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Autore: angelad    19/12/2012    7 recensioni
"Il Natale sta per giungere anche in casa Castle e tutto sembra procedere per il meglio. Rick e Kate sono una bella famiglia allietata dalla presenza della loro piccola Joy. Qualcosa però annebbia un poco la loro felicità.... Qualcosa che forse nessuno si sarebbe aspettato.... "
Questa storia è, in parte, il seguito dell' "Araba Fenice". In quella storia nasce il personaggio di Joy e vi suggerirei di darle un'occhiata (se ne avete voglia, s'intende) per comprendere meglio alcune citazioni di questa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Miracolo di Natale cap 1

MIRACOLO DI NATALE AL 595 DI BROOME STREET

 

 

Questo è per te piccolo nano. Forse non la leggerai mai, ma, se un giorno ti capitasse di avere queste righe in mano sappi che l’ho scritta pensando a te.

Perché Joy ha molto di te.. molto di più di quanto io stessa immaginassi..

Ti voglio bene

 

 

 

 

Kate Beckett posò l’ennesimo fascicolo sulla pila di documenti, ormai enorme, sulla sua scrivania e si stiracchiò le membra stanche e contratte da quell’intensa mattinata trascorsa tra le scartoffie.

Dopo la nascita di Joy la detective tentava di limitare il lavoro sul campo, usciva dal distretto solo quando era strettamente necessario o quando si sentiva soffocare tra quelle mura. Aveva fatto una promessa a Rick, non avrebbe mai più rischiato la vita inutilmente. Ora aveva qualcuno che la rendeva completa.

Non aveva bisogno di altro, ma il lavoro rimaneva un ulteriore elemento gratificante al quale non aveva voluto  rinunciare. Poteva gestirsi come meglio credeva, la Gates le aveva ormai concesso la sua totale fiducia e stima: in assenza del capo il distretto lo dirigeva lei. Ufficiosamente, s’intende.

Dopo essersi passata una mano sugli occhi, alzò lo sguardo verso la fotografia che troneggiava sulla scrivania accanto ai suoi amati elefanti: i suoi due gioielli le stavano facendo le linguacce con una smorfia terribile sul viso. Aveva riso un sacco quando Rick e Joy gliela avevano fatta avere incartata come un pacco regalo.

Cogi ti ricoldi di noi quando lavoli” le aveva annunciato sua figlia, con fare teatrale alla Rogers, il giorno in cui aveva deciso di tornare al lavoro.

Passò un dito sull’immagine come a volerla accarezzare e pensò a quanto quei due fossero simili. Si era davvero avverato tutto ciò che aveva vissuto in quei lunghi mesi trascorsi in coma durante la gravidanza di Joy. Sua figlia era il ritratto spiaccicato della personalità del padre.

Avevano lo stesso carattere allegro e giocoso, per Joy del tutto normale considerata l’età, ma Rick non aveva difficoltà a starle dietro. Kate non faceva fatica ad ammettere che quei due se la intendevano alla grande. Bastava loro uno sguardo per capirsi anche senza parlare e il più delle volte quando volevano ottenere qualcosa, la facevano capitolare senza quasi che se ne accorgesse.

In realtà non le importava, li amava con tutto il suo cuore. Di un amore talmente infinito che non avrebbe mai pensato di riuscir a provare. Erano tutta la sua vita, poco le importava se erano riusciti a plasmarla come meglio credevano. Era felice.

Erano divenuti una famiglia così meravigliosa da essere paragonata a quella delle favole, ma, come in ogni fiaba che si rispetti, anche nel loro mondo si trovava una sottile linea d’ombra che oscurava un poco la loro felicità. Dal primo compleanno della piccola Joy l’atteggiamento di Alexis era progressivamente cambiato nei confronti della sorellina andando ad incidere in maniera radicale anche sul rapporto speciale che aveva con il padre.

Non poteva negare che nel periodo trascorso da lei in coma la giovane rampolla Castle si era comportata in maniera esemplare, spronando lo scrittore  a non arrendersi e sostenendolo in tutti quei mesi d’oscura paura e dolore.

