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Autore: EarthquakeMG    31/12/2012    8 recensioni
Era stanco di essere considerato parte integrante di Harry, ogni qual volta si parlava di lui veniva fuori il riccio e viceversa, quella situazione lo stressava e non poco; okay, forse provava una sorta di attrazione per i ragazzi ma quello non significava che era attratto da Harry o, peggio, che ne era innamorato.
Lui non amava Harry, il riccio non amava lui, erano soltanto amici..ottimi amici.
[Zouis]
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Nightmares and storms.



Se c’era una cosa che Louis detestava era rimanere a casa da solo, se fuori pioveva a dirotto e vi erano i tuoni il suo odio si moltiplicava. Non era un codardo, non era neanche un bambino, ma l’atmosfera che portavano i temporali l’aveva sempre messo a disagio; Harry lo sapeva, era il suo migliore amico, mentre agli altri aveva sempre cercato di nascondere quella sua piccola paura. Lui era conosciuto per essere quello temerario e spericolato, quello che non si tirava mai indietro ogni volta che vi era una sfida, quello che avrebbe accettato di fare qualsiasi cosa; come poteva ammettere di avere paura di un po’ di pioggia e della solitudine? Era fuori discussione.
Si aggirava per casa con sguardo circospetto, coperto soltanto da un paio di boxer e da una delle enormi felpe che aveva rubato a Liam quando erano in tour, cercando qualcosa che lo distraesse. Non riusciva a far nulla. Aveva provato a sedersi sul divano e guardare la tv ma ogni qual volta un tuono lo sorprendeva si ritrovava a perdere il filo di qualsiasi cosa stesse guardando così aveva rinunciato; aveva provato ad ascoltare un po’ di musica ma il non sapere cosa accadesse, a causa del volume della musica troppo alto, lo inquietava ed aveva rinunciato anche a quello; aveva anche provato a dormire ma, no, non ci sarebbe mai riuscito. Così, alla fine, aveva fatto la cosa più sensata che potesse fare: si era seduto sul divano, aveva aperto un pacco di caramelle gommose, ed aveva preso il cellulare; aprì la cartella dei messaggi e ne compose uno, velocemente, quasi in ansia.
 
A: Zayn.
Sei ancora vivo?
 
Poggiò il cellulare sul divano ed attese, abbandonandosi contro di esso e chiudendo gli occhi.
Il rumore della pioggia continuava a fare da sottofondo, i tuoni lo facevano sobbalzare di tanto in tanto, ed il suo respiro sembrava essersi quasi appesantito. Si sentiva come in un film horror, sentiva il battito del proprio cuore sempre più accelerato ed avvertiva una sorta di presenza indefinita muoversi nel buio ed osservarlo; si sentiva il protagonista di uno di quegli incubi che faceva da bambino, era tutto così inquietante..
Si alzò in piedi di scatto, quando la stanza venne illuminata da un fulmine, e corse a chiudere le tende per poi salire al piano di sopra e rifugiarsi in camera. Accese la lampada posta sul comodino e tolse le scarpe per poi sedersi sul letto, poggiando la schiene alla testiera, e coprendosi con il plaid che lui e Zayn utilizzavano sempre ogni volta che volevano guardare un film di pomeriggio.
Osservò il cellulare per la decima volta e sbuffò, Zayn sembrava essersi volatilizzato ed il pensiero che il moro fosse chissà dove con il suo migliore amico senza curarsi minimamente di lui lo infastidiva parecchio, sapeva benissimo che Liam e Zayn erano migliori amici e che dovevano vedersi almeno una volta a settimana –se non di più- durante le vacanze ma non condivideva il fatto che avessero scelto una giornata come quella per farlo; dove sarebbero potuti andare poi? Di certo con quel tempaccio non potevano andare al parco e neanche a casa di Liam perché era troppo lontana dalla loro e non avrebbero mai fatto in tempo a tornare per cena.
Perché Zayn voleva tornare per cena, vero?
Un dubbio si insinuò nella mente di Louis ed il castano si ritrovò a sgranare gli occhi.
Zayn non gli aveva detto quando sarebbe tornato e nemmeno se sarebbe tornato, soltanto in quel momento quello divenne per lui un grosso problema, e se il moro non fosse tornato? L’idea di passare la notte in quella casa, da solo e con quel tempaccio, lo inquietava soprattutto perché non aveva alcuna possibilità di chiamare Harry o Niall perché entrambi erano tornati dalle rispettive famiglie e non potevano di certo perdere tempo prezioso per soddisfare i suoi capricci infantili.
Prese nuovamente il cellulare tra le mani e aprì la cartella dei messaggi, poi la richiuse e lanciò il cellulare ai piedi del letto; non poteva mandare un altro messaggio a Zayn, non poteva assillarlo, doveva lasciargli i suoi spazi e soprattutto non doveva tediarlo finché lì andava tutto bene.
Strinse il plaid tra le dita e si coprì fin sotto il mento, accese la tv e mise il volume al minimo –in modo tale da sentire ogni singolo rumore- per poi perdersi ad osservare uno dei tanti film che passavano in quel periodo; c’era “Mamma ho perso l’aereo” e nonostante sapesse le battute a memoria era comunque lieto di poter guardare qualcosa che lo mettesse di buon umore anche se, doveva ammetterlo, l’idea che potesse ritrovarsi nella situazione di quel ragazzino gli metteva paura e quel tempaccio di certo non lo aiutava.
Quasi a metà film i suoi sensi si intorpidirono ed un’improvvisa stanchezza –dovuta forse all’ansia- lo assalì, poggiò il viso sulle ginocchia e provò a tenere gli occhi aperti ma fallì miseramente, abbandonandosi alle braccia di Morfeo e crollando in un sonno profondo.
 
