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Autore: Daisy Potter    07/07/2007    7 recensioni
Un alto giorno come tanti in una piccola isola del Mediterraneo. Per quattro ragazzi di una rock-band tedesca all’apice del loro successo è il primo giorno di meritato riposo. Per una ragazza normale, fan di una rock-band tedesca di massimo successo, è invece un giorno speciale … mi dispiace, ragazzi, ma l'ispirazione per questa storia si è momentaneamente esaurita, perciò rimarrà incompiuta a tempo indeterminato... spero di riprenderla! nel frattempo, lavoro ad un'altra storia sui tokio hotel, che pubblicherò appena sentirò di poterla concludere! ciau
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Speziell Ferien

 

Speziell Ferien

 

 

Un alto giorno come tanti in una piccola isola del Mediterraneo.

Per quattro ragazzi di una rock-band tedesca all’apice del loro successo è il primo giorno di meritato riposo.

Per una ragazza normale, fan di una rock-band tedesca di massimo successo, è invece un giorno speciale …

 

***

Prologo.

 

Un lussuoso yacht solca il mare con tranquillità, ondeggiando solo leggermente, ma quel tanto che basta perché un membro dell’equipaggio a bordo si precipiti verso poppa a riversare la colazione da poco mandata giù tra la spuma bianca della scia che l’imbarcazione si lascia alle spalle.

«Gustav, sei impossibile! Soffri il mal di mare con una calma piatta come questa?!» lo prende in giro un diciassettenne da sotto la visiera del suo cappellino che imprigiona una lunga coda di dread biondi. «Se fossimo nel mezzo di una tempesta cosa faresti??»

Il giovane non gli risponde, troppo impegnato a cercare di trattenere invano un secondo conato.

Il biondo ridacchia divertito, ma viene subito ripreso da un colpetto sul braccio da parte di una mano ben curata, dalle unghie nere con un’ impeccabile french.

«Piantala, Tom. Non è colpa sua se sta male.»

Bill, il gemello del rastaro, prende subito le parti del più debole, come al solito. Tom si limita a sbuffare, poi tira fuori da una delle tante tasche dei jeans extralarge l’ipod e si immerge in un mondo di hip-hop sconosciuto al fratello, che invece nasconde il viso dietro una rivista di gossip.

Georg, il più grande della compagnia, smette di sorseggiare un succo di frutta e gli chiede se ci sia scritto qualcosa di interessante.

«Bah! La solita robaccia.» risponde Bill con un’alzata di spalle. «Pensano che la sconosciuta con cui Tom si strusciava ubriaco fradicio alla festa dell’altra notte sia la sua nuova fiamma … che io sia gay - un po’ ripetitivi, non trovi? - … uhm, qui dicono perfino che il nostro gruppo si è sciolto … bah!» ripete, chiudendo con malagrazia la rivista e gettandola su un tavolino, per poi afferrarne un’altra.

«Oh, qui ci fanno i complimenti! Ci descrivono come la “miglior rock-band emergente degli ultimi anni, capace di trasmettere emozioni uniche e di affascinare milioni di fans, nonostante - o forse proprio per questo - la giovane età dei componenti”.» cita soddisfatto, recitando la voce di un cronista. Con un sorriso a trentadue denti, continua tra sé la lettura, commentando ogni tanto ad alta voce qualche passo. Ormai però l’attenzione di Georg è stata catturata da Tom, che con l’ipod in mano si è alzato e ha iniziato a ballare in modo decisamente buffo sul ponte dell’imbarcazione.

Il suo piccolo show personale viene interrotto da una voce che annuncia che sono quasi arrivati alla loro meta.

«Wow, quella è l’Isola d’Elba?» chiede Gustav, appena ripresosi dall’aver rigettato tutta la sua colazione, fissando il pezzo di terra che si vede all’orizzonte.

«Già. Però, sembra un bel posto!» commenta Bill.

«Vacanze mie, eccomi! Ci saranno discoteche su quell’isola??» è - ovviamente -la prima domanda di Tom. Suo fratello alza gli occhi al cielo, imitato da tutti gli altri, poi ognuno torna alla sua precedente occupazione, pensando già ai giorni di assoluto riposo che li aspettano.

 

hbag

 

Il vecchio traghetto della compagnia Moby Lines affronta rumorosamente il mare, sputacchiando fumo grigio in direzione dei poveri passeggeri che hanno trovato posto sulle panche di poppa.

In un angolino inondato dal sole, le cuffie dell’ipod ben assicurate alle orecchie, una ragazza dai lisci capelli castani canticchia tra sé una delle sue canzoni preferite.

«Ich schrei in die Nacht für Dich, lass mich nicht im Stich, spring nicht. Die lichter fangen Dich nicht, sie betrügen Dich. Spring nicht …»

D’un tratto, qualcosa si frappone tra lei e i raggi del sole, così apre gli occhi infastidita per vedere chi si sia permesso di interrompere il suo “bagno di luce”.

