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Autore: Diariodiuname    21/12/2012    1 recensioni
Ginevra, per le amiche Gin.
Un netto amore per i libri e per il profumo delle pagine di quelle vite piene zeppe di parole legate fra loro.
Un amore per tutto quello che ha a che fare con il contorto, con il complicato.
Un netto amore per le stelle, per il cielo, per l'infinito: un netto amore per le cose infinite.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo II - L'incontro -


Quella giornata si prospettava tranquilla, anche se poco diversa da tutte le altre.
La monotonia era alla base di tutta la mia vita.
Ogni giorno era sempre la solita cosa; mi svegliavo alle sei, mi vestivo, correvo alla fermata dell'autobus, nel tragitto per arrivare a scuola ripetevo latino, greco o qualsiasi materia per quella giornata scolastica, stavo cinque ore seduta su una sedia e poi uscivo e mi dirigevo nel parco, a leggere.
L'unica cosa che cambiava, una volta a settimana, era il libro da leggere.
Per il resto i posti, la gente da frequentare e la rutine da seguire non cambiava mai.
Era come se fossi destinata a seguire un percorso definito con un pennarello indelebili con quel segno scuro e forte, come quelli che usavano per imbrattare le porte dei bagni scolastici con scritte d'amore pressoché futili. 
Il più delle scritte erano di odio verso un ragazzo.
La maggior parte di quelle scritte erano rivolte ad un ragazzo voluto dalla maggior parte della ragazze della mia scuola, Will, un tipo 'apposto', come lo definiva mia madre quando veniva da me i Sabato pomeriggio, quando eravamo amici e forse anche qualcosa di più.
Will era uno di quei ragazzi che ti fanno perdere la testa già con un solo sorriso.
Uno di quei ragazzi che ti rubano tutto fin dal primo istante.
Uno di quei ragazzi che ti fanno credere siano le persone migliori del mondo. 
Credere..
Uno di quei ragazzi che ti distruggono con un addio improvviso e secco.
Mi sedetti sulla panchina sotto la solita quercia.
C'erano la solita mamma con il suo bimbo, tutti e due sorridenti e uniti.
C'erano i soliti vecchietti che si tenevano per mano, mentre percorrevano il viale di quercie diretti verso la fontana che poi avrebbero ripercorso per ritornare al punto di partenza, accompagnando il tutto con i ricordi della loro giovinezza.
E c'erano i due soliti ragazzi che si tenevano la mano su di una pinchina, poco lontana dalla mia.
Che si dimostravano quell'amore che li teneva uniti, senza nascondere nulla al mondo.
Segna provare paura per le critiche dei ragazzi che passavano da quelle parti.
Essere omosessuali, per molti, è una malattia contagiosa.
Tutti ne stanno alla larga e tutti criticano, come se fosse una cura.
Estrassi dalla borsa il mio libro, lo sfoglia ancora una volta, annusandone le pagine.
Poi lo aprii. 
Cominciai a leggere lentamente tutti i dettagli, le sillabe, le parole, le lettere.
Lettera per lettera ne assaporavo il senso.
-Ehi, Gin.- mi sentii chiamare. 
Mi girai, fissando le gambe esili di May. 
-Ciao May.- ricambia sorridendo e mettendomi impiedi, posando il libro sulla panchina.
Ero solita mettermi in piedi dinnanzi a qualsiasi persona mi salutasse, come segno di rispetto.
Era quello che mi aveva insegnato sin da quando ero piccola mia madre e io ne avevo appreso l'importanza.
Applicavo da sempre tutto quello che mi consigliava.
Amavo le sue perle di saggezza e il suo modo di spiegarmi il mondo.
Ricordo che, un giorno, mentre eravamo al parco, lei mi disse che dovevamo tornarcene a casa perché si era fatto tardi.
Io le urlavo che volevo restarmene a giocare e che non avevo intenzione di andare e lei mi prese per le mani e mi tirò su, dicendomi dolcemente 'il piacere è da guadagnare. Hai fatto molto, ma quel molto si è sprecato. Adesso devo fare il mio dovere, così da guadargnare il mio piacere e da poterlo applicare. Per avere il mio piacere più grande, te, ho dovuto amare anni e anni. Adesso ti ho ancora qui ma devo impegnarmi per te se voglio goderti ancora.'
Ogni sua parola era una poesia, per me.
E prendevo appunti di tutte quelle perle, in modo da poter ricordare con il passare degli anni. 
  
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