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Autore: delilahs    26/12/2012    1 recensioni
Questa è la solita storia d'amore.
Questi sono Robert e Kristen.
Questo si chiama colpo di fulmine.
L'amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te.
L'amore maturo dice: ho bisogno di te, perché ti amo.

Ma l'amore non è solo per chi si ama.
L'amore è anche per chi nasce.
Perchè il cuore non si divide quando si ama.
Il cuore diventa due volte più grande.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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“Kristen!!”

Rilassarsi, lasciarsi andare. Questa è la prima regola.

“Amore, dove sei?!”

Ci sono quattro fasi. Rilassamento, concentrazione, liberazione e idillio. La quarta fase è la più importante; è qui che si entra in contatto con l’universo..

“Kristen, cazzo!”

Rilassati, rilassati..

“Kris, vieni, dai”

No, eh? Niente da fare. Rinunciai a tutta la concentrazione e la calma che ero riuscita ad accumulare grazie al corso di yoga che Rob mi aveva regalato per Natale.
“Che vuoi, Robert…?”
Mi zittii quando vidi le valigie mezze piene posate sul cassettone; era già arrivato il giorno. Rob doveva partire; doveva lasciarmi e andare a Bucarest per tre lunghissime settimane, per girare le ultime scene di Bel Ami. Mi sentii male al solo pensiero. Avevamo passato le ultime due settimane alternandoci tra passeggiate sulle candide spiagge di Malibu e serate davanti alla televisione, con la musica a cullarci. E ogni notte mi ero addormentata nella stessa posizione, con Rob che mi accarezzava i capelli con una mano e con l’altra stringeva la mia pancia. Mi ritrovai a sorridere al ricordo del martedì scorso

“Kris, allora, ti decidi a uscire da quel bagno? Ci sei affogata?”
“Si.. si, ora esco, aspetta solo un minuto. Eppure.. che strano.”
“Che strano cosa? Scricciola, tutto bene?!” disse Rob dall’altro lato della porta, entrando nella modalità padre/futuro marito super-ansioso.
“ODDIO..” quasi lo urlai dalla sorpresa.
“K-KRIS?! KRISTEN, CAZZO, RISPONDI E APRI QUESTA CAZZO DI PORTA, CRISTO!”
Spalancai la porta e lì mi cadde addosso; si era praticamente lanciato contro la porta nel momento esatto in cui io l’avevo aperta, ma si rimise subito in piedi urlando come un forsennato “CHE CAZZO E’ SUCCESSO?! RISPONDIMI!” avvicinandosi all’orlo dell’isteria.
“R-Rob, si vede. Si vede la pancia!” urlai in preda ad un attacco ormonale.
“Cristo, davvero?! Amore è una notizia bellissima!”
Mi prese in braccio tra risate e lacrime e mi fece girare in tondo fino a che la stanza non divenne un insieme indistinto di forme e colori. E per quel giorno rimanemmo così; abbracciati stretti, con la sua pancia che strisciava sul mio ventre, dove si intravedeva una piccola collinetta.

“Kristen? E’ ora. Dai che dobbiamo andare”
Mi sforzai di non scoppiare a piangere, cosa piuttosto difficile visto il mio scombussolamento ormonale arrivato a livelli cosmici. Praticamente piangevo per ogni cosa e Rob era l’unico che sopportava le mie lagne ventiquattro ore su ventiquattro. Sarebbe stato meschino iniziare a piangere con la consapevolezza che non sarei riuscita più a fermarmi, ma sapevo che Robert soffriva su questo allontanamento e non volevo farlo sentire in colpa. Quindi, da brava attrice, ricacciai le lacrime e sfoderai un falsissimo sorriso, sperando che se la bevesse. Fu così, fortunatamente.
“Allora vado a caricare la valigia in macchina, eh? Vieni quando sei pronta”
Altro problema. Non ero pronta. Non ero assolutamente pronta, proprio per niente. Non volevo lasciarlo andare, mi sentivo indifesa quando lui non c’era, soprattutto adesso che ero incinta. Lui era sempre stato il mio principe azzurro, sempre presente quando ne avevo più bisogno. E adesso non ci sarebbe stato.
“Gesù, Kristen, da quand’è che sei così melodrammatica?” sussurrai tra me e me. Ah, già, da ora.
Non potevo chiedergli di rinunciare al suo lavoro, proprio non potevo. Sarebbe stato terribilmente egoista da parte mia e anche se lui l’avesse nascosto bene, sapevo bene che ci avrebbe sofferto.
“Quindi, forza e coraggio, sono solo tre settimane” mi dissi mentalmente.
E dato un ultimo sguardo alla casa mi girai e uscii dalla porta, non guardandomi indietro.
 