 Grazie a Dio si era svegliata, dando alla luce la loro stupenda bambina e ristabilendo così equilibrio nelle loro vite. Era  andata a vivere sotto lo stesso tetto con l’uomo che amava e con la giovane ragazza, almeno finchè Alexis non era andata al college.  

Nonostante in apparenza sembrasse entusiasta dell’arrivo della sorellina, avendole preparato, con l’aiuto della nonna, una stanza da sogno con ogni tipo di giocattolo possibile e cercando di aiutarla ad accudirla in ogni modo, il suo atteggiamento si era a poco a poco raffreddato.

Più Joy cresceva bellissima e sana, più il comportamento della sorella mutava. In poco tempo non le prestò la minima attenzione, come se quella piccola creatura non esistesse. Da quando si era trasferita al campus si era fatta sentire molto di rado.

Kate aveva notato dal principio quel gelo crescente, ma non ne capiva il motivo. Però a poco a poco riuscì a mettere insieme tutti i pezzi del puzzle: Alexis si sentiva rimpiazzata da sua figlia.

Joy era colpevole d’aver preso una parte del cuore di suo padre, di essersi intromessa nel loro rapporto speciale.

La giovane detective non poteva negare che Rick fosse del tutto innamorato della loro bambina.  La guardava con occhi sognanti ogni volta che poteva, da quando stava sulla sdraietta ed emetteva strani versetti ad ora che la bambina lo aveva trasformato nel suo schiavetto personale. Joy sapeva bene come fargli fare ciò che voleva, bastava che lo guardasse con i suoi occhioni azzurri da cerbiattina adorante e il famoso scrittore di gialli si trasformava in un budino.

“Glielo hai insegnato tu, non è possibile. Avete lo stesso magnetismo. Non riesco a dirvi di no, non ce la faccio!” si lamentava continuamente il suo uomo.

La abbracciava, la baciava, la chiamava principessa, giocava con lei. Sempre, anche quando Alexis tornava da loro nei pochi momenti liberi dall’università.  Prestava molte attenzioni alla piccola, ma nonostante la gelosia di Alexis potesse essere giustificata, Kate non la comprendeva.

Rick aveva molti difetti, come tutti gli esseri umani del resto, ma non gli si poteva imputare di essere un cattivo padre. Amava Joy allo stesso modo in cui amava Alexis, erano entrambe sullo stesso piano e, se costretto, era sicura che gli sarebbe stato impossibile scegliere tra le due.

Quindi non riusciva a spiegarsi cosa avesse potuto infastidire a tal punto la giovane Castle per decidere di allontanarsi in quel modo da loro, specialmente da Rick.

L’uomo non ne parlava mai, se Kate cercava di affrontare l’argomento, se pur in maniera indiretta, per carpire quanto Rick avesse veramente compreso di quella strana situazione, lui restava evasivo. Comportandosi così non riusciva a capire quanto la sua sensazione fosse veritiera oppure se avesse avuto un’impressione sbagliata. In fondo lui conosceva Alexis meglio di chiunque altro.

Il Natale si stava avvicinando e, come tutti ben sapevano, quello era un periodo speciale in casa Castle. La famiglia intera, compresi nonna Martha e nonno Jim, si riunivano nel loro appartamento e tutti insieme, festeggiavano in pompa magna. Quell’anno, però,  Alexis aveva cercato d’arrecare la scusa di un viaggio studio in Europa per poter affrontare nel migliore dei modi un esame, ma alle incessanti insistenze del padre, alla fine aveva ceduto. Avrebbe passato le feste a casa, aiutandoli a preparare gli addobbi e i regali come tutti gli anni.

Rick, come sempre, era entusiasta dell’avvenimento e quella mattina non l’aveva accompagnata al lavoro. Tutto doveva essere pronto per l’arrivo della sua primogenita, quei giorni dovevano essere speciali come non mai.

