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Autore: Daisy Potter    07/07/2007    3 recensioni
Un alto giorno come tanti in una piccola isola del Mediterraneo. Per quattro ragazzi di una rock-band tedesca all’apice del loro successo è il primo giorno di meritato riposo. Per una ragazza normale, fan di una rock-band tedesca di massimo successo, è invece un giorno speciale … mi dispiace, ragazzi, ma l'ispirazione per questa storia si è momentaneamente esaurita, perciò rimarrà incompiuta a tempo indeterminato... spero di riprenderla! nel frattempo, lavoro ad un'altra storia sui tokio hotel, che pubblicherò appena sentirò di poterla concludere! ciau
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo 1

 

Capitolo 1.

 

Il sole è sorto già da ore, ma la grande villa è ancora silenziosa. Dalle quattro camere da letto non proviene alcun rumore, se non il leggero russare dei quattro ragazzi che sembrano non avere alcuna intenzione di alzarsi prima di mezzogiorno.

All’improvviso, però, un grido rompe il silenzio. È un verso strano, decisamente non umano. Ancora una volta risuona insistente, e un ragazzo si muove innervosito nel letto. Quel suono non è deciso a lasciarlo in pace, e dopo l’ennesimo verso una capigliatura nera scompigliata, con le punte tinte di biondo sparate disordinatamente in aria, fa la sua comparsa da sotto il lenzuolo, accompagnata da un mugolio di protesta. Per qualche istante l’aria sembra tornata immobile, ma come quei capelli tornano al sicuro sotto le comode coperte, il verso si fa risentire, dispettoso. A quel punto il ragazzo scalcia con stizza il lenzuolo scoprendosi e mettendosi a sedere. Ancora assonnato e disorientato, guarda fuori dalla finestra, e si trova così faccia a faccia con un gabbiano, che lo fissa con sguardo innocente, inclinando di lato la testa e aprendo il becco emettendo ancora una volta il suo richiamo.

Bill alza gli occhi al cielo e sospira. Con un gridolino nervoso si rituffa sul proprio letto, affondando il viso nel cuscino, ma l’uccello, indispettito per essere stato ignorato, lo chiama con un verso ancora più stridulo.

Sconfitto, il ragazzo si alza e, un po’ barcollante, va ad aprire la finestra.

«Sono sveglio, va bene?!» biascica verso il gabbiano, che rimane a fissarlo immobile per qualche istante, poi apre le ali e con un ultimo verso, che - Bill ci avrebbe giurato - sembra soddisfatto, vola via verso il mare.

Il giovane sbuffa. Finalmente non c’è David a svegliarmi, e devo trovare un gabbiano che lo fa al posto suo?! Pensa irritato. Sarà mica la sua reincarnazione??

Poi, rendendosi conto della stupidità di quel pensiero, scuote la testa per cercare di svegliarsi del tutto e si dirige verso il bagno. Lo specchio gli restituisce l’immagine di un bel ragazzo a torso nudo, l’acconciatura bizzarra ancora più stravagante del solito, e due paia di occhi gonfi di sonno, non più cerchiati dal solito trucco pesante.

Apre il rubinetto e si lascia scorrere l’acqua fresca sulle mani, poi vi immerge il viso. Finalmente un po’ più lucido, torna in camera e apre l’armadio, scegliendo gli abiti da indossare, poi afferra eyeliner, mascara e spray per i capelli e torna davanti allo specchio. Compie la sua routine in poco più di mezz’ora, dopodichè scende al piano di sotto. La casa è deserta, tutti sono ancora a letto, e conoscendo i suoi amici sa che - salvo gabbiani inopportuni, che però sembra abbiano preso di mira solo lui - non si alzeranno molto presto. Rimane quindi qualche istante a pensare al da farsi, poi opta per un giro fuori, magari con colazione in un piccolo bar poco affollato.

E così, dopo una passeggiata su un sentiero nascosto in una pineta dal quale si intravede uno scorcio di mare, eccolo sbucare a Capoliveri, il paese al quale sono più vicini. Sorridendo alla vista delle stradine accoglienti e al dialetto italiano delle persone che gli passano accanto, inizia la sua esplorazione, calando sul viso una paio di occhiali da sole per proteggersi dai raggi accecanti che battono instancabili sull’Isola.

 

hbag

 

Un altro Bill, fatto di carta e affisso al muro di una camera da letto, fissa con aria ammiccante il materasso sul quale una figura si rigira tra le coperte. Il sole che entra dalla finestra non sembra disturbarla più di tanto, ma all’improvviso uno sbattere di ali la riscuote dal suo sonno. Ancora nel dormiveglia, Isabel si gira verso la finestra, gli occhi ancora chiusi, ma uno strano verso, come quello di un uccello, la disturba. Solleva lentamente una palpebra, e in controluce distingue la sagoma di un gabbiano, fermo proprio sul suo davanzale, che emette un altro richiamo.

