non…”
Cam la guardò come se stesse dicendo la cosa più stupida del mondo: “Piccolo Angelo, gli Egiziani avevano la pessima abitudine di sfidare le leggi che la natura ha dettato per non contaminare il sangue reale.”
Lei annuì nel ricordo della tradizione, come aveva potuto dimenticarla?
“Tu eri molto affezionata a lui, Roland vi osservava, diceva che lui ti insegnava tutto…”
Roland, ma certo!  Faceva parte della corte del faraone… le era sempre stato accanto.
“E a te non è per niente dispiaciuto quando gli sei stata promessa in sposa.”
L’ultimo briciolo di polvere sulla sua memoria venne spazzato via.
Una bellezza così straordinaria non può essere non nobile.
Così aveva detto suo padre quando aveva annunciato il fidanzamento.
E lei si era gettata al collo di Ashraf senza indugio.
Più tosto di uno sconosciuto, lui era il migliore.
“Quando l’ho saputo…” Cam nascose il viso tra le mani “… non l’ho digerito.”
“Perché?” La domanda le venne naturale.
“Perché?” ripeté lui “è uno dei motivi per cui io voglio che tu ricordi.”
Lei lo guardò sentendo una sensazione di tristezza afferrarle il cuore.
“Sono venuto lì, poco prima delle nozze, non ti ho vista, ti avrei cercata dopo. Sono andato da lui e l’ho minacciato di uccidere suo padre, il loro dio in terra, se lui avesse osato troppo con te.”
A lei si mozzò il respiro: “Cam…” sussurrò.
“Tu non devi essere di nessun altro.” Sibilò a denti stretti lasciando intravedere un’iride smeraldina.
Cosa?
Si sentì le guance riscaldarsi mentre tutto sembrava svanire.
Eppure sentiva che quell’affermazione andava oltre al classico significato, e non capiva se esserne felice o meno.
Non era ciò che chiunque avrebbe inteso, era un possesso diverso da quello amoroso.
Ma non ebbe tempo per rifletterci perché Cam continuò.
“Non credevo ti amasse così tanto… l’idea di averti accanto senza poterti toccare lo uccise. Poco prima della cerimonia il suo corpo fu trovato sulle sponde del vostro Nilo e tu…”
E lei?
Ricordava le urla, il pianto, le lacrime, quelle lacrime che stavano per scorrere di nuovo sul suo viso… ma lei che cosa aveva fatto dopo?
“… tu sei scomparsa ancora. Dopo secoli e secoli spesi ad aspettarti e cercarti te ne sei andata ancora… per ritornare solo ora.”
Solo ora?
Che cosa era successo per tutto quel tempo?
“Cam...”
Il ricordo di Ashraf bloccò la frase per farla scoppiare in un pianto liberatorio represso per seimila anni.
Il ragazzo provò a calmarla, ma un dolore bruciante lo costrinse ad accasciarsi su sé stesso.
Era colpa sua.
Quando finalmente gli occhi lucidi le permisero di vedere la figura di Camriel si sentì sprofondare.
C’era qualcosa che non andava.
Non voleva vederlo così, non poteva.
Perché lui era l’unico di cui aveva ricordo certo?
“Cam…” la mano delicata passò sulla schiena muscolosa.
Lui la guardò senza alzare il viso: “Ti ho aspettata per tutto quel tempo, e ti ho fatto sparire prima di poterti toccare.  E ora è tutto diverso…”
“Cam… noi cosa siamo?”
Finalmente lui decise di alzarsi: “Noi esistiamo da prima che nascesse l’universo.”
Bastò quello: “Angeli…” mormorò.
Non ricordava nulla del resto, ma di quello ne era certa.
Per un attimo si immaginò al di sopra di ogni albero, di ogni montagna… con Cam.
“Ashraf, era un fratello per me.”
Lui annuì: “Ma ciò non cambia nulla. Ora è tutto diverso, nulla tornerà più com’era, e io non rivedrò mai più il paradiso, non potrò più essere con te.”
Lei scosse la testa: “Cosa dici?”
Lui sorrise triste: “Piccolo Angelo, a te sembra di aver fatto chissà quali scoperte, ma diversamente da Lucinda, tu devi scoprire molto di più e molto più in fretta, per essere come noi, alla pari, e poter guidare lei.”
Quasi ringhiò le ultime parole.
Lei continuava a non capire.
Le ali. Se avesse visto le ali era sicura che sarebbe diventata come Cam chiedeva.
Il ragazzo puntò lo sguardo sull’acqua che ormai iniziava a perdere il bagliore donato dal sole.
“Cam… perché non dovresti vedere il paradiso?”
Lui scosse la testa: “Non cercare di capire.”
La mente di lei provò ad ipotizzare ogni cosa possibile, ma nulla riusciva ad attribuire a Camriel.
Gli si avvicinò, e come una bambina gli si accoccolò contro. Non con malizia, ma come se lui fosse il suo protettore.
Di tutto ciò che le aveva detto ben poco rivelava di lui, eppure quel cuore, anche in Egitto, l’aveva cullata per tutte le notti.
“Cam… qualunque cosa tu abbia fatto, sarai perdonato.”
Un ghigno divertito si innalzò nell’aria: “Da dove l’hai tirata fuori questa?”
“Se non esistesse il perdono non esisterebbe neanche la salvezza, e se in un cuore  c’è anche solo un minimo di purezza, allora può essere salvato.”
Lui rimase a fissare la tenera figura rifugiata in lui.
Appoggiò la testa sul capo di lei e chiuse gli occhi.
Era impossibile.
 
Ecco il nuovo capitolo!
Spero sia di v ostro gradimento… alla fine non sono riuscita a mettere da parte Cam.
Va bene, abbiamo svelato suo cugino, ma c’è ancora tanto da scoprire su Isabelle e anche su Cam… la storia è ancora lunga, avrete pazienza?
  
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