A Kate si era stretto il cuore nel vedere con quanto amore e dedizione il suo uomo aveva preparato la stanza della figlia, affinché la trovasse uguale a come l’aveva lasciata, fatto la spesa affinchè nel frigo ci fosse tutto ciò che poteva desiderare, insomma aveva organizzato tutto per viziarla nel migliore dei modi.

Era proprio un padre speciale e sperava con tutto il cuore che non restasse deluso, perché non se lo meritava. Voleva assolutamente aver torto su quella sensazione che si era annidata nella sua anima.

Quando a colazione aveva annunciato la sua intenzione di rimanere a casa per l’intera giornata, Joy aveva esultato entusiasta!! Poteva avere il suo adorato papino a disposizione, chissà cosa potevano combinare. Quei due insieme potevano essere paragonati a un associazione a delinquere!

Le erano mancati un sacco, aveva una gran voglia di tornare a casa e così, quando l’orologio segnò la fatidica ora delle cinque, Kate raccolse le sue cose, si strinse nel cappotto, si sistemò per bene la sciarpa intorno al collo ed uscì dal distretto a grandi passi.

Sentì un gran freddo. Negli ultimi giorni si era alzato un vento pungente su tutta New York e la temperatura si era ulteriormente abbassata. La città si stava preparando all’arrivo del Natale ed era solo una questione di giorni prima che si tingesse di bianco, creando quell’atmosfera così suggestiva che aveva imparato ad apprezzare. Negli ultimi anni era molto cambiata, della vecchia Beckett restava solo uno sbiadito ricordo. Era più allegra e gioiosa e aveva ammesso a se stessa che Rick era riuscito a contagiarla con il suo proverbiale entusiasmo.

In pochi minuti arrivò al loro palazzo, per fortuna le strade della Grande Mela non erano particolarmente intasate dal traffico.

Non appena inserì la chiave nella serratura ed aprì la porta di casa, vide una piccola saetta correre verso di lei urlando: “Mamma!”.

Si accucciò d’istinto per permettere a sua figlia d’aggrapparsi al suo collo in modo che lei potesse stringerla in un abbraccio caloroso. La piccola, infatti, si appoggiò contro il suo corpo e lei la prese in braccio donandole un bacio sulla testa.

Aspettava per l’intera giornata quel momento e, nonostante le ore passate al distretto non fossero mai particolarmente riposanti, nell’istante in cui poteva sentire il dolce profumo di sua figlia tutta la fatica spariva come per incanto e lei si sentiva immediatamente un’altra donna.

Le accarezzò i lunghi capelli castani e si assaporò quel momento con ogni cellula del suo corpo.

“Ciao tesoro, come stai?”.

“Ola bene, plima mi mancavi tloppo tloppissimo!” rispose la vocina tenera della figlia.

Kate sorrise: “Troppissimo? Non credo che con papà tu ti sia potuta annoiare..”.

Joy tirò indietro la testa di un poco e la guardò con quegli occhietti azzurri così simili a quelli del padre, tanto da emozionarla ancora: “Ma no, mammina! Ci siamo diveltiti moltissimissimo! Abbiamo tilato fuoli  tuuuuuuuuuuuuutte le palline di Natale… oh, non dovevo diltelo.. Ela una solplesa..”.

La piccola si intristì di colpo, aveva capito d’aver combinato un piccolo guaio.

La giovane donna la baciò su una guancia: “Non preoccuparti amore, farò finta di nulla. Tu non mi hai detto niente, sarà il nostro segreto!”.

La bambina le lanciò di nuovo le braccia intorno al collo e la strinse forte: “Glazie! Sei la mia mammina plefelita!”.

Kate pensò che al mondo non esistesse nulla di meglio della sincerità e dell’amore di un bambino.

In quel momento furono raggiunte da Castle ricoperto di stelle di Natale e residui di polistirolo: “Joy, tesoro, dove sei finita? Oh è arrivata la mamma.. le sei saltata subito addosso senza darle il tempo di respirare, vero? Beh ti capisco, sei una Castle e nessun Castle sa resistere alla bellezza di tua madre!”. Si avvicinò a Kate e le diede un tenero bacio sulla bocca, mentre Joy cercava d’allontanarlo con la manina..

