Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: clarice_    28/12/2012    4 recensioni
[...]« è che... Manco di ispirazione, al momento. »
« Ispirazione... Ispirazione! Ragioni come una scrittrice attempata di romanzetti rosa. » sbottò, sadico.
Poi, alla faccia contrita di Tessa rispose con « Ci penso io a darti l’ispirazione. Ma bada bene, è l’ultima occasione... Quella che deciderà se sei dentro o sei fuori. »
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella poltroncina color crema era dannatamente comoda. Trovare una posizione adeguata non era stato troppo complicato o, almeno, non come se l’era immaginato.
Tessa si trovava in una stanza poco distante dalla hall del lussuoso hotel nel quale Carl aveva ottenuto il permesso per fare un’intervista ad un certo attore britannico che aveva riscosso un grande successo l’anno precedente. Successo che continuava a stringere a sé con forza pure allora, e che sembrava non voler abbandonare, ricoprendo ruoli importanti in film e diverse serie televisive, riuscendo a far rivivere addirittura l'Enrico V di Shakespeare con magistrale bravura e passione. Due caratteristiche che, almeno per come la vedeva Tessa, erano ben difficili da rintracciare in quel periodo, tra attori giovanissimi dalle espressioni perenni, incapaci di comunicare il benché minimo sentimento al pubblico.
Ma quell'attore era diverso, la passione che impiegava nell'interpretare ognuno dei suoi personaggi sembrava colpire direttamente al cuore le persone, facendole capitolare ai suoi piedi.
Già per questo si meritava tutta l’ammirazione di Tessa: le erano sempre piaciute le persone tenaci, quelle che riescono a realizzarsi appieno. Esattamente il contrario di lei, insomma.
Aspettava già da diverso tempo, ma non era un problema per lei. Aveva passato i minuti contando le piastrelle del pavimento, per poi concentrarsi sulle due grandi portefinestre che illuminavano a giorno la piccola stanza, dando uno scorcio sul giardino dell’hotel, ben curato e splendente grazie all'acqua della fontana che ogni tanto zampillava sull'erba.
Si era informata sull’attore, come era solita fare prima di ogni intervista, dal momento che le sembrava giusto e professionale documentarsi sulla persona che sarebbe andata ad intervistare, anche per prepararsi delle domande adeguate. Si trattava di un giovane trentunenne che aveva riscosso molto successo in quell’ultimo periodo grazie ad alcuni ruoli in film di una certa portata, ma che era cresciuto essenzialmente a pane e teatro.
Aveva visto una sua foto e «Accidenti, signor Hiddleston! », quell’intervista si rivelava più interessante di quelle fatte fino ad allora. Ma non voleva illudersi, probabilmente Carl l’avrebbe liquidata comunque per il suo lavoro finale. Il fatto che Thomas William Hiddleston (meglio conosciuto come Tom Hiddleston) fosse un bel ragazzo sempre sorridente non presupponeva che il suo articolo avrebbe fatto breccia nel cuore del capo.
I minuti continuavano a passare e quando la porta della stanza si aprì con un lieve cigolio, Tessa aveva ormai girato completamente la poltroncina, dando le spalle alla soglia. Si era stancata di fissare la porta, così si era concentrata sulla visuale del giardino, allungando le gambe e rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita sottili, immersa nei suoi pensieri quotidiani. Si era preparata mentalmente la lista della spesa: il frigorifero rimbombava da quanto vuoto era, e sembrava fare l’eco nel suo stomaco, che non versava in una situazione migliore.
Non si accorse dell’uomo alto e longilineo che la osservava finché lui non le si parò davanti con un sorriso amabile e sincero. Fece per darle la mano e tutto quello che lei riuscì a dire fu: « Maledizione!»