Era buio.
Era così maledettamente buio che Louis non riusciva a vedere neanche il proprio naso.
Correva. Non sapeva perché ma stava correndo a perdifiato, gli facevano male le gambe ed aveva il fiatone, sentiva il cuore battere fortissimo e la testa pulsare terribilmente; l’ansia pervadeva le sue membra ed il suo stomaco sembrava contorcersi su se stesso senza tregua.
Stava cercando qualcosa, qualcosa che non trovava e che sembrava avesse perso, o meglio, stava cercando un qualcuno che sembrava essersi allontanato da lui.
«Zayn…» sussurrò a mezza voce, guardandosi attorno.
Non riusciva a vedere nulla, il buio lo circondava ed aveva anche iniziato a piovere.
In pochi attimi i suoi vestiti si inzupparono, i capelli fradici si incollarono alla sua fronte, e gli occhi stentarono a rimanere aperti a causa delle gocce di pioggia che si erano poggiate sulle sue ciglia; si sentiva terribilmente pesante, come se la forza di gravità avesse deciso di schiacciarlo improvvisamente. Le gambe facevano sempre più male e la gola aveva iniziato a seccarsi, lui continuava a correre perché non poteva mollare, lui doveva trovarlo.
Sentiva una voce, era un lieve sussurro, nella sua testa che gli intimava di correre via da lì, di abbandonare il buio e di rifugiarsi tra le braccia di Harry; era il riccio la sua àncora di salvezza –diceva quella voce-, era Harry l’unico degno del suo amore.
No, si diceva invece Louis, era Zayn l’unica persona di cui aveva bisogno in quel momento.
«Zayn…» disse ancora, a voce più alta.
Ancora una volta nessuna risposta.
Si passò una mano sulla fronte e portò i capelli all’indietro per poi stropicciarsi gli occhi e tirare un sospiro, si fermò un attimo e poggiò le mani sulle ginocchia, doveva fare mente locale.
Dov’era? Perché era lì? E soprattutto, dov’era finito Zayn?
Non ricordava nulla, non ricordava cosa avesse fatto, dove fosse stato e perché il moro fosse scappato da lui, ricordava soltanto che sentiva il bisogno di trovarlo e di averlo accanto a sé.
Scosse la testa e riprese a correre, respirando a bocca schiusa e chiudendo gli occhi di tanto in tanto. Quel posto sembrava non aver mai fine, era come girare in tondo, come camminare lungo un labirinto buio e senza fine; aveva paura, paura di non riuscire a trovare l’uscita, paura di rimanere lì.
Ad un tratto avvertì una folata di vento, leggera e quasi impercettibile, e si voltò ma sembrava non esserci nessuno. Di nuovo una folata di vento, nuovamente dietro di lui, ma non appena si voltò alcuna presenza apparì di fronte a lui; cosa stava succedendo? Un’altra folata di vento lo colse nuovamente di sorpresa ma questa volta sentì qualcosa, come un sospiro, un sospiro così pesante che non poteva di certo appartenere a qualcuno come lui.
Rabbrividì, trattenne il respiro e cominciò nuovamente a correre.
Correva, correva a perdifiato, quella presenza era ancora lì e sembrava lo stesse inseguendo. Lui correva e quella presenza correva dietro di lui, sospirava sempre più forte e si faceva spazio nel buio, cercava di prenderlo e portarlo via con sé…chissà dove poi.
«Zayn…» disse ancora Louis, quasi urlando.
Non ce la faceva più, le sue gambe stavano per cedere, la pioggia cadeva copiosa su di lui e sembrava trafiggere il suo corpo come fosse una lama tagliente e fredda; aveva voglia di correre veloce ma sembrava come se ogni suo movimento fosse sempre più lento, come se il suo corpo iniziasse a rifiutarsi di andare avanti, sentiva quella presenza sempre più vicina e non poteva fare nulla per mandarla via.
Fece ancora uno sforzo, portando il corpo in avanti ed aiutandosi con le mani, ma ad un tratto il suo corpo si fermò. Rimase immobile in mezzo al nulla, la pioggia continuava a cadere trafiggendolo e sembrava quasi scavare a fondo nella sua carne, cercò di muoversi ma l’unica cosa che compì un movimento fu il suo sguardo che si spostò da una parte all’altra brancolando comunque nel buio. Venne afferrato da qualcosa, un qualcosa che non seppe definire, sembrava una mano ma poteva anche essere il nulla, e trattenne il respiro; venne spinto all’indietro con una forza inaudita e si ritrovò ad essere trascinato via, velocemente, senza avere alcuna possibilità di muoversi.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quella presa, arrendendosi, sussurrò un’ultima parola prima di lasciarsi cadere nell’oblio.
Zayn.
 
