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Autore: delilahs    26/12/2012    1 recensioni
Una bambina può insegnare sempre tre cose ad un adulto:
a essere contento senza motivo,
a essere sempre occupato con qualche cosa,
e a pretendere con ogni sua forza quello che desidera

Non vi dirò di cosa parla la storia, sarebbe troppo lungo da spiegare. Mi limiterò a dirvi che è la storia di Kristen Stewart. Ora, tutti siamo abituati a leggere storie d'amore tra Robert e Kristen.
Ma nessuno vi ha raccontato cosa è successo PRIMA che Kristen diventasse famosa.
Perciò mettetevi comodi.
Eccola che arriva.
Bentornati.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kristen Stewart
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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scusate per questa FF, ma l'ispirazione mi è saltata all'improvviso. Mettetici un pizzico di idiota, demenziale,e tanto, tanto awwww *-* non so se la continuerò, ma penso di si, mi diverto troppo a vedere kristen in questa modalità! grazie se avete aperto questa storia e mi scuso se la troverete patetica u.u
la narratrice della storia in tutti i suoi capitoli è Jules Stewart


“Non ci volio andare!”
“E invece tu ci vai, e di corsa pure. Dai, Kristen, devo andare al lavoro!” sospirai
“Nooo, ho detto no!” urlò di rimando Kristen.
Cavolo , quella bambina era la degna figlia di suo padre;  testarda più di un mulo e capace a soli due anni e mezzo di articolare sproloqui pur di non andare all’asilo.
“Kristen James Stewart” scandii “Vieni subito qui e fatti vestire!”
“NO! Mamma, non volio andale a ccuola, uffa!” mise su il broncio.
Allora voleva le maniere forti. La afferrai e con la forza le misi il pannolino, poi la maglietta intima e i jeans, con un paio di piccole converse e una felpa.
“Nooo, mamma, non volio! Non ci sono bambini con cui giocale! Sono tutti stupidi. Voliono solo cololale e io mi annoio! Volio stale a casa!”
Presi un lungo sospiro e ricominciai il discorso che tutte le mattine, da due mesi a questa parte, ero costretta a fare
“Kristen, tu sei una bambina e devi stare con gli altri bambini. Io devo andare a lavorare. Cameron va a scuola, ricordi?”
“Si, ma lui è più glande e si divelte! Quando tolna a casa dice semple che a ccuola lui si divelte!”
“Credimi, non è così. Lui a scuola scrive un sacco e impara tante pagine di storia e geografia!” poi quell’alto degenerato me l’avrebbe pagata cara.
“Pule io volio andale alla ccuola di Cam, non volio andale all’asilo! Non è giusto..”
“Dai, cucciola, guardami; ti prometto che oggi verrò a prenderti prima, sei contenta?” sospirai. Almeno si faceva quattro ore con i suoi coetanei.
Le si illuminarono gli occhi
“Siiii, allola va bene. Pelò mi devi plomettele che vellai plima! Plomettimelo! Pelchè io non ci cledo sennò” mi guardò con quegli occhi verdi così limpidi e luminosi da chiedermi da chi li avesse ereditati.
“Promesso! E adesso fatti finire di vestire, dai, che è tardi!”
Le infilai una giacchetta rosso fuoco e un cappellino e la portai in macchina, legandola al seggiolino.
Entrai al posto del guidatore allacciando le cinture a quella piccola peste con gli occhi color smeraldo; Kristen si guardava attorno estasiata, con i pochi dentini bianchi che le spuntavano dalla boccuccia dalle labbra rosee.
Mi girai e misi in moto; cinque minuti e arrivammo all’asilo di Kristen. Era piccolo, contenuto, con un piccolo giardino pieno di fiori. Mi chiesi mentalmente come faceva Kristen a detestare un posto così.
“Kristen, siamo arrivati. Vieni” le dissi, slacciandola dal seggiolino e prendendola in braccio mentre le sistemavo il cappellino e attraversai la strada entrando nell’asilo.
“Uffa pelò. Sono semple io che devo andale all’asilo e mai qualcun’altlo” borbottò a voce bassa. Arrivata all’entrata bussai all’entrata e venne ad aprirmi la direttrice, una donna bassa e tarchiata, ma con una faccia che sprizzava gioia per tutti i bambini.
“Vai, Kristen, vai dentro con gli altri bambini” la piccola scese dalle mie braccia e sbuffando si incamminò dentro.
Mi rivolsi alla preside “Senta, oggi Kristen la verrò a prendere io con un leggero anticipo. Gliel’ho promesso”
La donna annuì con fare esperto “Lo so, signora, l’approccio è diverso da bambino a bambino, ed è normale in questo periodo l’insicurezza nelle istituzioni. Vediamo però di non farla diventare un abitudine”
Annuii, con la testa da un'altra parte.
“Va bene, arrivederla. Io devo andare a lavoro”
La donna annuì con un sorriso e si chiuse la porta alle spalle. Mi incamminai per il sentiero e passai davanti la classe della mia bambina. La vidi timida e rossa per l’imbarazzo cercare di attaccare bottone con una bambina con le treccine bionde. Quasi mi si spezzò il cuore a quella vista e ebbi la forte tentazione di tornare a prenderla, ma mi trattenni pensando “No, è una bambina e con i bambini deve stare.”
Uscii dall’asilo e partii per il mio ufficio guardando l’orologio. Perfetto, ero di nuovo in ritardo.
   
 
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