Un’imprecazione in lingua madre - almeno aveva avuto il buon senso di utilizzare l'italiano, che forse con un po' di fortuna Tom Hiddleston non conosceva - seguita da un rapido balzo in avanti per stringergli la mano e dire, con un inglese balbettante: «Mi perdoni, io... Mi ero assorta! Non mi ero accorta... Mi dispiace. »
Invece di essere offeso per un tale comportamento assente, lui sorrise trattenendo una sana risata. «Dispiace a me per averla interrotta. Sembrava in pace con sé stessa. »
A dire il vero non era proprio così, ma Tessa preferì sorridere e sembrare educata, piuttosto di peggiorare la situazione, che già sembrava critica. Carl mi ucciderà. Se questo mi sbatte fuori senza un’intervista di almeno mezza pagina, Carl mi staccherà la testa, sicuro. Subito nella sua testa cominciò a delinearsi un'immagine che la fece rabbrividire: si vedeva seduta al computer, con la schiena in una posizione alquanto scoliotica ed una pila di curricula freschi di stampa vicino al mouse. Occhiaie lunghe e pesanti, sguardo febbricitante, dita che scorrevano sulla tastiera in cerca di un nuovo lavoro.
Dopo un imbarazzo iniziale – giusto il tempo di accorgersi di aver distolto l'attenzione dall'attore per la seconda volta – Tessa fece per girare la poltroncina rivolgendola verso l’altra, ma lui la fermò, prese l’altra poltrona e la posizionò di fronte alla sua. Poi disse: «Così può continuare a guardare il paesaggio, se preferisce. » rivolgendosi con un cenno alla portafinestra alle sue spalle.
Lei rise ed annuì compiaciuta. Poi si sedette, e solo quando lo ebbe fatto Tom la imitò.
Rimase sorpresa da tanta galanteria, quand'era abituata a uomini ben più energumeni, e si pentì amaramente di come si era comportata, perciò decise di sfoggiare tutta la sua professionalità - sempre che esistesse ancora. Drizzò la schiena e prelevò gli occhiali dalla tasca della giacca. Li calcò sul naso ed afferrò il block notes, sorridendo appena.
Non era mai stata brava con i sorrisi agli sconosciuti, ma in quel caso poteva lavorarci.
«Possiamo iniziare con l'intervista, se lei è d'accordo. Intanto la ringrazio per essere qui ed aver gentilmente deciso di concedermi un po' del suo tempo. »
Un altro dei suoi sorrisoni, poi:«Si figuri. Il suo nome...?»
Fino ad allora, nessuna celebrità si era interessata a conoscere il nome della sua intervistatrice, per cui Tessa sgranò un poco gli occhi, ma si riprese subito. «Teresa. »
Lui parve capire. «E' italiana. »e, ad un lieve accenno di Tessa, continuò: «Sono stato in Italia in Aprile, alla Première di "The Avengers". A Roma, la capitale. Non ho mai visto dei fans così calorosi, è stato un piacere essere là. »
«Stia attento con certe affermazioni, i fans in genere sono molto accaniti. »rise lei.
Tom ricambiò la risata.
Iniziarono l'intervista, e Tessa ebbe modo di apprezzare il suo modo di parlare, così fluente e ben chiaro. Che fosse una persona che amava le parole lo si capiva subito: se altri si sarebbero limitati a risposte laconiche e striminzite, quasi svogliate, lui era in grado di parlare per diversi minuti, affascinandola con il semplice contenuto del suo discorso. La passione che proiettava mentre parlava era la stessa che trapelava dalle sue performance cinematografiche e teatrali.
Sempre ben posato ed elegante, sebbene vestisse in modo casual. Era un uomo impeccabile, sia sulle scene sia nella vita di tutti i giorni, e Tessa cominciava a stimarlo molto per questo.
Per prima cosa parlarono della mini-serie prodotta dalla BBC "The Hollow Crown" e del successo che aveva riscosso non solo nel Regno Unito, ma anche negli altri Paesi, che attendevano con trepidazione la traduzione delle pellicole nella propria lingua madre. Il merito di tutto ciò sembrava di Shakespeare - secondo Tom - e sicuramente della regia e di tutto il crew che vi ruotava attorno. Non si era preso nemmeno un briciolo di merito per il lavoro svolto, preservando un'umiltà che Tessa non trovò per nulla forzata.
