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Autore: Rowan936    19/12/2012    2 recensioni
Due maghi innamorati.
Un antico maleficio.
Un padre legato alle tradizioni.
Un figlio che lotta per amore.
Due ragazzi in una grande città, senza memoria di quello che è il loro passato insieme.
Riusciranno a ritrovarsi?
Potranno due semplici maghi abbattere dei pregiudizi nati secoli prima?
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DAL PRIMO CAPITOLO:
«Ehi, chi è quel biondino che ti fissa? È carino!» esclamò Ally e Hermione si voltò verso il ragazzo a cui l’amica alludeva, con scarso interesse.
Quando incrociò lo sguardo di lui ebbe una fitta alla testa e per un attimo vide tutto nero.
In quell'attimo sentì la voce di un bambino dire: «Io sono Malfoy. Draco Malfoy.» con il sottofondo dello sferragliare di un treno, vide una chioma bionda bagnata dalla neve e due occhi color del ghiaccio fissarla con… amore?
Poi tornò alla realtà.
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(Non tiene conto degli eventi dal sesto libro in poi)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Remember Us'
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Capitolo 2: Vieni, Granger
 
«Allora, che cosa avete fatto tu e il biondino?» chiese la voce squillante di Ally attraverso il telefono.
Hermione era sdraiata sul letto, al contrario, e mentre ammirava il soffitto vedendoci riprodotte come in un film le immagini dell’uscita con Draco, ascoltava le parole dell’amica che chiedeva insistentemente un rapporto dettagliato degli eventi.
 
«Te l’ho detto, niente di ché. Abbiamo giocato con la neve.»
«Cosa?! Avete giocato con la neve? Ma Herm, non puoi fare una cosa tanto infantile al tuo primo appuntamento!»
«Non era un appuntamento, non lo conosco nemmeno!»
Anche se ho la sensazione opposta.
«Comunque sia, un ragazzo così freddo e rigido non avrà avuto piacere a fare una cosa del genere.»
Anche Hermione ci aveva pensato, ma era stato il biondo a cominciare, probabilmente aveva letto il suo desiderio di divertirsi e aveva cercato di accontentarla, anche se non si spiegava come uno sconosciuto potesse conoscerla così bene.
Prese in mano il cellulare e cercò le foto scattate dall’uomo al parco.
Nelle prime due lei sorrideva, il tipico sorriso che sfoggiava per le fotografie, con i denti leggermente scoperti, Draco invece ghignava. Aveva detto che quello era il suo sorriso.
Eppure nelle due foto successive si vedevano i due intenti a farsi il solletico, mentre ridevano come pazzi. Non era vero che il ghigno era il suo sorriso.
 
«Herm, ci sei?» chiese Ally, che nel frattempo era rimasta in linea in attesa di una risposta.
«Sì, sì… stavo solo pensando.»
«Immagino che i tuoi pensieri si focalizzino su un certo biondino, giusto?»
«Potrei anche non rivederlo mai più, sai?»
«Chi lo sa, Londra è piccola a volte.»
 

۩

 
Draco si sdraiò sul letto, mentre la madre continuava a gridare parole poco adatte ad una signora come lei.
I signori Malfoy litigavano sempre più spesso, suo padre avrebbe voluto mandarlo ad un college prestigioso, “Adatto ad un Malfoy che non può abbassarsi a frequentare persone inferiori.” Come diceva lui, ma la madre voleva che Draco iniziasse degli studi privati che gli permettessero di entrare in politica. Entrambi fermi sulle loro idee, finivano sempre per litigare e rompere qualcosa, spesso il signor Malfoy finiva a dormire sul divano e la mattina dopo facevano pace.
Il problema era che nessuno dei due si preoccupava dell’opinione del diretto interessato.
In effetti, non avevano mai fatto troppo caso alle sue idee o preferenze, tutto nella sua vita era stato imposto e lui non aveva mai protestato. Forse perché nonostante quell’aspetto della sua famiglia non gli piacesse, non gli dispiaceva il non dover prendere decisioni da sé a volte. In quel caso però ne andava del suo futuro e nonostante non avesse le idee chiare sapeva che non voleva né andare all’università né diventare un politico.
 
Afferrò l’i-pod e prese ad ascoltare una canzone rock che con il rumore delle chitarre elettriche copriva le grida dei suoi genitori.
Senza che Draco se ne accorgesse, i suoi pensieri si diressero verso Hermione, quella ragazza che conosceva appena e dalla quale non solo si sentiva incredibilmente attratto, ma che voleva a tutti i costi rendere felice.
 