“No papino.. Mammina è ciolo mia e poi io volio bacino!” disse col musetto un po’ imbronciato.

Era così tenera quando manifestava la sua gelosia che Rick la prese e la sistemò tra le sue possenti braccia: “Ogni suo desiderio è un ordine! Ne vuoi uno solo? Meglio un’infinità!!!!!!!”.

Incominciò a tempestarla di baci su tutto il visino, mentre la piccola si dimenava ridendo a crepapelle: “Papi, batta, mi fai il ciolletico!”.

Kate sorrise nel vedere quel siparietto, erano così buffi. Li lasciò davanti all’entrata di casa, intenti a giocare e si diresse verso il salotto. Aveva assoluta necessità di togliersi le scarpe, le stavano esplodendo i piedi. Voleva indossare le sue ciabatte. Sognava di rilassarsi sul divano e di guardarsi un bel film tra le braccia dell’uomo che amava, dopo aver mangiato e messo Joy a letto, ma quando raggiunse la sommità del salotto le mancò il fiato e dovette sorreggersi alla porta.

Quella davanti a lei non poteva più essere considerata una sala, quello era solo ciò che restava di un tornado. Cosa diavolo stava succedendo? Dentro si sé sentì una risposta che non le piacque molto, ma in fondo ciò che stava guardando lasciava poco spazio all’immaginazione.

Un’infinità di scatoloni di qualunque misura erano aperti sul pavimento e il loro contenuto natalizio era stato appoggiato ovunque. Palline, decorazioni, candele, luci, stelle di Natale, ogni angolo della casa era stato sommerso..

Per non parlare dell’invasione dei pastorelli del presepe capeggiata da San Giuseppe in persona, che era riuscita ad espandersi quasi fino alla cucina. Rigorosamente in fila indiana si estendevano come un piccolo esercito minaccioso ai suoi piedi.

Non poteva essere vero, quella era solo un’illusione ottica. Doveva solo chiudere gli occhi e quel putiferio sarebbe sparito. Per quella sera desiderava solo un po’ di quiete. Chiedeva troppo?

Si sentì tirare per la maglia e vide accanto a sé il volto sorridente della figlia: “Ti pace mammina? Lolo sono i miei amici tolelli e vanno tuuuutti velso il fligo pelchè hanno fame”.

“Davvero tesoro?”. Era senza parole.

“Ci, ci.. Guadda. San Giueppe li polta velso il listolante.”. Joy si accucciò tra le sue gambe con le statuine in mano e si mise a giocare tranquilla. Kate non ebbe la forza di opporsi: erano di plastica, almeno non si sarebbero rotte.

Non poteva sgridare la piccola, l’unico vero colpevole di quella baraonde era qualcun altro ed avvertì la sua presenza alle sue spalle. Nel voltarsi, lo vide con aria decisamente colpevole mentre cercava di giustificarsi: “Tesoro, non è come sembra..”, ma il suo sguardo tagliente lo zittì .

“Ok, è esattamente come sembra, ma ti giuro, è per una buona causa..”.

Kate rispose: “Sono veramente curiosa di capire quale scusa inventerai stavolta, ma ti premetto che dovrai essere molto convincente”.

Joy, in soccorso del padre, suggerì: “Papino, ucia i occhi da cuscciolo..”.

“Grazie del suggerimento tesoro, ma non credo che in questo caso possano servire. Non stiamo parlando con tua madre, quello è lo sguardo del detective Beckett dei tempi migliori. Devo inventarmi qualcosa di molto meglio per farmi perdonare..”.

Una voce famigliare giunse dietro le loro spalle: “Io se fossi in lei pretenderei dei diamanti,  un anello, degli orecchini, un braccialetto, tutto andrebbe bene, ma conoscendola, credo che si accontenterà di una bella cena romantica e di un mazzo di rose rosse. Non riuscirebbe mai a ricattarti seriamente, è decisamente una donna troppo buona e tu  non te la meriti”.

