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Autore: ValentinaDC    18/12/2012    1 recensioni
La ragazza sorrise a trentadue denti, fiera di quello che stava per affermare “Tutti sono disposti a scendere a compromessi con il diavolo per vincere" disse. "E io sono il compromesso della Dalton, o il diavolo in persona.." Alzò un sopracciglio e fece spallucce, come se la cosa non le pesasse affatto.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter two. 
-Skyscraper-


 
 
 
 
 

Mancava un giorno solamente alle provinciali e le prove si facevano sempre più intense. 

In quelle ultime ore le New Directions avevano ripassato i passi della coreografia e tutte le canzoni della performance almeno mille volte. 

“Gangnam Style da capo ragazzi” disse Finn, non ancora soddisfatto. “Riprendete tutti le posizioni di partenza!” 

Il gruppo si divise a metà tra la quinta destra del palco e quella sinistra. In pochi secondi la scena fu deserta e la base musicale riavviata dall’inizio. 

Blaine portava dei polsini spessi di spugna per nascondere i punti che aveva sulle ferite. “Questi cosi mi si stanno appiccicando alla pelle, tra poco ci si fonderanno insieme.” Mormorò tra sé e sé. 

Sam si voltò ad osservarlo. “Tutto bene?” 

Il solista del gruppo annuì, passandosi una mano sulla fronte per asciugare il sudore. “Vorrei solo che Finn ci desse una pausa, almeno potrei andare in bagno a togliermi questi cosi per un attimo.” Si indicò le protezioni che portava. 

Le prime note risuonarono nell’auditorium. 

“Gli occhialiii!” Bisbigliò Blaine all’amico che intanto si stava preparando ad entrare in scena per primo. 

Sam fece per tastarsi una tasca e sgranò gli occhi. “Ho perso gli occhiali!” Si sbracciò verso Finn per fargli cenno di fermare la musica. “Non trovo gli occhiali!” Urlò. 

Tutti si guardarono tra di loro, con delle espressioni a metà tra il rassegnato e lo scocciato. “Sam..” Lo chiamò Joe con un mezzo sorriso sulla bocca “In testa!” 

Tutti risero e le prove ricominciarono, più intense di prima. 



* * * 



Almeno dieci Gangnam Style dopo, il dolore ai polsi di Blaine si era fatto molto più fastidioso e intenso, ma lui decise di non darci peso, fin quando Sam non si bloccò all'improvviso con gli occhi sgranati, fissandolo. 

“Che diavolo c'è ora?” Disse scocciato dall'ennesima interruzione. 

Sam continuava a guardarlo spaventato, incapace di fare qualsiasi mossa. 

“Smettila di fare il cretino, lo so che non ho più il gel e i miei capelli sono in uno stato pietoso, ma ti assicuro che le tue condizioni non sono di certo migliori!” Disse ridendo. 

Sam finalmente si mosse in avanti e gli posò una mano sulla schiena, spingendolo verso il backstage. “Blaine andiamo in bagno..” 

Blaine oppose resistenza. Non capendo assolutamente cosa stesse succedendo. 

“Non devo andare in bagno, Sam cosa succ..” 

Tina si portò una mano alla bocca, aveva gli occhi spalancati. “Blaine, Cristo.. C'è del sangue..” 

Il ragazzo abbassò lo sguardo, rendendosi conto solo in quel momento di avere le mani ricoperte di quel liquido rosso.. “Merda, mi si sono aperti i punti..” Si sfilò velocemente i polsini inzuppati di sangue, gettandoli a terra, e corse verso il bagno. 



* * * 



Tutti i ragazzi delle Nuove Direzioni erano seduti sul palco, ancora leggermente sotto shock per quello che era appena accaduto. 

Sam era rimasto con loro e Finn aveva accompagnato Blaine in ospedale, per farsi medicare. 

“Non pensavo che Blaine potesse arrivare a tanto..” mormorò Artie. 

“Neanche io avrei mai potuto anche solo lontanamente immaginarlo, ma ho capito che abbiamo tutti quanti sottovalutato la sua situazione. Era attaccatissimo a Kurt, tutti noi sapevamo che vivevano in simbiosi, la cosa era sotto i nostri occhi continuamente.”Sospirò Sam. “Solo che Blaine era molto più disperato di quanto dava a vedere.” 

Tutti i ragazzi tenevano la testa bassa, come se il peso di quello che era appena accaduto, li stesse schiacciando. 