۩

 
Hermione chiuse la telefonata e sospirò.
Ally era la sua migliore amica, ma non poteva capire quello che provava quando stava con Draco, non lo capiva nemmeno lei. Si sentiva stupida a pensare certe cose dopo solo un’uscita con quello che era in effetti uno sconosciuto, ma non poteva impedirselo.
Sospirò nuovamente e prese in mano la foto di sua madre che teneva sul comodino. Era morta l’anno prima all’età di quarantasette anni, aveva i capelli identici a quelli di Hermione ma gli occhi celesti. Aveva la carnagione rosea ed era la mamma più affettuosa che potesse esistere. Era.
Quell’era pesava nella mente di Hermione come un macigno.
Da quando la madre se n’era andata, il padre aveva preso l’abitudine di ubriacarsi in continuazione, divenendo così violento, spesso anche verso la figlia stessa.
Lei non perdeva il suo animo allegro, nascondeva quello che subiva a casa, ma avrebbe tanto voluto qualcuno con cui parlare…
Prima suo padre non era così.
Era sempre stato un po’ rigido, è vero, ma mai violento. A volte aveva qualche scatto di rabbia puntualmente placato dalla moglie che gli sussurrava parole dolci all’orecchio cullandolo nel suo abbraccio. Non si era mai nemmeno ubriacato.
Hermione cercava di essere in qualche modo solidale con lui, la morte di sua madre li aveva distrutti entrambi, lo sapeva, anche se non poteva impedirsi di odiarlo mentre la picchiava. Perché capitava spesso, anche a distanza di un anno dalla morte della moglie.
 
La ragazza decise di alzarsi per andare a prendere un bicchiere d’acqua o qualunque cosa da bere, aveva una sete tremenda.
Arrivata davanti alla porta della cucina, sentì l’ormai familiare odore di alcol e si rimproverò mentalmente per non essere rimasta in camera. Doveva solo sperare che non notasse la sua presenza.
Cominciò ad indietreggiare lentamente, spaventata, lo sguardo fisso sulla soglia della cucina. Continuò ad indietreggiare, finché non urtò un tavolino.
Imprecò mentalmente, poi sentì il rumore di una sedia che si sposta strisciando sul pavimento e poco dopo suo padre è in piedi di fronte a lei, una bottiglia mezza vuota di Whisky in mano e un ghigno sadico sul volto.
 

۩

Draco si infilò in fretta la giacca e uscì di casa.
Aveva voglia di camminare fino a consumarsi i piedi, solo per non pensare, voleva andare dove lo portavano le gambe, voleva perdersi in se stesso.
Camminò fissandosi la punta dei piedi, finché non arrivò in una via un po’ desolata, costituita da villette ognuna con il suo giardino privato.
Continuò a camminare guardandosi intorno, finché non sentì il rumore di una porta che sbatte e un pianto disperato. Guardò davanti a sé e vide una ragazza dai capelli castani cespugliosi correre via in lacrime.
 
Ebbe una fitta alla testa.
Hermione stava litigando con Lenticchia, uno dei suoi amici storici.
«Hai rovinato tutto!»gli urlò contro, sull’orlo delle lacrime, prima di scappare con il viso tra le mani. Draco non aveva esitato a seguirla.
«Granger!»aveva iniziato ad urlare ma lei, per nulla impedita dall’elegante abito, aveva continuato a correre fingendo di non sentirlo. Lui non se ne curò: era certo che l’avrebbe seguita anche in capo al mondo.
Batté le palpebre e riprese coscienza di sé.
 
Ancora una volta, Draco Malfoy si gettò all’inseguimento di una Hermione Granger in lacrime.
 
«Granger!» urlò ancora una volta e come allora lei fece finta di non sentire.
Draco detestava correre, ma avrebbe fatto uno sforzo per lei. Solo per lei. La ragazza svoltò a destra, poi a sinistra, di nuovo a destra, ancora a destra, infine si infilò in uno dei tanti parchi sparsi per la città. Il biondo si fermò un attimo a prendere fiato, piegandosi sulle ginocchia con il respiro affannoso. Poi riprese la ricerca, questa volta a passo normale.
«Granger!» chiamò nel parco stranamente deserto. «Granger, dove ti sei cacciata?!»
Dannata ragazza, perché non gli rispondeva?
Dopo un quarto d’ora buono di vagabondaggio che lo fece sentire un perfetto idiota, Draco trovò la ragazza rannicchiata tra dei cespugli, ancora in lacrime.
Rimase a fissarla senza sapere cosa dire, tanto più che lei non aveva dato cenno di aver notato la sua presenza.
«Ehm…» si schiarì la voce, ma lei non alzò il capo «Granger, che succede?»
Quella continuò a singhiozzare e il ragazzo si trovò in difficoltà.
Le tese la mano. «Vieni, Granger.» le disse. Lei finalmente alzò lo sguardo colmo di lacrime e Draco rabbrividì. Hermione aveva il labbro inferiore spaccato e la guancia destra arrossata, come se avesse ricevuto uno schiaffo. Stabilì che avrebbe chiesto spiegazioni dopo.
 