 
“Kristen, sicura di stare bene?”  mi chiese Robert forse per la settima volta da quando avevamo lasciato casa, attraversato Los Angeles e mentre entravamo nel L.A.X.
“Si, si Rob, sto bene, davvero” risposi flebilmente mentre attraversavamo l’ingresso dei VIP, avvinghiata al suo braccio.
La realtà era che stavo una merda. Una merda. La facciata che mi ero imposta di costruire a casa si stava sgretolando e vedevo il dubbio farsi strada nei lineamenti del mio ragazzo, preoccupato di non riuscire ad indovinare quello che stava succedendo nella mia testa come al solito.
“No, Kris, non me la dai a bere. Cosa c’è?” mi incatenò al suo sguardo spingendomi a dire la verità.
Inaspettatamente, complice la tensione, il suo sguardo azzurro cielo e i miei ormoni impazziti, una lacrima mi scese lentamente sulla guancia. Rob la asciugò con un bacio, sussurrando
“C-Come faccio? Come posso lasciarti..? Aspetta, ora disdico tutto, fanculo Bel Ami..”
“NO!” urlai, forse un po’ troppo forte. Le poche persone presenti nell’area ci guardarono stranite. “No!” dissi più convinta e con un tono più controllato. “Vai, sono soltanto gli ormoni..” mentendogli con tutte me stessa e sperando che ci credesse. Evidentemente no.
“Non è vero, Kris, lo sai che non è vero. Non posso lasciarti..” disse poggiando la sua testa sulle mie spalle e abbracciandomi. Ecco, lo stavo facendo soffrire.
“No.” mi affrettai a rimediare “Vai, in fondo sono solo tre settimane. Vai, o perderai l’aereo, su” lo spinsi verso il gate.
Lo vedevo ancora preoccupato. “Vai.” Ripetei, trattenendo le lacrime.
Si lasciò convincere e dopo un bacio appassionato, mi strinse un ultima volta la mano e scomparve dietro i controlli del gate.
All’improvviso, tutto mi crollò addosso. Tutte le ansie e le preoccupazioni che avevo trattenuto fino a quel momento uscirono fuori incontrollate, con un fiume di lacrime. L’aeroporto iniziò a girare e credetti quasi di essere svenuta quando sentii due braccia forti sorreggermi e rimettermi in piedi.
Era Robert e gli si leggeva in faccia una sofferenza atroce.
“N-Non posso, non posso, non posso, che schifo di padre sono, lasciarti quando sei nel pieno del terzo mese di gravidanza… non puoi chiedermelo, Kristen, non puoi” sussurrò.
“Non è un motivo. Su, sai che i miei fratelli sapranno farmi ridere, sono dei gran buffoni” dissi con la voce spezzata dal pianto.
“Non posso, n-non poss-so..” era ancora parecchio timoroso
“Vai, davvero. Ci sentiremo tutti i giorni, te lo prometto. Ora vai, oppure perderai l’aereo” lo spinsi debolmente cercando di trattenere le lacrime che, lo sentivo, stavano per sgorgare di nuovo.
“Va b-bene, ma promettimelo. Promettimi che starai attenta. Siete tutta la mia vita adesso e sapere che non sarò lì a proteggervi se succedesse qualcosa..”
“Andrà tutto bene” dissi, interrompendo il flusso di pensieri che sicuramente si stava srotolando nella sua testa alla prospettiva di lasciarci da soli “Andrà tutto bene” ripetei, più che altro per autoconvincermi.
Lasciai la sua mano e lo spinsi verso le partenze. Mi rivolse uno sguardo triste da cucciolo ferito, prima di girarsi e andarsene. Lo seguii con lo sguardo fino a che fu possibile, poi mi girai e mi diressi verso l’uscita secondaria. Chiamai un taxi e diedi al tassista l’indirizzo di casa dei miei genitori. Casa mia. Ma potevo davvero chiamarla così? Lo era stata per tanti anni, ma ora non lo era più. Perché la mia vera casa era su un volo diretta dall’altra parte dell’oceano.
   
 
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