“Solo..” Disse Sam spezzando il silenzio. “Ora che anche voi sapete, vi prego, non trattatelo come se fosse malato, non trattatelo in maniera compassionevole, è proprio questo che lui voleva evitare. Soprattutto, non ditelo a Kurt..” 

“A quello ci avrà già pensato Finn” Aggiunse Sugar con la sua solita leggerezza. 

Sam parve ricordarsi solo in quel momento della parentela che legava L'ex fidanzato di Blaine a Finn. 


“Merda”. 



* * * 



Rachel si alzò di scatto dal divano e corse verso il proprio coinquilino che era diventato improvvisamente bianco come un lenzuolo. Si era portato una mano davanti la bocca, le dita gli tremavano visibilmente. Gli era calata sugli occhi una patina lucida, mentre fissava un punto imprecisato della stanza. 

“Kurt!” strillò. “Kurt che succede, si tratta di tuo padre? Di nuovo il cuore?” 

Il ragazzo mosse la testa quasi impercettibilmente, mentre alcune lacrime cominciavano a rigargli il viso. 

Aveva ancora il cellulare premuto contro l'orecchio. 

“C..come sta ora?” Balbettò dopo alcuni minuti. 

Rachel scostò una sedia dal tavolino e lo aiutò a sedersi. 

“Bene, prendo il primo volo, a domani Finn.” Disse appoggiando il telefono sul tavolino e rimanendo in silenzio a metabolizzare quello che suo fratello gli aveva appena riferito per telefono. 

“Cos'è successo? È Carole?” Lo incalzò la ragazza che aveva il cuore in gola. “Kurt! Chi diavolo sta male?” strillò. 

Il tono di voce di Rachel era salito di un'ottava, e Kurt parve finalmente svegliarsi dallo stato di shock in cui si era piombato. 


“Blaine, si tratta di Blaine. Devo tornare a Lima, subito.” 




* * *



Blaine uscì dalla porta bianca ringraziando il medico che lo aveva ricucito e si diresse nella sala d'aspetto dove Finn lo stava attendendo da qualche ora. 

Alzò la mano in segno di saluto e sorrise timidamente quasi a scusarsi per l'accaduto. 

“S-stai..bene?” Chiese Finn incerto, andandogli incontro con quel suo fare maldestro e scoordinato. 

“Si sto bene, era solo saltato qualche punto a causa di un movimento fuori posto..” Tese le labbra, in quello che doveva essere un sorriso, ma che in realtà somigliava più ad una smorfia. 

Prese un respiro. 

“Finn ti sarei grato se tu non raccontassi tutto a Kurt, né di oggi, né del mio tentativo di..” Lasciò cadere le parola, incapace anche di parlare ad alta voce del suo gesto. 

Di chiamarlo con le esatte parole. 

Finn lo guardò con espressione mortificata, mostrandogli il telefono che ancora stringeva in mano, con il nome di Kurt che campeggiava come ultima chiamata sul display. 

“Mi spiace..” 



* * *



Kurt prese il cellulare e ricompose freneticamente il numero, mentre correva dietro le quinte in cerca di Blaine. 


Uno squillo e poi “Gentile cliente, il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile.” 



“Fanculo Blaine Davon Anderson. Devi essere da qualche parte. Non puoi continuare ad evitarmi così.” 

Kurt tentò un’altra volta, per la millesima volta, da quando aveva rimesso piede in Ohio, senza contare tutte le volte in cui aveva tentato di chiamarlo dopo aver ricevuto quella notizia scioccante. 


“Gentile cliente..” 


“Merda!” Imprecò ad alta voce. 


Aveva così voglia di strozzare il proprio ex fidanzato e subito dopo stringerlo forte. 

Mai e poi mai Kurt avrebbe potuto immaginare Blaine compiere un gesto come quello che Finn poco più di ventiquattr’ore prima, gli aveva raccontato durante quella maledetta telefonata. 



Ed era riuscito a tenerglielo nascosto per più di due mesi. 



Prima del trasferimento a New York, Kurt e Blaine erano abituati a condividere ogni momento della giornata, e se non erano vicini, di prendere il cellulare e raccontare anche la più piccola ed insignificante cosa che era accaduta ad uno dei due. 

Dopo la rottura non si erano parlati molto, quasi per niente, se non si consideravano i monologhi dell’ex Warbler con la segreteria telefonica del proprio non più fidanzato. 




