Jag –
Ufficio del Colonnello MacKenzie
“Ehi!
Verresti a pranzo?”.
Doveva
smetterla di entrare di sorpresa nel suo ufficio:
doveva averla davvero spaventata, perché la vide sobbalzare e far
cadere a
terra un plico di fogli che probabilmente teneva sulle gambe.
“Oh, Mac…
scusami. Non volevo spaventarti”.
Avanzò verso
il tappeto di fogli che andava dai piedi di
Mac fin sotto alla scrivania; alcuni documenti erano scivolati persino
vicino
alla porta.
Praticamente
davanti ai suoi piedi.
Lei si gettò
a terra, rapida come non l’aveva mai vista,
per recuperarli.
“Aspetta… ti
aiuto”.
“No.”
La risposta
secca e affrettata che gli rivolse lo mise sul
chi va là. Possibile che…?
Diede un
rapido sguardo alla distesa di carta e individuò
immediatamente un foglio azzurro spiccare sul resto di fogli bianchi…
e, guarda
caso, era proprio davanti a lui.
Ignorando il
suo diniego, si piegò per recuperare proprio
quello, mentre lei era voltata di schiena e cercava di raccogliere il
più
rapidamente possibile quanti più documenti poteva, senza ancora
accorgersi che
quello che più voleva nascondergli era proprio nelle sue mani.
Diede una
sbirciata a ciò che vi era scritto e scoprì che
non conteneva le medesime parole che ormai conosceva quasi a memoria…
Aveva
scritto altro.
“Ti avevo
detto che non avevo bisogno del tuo aiuto”.
La voce secca
di Mac lo costrinse ad alzare la testa e
guardarla; lo sguardo e la mano che lei tendeva lo obbligò a
restituirle
immediatamente il foglio colorato, fingendo di non averlo neppure
guardato.
“Scusami
tanto… “ disse porgendole anche un altro
documento, tanto per sviare la sua attenzione, “… stavo semplicemente
aiutandoti, considerato che è per causa mia che è successo questo
piccolo
disastro” aggiunse con un sorriso smagliante.
Lei lo guardò
torva per un attimo; poi, probabilmente per
evitare di insospettirlo ulteriormente ed essendo ormai entrata in
possesso di
ciò che desiderava nascondergli, addolcì la piega delle labbra e disse:
“Hai ragione.
Dovresti smetterla di spaventarmi così ogni
volta che entri nel mio ufficio… ok, puoi aiutarmi a rimediar a questo
disastro
che TU hai combinato”.
“Ah… e così
ora sarei solo io ad aver combinato tutto
quanto? Ma guarda… E da quando tu sei tanto nervosa quando mi affaccio
alla
porta del tuo ufficio?”
“Che cosa
intendi?” chiese lei, sospettosa e di nuovo
immediatamente sulle sue.
“Mhm… dimmi
dimmi… non avrai per caso qualcosa da
nascondere?”.
Osservò un
improvviso calore arrossarle il volto e
sorrise.
“Oh, oh! Devo
aver colpito nel segno… Coraggio, Mac, cosa
mi nascondi?”
“Nulla… “
disse lei, continuando a raccogliere i fogli
caduti e voltandogli così le spalle.
Lui si
abbassò di nuovo al suo livello, si avvicinò al suo
orecchio e le sussurrò divertito:
“Sei sicura?”.
Si voltò
verso di lui e per un attimo le labbra di Mac
furono vicinissime alle sue. Reprimendo a stento la voglia di baciarla,
comprese in quell’istante quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
Era ora di
dare un senso a tutta quella storia.
Prima di
alzarsi le porse altri fogli che aveva raccolto,
dopodiché, così com’era entrato, se ne andò.