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Autore: Lady Grace    27/12/2012    2 recensioni
[...] il babbo annuncia che da lì in poi saremmo sempre stati scortati da guardie del corpo. E fin qui, vi chiederete, cosa c’è di strano? Ed io vi dico niente: con qualcuno che avrebbe vegliato su di me ventiquattro ore su ventiquattro, avrei potuto liberare la mente e non temere alcun tipo di pericolo o minaccia. E sarebbe anche stato così, se solo la guardia del corpo a me capitata non fosse stata il prototipo del sex symbol Hollywoodiano.
Genere: Avventura, Parodia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Come piume al vento.
Prologo.




  Quando papà ci raduna in cucina per parlarci di “faccende serie”, deduco sempre dal tono con cui si rivolge a noi se si tratta di una novità positiva o di un fatto tremendamente negativo. Ma stavolta, non riconoscendo nessuna sfumatura nella voce, dovrò attendere fino alla sua confessione per decidere di quale delle due si tratti. Come figlia, ovviamente, spero che quel che ci rivelerà a breve sia qualcosa di “non nocivo”, anche perché negli ultimi tempi ci sono stati dei relativamente grossi problemi con il mondo: dei brav’uomini hanno cercato di rapire prima il papà, Albert Rogers, (che è un importante –passatemi il termine- imprenditore), poi la mamma, Brylee Rogers, (che è una ordinarissima casalinga ficcanaso), fallendo fortunatamente e miseramente ambedue le volte.
Quindi, opo esserci tutti seduti, il babbo annuncia che da lì in poi saremmo sempre stati scortati da guardie del corpo. E fin qui, vi chiederete, cosa c’è di strano? Ed io vi dico niente: con qualcuno che avrebbe vegliato su di me ventiquattro ore su ventiquattro, avrei potuto liberare la mente e non temere alcun tipo di pericolo o minaccia. E sarebbe anche stato così, se solo la guardia del corpo a me capitata non fosse stata il prototipo del sex symbol Hollywoodiano.
 «Viv, ecco a te Cruz McCree. Si occuperà di te per i prossimi diciassette mesi.» spiega papà.  Il ragazzo - perchè Cruz McCree non può scientificamente avere più di 25 anni - ha dei folti capelli ricci acconciati selvaggiamente, degli occhi color cioccolato, due spalle alte e larghe e profuma di tabacco e colonia. Prima di iniziare a sbavare, decido di allungare il braccio per stringergli la mano, ma dopo un breve contatto lui allontana immediatamente la sua. Diciassette mesi sono troppo pochi, papi, per conoscerlo. Facciamo il doppio? Sorrido, sebbene Cruz McCree non sembri voler esprimere nessun tipo di emozione. Oh, ma i miei due occhi color mare sciolgono anche il cuore più duro, mi dico convinta.
Il papà si volta. 
 «Amore, Elsa Andersen sarà affidata a te.» comunica sorridendo, mentre la mamma va a salutare la donna. Almeno questa si è dimostrata molto più calorosa del mio! E non è neanche brutta: è snella, con dei lunghi capelli biondi e degli occhi color nocciola. 
 «Ed infine, William Powell è per te, tesoro.» spiega il babbo a mio fratello. Lui però non appare particolarmente soddisfatto della guardia, tanto che gli dà una veloce occhiata e torna indifferente ad armeggiare con il cellulare. Tuttavia, prima ricambia educatamente una stretta di mano con William.
 «Posso fare scambio con mamma?» domanda Wyatt dopo un po’, con un sorrisino furbo. Era prevedibile che avrebbe fatto tale richiesta.
Il papà non ci pensa neanche su e scuote la testa. «No. Non vedo perché dovremmo. Ritengo di aver scelto ogni singola guardia nel modo più attento e accurato possibile. Qualora però William non compia il suo dovere, allora provvederò a trovartene una nuova.»
Wyatt sbuffa e se ne va. Il papà fa l’occhiolino all'uomo.
 «Quindi, signori, questo è quanto.» afferma prima di uscire dalla stanza, seguito a ruota da tutti gli altri. Anzi, da quasi tutti: Cruz McCree è in piedi immobile davanti a me e mi fissa.
 «Ma il tuo contratto vale sia fuori che dentro casa?» chiedo, appoggiandomi al bancone.
 «Penso di sì.» risponde Cruz McCree.
 «Quindi lei ha intenzione di seguirmi per ogni centimetro di casa che percorrerò?» Di’ di , ti prego. Potrei anche buttarmi a terra come un’ossessa, piangere in arabo e fare il giro del mondo in venti giorni per sentirti pronunciare quella brevissima parolina.
 «Temo di sì.» dice.
Beh facciamo progressi Mr. McCree: da una a tre parole!
Inizia a fissarmi. Magari c’è un assassino dietro di me. Decido di controllare: no, non c’è niente. Cruz McCree tossichia, in una situazione di evidente imbarazzo. E sebbene non sembri gradire l’atmosfera che si è creata, continua a non abbassare gli occhi.
Dopo qualche istante si avvicina continuando a fissarmi le labbra. Adesso mi bacia, ne sono sicura.
 «Le sanguina il labbro, signorina.» mi informa, bagnando uno straccio lì vicino con l’acqua del rubinetto e porgendomelo. Cavolo, me le devo essere morsa talmente forte durante la contemplazione di questo bell’uomo, che sono finita per tagliarle.
Cruz McCree poggia delicato la stoffa sulla mia bocca, evitando ogni contatto visivo con i miei occhi.
 «Adesso funge anche da infermierino sexy, Mr. Mcree?»
Mi blocco all'istante. Non posso credere di aver detto davvero quelle otto maledette parole. Io non ci posso credere! E neanche lui sembra farlo, perché mi guarda scioccato con gli occhi spalancati.
In un batter d’occhio mi tolgo da quella situazione imbarazzante, uscendo di corsa dalla stanza. Prossima meta? Chiamare Madisen, raccontandole della mia epica figuraccia con l’uomo con cui passerò – a stretto contatto – i prossimi diciassette mesi.
 

 
  
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