Kurt gli aveva proposto di rimanere amici dopo essersi rivisti a New York per Natale, ma in tutta risposta, Blaine si era ammutolito, gli aveva voltato le spalle e si era diretto spedito verso l’imbarco per Columbus del JFK. 


Probabilmente è un no. Aveva appuntato mentalmente a malincuore Kurt. 



Ma in quel momento erano lì, entrambi nello stesso dannato teatro e Blaine era introvabile. 



* * * 



“Uno dei ragazzi si è fidanzato” esclamò a nessuno in particolare, vedendo la ragazza bionda di spalle, che indossava il blazer della Dalton. “Nessuno si è preso la briga di informarmi!” sbuffò fintamente infastidito. 



La ragazza si voltò a squadrarlo da capo a piedi senza proferire parola. 

Blaine si avvicinò sorridendole. “Piacere sono Bl..” 

“Blaine Anderson. Lo so chi sei.” Proferì quella. 

Il solista delle New Directions si soffermò ad osservare quei tratti familiari. 

Dove diavolo l’aveva già vista? 

La ragazza sorrise. “Non mi sorprende il fatto che tu non ricordi assolutamente chi io sia, non avevo la giacca.” Disse afferrandosi il bavero dell'uniforme, quasi a mostrarla con orgoglio, fissando i suoi occhi in quelli del ragazzo, che finalmente si ricordò di dove aveva visto quella scintilla che brillava in fondo a quelle iridi azzurre. 

“Little Talks!” Blaine sorrise annuendo. 

Raramente si vede in giro uno sguardo così sicuro. 

“Ci è voluto molto tempo prima che gli Usignoli smettessero di piangersi addosso per averti perso e si decidessero a trovare qualcuno in grado di sostituirti.” Allungò la mano dalle dita lunghe e affusolate. “Sono Charlotte, molto piacere Blaine Warbler!” rise. 

A quanto pare anche lei conosceva la storia del soprannome che Blaine si era trascinato addosso anche dopo il proprio abbandono della Dalton. 

“Strano che gli Warblers abbiano condiviso tutte queste informazioni con qualcuno che non fa parte del coro, ma soprattutto che non è nemmeno iscritta all’accademia” Blaine osservò la giacca. C’era la spilletta del solista appuntata. “Devi essere molto vicina hai ragazzi, sei la fidanzata di Hunter per caso?” 



Le sue labbra si incurvarono in un sorriso. “Non proprio, e poi chi l’ha detto che non sono iscritta alla Dalton?” 



“Charlotte sei qui!” La sagoma di Sebastian spuntò dal camerino degli Usignoli, dopo che la porta si aprì.“Ti stavamo tutti aspettando!” Le baciò la guancia. 
Il ragazzo si voltò verso di Blaine. “Vedo che hai conosciuto la leggenda…finalmente.”Disse con un sorrisetto malizioso, ammiccandogli. 



Tipico di Sebastian Smythe. 


“Si, anche se ci eravamo già incontrati al negozio di spartiti in realtà.” Fece la ragazza, prendendo l'Usignolo sotto braccio. 

Blaine poggiò una mano sulla spalla del Warbler. “Hunter le presta la giacca per affermare la sua non etero curiosità?” Scoppiò a ridere. 

“Cosa? Perché? Che c’entra Hunter?” Domandò Sebastian interrogativo. 

Charlotte rise. “Blaine è convinto che io sia la ragazza di Hunter, perché ho la giacca e la spilletta del solista credo, ma in realtà, queste non sono di nessun’altro se non mie.” 

Blaine sgranò gli occhi “Come scusa?” 

La ragazza sorrise a trentadue denti, fiera di quello che stava per affermare “Tutti sono disposti a scendere a compromessi con il diavolo per vincere" disse. "E io sono il compromesso della Dalton, o il diavolo in persona.." Alzò un sopracciglio e fece spallucce, come se la cosa non le pesasse affatto. 


Sebastian annuì. "Blaine, saremo rimasti a chiacchierare, ma dobbiamo andare a scaldare la voce, ci vediamo dopo la vostra sconfitta!" fece l'occhiolino a Charlotte, le passò un braccio sulle spalle, e i due si allontanarono ridendo. 


Blaine sentì il cellulare vibrargli e per l’ennesima volta quella mattina ripetè lo stesso gesto, di estrarlo e attaccare la chiamata, sbuffando. 