Tutti si voltarono sussultando, ma i loro visi si rilassarono immediatamente, soprattutto quello di Castle: “Alexis! Bentornata tesoro! Come hai fatto ad entrare?”  e corse ad abbracciare sua figlia.

La giovane ragazza si lasciò stringere in un caldo abbraccio e ricambiò l’affetto dimostratole dal padre con un bacio sulla guancia: “Sai, casualmente la porta era aperta. In un primo momento, con tutta questa confusione, ho pensato che si fossero stati i ladri, poi vi ho sentiti battibeccare e mi sono tranquillizzata”.

“Devo essermi dimenticato di chiuderla, quando l’ho vista avvicinarsi troppo alla zona “di guerra”. Non l’avevo ancora avvertita e…”

“Avevi paura che ti uccidesse!”.

“Ecco, diciamo che hai colto il punto”.

Risero tutti, compresa Kate.

Castle puntualizzò: “Ecco, il motivo di tutta questa confusione è il ritorno anticipato di Alexis e mi sembrava un’idea carina preparare gli addobbi tutti insieme questa sera stessa”.

“E no papà, non mi usare come scusa! Kate io non c’entro niente con tutto questo!”.

“Tranquilla so benissimo che questa è una delle tante idee brillanti di tuo padre.. Comunque bentornata a casa” e la abbracciò ed Alexis la ricambiò gentilmente, ma quando la piccola Joy le raggiunse agitando la manina, Alexis si irrigidì e riuscì solo a dire “Ciao”.

Si creò una situazione di stallo momentaneo che fu sbloccata involontariamente da una voce: “Buonasera! È permesso? Scusate cerco il signor Richard Castle, sono nel posto giusto? Devo consegnare un albero..”.

Alla vista del fattorino Kate dovette prendere un respiro profondo per mantenere la calma: “Prego, si accomodi. Può seguire la carovana delle statuine che saranno ben lieti d’indicarle la via per la sala. L’albero va lì, se riesce a trovare un buco per appoggiarlo, ma le premetto che non sarà facile. Auguri! Il conto lo paga quel signore sia chiaro.” Ed indicò il suo compagno. Poi si accucciò per prendere in braccio sua figlia: “Vieni tesoro, andiamo a metterci comode, io tuta e tu pigiamino?”.

Joy scosse la testa: “Io vollio fale l’albelo con papino! Non vollio dolmile!” ed incrociò le braccine imbronciata.

“Stai tranquilla piccola, potrai dilettarti tra qualche minuto con le palline e le luci insieme a tuo padre, mentre io preparo la cena. Voglio solo che tu sia pronta per la nanna, quando sarà l’ora. Nel frattempo, papà farà in modo che il salotto ritorni in condizioni normali, prima che il tornado Castle si abbattesse su di lui. Perché sia chiaro, qui nessun adulto dormirà prima che questa casa ritorni ad avere un’apparenza civile!”.

Castle balbettò: “Mah, Kate..”.

“Non esiste nessun mah, signor Castle. E spero di essere stata chiara! Ora vuoi firmare quella ricevuta a quel pover uomo, almeno potrà andarsene senza sentire i miei sproloqui! Alexis ci vediamo dopo e ancora bentornata!” disse sparendo dietro la porta della loro camera insieme alla piccola Joy.

Castle la guardò impietrito, mentre la rossa di casa Castle commentò: “L’hai fatta arrabbiare sul serio, era da un po’ che non rivedevo il detective Beckett. Niente male direi, ma, se devo essere sincera, ho paura che la cenetta romantica non basterà..”

“Dici che dovrò optare per i diamanti?”

“Non so, ma dovrai inventarti qualcosa di decisamente romantico. Senti, io vado a portare le valigie in camera mia e inizio a disfarle. Quando sarai riuscito a montare l’albero, chiamami” e sparì anche lei su per le scale.

