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Autore: Artemis Black    30/12/2012    1 recensioni
[SERIE FURIA ROSSA][SEGUITO DI EACH WORD GET LOST IN THE ECHO]
“Basta con questa farsa.” Dissi stanca. I miei occhi cambiarono colore e la donna si spaventò tanto che mi puntò l’arma contro. Con una sfera d’energia bloccai una pallottola che mi aveva sparato e con una sfera di fuoco gli tolsi l’arma dalle mani. Solo che l’arma colpì l’agente ad un polpaccio e la mia sfera si schiantò sulla parete piena di liquori e alcool. La donna corse via dal locale gridando, mentre io sbuffai.
“Ci mancava anche questa.” Dissi. Presi al volo l’agente e lo portai fuori dal negozio prima che si incendiasse del tutto. Era una struttura vecchia e marcia, con una fiammella di fuoco cedette ed esplose.
Atterrai con i piedi sul cofano dell’altro agente che mi guardò sorpreso. Lasciai il suo compare sopra l’auto e gli puntai un dito.
“Dì a Fury che mi deve lasciare in pace.” Gli ringhiai contro.
Nel frattempo il locale alle mie spalle era una pira di fuoco e fumo nero.
(dal primo capitolo)
ALICE E' TORNATA... PIU' INCAZZATA CHE MAI ED E' PRONTA A DARE LA VITA PER SALVARE LOKI.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Furia Rossa'
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CHAPTER 3: Qual'è il prezzo da pagare per un amore incondizionato?

 
“Adesso vuoi proteggermi?” dissi allargando le braccia.
“Alice, calmati…” mi sussurrò Clint.
Thor cercava di non guardarmi negli occhi, scappava ad ogni contatto e cercava di non parlarmi.
“Tu nascondi qualcosa.” Gli dissi.
“Come osi dire una cosa simile?” tuonò il dio.
“Guardami negli occhi e dimmi che non sai dov’è Loki.” Dissi.
“Guardami!” calcai la parola con enfasi.
I suoi occhi celesti incontrarono i miei e riconobbi subito l’espressione afflitta.
“Lo sai…” dissi.
Mi sentii tradita in qualche modo.
Arretrai, scuotendo la testa.
“È un posto troppo pericoloso! Non posso lasciarti andare, neanche Loki ti ci farebbe avvicinare e poi si trova a mondi  lontani da qui!” si affrettò a dire il dio biondo.
“Ma io devo salvarlo!” gli urlai contro.
“Non ti è mai passato per l’anticamera del cervello di cercarlo e riportarlo indietro? Non eri tu quello che si prodigava tanto a proteggere il suo fratellino?” lo indicai con un dito, fino a toccargli il petto.
I suoi occhi erano tristi e afflitti, le nocche delle sue mani erano ormai diventate paonazze e tutto il suo corpo era un fascio di nervi. Continuai a guardarlo, a cercare di fargli cambiare idea e a farlo ragionare. Ma tutto quello che ricevetti fu un sospiro, poi tolse il mio indice dal suo petto e se ne andò, seguito da Jane.
Rimasi in piedi nel bel mezzo della sala, non volevo credere a quello che avevo appena visto. Ero chiaramente l’unica a combattere questa battaglia, ma non mi sarei arresa.
“Chi riparerà il danno nella cucina?” mi girai verso Clint.
“Ci penserà lo SHIELD ovviamente.” Mi rispose con le braccia incrociate.
“Bene, allora io me ne vado.” Annunciai.
“Cosa?” chiese alzando un sopracciglio.
Lo sorpassai con una falcata e uscii dalla casa.
“E dove andrai?” mi chiese.
“Dove sono stata fino adesso: in giro.” Gli risposi.
Continuai a camminare fino alla mia macchina, aprii la portiera e mi ritrovai la Furia seduta al posto del guidatore. Mi sorrise beffarda ed io roteai gli occhi all’indietro.
-Niente Jane, niente Thor, niente portale per tornare su Asgard.- commentò.
La ignorai.
“Aspetta, devo darti questo.” Disse Clint avvicinandosi.
