Crossover
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Autore: Dian87    12/07/2004    2 recensioni
Due mondi lontani che si uniscono, un fratello che vuole salvare la sorella, una ragazza che spera di poter fare di più, evitare una guerra con un documento di storia, un particolare finale...
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Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1- LONTANI

- Va’, Aki!- le ordinò il fratello, spingendola oltre il parapetto, nel pozzo mangia-ossa.

- No, voglio restare a…- la giovane cambiò periodo.- combattere.-

La giovane uscì dal pozzo e si ritrovò in una città che non aveva mai visto prima.

- Questa non è Tokyo.- commentò la ragazza, amareggiata, attraversando una piazza.- E qui non c’è l’Higurashi Jinja. Se solo prendo mio fratello giuro che lo ammazzo, anzi, faccio prima ad ammazzarli tutti e due. Grrr…-

La giovane raggiunse un parco e cercò di sentire qualche odore familiare, ma tutto le sembrava sconosciuto. Prima di lasciare il pozzo aveva cercato di tornare nel suo periodo, ma tutto era parso inutile, avrebbe dovuto raggiungere Tokyo prima di poter ritornare, ma da che parte era Tokyo? Non sapeva nemmeno dove si trovava. La ragazza percepì qualcosa nell’aria e si spostò dal parapetto sul quale si era appoggiata prima che una lingua d’aria magica la colpisse, avvelenandola. La giovane portò una mano alla sua katana, pronta a combattere se Naraku si fosse presentato davanti a lei, ma nessuno si presentò, così rimise a posto la sua katana, un ricordo del padre che non aveva mai conosciuto, al contrario del fratello gemello, e che il maestro che l’aveva forgiata aveva chiamato San-ban-me-sai, terza zanna poiché lei era la terza figlia che aveva avuto e che aveva tenuto con sé, finché aveva potuto. Aki tornò a appoggiarsi al parapetto, osservando l’orizzonte.

"Padre, come puoi vedere da dove ti trovi ora, sono cresciuta e ho scoperto da sola tutte le tecniche segrete della katana che mi lasciasti in eredità, sebbene tu non mi vedesti che una volta da vivo. Il drago che ti uccise è stato sconfitto da mio fratello quando ancora non eravamo stati riuniti dal maestro Totosai, perché quando nostra madre perse la vita io e mio fratello fummo separati. Padre, ti prego, continua a vegliare su mio fratello come hai sempre fatto, anche se ora sa maneggiare la Tessaiga non ha ancora raggiunto il livello che gli permetterà di sconfiggere Naraku, colui che ci uccise già una volta, e proteggi anche mio fratello maggiore, affinché trovi la strada della gentilezza e della passione guidato dalla piccola umana Rin. Ci sentiamo, padre, se il Fato lo vorrà."

- Ehi, Yugi, che ne dici se andiamo al negozio che hanno appena aperto in città?- chiese Jono-uchi all’amico.

- Non saprei, dovrei dare una mano a mio nonno con il negozio: ora che si è rotto la gamba non può muoversi più di tanto.- rispose Yugi.

- Avete visto quella ragazza com’è strana?- sussurrò Anzu ai due amici e a Honda, un loro compagno di scuola.

- Non l’ho mai vista, deve essere straniera, ma è molto carina.- rispose Honda.

- Macché carina: è proprio kirei!- esclamò Jono-uchi, notando la ragazza dai lunghi capelli argentei e dalle orecchie di cane sulla testa.- E ha anche un look molto particolare, vado a parlarle.-

Jono-uchi si avvicinò alla ragazza, ma questa, sovrappensiero e sentendo qualcuno alle sue spalle, estrasse la San-ban-me-sai e gliela puntò alla gola, solo dopo si accorse di ciò che aveva fatto.

- La prego di perdonarmi,- disse la ragazza, voltandosi verso il giovane, facendo un breve inchino e rimettendo la San-ban-me-sai nel suo fodero fatto da uno dei rami di un’antica magnolia.- vorrei consigliarle di non avvicinarsi un quel modo alla gente, alcune persone potrebbero avere reazioni simili alle mie e potrebbero ucciderla.-

- Ehm… va bene…- rispose Jono-uchi.- Sei nuova di qui?-

- Sì,- Aki arrossì, abbassando lo sguardo, e ammise.- mi sono persa. Sa dirmi da che parte si trova Tokyo?-

- Tokyo? È molto lontana. Io mi chiamo Jono-uchi, e tu?-

- Il mio nome è Aki, Jono-uchi-san.-

- Da dove vieni?- le chiese Anzu, avvicinatasi con gli altri.

- Da un luogo senza nome, sull’isola Honshu, alle pendici del monte Haku.- rispose Aki.- E devo assolutamente raggiungere Tokyo.-

- C’è qualcuno che conosci, lì?- chiese Honda.

- Sì, un’amica che abita all’Higurashi Jinja.-

- Cos’hai lì?- chiese Yugi, notando qualcosa che sporgeva dai pantaloni del kariginu rosso della giovane.

Aki prese in mano la carta, ma non ci capiva molto.

- Sapete cos’è?- chiese Aki.

- È una carta del gioco "Magic and Wizards".- rispose Jono-uchi.- Non l’ho mai vista prima.-

- Me la deve aver data mio fratello prima di gettarmi nel pozzo mangia-ossa. Quel baka…- Aki strinse un pugno.

Anzu strinse le spalle alla giovane e Honda le abbassò il pugno.

- Io sono Anzu, loro sono Honda e Yugi.- le presentò Anzu.

- Piacere di conoscervi, io sono Aki, una…- ma s’interruppe subito, ricordandosi quanti guai avevano passato lei e il fratello per la loro condizione di hanyou.

- Cosa sei?- chiese Jono-uchi.

- Nulla di particolare.- rispose Aki, abbozzando a un sorriso.

Aki sapeva che si poteva fidare di quei ragazzi, lo sentiva dentro, come, quando era piccola, sentiva ciò che provavano gli esseri umani che incontrava e ciò la turbava, anche se l’unico con cui ne parlava era il fratello. Aki intercettò l’odore mefistofelico di Naraku e si voltò verso il mare, mentre una colonna di Saimyosho di Naraku s’innalzava verso il cielo e ricadeva sul punto in cui Aki si trovava.

- Mettetevi al sicuro!- ordinò Aki, estraendo la San-ban-me-sai dal suo fodero e percependo il Taglio nel vento.- Tornate da Naraku!-

Aki colpì i Saimyosho e li eliminò tutti in una volta sola, dopo rimise via la katana mentre quello che rimaneva dei Saimyosho ricadeva a terra. Il fantoccio di Naraku comparve davanti a lei.

- Non raggiungerai mai Tokyo, Aki, rinuncia fin da ora a rivedere tuo fratello e gli altri!-

- BASTARDO!- esclamò Aki, colpendolo in pieno con i suoi artigli.

Il fantoccio esplose, Aki fu gettata indietro e così perse i sensi.



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