“BLAINE DAVON ANDERSON COME HAI OSATO.” 


Il sangue gli si gelò nelle vene, quando quella voce così familiare gli giunse alle orecchie. 

Kurt avanzava a grandi passi verso di lui. 

L'espressione da omicida che aveva negli occhi sarebbe stata palese anche a qualcuno che lo vedeva per la prima volta. 

Quando i due furono finalmente faccia a faccia, Kurt chiuse le palpebre e tirò un lungo sospiro, posandosi le mani sul cuore, come per regolarizzare il proprio battito. 

Aveva il fiato corto. 

Blaine si soffermò ad osservare le occhiaie che gli campeggiavano sul viso. 
Doveva non aver dormito molto, ma del resto se lo aspettava, si aspettava di ritrovarselo davanti da un momento all'altro. 

Sapeva che era solo una questione di ore, di qualche giorno al massimo. 

“Ti ho chiamato mille volte..” Disse ancora ansimando. “E tu m hai sempre attaccato in faccia.” 


Blaine fece spallucce. “Sapevo che saresti arrivato. Se avessi risposto non avresti avuto nulla da urlarmi in faccia, nel momento in cui mi avresti avuto davanti. Perciò, ora che ci hai rimuginato sopra durante le ore di volo da qui a New York, durante il tragitto in taxi dal tuo appartamento di Bushwick al JFK, e poi anche dopo, mentre venivi dall'aeroporto di Columbus a qui, esponimi il tuo discorso moralista, Kurt, sono tutto orecchie..” Sorrise sarcasticamente. 


Le sopracciglia di Kurt a quelle parole arrivarono fin su all'attaccatura dei capelli per la sorpresa. 

Aveva immaginato quella scena mentalmente diecimila volte, nelle ultime ore e non in nessuna di queste, c'era un Blaine che gli parlava in quel modo, rivolgendogli quelle parole piene di collera repressa. 

Ma lui non aveva mai avuto così tanto astio nelle vene, e Kurt non poteva sapere quanta rabbia aveva accumulato verso di lui nel corso di quelle settimane. 

“S-scusami?” Balbettò Kurt perplesso. 

Blaine rise nuovamente. 

"Che ti aspettavi? Che le cose non sarebbero cambiate? Che tu avresti potuto tenerti tutto quello che avevi? Un nuovo fidanzato, e il tuo ex al tuo fianco come amico? Nah, ti sei sbagliato alla grande. Non avrai mai e poi mai Blaine indietro, nè in veste di amico, né in veste di conoscente. Chiamami egoista, chiamami come vuoi, ma io non posso accettare il fatto di essere rimasto l'unico di noi due a soffrire. Avevamo deciso di condividere tutto fino alla fine no? Ecco a te la tua parte!" Sputò. 

Kurt fissò per qualche secondo Blaine, incredulo. Non poteva credere che quelle parole fossero davvero uscite dalla bocca della persona che credeva di conoscere meglio al mondo. 

“Ma chi diavolo sei tu?” Lo scrutò da capo a piedi. “Cosa sei diventato?” 
Blaine abbassò lo sguardo. 



Realizzò in quel momento che ciò che gli era successo mesi fa ormai, forse lo aveva completamente trasformato, e che Kurt, come al solito, aveva colpito l'obiettivo. 

“Non ci sono più” disse “e tu non hai più niente da spartire con la persona che ti ritrovi davanti, perchè, e lo so per certo, io non sono Blaine. Sono solo la sua versione sbiadita.” Sospirò e gli voltò le spalle, camminando svelto, nello stesso identico modo di quel giorno in aeroporto. 



Era finita. 

Per sempre. 

Ed entrambi realizzarono che la persona con cui avrebbero desiderato follemente trascorrere il resto delle proprie esistenze, gli stava velocemente sfuggendo dalle mani. 

Ma Kurt, che ormai era in lacrime, non fermò Blaine anche se avrebbe voluto farlo con tutto se stesso. 

E Blaine, che singhiozzava a testa bassa, non tornò a riprendersi Kurt anche se sapeva che l'unico posto dove voleva rimanere, era tra quelle braccia. 



* * * 


Charlotte spinse la pesante porta sul retro ed uscì all'esterno. 

L'aria di inizio febbraio in Ohio era ancora fredda e dei piccoli cumuli di neve erano ancora sparsi qua e là ad adornare la strada ghiacciata. 