Mi porse una specie di lettera, ma sopra non c’era ne indirizzo ne timbro postale. All’inizio pensai fosse qualche lettera di Nick Fury che mi chiedeva di tornare indietro, poi mi resi conto che il suo orgoglio era troppo grande per permettergli di fare una cosa simile. I dubbi si sciolsero quando la aprii e lessi il biglietto color crema scritto con una grafia molto elaborata: Invito a nozze.
“Ha invitato tutti, ma sarà una cosa intima… insomma, il matrimonio pomposo con tanto di paparazzi lo farà il giorno dopo.” Mi disse Clint.
“Dimmi che non lo ha fatto sul serio…” dissi affranta.
“Già, me lo chiedo anche io come Pepper abbia  potuto accettare. Quella donna è una santa.” Disse ridendo.
Io ero seria e la così gli mozzò il sorriso.
“Non farti strane idee, ci devi venire.” Disse.
“Non lo so…” dissi.
Rivedere tutti insieme, in un momento così importante per Tony, non so se ce l’avrei fatta. Io volevo lasciarmi tutto alle spalle per dimenticare, invece il passato bussava continuamente al mio presente.
“Ci verrai. Sarà uno dei pochi momenti in cui potrai vedere me e Natasha… insieme.” Affermò lui.
Lo guardai di sbieco: lui e Natasha insieme? In pubblico poi? Che diamine era successo?
“Vedrò.” Conclusi.
“Sarà tra una settimana esatta. Trovati un vestito e arriva puntuale alle 21. Non accetterò scuse.” Disse autoritario.
“Non sei tu lo sposo?!” gli dissi ironica.
“No, sono un tuo amico e ciò vale ancora di più. Prometti?” disse allungando una mano.
Ci pensai un attimo, poi gliela strinsi e accennai un piccolo sorriso.
“Bene, adesso ti lascio andare.” Disse.
Una volta andato via, mi rivolsi alla Furia.
-Ne ha uno di riserva ed è custodito nella casa dove ti ha portato prima- disse.
“Ottimo lavoro.” Le dissi, montando in macchina.
-Lo sai che così facendo tradirai la sua fiducia?- disse facendo la moralista.
“Fatti gli affari tuoi.” Le risposi sgarbata.
Quello che aveva detto era vero, ma se glielo avrei chiesto lui non me lo avrebbe mai dato di sua spontanea volontà e non mi avrebbe mai lasciato tornare ad Asgard. Dovevo affrontare tutto da sola, di nuovo, ma stavolta ero preparata.
 
Nei giorni successivi mi spostai in lungo e in largo per tutta l’America settentrionale e parte della East Coast.  Riuscii anche a dormire in qualche motel, invece che in macchina, ma dovevo risparmiare soldi per l’ipotetico vestito che avrei dovuto indossare al matrimonio di Tony.
Due giorni prima dell’evento, entrai in un negozio di abiti di seconda mano e ne comprai uno non troppo appariscente e molto sobrio. Era nero, non troppo corto e avvolgeva delicatamente il mio fisico snello, lasciando uno spacco sulla schiena, che sarebbe stata coperta dai miei lunghi capelli candidi. La tinta stava rapidamente andando via, colpa della mia temperatura corporea alta. Non li avrei ritinti perché non volevo rovinarli e poi mi piacevano bianchi, mi davano un'aria misteriosa e il contrasto con i miei occhi scuri, era a dir poco mozzafiato secondo me.
Ed infine ero stufa di nasconderli.
Il giorno prima del matrimonio preparai il piano e lo misi in atto insieme alla Furia: l'arco e le frecce di riserva di Clint si trovavano in un SUV nero, che le stava riportando al quartier generale. Avevo pedinato i due agenti in modo discreto e attento, infatti non si accorsero di nulla.
Quando si fermarono in un autogrill dopo 6 ore di viaggio, soltanto uno scese dal veicolo, l'altro rimase dentro. Usando una cannuccia come una cerbottana, gli lanciai un piccolissimo ago con del sonnifero sul collo, tempo pochi secondi e già aveva le palpebre calate. Aprii il porta bagagli e presi il bottino, lasciando però la cassetta di sicurezza dove era custodito, così da non far sospettare nulla. Tolsi delicatamente l'ago dell'agente e me ne andai via, con l'aiuto della notte.