Castle rimase a fissare le decorazioni che aveva in mano e raccolse un pastorello abbandonato da  Joy sul pavimento: “Mio caro amico ti do un consiglio, non portarti in casa delle donne. Guarda che fine ho fatto, solo a parlare con te, prima di dover ripulire tutta la casa, mentre loro si preparano alla serata.. Me lo dico da solo, povero papino..” e lo posò su una mensolina.

Raccolse i festoni abbandonati qua e là ed impilò le scatole vuote in un angolo. Quando tutti gli addobbi furono relegati in un angolo della stanza, venne il momento di montare l’albero. Il buon Castle era preparato a quel faticoso lavoro e in men che non si dica, uno stupendo pino verde svettava quasi fino al soffitto spadroneggiando per l’intero spazio.

L’uomo fece due passi indietro per ammirarlo e fu soddisfatto del suo acquisto. Quello era decisamente un albero con la A maiuscola! Sarebbe sicuramente piaciuto a tutte le sue donne. Infatti, da dietro alle sue spalle giunse una vocina sorpresa: “Uauuuuuuuu! È glandiccimo papino! Ma lo dobbamo cololare tutto?”.

Joy era come incantata davanti a quello spettacolo.

Rick si sentì orgoglioso, se la piccola era già felice nel vederlo vuoto, figuriamoci quando tutte le decorazioni e le luci sarebbero state al loro posto creando quella magia così caratteristica del Natale: “Certo tesoro. Dobbiamo mettere tutte le palline, i festoni, i ghiacciolini, le farfalle di mamma, le luci e tutti gli altri addobbi sui rami di questo albero, almeno la notte di Natale il buon vecchio Babbo Natale saprà dove posare i doni. Quando noi ci sveglieremo la mattina del 25 li troveremo tutti qui sotto..”.

“Solo se salemo tati blavi!” puntualizzò Joy col ditino alzato.

“Giusto tesoro, tu lo sei stata senza ombra di dubbio e io credo anche, quindi non dovremo aspettarci brutte sorprese!”.

“Cledo che dovlai falti peldonale da mammina, pelò..”.

Rick sorrise e rispose con fare sicuro: “Lo farò, io so come prendere tua madre..!”.

“Tu sapresti fare cosa?” disse scherzosamente Kate appoggiata allo stipite della porta della sala.

Castle non si era accorto che la donna li avesse raggiunti, ma fu felice di vederla sorridere. Kate aveva già ritrovato il suo buon umore.

“So capirti e come farti sorridere, sbaglio?”

Kate dovette ammettere che Rick aveva ragione. Solo lui aveva saputo far tornare il sereno nella sua vita e non se lo sarebbe lasciato scappare per nessuna ragione al mondo: “Come nessun altro, ma non credere che tutto possa tornare come prima così facilmente scrittore. Sarai perdonato solo se riuscirai a farmi rimanere a bocca aperta dopo che avrai finito di decorare quest’albero. Altrimenti sarò costretta a rettificare la letterina per Babbo Natale nella sezione “regali per papino”…”.

“Non oseresti mai..”. disse prendendola per un braccio ed avvicinandola a sé.

“Mettimi alla prova…”. Il suo braccio circondò la vita dell’uomo.

“Quindi è una sfida detective..” la sua bocca si avvicinò a quella della detective.

“Puoi chiamarla come ti pare, ma ciò che ho detto è valido” lei si scansò appena in tempo per respingere il suo assalto.

“Sei malvagia, ma è questo che mi piace di te. Sai tenermi a freno..”

Le loro bocche sempre più vicine..

Un colpo di tosse finto echeggiò nell’aria: “Eh eh sono desolata d’interrompere questa scena da film romantico, ma non mi sembra il momento più adatto per folleggiare. Avete occhietti innocenti che vi osservano. E poi quest’albero non sarà mai pronto per Natale se non ci diamo una mossa!”