Hermione tenne lo sguardo fisso sulla mano che il ragazzo le porgeva e la strinse senza pensarci. Quello la tirò su di peso e quando lei barcollò instabile la sorresse passandole un braccio attorno alla vita.
La accompagnò in silenzio fino alla panchina, la fece sedere e si posizionò accanto a lei, aspettando che parlasse.
Ma la ragazza non lo fece, continuò a singhiozzare cercando di fare meno rumore possibile. Draco iniziava a perdere la pazienza. Il problema era che lui di pazienza non ne aveva mai avuta, neanche un goccio.
 
«Allora, Granger, dimmi cosa è successo!» sbottò ad un certo punto, facendo sussultare la povera Hermione, che non rispose, guardandolo con gli occhi castani stracolmi di lacrime. Draco si accorse di essere stato troppo aggressivo, si passò una mano sul viso nel tentativo di calmarsi e ritentò: «Granger… ascolta… scusa, non volvevo essere aggressivo, ma vorrei capire cosa ti è successo. E sapere chi ti ha ridotto così.»
A quelle parole, Hermione si asciugò in fretta le lacrime e assunse una posizione più eretta, per recuperare il suo solito temperamento. Era troppo orgogliosa per farsi vedere distrutta, quel ragazzo aveva già scavato troppo a fondo nella sua debolezza.
 
«Sto benissimo.» esordì evitando lo sguardo di Draco «Non devi preoccuparti, non è successo niente di grave, sto bene.»
Il biondo ghignò.
Era orgogliosa ma non sapeva mentire. La perfetta Grifondoro, si ritrovò a pensare.
Un momento, ma cos’è un Grifondoro? Si chiese perplesso, un istante dopo. Decise di lasciar perdere per tornare al suo “interrogatorio”.
«Lo sai che non sai mentire, Granger?» disse divertito, mentre con una mano la costringeva a voltarsi verso di lui «E guardami negli occhi quando ti parlo.»
«Non ho mentito.» mentì ancora lei e Draco sospirò drammaticamente.
«Oddio, dovrò proprio darti lezioni per insegnarti a dire una bugia decente!»
«Ehi, è ovvio che non ne sia capace, la bugia è Serpeverde!»
«Cosa?»
I due si guardarono perplessi.
Nessuno dei due sapeva cosa fosse un Serpeverde, eppure Hermione lo aveva nominato, secondo la logica avrebbe dovuto conoscerlo, così come Draco avrebbe dovuto conoscere il significato del termine “Grifondoro”.
Si andò a formare un silenzio imbarazzato, interrotto poi da Draco.
«Non mi hai ancora spiegato cosa ti è successo.» affermò.
La ragazza si alzò stizzita.
«Non credo di doverti alcuna spiegazione.»
E fece per andarsene, quando Draco l’afferrò per il polso, attirandola a sé.
 
«Primo,» sibilò «non è educato andarsene senza salutare. Secondo, ti ho vista scappare di casa piangendo, mi è toccato rincorrerti per mezza città con questa freddo e cercare di consolarti. Credo di avere diritto a qualche spiegazione.»
Hermione non sapeva cosa rispondere né come liberarsi dalla presa ferrea del biondo, così rimase ferma lì, a riflettere.
Non sapeva dire bugie e non poteva andarsene senza dire nulla. L’unica possibilità era raccontare una mezza verità.
 