Impiegai tutta la notte per arrivare a Los Angeles e la mattina la passai a dormire in un albergo a 2 stelle che si affacciava su Malibu. Quando la sveglia del mio cellulare vibrò, erano le 19. Presi il vestito con le scarpe e indossai il tutto, lasciando sciolti i capelli, che ormai erano arrivati a metà schiena. Misi un filo di eye-liner e un pò di mascara, gli unici due trucchi che avevo. Indossai il mio fedele giacchetto di pelle e uscii dall'albergo. Avevo indosso i stivali mentre guidavo perché le décolleté erano scomodissime seppur belle: alte quasi 15 cm, avevano il tacco ricoperto di borchie argentate, non avevo resistito.
Arrivai in ritardo, anche se l'avevo calcolato: mi dispiaceva usare il matrimonio di Tony per i miei scopi personali, ma sarebbe stato l'unico momento in cui avrei potuto vedere Thor.
Infilai velocemente i tacchi e scesi dall'auto.
La cerimonia intima si sarebbe tenuta nella casa di Tony ed era sorvegliata da decine di guardie, o agenti SHIELD, tanto da dover esibire l'invito per entrare insieme ad un documento.
Il salone era addobbato con nastri color lilla e fiori bianchi, le sedie erano state rivestite di stoffa bianca con fiocchi sempre color lilla. La passerella che avrebbe avuto la funzione di navata, era un tappetto bianco disseminato da petali di rosa. Tony aveva un sorriso sincero sulle labbra e sembrava fremere di felicità. I pochi invitati erano già tutti seduti e quando entrai, mi sentii tutti gli occhi puntati addosso.
Non guardai in faccia nessuno e mi sedetti in disparte, in una delle ultime file di sedie dove non c'era nessuno: rivolsi un timido sorriso a Tony che ricambiò con un occhiolino.
Quando Pepper scese le scale, la piccola orchestra posta affianco al futuro coniuge cominciò a suonare. Solo in quel momento mi accorsi che i testimoni di Tony erano Bruce e Steve, mentre per Pepper erano Jane e Natasha.
Quanto avrei voluto godermi il matrimonio, lasciarmi tutti i miei problemi alle spalle e festeggiare con tutti quanti. Ma la ragione per cui vivevo, la forza che mi dava speranza, il sorriso che mi dava gioia, non era accanto a me.
Quando qualcuno ti entra dentro, si impossessa del tuo cuore e tu glielo lasci fare perché a tua volta ti impossessi del suo, sai che sarà eterno. Non puoi vivere senza cuore, è un organo vitale. Per questo non potevo vivere senza Loki.
Il nostro amore, mischiato ai ricordi, mi tiene ancora in piedi... Per poco.
Perché sto impazzendo senza lui al mio fianco.
 
"Bella cerimonia." Disse Clint a Pepper, che gli sorrise e lo ringraziò.
Ascoltavo i discordi in disparte, con un bicchiere di champagne in mano quando Tony si avvicinò.
"Lieto che tu sia venuta." Mi disse.
"L'ho fatto solo perché sei tu." Dissi.
"Sono venuto a conoscenza del tuo nutrito odio per lo SHIELD." Disse sorridendo.
"E vorresti biasimarmi?" Dissi, scolandomi il bicchiere con un solo sorso.
"No, d'altronde..." Disse, rimanendo interdetto.
"Cosa?" Gli chiesi.
"Ti ha logorato." Rispose.
Ed aveva ragione.
Abbassai gli occhi e guardai altrove.
L'aria era impregnata di felicità e gioia, tutti sorridevano e scherzavano, addirittura Nat.
Mentre io ero quella seria che stava guastando l'atmosfera.
Presi un altro calice e bevvi.
"Affoghi le preoccupazioni nell'alcool?" Mi chiese Steve avvicinandosi.
"Ci provo." Gli sorrisi a malapena.
"È da tanto ormai che non ti si vede... In giro." Disse schiarendosi la voce.
"Preferisco stare da sola." Risposi.
"Io... Io ancora non riesco a capire"
"Non chiedermelo Steve, me lo sentivo e basta. Ho dato tutto e mi sono ritrovata con niente." Lo interruppi prima che finisse la frase. Lui si ammutolì e diventò serio. Non poteva capire: per lui lo SHIELD era tutto, come per Clint e soprattutto per Natasha.
