Quando
impari a convivere con gli incubi, puoi
sopravvivere a qualsiasi cosa, che sia reale o un fantasma, non
importa; l’essenziale
è stringere i denti ed andare avanti.
Se riesci a sopravvivere alla morte di una
persona cara, non sempre significa che poi sarai abbastanza forte per
sopravvivere ai ricordi, quelli purtroppo ti perseguitano per tutta la
vita. La
cosa migliore da fare è creartene di nuovi, abbastanza
intensi da diventare più
importanti di quelli che vorresti dimenticare. Nessuno dice che sia
semplice,
ma è l’unico modo per uscirne, per riprendere a
respirare.
La parte più difficile giunge quando ti ritrovi
nella sua stanza, un luogo che trabocca di ricordi.
Tutto ti parla di lui: i suoi vestiti ammucchiati
sulla sedia, un vecchio libro ancora aperto sulla scrivania e destinato
a non
essere concluso, mai.
Il tuo sguardo si posa sul suo letto; le lenzuola
sono ancora disfatte dalla notte scorsa, l’ultima notte
passata assieme.
Ti si stringe il cuore al ricordo, poi ti sorprendi
di possederne veramente uno, di cuore;
sorridi, perché ancora una volta ti sei ricordato di un
evento particolare, ma
che nella tua routine con lui si ripeteva spesso: lui che sorride,
poggia il
capo contro il tuo petto - più precisamente
l’orecchio - ed ascolta i battiti
del tuo cuore. Uno, due, tre
– li conta
– finché non si addormenta, proprio come un
bambino.
A quel ricordo se ne sovrappongono altri, troppo
belli ed indispensabili, sai già che mai e poi mai potrai
dimenticarli.
Assieme ad essi, ti rendi conto di come anche i
rimpianti sono in grado di ferirti a tal punto da rischiare di
ucciderti; uno
in particolare ti affligge: non sei mai riuscito a dirgli che lo amavi,
che lo
ami tutt’ora.
Lui te lo faceva capire sempre, con i gesti e con
le parole, amandoti cuore e mente, tu davi troppo ascolto alla ragione,
non
riuscivi a dar retta al tuo cuore, non eri in grado di aprirti come
veramente
avresti voluto fare.