Alla fine della gradinata, che si trovava ai piedi dell'ingresso, notò una figura seduta, che si teneva la testa tra le mani. 



“I tuoi amici ti stanno cercando.” Disse accendendosi la sigaretta che aveva tra le labbra. “Non dovresti essere qui.” 

Blaine si voltò asciugandosi il viso con i polsi della giacca. 

“Tu non dovresti fumare invece..” Mormorò apatico.. “E comunque non ho intenzione di esibirmi oggi.” 

Charlotte scese i gradini e gli si sedette accanto. “Ho già Sebastian che mi fa la predica.” Fece spallucce. 

Il solista delle Nuove Direzioni annuì piano e ricominciò a fissare un punto davanti a sé. 

“Qualunque cosa deve essere successa, sembri ridotto male..” Disse Charlotte. 
Blaine annuì. 



“Da quello che mi avevano detto, un tempo non ti avrebbe fermato nemmeno la fine del modo. Gli Usignoli sostengono che tu saresti stato capace di cantare anche senza lingua.” 



I due rimasero immersi nel silenzio. 



Charlotte fumava la sua sigaretta, pensando a quali cose avrebbe potuto far meglio durante l'esibizione e si dava mentalmente dell'idiota, per aver preso male proprio l'attacco di quella strofa che era così facile. 

“Gli Warbler mi conoscono.” Sorrise debolmente il ragazzo dopo qualche minuto, facendo sussultare la ragazza che era immersa nei proprio pensieri. “Ed ora non è che io non abbia voglia di salire su quel palco e spaccare il culo a tutti voi, miei cari uccellini, ma, sono stanco di dover accontentare gli altri, e preoccuparmi di soddisfare tutti, di fare il mio lavoro al meglio, di cantare, di fare il bravo fidanzato, di non deludere nessuno, e alla fine, qualcuno si preoccupa di chiedermi come sto? Di pensare a quello che provo? No.” 

La ragazza parve rifletterci su per dei lunghi istanti. 

“Non dovresti smettere di cantare per fare uno sfregio agli altri. Dovresti cantare, invece, per fare del bene a te stesso. Siamo cantanti, in particolare, io e te siamo solisti, siamo macchine da guerra. Noi viviamo perchè ci guardino, viviamo per ricevere applausi. Non c'è nulla che mi faccia sentire meglio dell'ammirazione del pubblico. Perciò Blaine, qualunque cosa sia successa, vai su quel palco e drogati di applausi, fai la migliore esibizione della tua vita, rendi quei momenti indimenticabile per tutte quelle persone e fagli pensare che ne è valsa veramente la pena. Sei il protagonista della scena, tutte le situazioni del cazzo che la vita ti mette davanti, sono solo sullo sfondo.” 

Blaine guardò Charotte negli occhi. 


Come diavolo aveva potuto scordarsi di tutto ciò? 


Si alzò di scatto, guardando l'orologio che aveva al polso, mancavano due minuti e doveva ancora fare i vocalizzi di rito, prima di entrare in scena. “Ho un trofeo da conquistare.” disse salendo le scale di corsa. 

Charlotte si voltò a guardarlo ridendo. 




“E poi, Blaine Warbler Anderson, vincere, non sarebbe stato divertente senza scontrarmi contro di te.”





* * *




NOTE DELL'AUTRICE: 

Okay, in realtà il capitolo era già stato pubblicato ieri sera, ma rileggendolo, avevo notato delle incongruenze e ho preferito toglierlo e correggerlo. 

First of all, scusate per il ritardo ma ho avuto delle settimane impegnate, ma ora sono qui :) 
Ho notato che la storia è stata visualizzata da moltissime persone! 
Ringrazio chi ha recensito la volta precedente e chi recensirà questa volta. 

Parlando del capitolo, sì, è di una depressione estrema, e mentre lo rileggevo per la quarantesima volta pensavo 'oddio ma cosa ho scritto? Sembro una ragazzina depressa!' 
Non so perchè sia venuto fuori così in effetti, ma vi assicuro che già dal prossimo capitolo Blaine inizierà a riprendersi! 

Smut in arrivo ;) 

Ah, ci terrei a specificare che questa è una fanfiction Klaine, che Blaine è gay e lo sarà fino in fondo, e che quindi non dovete temere il suo (ennesimo) cambio di orientamento sessuale, almeno qui :) 

Ora vi saluto, ci vediamo il più presto possibile! 

Love you all!
   
 
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