Come dargli torto, lo avevano riportato in vita dopo settant'anni e gli aveva dato dei "soldati" da guidare e uno scopo nella vita. Buffo come l'organizzazione può darti tutto e togliertelo allo stesso tempo. Scossi lievemente la testa e mi allontanai per andare da Pepper.
"Sono contento di rivederti, comunque." Aggiunse Rogers.
Mi avvicinai alla sposa, che indossava un vestito semplice e romantico. Niente strascico o lunga coda, aveva un corpetto appena ricamato e la gonna liscia. Un mazzo di rose rosse e piccoli fiorellini gialli in mano e una coroncina di preziosi Swarovski ad incorniciarle il viso e a tenere in ordine i suoi capelli color rame.
La ringraziai per l'invito e mi complimentai per la cerimonia e per il vestito. Le parlavo con voce decisa ma delicata, per fargli capire che ero in qualche modo a mio agio. Salutai anche Natasha e Maria, poi mi congedai per andare a prendere una boccata d'aria.
L'aria era calda, ma una piacevole brezza fresca mi scompigliava appena i capelli e mi donava sollievo. La luna era alta nel cielo e brillava come non mai, ma accanto a lei non c'era alcuna stella.
Mi guardai intorno discreta, poi apparve la Furia.
"È ora." Dissi.
 
Thor era andato a prendere il giacchetto di Jane in macchina, dove dovevano esserci alcuni agenti a sorvegliare la zona, invece li avevo già sistemati tutti con una buona dose di sonnifero. Richiuse la portiera dell'auto della ragazza, fece per andarsene quando si bloccò.
I miei occhi si accesero di rosso ardente, mentre la Furia indugiava sul dio biondo.
Per un momento esitai, non volevo fare del male a Thor.
-Ricorda perché lo fai!- mi urlò la Furia. Tutto fu più chiaro e non esitai.
"Thor..." Sussurrai. Si guardò attorno, spaesato.
"Thor..." Continuai a sussurrare. Dapprima immobile, fece qualche passo verso di me. Nel frattempo io mi ero cambiata e al posto dell'abito nero, avevo la mia tuta aderente che usavo mettere durante i combattimenti, mentre sulle spalle avevo la faretra con l'arco rubato a Clint.
Quando si fermò, lo guardai dritto negli occhi e mentre la Furia posava le sue mani sulle tempie del dio asgardiano. Sussurrai alcune parole nella lingua antica per rafforzare il potere di persuasione della Furia e gli occhi di Thor sembrarono appannarsi. Quasi fosse in uno stato catatonico, gli posai una mano sul petto.
"Chiama Heimdall e digli di riportarci a casa." Dissi.
Il dio fece per aprir bocca, quando comparve Jane.
"Alice! Che stai facendo?" Urlò.
Merda. Presi l'arco tra le mani.
"Jane, non gli sto facendo nulla. Sta calma!" Dissi a denti stretti.
"Thor! Thor!" Urlò lei.
Così facendo, attirò l'attenzione di alcune guardie, che misi K.O con una sfera d'energia. A quel punto, arrivarono gli altri.
"Alice!" Urlò furioso Clint, alla vista del suo arco.
"Fermi dove siete." Dissi.
"Cosa credi di fare?" Chiese Steve stordito.
Nel frattempo, stavano avanzando e per non farli avvicinare creai un cerchio di fuoco. Vidi l'agente Hill prendere un auricolare e parlare: sicuramente stava chiamando Fury, come da fedele leccapiedi.
"Alice!" Urlò a quel punto Tony.
"Mi dispiace Tony." Dissi rammaricata.
"Thor chiama Heimdall!" Gli urlai.
Mi guardò, poi cominciò a urlare il nome del guardiano.
"Lo hai ipnotizzato!" Disse Natasha.
"Come ci sei riuscita?!" Risuonò la voce di Banner.
"La follia porta nuove conoscenze." Dissi.
Non pensavo che leggere gli unici libri di magia, che Loki solitamente leggeva in camera, mi sarebbero stati d'aiuto, neanche studiare l'antica lingua per passare il tempo a palazzo.