«Ti spiegherò cos’è successo, ma lasciami.»
Il ragazzo la lasciò subito andare e si risedette sulla panchina, subito imitato da Hermione.
«Ecco…» esordì lei «Io… sono stata picchiata.» disse.
Vide un lampo di stupore attraversare gli occhi grigi del biondo, che poi si infiammarono di collera per qualche istante e infine tornarono nuovamente impassibili. Gelidi. Distanti. Due porte chiuse.
«Chi è stato?» chiese con calma forzata.
«Non credo di dovertelo dire.»
«Credo di volerlo sapere.»
«Perché?»
«Perché sì, Granger!»
«Ti renderai conto che “perché sì” non è una risposta accettabile.»
«Perché chiunque sia stato non arriverà a domani. Contenta?»
Hermione si bloccò un istante, stupita, poi trovò la voce per rispondergli.
«A maggior ragione non posso dirtelo.» affermò.
Draco si avvicinò pericolosamente a lei e poggiando le mani sulle sue spalle la attirò a sé, così che le proprie labbra sfiorassero l’orecchio di lei.
«Prima o poi dovrai dirmelo Granger. Un Malfoy ottiene sempre quello che vuole. Ricordatelo.»
Si alzò bruscamente e si allontanò senza neanche un cenno di saluto.
 
Hermione, rimasta sola, ripensò alla voce fredda che aveva usato Draco. Era qualcosa di inquietante. Infilò le mani prive di guanti e quindi mezze congelate in tasca, pensierosa.
Iniziò a giocare con un pezzetto di carta che aveva messo nella tasca sinistra e… un momento, lei non aveva messo nessun pezzetto di carta nella tasca della giacca. Lo estrasse e lo srotolò aspettandosi chissà che cosa, invece trovò solo un numero di telefono. Nessuna firma, anche se non era difficile immaginare a chi appartenesse. Controllò anche il retro e trovò un breve messaggio:
Ci vediamo, Granger.
 
Ora non aveva più nessun dubbio.
Sorrise, incamminandosi verso casa.
 

۩

 
Draco vide Hermione passare sorridendo e la seguì silenziosamente.
Lei non voleva raccontargli niente? Bene, l’avrebbe scoperto da solo. Gli era sempre piaciuto osservare la gente ed era molto bravo a non farsi scoprire. Da piccolo utilizzava questa abilità per spiare i litigi dei genitori, vederli gli faceva male ma non sapere era anche peggio.
 
Vide Hermione aprire il cancello della casa da cui prima l’aveva vista uscire in lacrime e non appena fu certo che lei non potesse vederlo uscì dal suo nascondiglio per accostarvisi e sbirciare.
Arrivò lì quando il cancello stava per chiudersi, così lo bloccò con un piede, sicuro che nessuno lo avrebbe notato.
Hermione, intanto, aveva suonato il campanello e attendeva che qualcuno venisse ad aprire la porta. Quando un uomo sulla cinquantina le aprì con aria furente, la ragazza fece un passo indietro, quasi involontariamente, e Draco tese i muscoli, pronto ad intervenire.
Cos’era tutto quel coraggio? Lui non era mai stato così, si era sempre limitato ad assistere passivamente agli eventi. Se avesse visto qualcuno che stava per essere picchiato non sarebbe intervenuto, avrebbe tirato dritto per la sua strada e continuato con la sua vita perché lui preferiva evitare i guai. Ma se ad essere picchiata era Hermione, cambiava tutto e neppure lui riusciva a capire il perché.
«Dove sei stata?!» sbottò l’uomo, con un tono di voce che fece sussultare anche il ragazzo.
«Scusa, papà… io…» provò a dire Hermione, ma lui la zittì con uno schiaffo che le fece ruotare la testa di novanta gradi.
Draco tentò di imporsi la calma, ma quando la ragazza tentò nuovamente di scusarsi e il padre iniziò a scuoterla violentemente urlandole in faccia, non resistette più e spalancò il cancello con un calcio.
Corse ad affiancare Hermione e la allontanò dall’uomo che, a quanto pareva, non aveva registrato ancora quello che era successo.
«Tutto bene, Granger?» chiese il biondo, lo sguardo che andava da lei al padre.
«Draco…? Ma che fai?» chiese lei invece di rispondere.
Il biondo ignorò la domanda e nascose la ragazza dietro di sé, aspettando una qualche reazione da parte dell’uomo che lo fissava sempre  più arrabbiato.
 
«E tu chi saresti?!» sbottò infine quello.
Draco non rispose, si limitò a guardarlo con disgusto.
«Allora?! Che cosa vuoi?!»
«Impedirle di fare ancora del male a Hermione.» Ora che la ragazza era al sicuro, mantenere la calma era tornato facile come un tempo.
«Non hai alcun diritto di farmi la predica!»
«Invece ne ho diritto eccome, questa è violenza sulle donne!»
«No, sono affari miei.»
«Sono affari anche di Hermione e lei non mi sembra molto contenta.»
«Non impicciarti di cose più grandi di te, ragazzo.» disse il padre della ragazza avanzando con fare minaccioso.
«Altrimenti?» ribatté Draco senza retrocedere di un passo, ma continuando a tenere Hermione ben stretta dietro di lui.
 