«Vattene.» sbuffa la ragazza, la voce ancora impastata, mentre nasconde la testa sotto il cuscino. Il gabbiano però si fa sempre più insistente, finché Isabel non decide di riemergere e lanciare il suo “nascondiglio” contro il vetro, facendo fuggire l’animale. Soddisfatta, torna sotto le lenzuola, ma ormai non riesce più a prendere sonno. Con un grugnito di disapprovazione e qualche maledizione mormorata tra i denti verso il mondo dei volatili, decide di alzarsi e andarsi a fare una doccia per svegliarsi completamente.

Una volta uscita dal bagno, indossa un costume, una canotta e un paio di pantaloncini e va in cucina. Qui trova la madre, già sveglia da un po’, che sorseggia una tazza di caffé.

«Ciao, Isy. Ne vuoi un po’?» le chiede, sollevando la moka. La ragazza annuisce, ed esce a prendere posto al tavolino sulla terrazza.

«Ma perché i gabbiani non possono starsene al porto?» si lamenta, mentre aggiunge un zolletta di zucchero al suo caffé. «Stamattina me ne sono ritrovata uno sul davanzale a rompermi le scatole!»

Sua madre ride, poi le viene in mente una cosa.

«Questa mattina potresti andare tu a fare la spesa? Essendo appena arrivate, ci sono un po’ di pulizie da fare, e non credo di riuscire a fare tutto»

«Ok.» risponde la figlia senza entusiasmo. Finisce la sua colazione, poi si fa dare una lista dalla madre ed esce.

Appena fuori dalla porta, inspira a pieni polmoni l’aria di mare, poi si volta e inizia a percorrere uno dei tanti vialetti caratteristici di Capoliveri, diretta al piccolo supermercato del paese.

 

È già quasi mezzogiorno quando finalmente ha comprato tutto ciò che serve. Carica di buste, esce dall’ultimo negozio di alimentari e inizia a salire i gradini di una delle stradine che portano verso casa sua. Mentre cerca di passare i sacchetti da una mano all’altra per equilibrare i pesi, urta contro qualcosa e la spesa finisce a terra. «Cavolo!» sbuffa. Chinandosi a raccogliere il tutto, nota un paio di scarpe da ginnastica di fronte a sé e mormora qualche scusa.

«Non ti avevo visto, mi dispiace.» dice, e una volta ripresi tutti i sacchetti, alza lo sguardo verso il giovane per scusarsi un’ultima volta, ma la spesa finisce di nuovo a terra, questa volta per la sorpresa.

«BILL KAULITZ?!??»

La sua esclamazione incredula rimbalza contro le pareti in roccia delle case. Lì, di fronte a lei, nel centro di un paesino su una piccola isola nel Mediterraneo, c’è proprio la rock-star internazionale che adora.

La bocca del ragazzo si piega in uno dei suoi incantevoli sorrisi.

«Hallo!» le dice allegramente. «Scusa, anch’io ho fatto poca attenzione.»

Isabel rimane immobile a fissarlo a bocca aperta.

«Ok, sei un sogno.» borbotta infine. Lui piega leggermente la testa guardandola interrogativo. «Be’, meno male, vuol dire che sto ancora dormendo, quindi non mi sono dovuta alzare così presto! Be’, è stato un piacere. Scusa, ma devo proprio svegliarmi, altrimenti ci rimarrò troppo male quando mi ritroverò da sola nella mia stanza …» continua, parlando più che altro a se stessa, poi chiude gli occhi, strizzandoli con forza. Rimane così per qualche istante, prima che la risata cristallina di Bill le risuoni nelle orecchie. A quel suono, apre titubante un occhio, e si trova davanti il ragazzo, piegato su se stesso, che ride di gusto, divertito da quel buffo spettacolo.

«Be’? Pure i sogni si prendono gioco di me, ora?!» sbuffa, irritata.

«Scusami.» ansima Bill, ancora scosso da qualche risata. «È che sei davvero buffa.»

Un’altra risata lo scuote, dopodichè riesce finalmente a riprendersi e allunga la mano verso la ragazza.

«Bill Kaulitz - come già sai - e mi dispiace deluderti, ma non sono un sogno.» proclama con un altro grande sorriso.

Isabel lo fissa scettica per qualche istante, poi, con mano tremante, ricambia la stretta.

«Isabel Leeren.» si presenta. «Dimmi che non ho fatto davvero la figuraccia che temo.» mormora imbarazzata. Ciò lascia sfuggire un’altra leggera risata al ragazzo.

«Tranquilla, era piuttosto divertente!» cerca di rassicurarla lui.

«Uhmpf.» sbuffa lei, arrossendo. Poi recupera per l’ennesima volta la spesa e fissa il suo sguardo in quello nocciola del ragazzo, rischiando di perdersi nelle sue iridi intense.