 
«Louis! Louis! Louis!»
Zayn stava strattonando Louis da ben dieci minuti ma quello sembrava non volersi risvegliare, sembrava fosse crollato in una trance temporanea, facendolo preoccupare terribilmente. Era rannicchiato in posizione fetale e stava tremando, gocce di sudore impregnavano la sua fronte e le sue labbra sembravano non avere tregua, continuavano a pronunciare il nome del moro quasi come fosse una cantilena…una supplica.
Il moro gli passò un mano sulla fronte, scostandogli i capelli da essa, e vi lasciò un bacio per poi sedersi accanto a lui ed accarezzargli il braccio scoperto.
«Lou…» sussurrò. «…Ti prego, svegliati.» continuò.
Era preoccupato, terribilmente preoccupato.
Sentiva l’ansia circolare nel suo corpo e la paura impossessarsi di esso.
Era tornato da poco, lui e Liam avevano passato un intero pomeriggio a chiacchierare davanti ad una cioccolata calda, avevano deciso di ritornare alle rispettive abitazioni proprio prima dell’ora di cena perché il tempo sembrava non voler migliorare e nessuno dei due aveva intenzione di ritrovarsi a guidare al buio e al di sotto di un temporale. Si era divertito, aveva passato una delle solite adorabili giornate con il suo migliore amico, ma era felice di esser tornato a casa perché gli era mancata l’esuberanza di un Louis sempre eclettico ed esagerato.
Si era un po’ preoccupato, doveva ammetterlo, quando il castano non aveva risposto al suo messaggio e lo era ancora di più in quel momento, mentre cercava di scuoterlo invano dal suo sonno irrequieto.
Quale assurdo sogno riusciva a tenerlo così eccessivamente distaccato dalla realtà?
Louis si mosse appena, stringendo i bordi del plaid tra le dita, e si aprì in una smorfia.
No, Zayn non poteva davvero vederlo in quel modo.
Il moro si sporse verso di lui e gli sfiorò nuovamente la fronte per poi avvicinarsi al suo orecchio e reggergli quasi il gioco; Louis lo aveva chiamato, no? Lui doveva rispondere.
«Sono qua, Louis.» sussurrò, continuando a sfiorargli il viso con le dita.
Louis si irrigidì e parlò ancora, sussurrando il suo nome e muovendo le gambe.
Si stava svegliando, aveva sentito la voce di Zayn, sapeva che era lì con lui.
Doveva svegliarsi.
«Andiamo Lou Lou, non farmi preoccupare.» disse il moro.
Improvvisamente Louis spalancò gli occhi e Zayn fu investito da quel terrore che albergava in essi.
«Louis?» lo chiamò.
Il castano lo osservò per qualche attimo, spaventato ed immobile, poi si gettò fra le sue braccia ed affondò il viso nell’incavo del suo collo; stava ancora tremando ed il suo respiro era affannato ma finalmente aveva trovato Zayn e poteva ritenersi soddisfatto.
Quel sogno era stato così reale che credeva di non poterne più uscire, non appena aveva sentito la voce del moro si era quasi ridestato ed aveva ricordato di star sognando, era fuggito via grazie a lui e l’unica cosa che voleva fare in quel momento era lasciarsi cullare dalle sue braccia e farsi rassicurare; si sentiva un bambino, un bimbo indifeso ed impaurito.
Zayn lo strinse a sé e lo cullò appena.
«Brutto sogno?» gli chiese.
«Sì.» rispose il castano, stringendosi di più a lui.
«Cos’hai sognato?» domandò ancora il moro.
«Era buio, pioveva, correvo a perdifiato e…tu non c’eri.» sussurrò, sentendosi un idiota.
Era uno stupido sogno, soltanto uno stupido sogno, e lui si stava comportando come un poppante.
Zayn accennò un sorriso ed aumentò la stretta sul suo corpo.
«Sono qui, Lou.» gli disse. «Adesso sono qui.» continuò.
Louis tirò un sospiro e sorrise appena, grato che il moro fosse tornato da lui.
«Zayn?» lo chiamò. «E’ possibile che io abbia un bisogno così irrazionale di te?» chiese, dando voce a quei dubbi che vagavano per la sua mente da settimane.