«Papà, lascialo stare, lui non c’entra…» provò a dire la ragazza, ma il padre la zittì.
«Chiudi quella bocca tu! Fila in casa, subito!»
«Papà…» tentò di protestare lei, ma questa volta fu Draco a fermarla.
«Vai, qui ci penso io.»
«Ti farà del male…»
«Credi che non mi sappia difendere?» disse con un sorrisetto, che Hermione ricambiò a stento.
«Vai!» sbottò l’uomo pendendola per le spalle e sbattendola dentro a forza, per poi chiudere la porta a chiave.
 
Hermione corse su di sopra, dove sapeva esserci una finestra che dava sul giardino.
Come aveva potuto permettere che si esponesse così per lei? É vero, suo padre la picchiava, ma lui non avrebbe dovuto impicciarsi, non era necessario!
Giunse finalmente alla finestra, tentò di aprirla, ma la trovò bloccata.
Senza poter udire la conversazione, vide Draco urlare indicando la casa, suo padre tentare di assestargli un pugno prontamente evitato, vide il biondo continuare a parlare. Non era mai stata brava con il labiale, ma riuscì a cogliere qualcosa tipo: “Non se lo merita” o simili.
Infine vide il padre indicare il cancello, probabilmente urlandogli di andarsene. Draco disse qualcosa e ubbidì, non senza aver lanciato un ultimo sguardo all’uomo e alla casa.
 
Hermione si affrettò a correre in camera, chiuse la porta e si rifugiò nel suo letto, il volto premuto sui cuscini.
Poco dopo sentì bussare.
«Ehm… Hermione? Posso… posso entrare?»
Cos’era quel tono gentile?
«No.» rispose, non volendo rischiare.
«Allora parleremo da qui.» constatò suo padre.
Silenzio.
«Ascolta… io… ecco… intanto, chi era quel ragazzo?»
Hermione si ritrovò indecisa. Rispondergli o no? Più che altro aveva paura che lo andasse a cercare, ma nemmeno lei sapeva dove abitasse, quindi…
«Un amico.» disse infine, mantenendosi sul vago.
«Da quanto lo conosci?»
«Poco.»
«Ed è già così protettivo? Ma cosa farà tra un paio di anni?»
Hermione non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere, pentendosene subito.
Suo padre si stava comportando come quando c’era la mamma, ma non poteva impedirsi di pensare che non appena avesse bevuto di nuovo avrebbe ricominciato a picchiarla.
«Cosa ridi? Mi sembra un po’ troppo protettivo… però mi ha fatto capire un po’ di cose…» Disse l’ultima frase abbassando il tono di voce, era orgoglioso come la figlia e non gli piaceva ammettere di sbagliare.
«Senti… Herm… io… ecco… mi dispiace. Non mi ubriacherò più, cercherò di superare la cosa e non ti picchierò più. Mi perdoni?»
Ok, Hermione non avrebbe mai creduto che suo padre si sarebbe scusato. Tuttavia non bastava un mi dispiace a superare un anno di violenza.
«Non credo che un semplice “mi dispiace” rimedi ad un anno di violenza. Ma credo tra un po’ di tempo potrei perdonarti.»
«Certo, hai perfettamente ragione. Vado a preparare la cena, se vuoi puoi chiamare quel tuo amico e ringraziarlo da parte mia.»
«Ok.»
 

۩

 
Draco si diresse a casa, furioso con il padre di Hermione ma soprattutto con se stesso, che non era stato in grado di convincerlo a smetterla.
Arrivato a casa, si fiondò direttamente in camera ignorando la voce di sua madre che lo chiamava o le urla di suo padre che gli ordinavano di andare a parlare con loro. Non aveva voglia di litigare anche con loro, non era proprio dell’umore.
Voleva solo stare solo, senza nessuno che lo disturbasse…
 
Proprio in quel momento il telefono iniziò a squillare e la stanza si riempì delle note di Back in Black degli AC/DC.
Draco, scocciato, afferrò il telefono e notò il numero sconosciuto ma rispose lo stesso.
 
