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Autore: PerfectToMe    17/12/2012    4 recensioni
«“ Tantissimi auguri, siete la coppia migliore di sempre. Buon primo anniversario! “ Mi sembra ieri che mi raccontava freneticamente del loro primo bacio, ma forse è meglio cominciare tutto dal principio.»
Avvincente storia di amici, o forse qualcosa di più.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage
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“Mh, buona questa pizza!” disse Eva con la bocca piena.
“Taci e mangia in silenzio, non voglio vedere la pizza maciullata nella tua bocca!” disse El con una faccia schifata ma seria lasciandosi scappare una risata.
Dopo aver inghiottito il boccone e bevuto un sorso di Coca Cola, la sua amica rispose:
“Ma è così buona, guarda: ora ho la bocca bella pulita!” tirando fuori la lingua.
“Ma come faccio a stare con una come te? Sei tutta matta!” disse ridendo allegramente El.
“Lo so, ma ricorda che i matti sono i migliori come dice lo stregatto!” esclamò, e guardando l’ora sul display del suo cellulare aggiunse “Oddio, ma sono quasi le due! Devo scappare a casa, cambiarmi e andare al lavoro!”
El sorpresa dalla sua frase, prese l’ultima fetta di pizza e se la ficcò in bocca strozzandosi un minimo. Eva si alzò dalla sedia e prendendo lo zaino sfiorò le lattine appoggiate sul tavolino facendole rotolare provocando un rumore che fece spaventare El. Subito si sbrigò a raccoglierle e qualche goccia di Coca colò sul suo cappotto color corteccia.
“Oh no! Ci mancava pure il cappotto macchiato, mia mamma mi uccide.” Esclamò Eva.
“Dai, non preoccuparti, un po’ di acqua frizzante e viene via tutto. Ora stai ferma e non creare altri disastri. Vai a casa a prepararti per il lavoro!” la tranquillizzò El.
Poi le ragazze si abbracciarono e si salutarono con un sorriso accompagnato da un piccolo ‘ciao’ quasi sottovoce. Le due si divisero, camminando opposte ognuna per la propria strada.

Eleanor vedeva Eva come la sorella minore che non aveva, le raccontava tutto ciò che le capitava e mai aveva paura di prometterle qualcosa perché sapeva che non avrebbe potuto deluderla.
El è una di quelle ragazze che non si trovano spesso in giro, è speciale per i pochi che la conoscono nel profondo ma teme di perdere le persone a sé care. Lei non ha paura di nulla, di nulla vi dico. Si sente forte come Superwoman e sarà sempre pronta a salvarti dai pericoli incombenti piccoli o grandi che siano; lei proprio, una ragazzina dagli occhi più dolci dei marshmallow, di una tenerezza infinita.
Il pensiero di perdere la sua sorellina Eva non l’aveva quasi mai sfiorata, ma quel giorno le scappò un ‘ma io cosa farei senza di lei?’ per la testa. ‘Lei è la mia migliore amica, credo che non riuscirei a stare senza la sua solita allegria e i suoi abbracci. Mi coccola sempre quando ne ho bisogno, lei è la migliore e non potrei mai sostituirla. Ma se lei lo facesse al posto mio? Oddio che incubo.’ Pensò la ragazza. Iniziò a rabbrividire. Si bloccò in mezzo al marciapiede dove stava camminando lentamente persa per la mente.
‘No, non lo farebbe mai.’ Concluse quel pensiero che la terrificava e continuò il suo cammino.