«Scusa, non voglio trattenerti.» dice, abbassando timida lo sguardo. «È stato davvero un piacere: non capita tutti i giorni di incrociare per strada il tuo idolo … be’, continua a scrivere canzoni, le adoro! Siete davvero bravissimi! Ora torno a casa … ciao.» e con un debole sorriso imbarazzato si incammina lungo la stradina. Sente che il cuore le sta per scoppiare nel petto, fa persino fatica a concentrarsi sui suoi passi, ma sente di voler fuggire lontano, prima di fare altre figure poco convenienti. Una voce però la blocca.

«Vuoi una mano con le borse?»

Si è immaginata quel canto d’angelo? Si volta lentamente, e vede Bill ancora fermo dove l’ha lasciato, che la guarda sempre con quel perfetto sorriso gentile sulle labbra.

«Oh … non importa, grazie …» balbetta.

«Sicura? Non ho di meglio da fare, e ti vedo un po’ in difficoltà con tutti quei sacchetti. Davvero non vuoi che ti aiuti?» dice, avvicinandosi.

«Be’, se insisti …» cede lei, e così si dividono la spesa e salgono assieme gli scalini del vicolo.

Isabel è ancora troppo imbarazzata per trovare qualcosa da dire, e la sua mente sta ancora faticando a convincersi di essere realmente sveglia, ma Bill rimedia spezzando con la sua voce allegra il silenzio.

«Allora, sei una nostra fan, eh? Ti piacciono davvero le nostre canzoni?» chiede.

La ragazza sorride.

«Scherzi? Certo che mi piacciono! Mia madre non ne può più di sentire il vostro cd, lo ascolto da mattina a sera. Credo che prima o poi mi insonorizzerà la camera …»

Di nuovo ha l’occasione di ascoltare la risata di Bill, e si riempie le orecchie di quel suono genuino.

«E qual è la tua canzone preferita?» indaga curioso.

«Uhm … impossibile scegliere. Sai, non mi è mai capitato con nessuna band, ma non c’è un solo brano che non mi piaccia, e li trovo tutti unici, per motivi diversi, ma allo stesso livello. E poi, dipende dal mio umore: alcuni giorni preferisco alcune canzoni, altri giorni melodie completamente diverse.»

«Dai, ci sarà una canzone che ti piace un po’ più delle altre! Per il significato, la musica, le emozioni, qualcosa …?» insiste Bill.

«Be’, se proprio fossi costretta  a scegliere, probabilmente direi By your side.» sceglie infine la ragazza. «Mi ha aiutata spesso, nei momenti no.» confessa.

«Mi fa piacere.» ribatte lui. «Davvero. Non sai quanto sia bello sentirsi dire che le tue canzoni hanno qualche effetto sulla gente, persino che possano aiutarla.»

«È per questo che hai iniziato a fare musica?» chiede Isabel.

«No, in realtà è stata la combinazione di più cose. Be’, una parte l’ha sicuramente avuta il mio patrigno, che ha avvicinato me e mio fratello al mondo musicale. Ma in realtà è iniziato tutto per passione, sfogo e divertimento; poi la cosa si è evoluta e quasi senza che ce ne rendessimo conto eccoci qua.» allarga le braccia, facendo spallucce.

«Be’, sai una cosa?» dice la ragazza, fermandosi davanti al cancello di casa sua, che hanno appena raggiunto. «Sono contenta che vi steste annoiando, anni fa! Altrimenti forse non avrei mai ascoltato la vostra musica.»

Bill le sorride, passandole il resto della spesa, poi rimane qualche istante a guardarla armeggiare con le chiavi.

«Ehi, vuoi che ti lasci un autografo?» le chiede. «Così ci crederanno quando racconterai di avermi incontrato.» sorride, ammiccando.

Anche Isabel sorride, ma scuote la testa.

«No, non preoccuparti. Mi basta sapere di non aver sognato tutto! Anzi, ti prego, dammi un pizzicotto, così la faccio finita e mi sveglio una volta per tutte.» lo supplica allungando un braccio.

Bill si fa avanti sorridendo e le pizzica leggermente il braccio.

«Ahi!»

«Allora, ci credi che esisto davvero?» chiede il ragazzo divertito.

«Ok, penso di averle provate tutte. Devo arrendermi all’evidenza.» cede Isabel, poi scoppiano a ridere. «E dovrò anche ringraziare quel dannato gabbiano che mi ha svegliato tre ore prima.» aggiunge tra sé, ma il ragazzo la sente.

«Pure tu sei stata svegliata da un gabbiano stamattina? Sai, ce n’era uno anche davanti alla mia finestra, ed era decisamente insistente! Non fosse stato per lui, sarei ancora a letto.»