Una luce azzurra squarciò il cielo e si proiettò su di me, a quel punto l'aiuto di Thor non mi serviva più. Lo spinsi via, oltre il fuoco, andando ad urtare contro Clint e Steve. Scossa la testa e riprese possesso di se. Mi guardò sbalordito e deluso.
Mi si spezzò il cuore. Mi stavo piano piano distruggendo dall'interno, ma ero accecata dall'amore per mio marito.
"Mi dispiace, ma devo trovare Loki." Dissi poco prima di sparire nella luce azzurra e ritrovarmi ad Asgard.
Heimdall nella sua rilucente armatura dorata, mi scrutò.
"Bentornata, mia principessa." Disse, mimando un inchino.
"Niente convenevoli, sai perché sono qui. Hai visto tutto eppure non mi hai ostacolata. Dimmi, perché?" Gli chiesi sospettosa. L'arco era tenuto ben stretto nella mia mano sinistra.
"Sono cose che nemmeno il più saggio degli dei può ostacolare." Rispose enigmatico.
"Sai dov'è Loki?" Gli chiesi.
Mi guardò con quel suo sguardo di ghiaccio e mi scrutò.
"Non ti hanno proibito di dirmelo, parla." Dissi alterandomi.
"Sono fedele al mio signore." Rispose.
"Eppure dici che è una questione che neanche il più  saggio può ostacolare." Lo punzecchiai con le sue stesse parole.
Indurì il volto e gonfiò il petto.
"Non sta a me decidere il vostro destino." Disse "Il principe non è su questo mondo, si trova in un luogo nata dalle tenebre. Buio e pericoloso per voi." Concluse.
"Guardami guardiano, e dimmi... secondo voi sono sprovveduta e superficiale? Sono inadatta ad una battaglia? So maneggiare un arco meglio di uno dei migliori soldati di Asgard, ho dei poteri che si possono paragonare al martello di Thor e ho il coraggio di un leone. Ora dimmi, puó farmi paura un luogo nato dalle tenebre quando io stessa sono stata forgiata dal dolore e dalla disperazione?" Dissi.
"Ci penso io, Heimdall." Disse una terza voce.
Sul ponte apparve la figura di Odino, il padre degli dei. Il guardiano ed io ci inchinammo al suo cospetto, ma con un gesto amichevole ci disse di alzarci.
Si avvicinò a me e mi posò una mano su una spalla e l'altra sulla mano che stringeva l'arco.
"Non possiamo ostacolare il destino di nessuno, ma non siamo noi i tuoi nemici Alice." La sua voce roca e calda arrivava dritta al cuore.
Riposi l'arco nella faretra e seguii padre. Mi porse la mano per farmi salire sul cavallo e accettai volentieri il gesto. Cavalcammo fino all'entrata del ponte, poi rallentammo per passare nella città bassa. Li una pattuglia di soldati ci scortò a corte mentre la folla, riunitasi velocemente, acclamava Odino.
Essere acclamata e onorati da tutte quelle persone, era per me motivo d'imbarazzo: non riuscirò mai ad abituarmi alla folla e alla popolarità che avevo su Asgard.
Salimmo la grande scalinata che portava alla sala del trono, poi Odino svoltò rivelandomi di voler parlare da soli, in un ambiente più umile e intimo.
Quando entrammo in un'enorme sala dipinta di rosso con decorazioni dorate e bianche, su un divanetto era seduta la regina Frigga, che accorse verso di me, cingendomi le spalle in un abbraccio di bentornato.
"Oh Alice, ci sei mancata." Disse sorridendomi.
"Venite signore, mettiamoci comodi." Disse Odine, sedendosi su una poltrona rosso cremisi.
La legna nel cammino scoppiettava e riscaldava l'ambiente. Una grande libreria era posta in uno de muri più grandi, mentre tappetti preziosi incorniciavano il pavimento. Una serva ci portò degli infusi di erbe caldi con dei strani dolci, vagamente somiglianti ai pretzel. Il silenzio che era calato, non era imbarazzante, era formale e rispettoso. Quando il padre degli dei parlò, io e Frigga smettemmo di bere dalle nostre tazze.