Alexis era sopraggiunta nel salotto cambiata dalla testa ai piedi. Si diresse verso il povero pino abbandonato in mezzo alla sala ed iniziò ad appendere alcune palline argentate.

Joy, fino a quel momento intenta a giocare di nuovo con le statuine del presepe, le andò dietro e cercò di darle una mano, ma la sorella non la considerò molto. Si limitò a dirle di appendere i ghiacciolini nei rami più bassi.

La piccola le chiese: “Mi plendi in blaccio? Io vollio mettele quelle palline con te”, ma Alexis fece finta di nulla.

Rick si affrettò a raggiungerle e fu lui a sollevare sua figlia da terra ed ad insegnarle come sistemare tutte quelle palline multicolori. Non dette peso alla scena di qualche minuto prima, a differenza di Kate che provò una fitta al cuore.

Le sue paure erano state in parte confermate. Non poteva affermare che Alexis odiasse Joy, non lo credeva, ma aveva appurato che si limitava a non considerarla. Cercava di non avere troppi rapporti con lei.

Così, mentre era impegnata in cucina per preparare la cena, cercò di non perdersi nemmeno un minuto di ciò che accadeva nella stanza accanto.

Il lavoro procedeva alla grande, ma la scena davanti ai suoi occhi era ben diversa da come si doveva immaginarla: Rick e Joy uniti e ridenti, Alexis sola nel più totale mutismo. Rick aveva concentrato le sue attenzioni, come sempre, sulla bambina più piccola ed la maggiore si era isolata.

Kate decise di raggiungerli e appese due farfalle bianche proprio accanto alla giovane ragazza: “Perché non aiuti tuo padre? Credo che la parte di quei due sia un vero disastro, non c’è una decorazione messa in maniera decente. C’è bisogno di un po’ di tocco femminile”.

Alexis non si mosse di un millimetro: “Non credo che abbiano bisogno di me, non senti come ridono? Lasciamoli fare, sono sicura che verrà bene lo stesso. Non importa se non sarà perfetto, ma sarà comunque adatto allo stile Castle..”.

La giovane detective sentì pronunciare quelle parole con una tristezza infinita, non con rabbia e rancore, ma solo con tristezza. Alexis si sentiva sola e ciò le dispiaceva davvero molto.

“Lo sai vero che noi ti vogliamo bene?”. Quella frase uscì dalla sua bocca come un fiume in piena  che non riuscì a controllare.

Alexis si voltò a fissarla stupita, come se non si sarebbe mai aspettata quella frase da lei: “Sì..”.

“E allora ricordati sempre che qualunque problema tu abbia, noi possiamo affrontarlo con te. Non vergognartene..” e andò a raggiungere il compagno e la figlia dall’altra parte dell’albero.

La giovane rampolla Castle, rimasta sola con i suoi pensieri, teneva in mano una palla color argento e la fissava incantata, come se quel piccolo oggetto si potesse trasformare nelle sfere magiche delle favole e le potesse indicare la soluzione di tutti i suoi problemi.

Kate aveva capito che qualcosa la turbava. Era proprio vero che l’istinto delle donne sbaglia raramente, ma doveva affrontare quel fantasma interiore dentro se stessa da sola.

Doveva farlo al più presto se non voleva rovinare il Natale a tutti.

Voleva un unico dono per quelle feste, ritrovare la sua serenità. E in un modo o nell’altro ci sarebbe sicuramente riuscita.

 

 

Angolo mio

Eccomi sono tornata! E anche la piccola Joy. Ve la ricordate? Come avrete letto sopra è dedicata al mio nanetto preferito, che me l’ha ispirata.. Spero che la storia vi piaccia e che vi incuriosisca.

Non è proprio una long, è una short allungata.. Avrà pochi capitoli, ma abbastanza lunghi perché non riuscivo a rimpicciolirli.

Vi lascio alla lettura e torno a godermi Brad Pitt! Bacio a tutte!!! J

 

Ps Grazie Reb! E grazie a Serena che mi ha aiutato involontariamente col titolo dicendomi la via dove abita Castle!!!

  
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