«Idem! Be’, sinceramente in questo momento mi sento un po’ meno ostile nei suoi confronti.» abbozza Isabel, con un timido sorriso.

«Già! Mi ha fatto piacere conoscerti.» dice il giovane cantante.

«Anche a me.» replica lei, arrossendo. «Be’, c’è il vostro disco di sopra ad attendermi!» esclama poi. «Sai, non lo ascolto da ieri sera, e rischio di andare in crisi d’astinenza.»

Riesce a strappare l’ennesima risata a Bill, che poi la saluta e si allontana, ripercorrendo la strada al contrario. Isabel si lascia andare contro lo stipite della porta, una mano premuta sul cuore. Sì, decisamente sta per esploderle! Trae un paio di respiri profondi, poi entra in casa.

«Oh, eccoti finalmente!» l’accoglie la madre. «Che hai fatto finora? Non arrivavi più.» la interroga mentre le prende i sacchetti dalle sue mani per sistemare la roba nella dispensa.

«Se te lo dico non ci credi.» risponde lei in un soffio.

 

hbag

 

Bill sta tornando lentamente verso la villa del gruppo. Una volta avvicinatosi alla proprietà, sente uno strano trambusto provenire dalla casa e, curioso, si affretta ad entrare.

«Ehi, ma che succede?» chiede, trovandosi davanti i suoi tre compagni, tutti con l’aria di chi si è appena svegliato e ancora non ha le idee chiare. Stanno tutti vagando per la casa come se cercassero qualcosa. Non appena Tom si accorge della sua presenza, si blocca di colpo e avverte gli altri:

«Ehi, ragazzi, la polizia non serve più!»

Bill lo guarda aggrottando le sopracciglia.

«La polizia? Ma che succede?» chiede confuso e allarmato. Suo fratello, a quanto pare quello più sveglio di tutti, gli si fa incontro con aria minacciosa.

«Che succede?! Tu chiedi a noi che succede?!? Pensavamo ti avessero rapito!» esclama, puntandogli un indice contro il petto e dandogli qualche colpetto. Bill continua a guardarlo interrogativo, e il ragazzo prosegue. «Mi sono svegliato mezz’ora fa, sono venuto nella tua camera, e tu non c’eri! Eri sparito! Cosa dovevamo pensare?» strepita gesticolando.

«Che mi fossi già alzato e fossi andato a fare una passeggiata?» suggerisce il fratello con aria innocente, e fa un balzo indietro quando Tom lo aggredisce con una nuova sequela di grida.

«Tu già alzato prima di mezzogiorno?! E da quando, di grazia?? Ti lamenti sempre di non essere svegliato prima dell’ora di pranzo, e ora mi vieni a dire che più di un’ora fa tu eri in piedi e stavi facendo una passeggiata??!»

«Sì, be’ … avrei dormito volentieri, ma un gabbiano ha deciso di mettersi a cantare proprio davanti alla mia finestra, così mi sono svegliato e già che c’ero ho deciso di andare a fare colazione in paese.» prova a giustificarsi lui, e riesce a placare suo fratello solo grazie alla strategia degli occhioni da cucciolo innocente.

«Uhmpf… ti sei divertito, almeno?» gli chiede il rastaro, ancora un po’ imbronciato per il brusco risveglio.

«Sì, e ho anche incontrato una nostra fan.»

«E sei ancora vivo? Nemmeno un graffio?! Wow.» commenta Georg ammirato.

«Non mi è saltata addosso, era diversa dalle altre ammiratrici. E anche molto simpatica.»

«Ehi, frena, fratello! Per caso era anche carina?» si intromette Tom, gli occhi accesi di interesse.

«Sì, decisamente. Alta, snella, capelli castani, lisci, lunghi fin sotto le spalle, occhi verdi …» descrive Bill.

«Fammela conoscere subito!» esclama il suo gemello.

«Ma smettila!» con una piccola spinta, Bill lo fa finire nella piscina. Peccato che Tom gli abbia afferrato il polso, così si trovano entrambi in acqua.

«Me la paghi!» esclama, tentando di affogare il fratello. Georg e Gustav si lanciano un’occhiata, poi fanno spallucce e insieme si tuffano a loro volta: come resistere ad una lotta tra fratelli?!

 

 

NdA. Ecco il primo capitolo, siamo entrati nella storia.

Grazie x i commenti!! Fanno sempre molto piacere, e mi aiutano a capire se devo proseguire, o cambiare qualcosa, o lasciare perdere tutto! Ne attendo altri, mi raccomando! ^_-

 

X SonSara e chiunque altro se lo fosse chiesto: sinceramente, ero indecisa se Isabel dovesse essere italiana o meno. Alla fine ho deciso di non scriverlo, così potete interpretare come preferite: può essere italiana, e conoscere il tedesco in modo da riuscire a comunicare con Bill, oppure essere straniera. ^^

  
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