"Siamo felici di avere la moglie di uno dei nostri figli di nuovo con noi." Iniziò.
"Sono felice anche io di essere tornata a casa." Dissi.
Vidi un barlume di stupore negli occhi di Frigga alla parola "casa", per poi trasformarsi in un ampio sorriso.
"Come stai?" Mi chiese Odino.
Fui sorpresa da quella domanda. Solitamente padre non lo chiedeva mai.
"Bene... credo." Risposi incerta.
Un silenzio calò nella stanza, stavolta perché nessuno aveva il coraggio di dire una parola. Frigga e Odino si guardarono un attimo, poi rivolsero i loro sguardi verso di me.
"Loki non si trova in questa terra, ma in una lontana migliaia di pianeti a sud. Una landa che nessuno osa pronunciare o anche solo pensare, dove i miei poteri non possono arrivare. Pericolo e morte sono le parole d'ordine lí, nessuno ci si è mai avventurato." Disse con un'espressione dura.
Intanto una domanda si insinuò nella mia mente.
"Non che io dubiti delle tue capacità, ma sei sicura di quello che vuoi fare? Sei consapevole del rischio che corri?" Mi chiese padre.
"Si." Risposi secca.
"C'è una domanda che vorrei porvi..." Dissi dubbiosa.
"Chiedi pure, cara" mi rispose.
"Come siete venuto a conoscenza di questo luogo? Insomma, come fate a sapere che Loki è lì?" Chiesi.
"L'ho sognato." Rispose Frigga "Ho visto Loki subire le peggiori torture che io avessi mai visto." Si fermò per mettersi una mano sulla bocca e trattenere le lacrime, mentre il mio cuore era stretto in una morsa di dolore. Il mio Loki... torturata... non ce la potevo fare.
Odino si avvicinó a sua moglie e gli fece coraggio poggiandole una mano salda sulla sua spalla.
"Era incatenato ad una roccia, in mezzo ad una prateria secca, aspra e dura. Un paesaggio tetro e perennemente buio. La luce del sole riesce a malapena a filtrare attraverso le nuvole grigie che coprono il cielo." Disse.
"Quando me lo ha descritto... Ho dedotto fosse quel posto. Era l'unico che corrispondeva a quella descrizione." Aggiunse Odino.
Poi il padre degli dei si alzò e si diresse verso la porta.
"Dobbiamo continuare la nostra conversazione nella biblioteca reale. Con l'ausilio delle mappe e dei libri antichi, potrai trovare l'esatta ubic
azione di      Niflhel    , la terra delle nebbie, dove Loki è tenuto prigioniero." Affermò.
Uno strano brivido percorse la mia colonna vertebrale quando sentii il nome di quel luogo.

__________________________
Buonasera :D
Scusate per l'enorme ritardo ma tra feste, pranzi e cene da amici e parenti, il tempo è volato e se poi ci mettiamo che il mio computer fa i capricci... insomma, vi prego di perdonarmi ç_ç
In questo capitolo veniamo a conoscenza di moooolte cose! Prima di tutto un nuovo potere nascosto di Alice: la persuasione, dovuta sopratutto alla Furia (sarà un potere molto utile più avanti). Seconda cosa: finalmente la nostra protagonista torna su Asgard e riesce a scoprire dove viene tenuto Loki: qui c'è molto di cui discutere. Il luogo in questione viene direttamente dalla cosmologia norrena, che significa letteralmente inferno delle nebbie. Tutto ciò che verrà scritto in questa storia però, è frutto della mia mente, perciò non ha nessun collegamento veritiero con la mitologia. In pratica ho soltanto preso il nome e ci ho costruito intorno le vicende.
Ringrazio come sempre
Aletheia229 cullen96 kagome50 Nemesis_Kali Skylar87 SweetSmile veronika87 _Lucrezia97_ alicetta96 Eruanne Flam92 Lady of the sea Mayaserana per aver messo la storia in una delle tre categorie :) Inoltre vi invito a lasciare una recensione per farmi sapere se la storia vi piace :)
A presto, Artemis Black

vi lascio il link della mia pagina facebook per qualsiasi cosa :)
http://www.facebook.com/ArtemisBlackEfp

  
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