«Ehi!» esclama in direzione di sua madre, che per tutta risposta non si muove di un centimetro, ma invece la informa:

«Siamo quasi arrivati, Isabel. Preparati, che tra poco andiamo a recuperare l’auto di sotto.»

Detto questo, finalmente le permette di tornare a godersi il calore del sole. Finita la canzone, con un sospiro Isabel spegne l’ipod, vi avvolge le cuffie attorno, lo riposa nel suo zainetto e si alza. Dà un’occhiata all’isola a cui si stanno avvicinando, e trae un profondo respiro.

«Isola d’Elba, sto tornando.» mormora tra sé, poi, tirando giù la canotta nera che aveva sollevato per prendere il sole, copre il suo nuovo piercing all’ombelico e si volta, avviandosi verso l’interno del traghetto.

 

Terminate le manovre di attracco, il portellone di prua del traghetto si abbassa per permettere alle auto di uscire. Dopo un paio di furgoni da carico, una Volkswagen Golf nera posa finalmente le ruote sul molo di Portoferraio e si avvia verso il centro dell’isola. Isabel allunga una mano verso il cruscotto e accende la radio. Riconosce immediatamente il pezzo che stanno trasmettendo, e non può fare a meno di sorridere e cantare ad alta voce:

«I know I have to find you now, can hear your name, I don't know how. Why can't we make this darkness feel like home? ... Running through the monsoon, beyond the world, to the end of time, where the rain won't hurt …!»

«Ancora?!» esclama sua madre esasperata, riconoscendo il ritornello. «Ma non ti stancherai mai di ascoltare questa canzone?» le chiede, segretamente speranzosa. Isabel spalanca gli occhi incredula.

«Stai scherzando, vero? Non mi stancherò mai di una canzone dei Tokio Hotel!» e con questa risposta, alza ancora un po’ il volume e continua a cantare, incurante degli occhi della madre che si sono alzati al cielo.
Dopo nemmeno quaranta minuti, hanno raggiunto la loro piccola villetta, comprata qualche anno prima.

Scaricano i bagagli dall’auto, e Isabel porta la sua valigia nella sua camera. La lascia sul pavimento, vicino alla porta, poi si abbandona sul letto a braccia aperte.

Sospira.

«Prepariamoci a tre settimane di noia mortale …» commenta tra sé, poi volge lo sguardo alla parete alla sua destra.

«Fortuna che almeno ci siete voi.» sussurra, fissando un poster che ritrae quattro giovani ragazzi vicino ai loro strumenti, e un sorriso, seppur debole, le compare sulle labbra.

 

hbag

 

Lo yacht ha finalmente attraccato in una delle tante insenature dell’Isola. Un paio di guardie del corpo è già sceso a terra portando con sé i bagagli dei quattro giovani artisti, e sta aspettando che anche loro siano pronti per scortarli alla loro nuova villeggiatura.

Gustav è il primo a scendere dalla barca, e dalla sua faccia si direbbe ci manchi poco perché si pieghi a baciare il terreno. Bill e Tom lo seguono, quest’ultimo senza riuscire a trattenere le risate, e infine anche Georg sbarca, guardandosi intorno e ammirando il paesaggio.

Un’auto dai finestrini oscurati, arrivata da chissà dove, li sta attendendo a pochi metri da lì. Vi salgono, e in meno di mezz’ora eccoli di fronte ad una villa su un versante di una scogliera. Tom è il primo a lodarla:

«Wow! Adoro essere famoso!» esclama, fissando rapito la facciata bianca piena di ampie vetrate, tutte vista mare, e qualche metro di una piscina ben più grande nascosta nel giardinetto dietro l’angolo. Anche sul viso degli altri è comparso un sorriso soddisfatto, che si allarga una volta entrati in casa, alla vista dell’ampio salotto, delle comode poltrone, dell’impianto digitale da urlo, e di tutte le altre comodità che offre loro quell’abitazione.

«Sapete una cosa? Credo proprio che me la comprerò.» afferma Bill, fissando adorante la vasca idromassaggio al centro dell’immenso bagno.

«Ah, no, c’ero prima io!» protesta Tom, saltando addosso al fratello.

«Ehi, questa casa è mia! Me la prendo io!» esclama Gustav, unendosi alla lotta.

«Be’, tra i tre litiganti … il quarto gode!» afferma Georg, e con un’alzata di spalle si lancia nella mischia. I quattro ragazzi finiscono su un divano, fanno cadere i cuscini, ridono a crepapelle ingaggiando una lotta dove le piume iniziano a volare da ogni parte …

La loro vacanza è iniziata.

 

 

NdA. Nuova ff a più capitoli sui Tokio Hotel! Ho scelto l’Isola d’Elba come meta dei nostri idoli perchè adoro quel posto, e perché è spesso visitato da personaggi famosi, quindi mi sembrava appropriato …

Detto  questo, lascio la parola a voi, sperando che commentiate in molti!

Daisy (ora FedyKaulitz!^_*)

  
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