«Pronto?» disse, un po’ scocciato.
«Malfoy? Ciao, sono Hermione.» rispose la voce dall’altra parte.
«Granger!» scattò subito lui «Che succede? Ti ha picchiata di nuovo? Devo tornare indietro? Se vuoi prendo il motorino e…»
«Calmati, tranquillo! Non mi ha fatto niente, anzi! Ti sto chiamando per ringraziarti anche da parte sua: papà si è scusato!»
«Davvero?» Draco era decisamente sbalordito.
«Sì! Senti, vorrei ringraziarti di persona... ci possiamo vedere domani dopo scuola?»
Draco si concesse un piccolo ghigno.
«Certo, a che ora esci?»
«Alle 12.45»
«Ok, ci vediamo al parco dopo scuola.»
«Va bene, ciao.»
«Ciao.»
 
Draco chiuse la comunicazione, felice.
Quella ragazza lo faceva sentire incredibilmente bene, anche se non lo avrebbe ammesso mai e poi mai. Era pur sempre un Malfoy, infondo.
 

۩

 
Harry, Ron e Blaise entrarono nell’ufficio del preside e si stupirono di trovarvi anche Piton.
Harry, che era quello in rapporti più stretti con Silente, non si trattenne oltre e chiese: «Dov’è finita Hermione?!»
«Educato come sempre, Potter.» sibilò Piton.
«Suvvia, Severus, è normale che i ragazzi siano preoccupati per la scomparsa improvvisa dei loro amici. Sedetevi, discutiamone con calma.
I tre obbedirono, fissando Silente in attesa di spiegazioni.
Il preside raccontò loro della relazione segreta tra Hermione e Draco, impedendo i commenti con un cenno della mano, per poi raccontare della maledizione.
Quando ebbe finito, calò il silenzio.
Harry non poteva credere che Hermione avesse messo a repentaglio la propria vita nel mondo della magia, la sua incolumità per Malfoy.
Ron non poteva credere che Hermione, che aveva sempre considerato sua, lo avesse rifiutato per uno come Malfoy.
Blaise non poteva credere che Draco avesse abbandonato tutti i principi impartitigli sin da bambino, che fosse andato contro la sua famiglia e le sue origini per una Mezzosangue Grifondoro.
 
Quest’ultimo fu il primo a riprendersi.
«È sicuro che sia andata così?»
Silenteannuì con aria grave.
«Ma Hermione non può amare Malfoy… quei due si odiano!» intervenne Ron, mentre Harry si fissava la punta delle scarpe in silenzio.
«Il confine tra amore e odio è molto sottile, signor Weasley. Ma non vi ho raccontato la verità solo per mettervi al corrente della situazione dei vostri amici. Vorrei chiedervi qualcosa.» rispose Silente.
I tre si fecero tutti orecchi.
 
«Vorrei che aiutaste me e Severus a far tornare la memoria alla signorina Granger e al signor Malfoy.» spiegò.
«Ma ha appena detto che non possono ricevere aiuti o la maledizione non potrà più essere spezzata.» osservò intelligentemente Blaise.
Silente sorrise bonariamente.
«Giusta osservazione, signor Zabini, il fatto è che per aiutare la memoria di quei due ragazzi, il solo vedervi può essere utile. Ho già trovato una sistemazione a Severus nella vita babbana della signorina Granger, volevo sapere se vorreste dare una mano.»
 
Silenzio.
Silente attese.
 
Blaise fu il primo ad acconsentire.
«Ok.» disse «Io ci sto.»
Silente sorrise.
Harry ci pensò, ma poi acconsentì a sua volta.
Mancava solo Ron.
Quest’ultimo si scambiò un’occhiata con l’amico, poi scosse la testa e si alzò.
«Non aiuterò la mia Herm a vivere felice e contenta con Malfoy, non ci penso nemmeno! Aiutateli nella loro storia d’amore senza di me.»
E se ne andò sbattendo la porta.
Silente sospirò: se l’aspettava.
«Signor Potter, signor Zabini.» disse «Veniamo a noi.»



Angolo Scrittrice:

Mi ritaglio un piccolo spazio qui infondo per ringraziare tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo (grazie mille, vi adoro), tutti coloro che hanno inserito la storia tra le preferite/ricordate/seguite ma anche chi ha semplicemente letto. 
Vorrei informarvi che non potrò aggiornare durante le vacanze di Natale perché andrò in vacanza, ma cercherò di trovare il tempo per scrivere qualche cosa così da essere preparata la mio ritorno :D
Un abbraccio a tutti!

  
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