«Certo, anche la recitazione era degna di nota. »buttò lì lei, senza scrivere quell'appunto sul block notes.
«Jeremy Irons è un maestro, ha ragione. La sua abilità nel rendere il personaggio mi ha lasciato basito, e recitare al suo fianco è stato uno dei più grandi onori della mia vita. »
Inevitabilmente, la discussione si spostò ben presto sul personaggio della Marvel, Loki, che sembrava aver permesso al giovane attore di ottenere un così grande successo, quando in realtà Tessa preferiva altri suoi personaggi, in primis lo scrittore Fitzgerald, che l'aveva affascinata sin da subito, nonostante la piccola parte, nel film di Woody Allen.
Avrebbe voluto parlarne, ma Carl le aveva dato una scaletta da seguire, dal momento che il tempo a disposizione non era molto. Perciò dovette concentrarsi sul Dio di Asgard, e lasciare da parte lo scrittore che aveva sempre ammirato sin da ragazzina e che era rientrato tra i suoi più grandi idoli letterari.
«Loki è il personaggio con cui più spesso sembrano identificarla. Lei al momento ha in progetto il sequel di "Thor", per cui si ritroverà a vestire i panni del Dio per la terza volta. Cosa mi può dire riguardo a questo personaggio così complesso che Branagh ha voluto lei rendesse in qualche modo shakespeariano? »
La risposta giunse dopo appena due secondi di silenzio. Forse era l'ennesima volta che si ritrovava costretto a rispondervi, ma non sembrava per nulla seccato.
Parlò a lungo dell'evoluzione che il personaggio aveva subìto lungo non solo la pellicola di "Thor", ma anche di "The Avengers". Sembrava avere un feeling particolare con quel personaggio, come se si trattasse di una persona realmente esistente, che andava compresa e non solo giudicata. Come se lo avesse analizzato a lungo, mentre studiava il copione, cercando di entrare al meglio nella parte.
Tessa annuiva interessata, mentre la mano scriveva con rapidità. Il polso cominciava a dolerle, ma sentiva il dovere di riportare sulla carta il più possibile di quelle magnifiche parole. Si sentiva toccata dal discorso di Tom, e per la prima volta da quanto aveva cominciato a lavorare per Carl si sentì diversa, come rinata nell'atto della scrittura. Era affascinata dalle parole che andavano a delinearsi sulla carta, riflesso di quelle pronunciate dalle labbra dell'attore.
Si era creata una specie di simbiosi, e Tessa sentiva il bisogno di portare a termine il suo compito e di preservare il più che le sarebbe stato possibile le originarie parole di Tom. Come se lui l'avesse silenziosamente incaricata di farlo.
Dopo alcuni minuti bussarono alla porta e fece capolino l'agente di Tom, facendogli capire che era tempo di andare. Lui gli rispose qualcosa, ma Tessa era troppo impegnata a finire di trascrivere la frase per cogliere che cos'avesse detto.
«Temo che il tempo a nostra disposizione sia terminato, Teresa. »le disse, sembrando dispiaciuto, come se desiderasse trattenersi qualche minuto in più per poter approfondire con lei il discorso.
«Temo di sì. Però la ringrazio, le sue parole sono state molto stimolanti, ed adesso credo vedrò il personaggio di Loki con un nuovo punto di vista. » si alzò in piedi, strinse il block notes al petto e tese la mano destra a Tom.
Lui gliela strinse subito con un sorriso. Anche i suoi occhi celesti sembravano sorriderle in quel momento, e Tessa non poté far altro che ricambiare.
Raccolse la giacca e si avviarono insieme verso la porta. Tom l'aprì e la lasciò passare con gentilezza.
Una volta nel corridoio si salutarono nuovamente, augurandosi il meglio l'un l'altra, dopodiché Tessa si avviò verso l'uscita con un sorriso stampato sul viso ed una nuova consapevolezza: quello che stringeva al petto era un piccolo tesoro. Questa volta se lo sentiva, sarebbe stata la volta buona.
La svolta sembrava essere finalmente arrivata.
  
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