Eva fece tintinnare le chiavi infilandole nella serratura, entrò in casa e si liberò del cappotto macchiato di Coca già finito nel dimenticatoio. Aveva troppe cose per la testa. Salì al secondo piano mentre urlava un ‘sono a casa’ correndo verso camera sua. Aprì la porta, sbatté lo zaino per terra e si infilò la prima felpa che trovò. Si guardò allo specchio per qualche millesimo di secondo per poi scappare al lavoro. Dalla fretta non si accorse che la casa era deserta se non per la presenza del suo gatto Black.
La sua Vespa bianca tuonò per l’accensione e partì. Nel mezzo delle vie di Londra sfrecciava la ragazza con i capelli che sbucavano dal casco che sventolavano per il vento che lasciavano intravedere due occhi turchesi ipnotizzanti.
Il rombo del motorino si spense dissolvendosi velocemente quando arrivò alla panetteria del suo amico Richard. Quando entrò il campanello della porta suonò annunciando il suo arrivo. Richard alzò lo sguardo:
“Eva! Ce l’hai fatta! Ti aspettavo.” Urlò il ragazzo.
“Hey Rich eccomi qui, era un po’ che non ti vedevo.” Rispose.
“Eh già baby. Ora vieni di qui che ti spiego cosa dovrai fare!” disse Richard muovendo il braccio verso sé, ed Eva lo seguì fino dietro il bancone. Attraversarono una porta che li fece entrare nel magazzino del negozio, era pieno di scatoloni e scaffali con altri scatoloni e la domanda spontanea che arrivò dalle labbra di Eva fu:
“Ma cosa c’è dentro tutti questi scatoloni? Sembra la fabbrica di babbo natale.”
“Ma cosa dici, sono tutti i prodotti che vendiamo di là in negozio intelligentona!” disse ridendo con un’espressione sbigottita. “Ecco, questo è il tuo armadietto, puoi appenderci il cappotto o altro. Dentro trovi il tuo grembiule e la cuffietta. Ti aspetto di là!”
‘Oh mio dio, ho capito bene? La cuffietta? Mi ero scordata che avrei dovuto indossarla, puah. Sembrerò una stupida suora. Ma mi tocca.’ Pensò Eva sbuffando.
Si infilò il grembiule e raggiunse Richard con la cuffietta odiata tra le mani.
“Vieni, vieni!” le disse il suo amico. Lei si avvicinò stringendo la cuffietta assumendo un’espressione interrogativa.
“Vieni che ti spiego dove trovare il tutto. Ah, dovrai legarti i capelli e metterti la cuffia, so che non ti piace l’idea ma sono le regole.” Disse in modo fiscale.
“Lo so. Però posso stare così ancora per un po’? Giuro che poi me la metto!” Chiese Eva timidamente.
“Certo, nessun problema. Qui trovi i panini, e qui ci sono gli affettati…” continuò a spiegare il ragazzo. Ed una volta terminata la dettagliata spiegazione aggiunse:
“Ora torno in magazzino, appena finisco ti raggiungo per vedere come stai andando. Se hai dei problemi chiamami!” disse Richard attraversando la porta.

‘Uffa, che palle. Sto da cani con la cuffietta.’ Pensò Eva mentre si stava legando i capelli castani in un’alta coda di cavallo; prese la cuffia per infilarsela in testa quando venne bloccata dal suono della campanella della porta d’ingresso del negozio.
Un ragazzo alto con una giacca beige entrò nel negozio a testa bassa e quando alzò lo sguardo rimase un po’ sorpreso nel vedere la ragazza. Subito Eva si ricompose e lasciò cadere la cuffietta sul bancone. Le uniche parole che le uscirono di bocca furono:
“B-buongiorno! Desidera?”
Il ragazzo rise e si sistemò i capelli ricci in modo buffo.
‘Che c’è da ridere? Oddio, come minimo sono sporca di farina in faccia e Richard non me lo ha detto.’ Pensò immediatamente Eva.
“Sono sporca di farina?” chiese timidamente la neo panettiera.
Il ragazzo rise ancora e finalmente si degnò a parlare:
“No, sei perfetta.”
“Oh, sei gentile…” si ricompose nuovamente e continuò “ Comunque, cosa desidera?”
Ride. ‘Ma cos’ha che non va? Continua a ridere, credo mi stia prendendo per il culo.’ la sfiora un pensiero che le stava iniziando a dare sui nervi.
“Non desidero nulla. Tu sei l’amica di Richard?” chiese il ragazzo dalla risata facile.
“Sì, sono io. Tu come lo conosci?” rispose secca Eva.
“Eh sai, è il mio capo.” Disse quel ragazzo dagli occhi azzurro smeraldo e sorridendo creò due fossette dolcissime nel pieno delle sue guance.
“La mia prima figura di merda del mio primo giorno del mio primo lavoro.” Affermò la ragazza arrossendo.
Rise ancora un’ultima volta e, passando dietro al bancone, porgendole la mano disse con la sua calda voce:
“Beh, io sono Harry.”
  
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