Il moro si allontanò appena da lui, continuando a stringergli il corpo con le proprie braccia, per guardarlo negli occhi.
«Forse sei irrazionalmente innamorato di me.» rispose, con un sorriso.
Il castano sobbalzò e sorrise appena.
«Credo che sia proprio così.» asserì, avvicinandosi al viso dell’altro. «Per te è un problema?» gli chiese, consapevole di essere ormai uscito allo scoperto e di non avere più via di scampo.
Zayn scosse la testa.
Lo sapeva, l’aveva sempre saputo, aveva sempre letto negli occhi di Louis un sentimento forte che si distingueva nettamente dall’amicizia ma aveva preferito tacere; amava il rapporto che si era instaurato tra di loro, non avrebbe voluto cambiarlo per alcun motivo al mondo…fino a quando, almeno, non avesse voluto farlo il castano.
«Tutti si innamorano di me.» rispose. «C’ho fatto l’abitudine.» continuò, parlando quasi sulle labbra dell’altro.
«E tu?» chiese Louis, incastrando le proprie iridi alle sue, stringendogli la maglietta con le dita.
«Io mi innamoro solo di qualcuno.» rispose il moro, accarezzandogli la schiena con le dita.
«E sei innamorato adesso?» domandò Louis, curioso.
«Sì.» rispose il moro, facendosi improvvisamente serio.
Il castano sobbalzò ma non perse il suo coraggio.
Quella domanda gli bazzicava nella mente da settimane, Zayn non gli parlava mai dei suoi sentimenti e della sua vita sentimentale, era un qualcosa che voleva sapere; le sue sensazioni, i suoi sentimenti, gli intimavano di porre quella domanda al moro per fare chiarezza…per mettersi l’anima in pace.
«E di chi?» chiese, con il respiro quasi mozzato e l’attesa nello sguardo.
«Di te.» sussurrò Zayn in risposta.
Non gli diede la possibilità di replicare perché poggiò la labbra sulle sue, troncando ogni possibile discussione, desiderando soltanto perdersi tra le sue labbra e dimenticarsi di tutto. Perché era proprio così che accadeva quando si ritrovava con Louis, tutto perdeva significato e l’unica cosa che aveva importanza era Louis e tutto ciò che riguardava i suoi desideri e i suoi sentimenti; cos’era quello se non amore?
Ciò che si scatenò all’interno del corpo di Louis fu quasi come una tempesta, come quella tempesta che aveva scatenato tutto, come quella tempesta che l’aveva impaurito e l’aveva portato ad avere gli incubi, una tempesta come quella ma forse anche un po’ diversa. Un turbine di emozioni si fece spazio in lui, sentì il proprio corpo andare a fuoco e la mente spegnersi definitivamente, da quel momento avvertì soltanto Zayn: le sue labbra, le sue mani, il suo respiro, la sua pelle.
Tutto era diventato Zayn e non c’era niente di meglio al mondo.
«E con il Larry Stylinson come la mettiamo?» chiese ad un tratto Zayn, allontanandosi dalle labbra di Louis per qualche attimo.
Il castano si aprì in una smorfia e sbuffò.
«Oh, ti prego Zayn. Lo sai…» asserì. «…I don’t love Larry Stylinson!» continuò.
Zayn rise e si avvicinò a lui per poi poggiare nuovamente le labbra sulle sue.



Note dell'autrice.

Eccomi qua, a pubblicare alle 4.20 del mattino l'ultimo capitolo di quella che non saprei più se definire Raccolta o Fanfiction.
Siamo arrivati alla fine e qui, ringraziando il cielo, abbiamo il tanto agognato Happy Ending.
E' amore, anche se si sapeva già, ma è un amore dichiarato e adesso ha tutto un po' più senso.
Non so che dirvi, in realtà, posso soltanto dirvi che questo capitolo m'ha dato del filo da torcere e che alla fine si è quasi creato da solo. Mi piace, devo ammetterlo, e lo trovo azzeccato come finale quindi per una volta posso ritenermi soddisfatta del mio lavoro. Abbiamo temporali, buio, incubi e amore: il connubio perfetto, almeno per me.
Questo è il mio ultimo "angolo autrice", mi fa un po' strano e so già benissimo che mi mancherà tantissimo scervellarmi per cercare un'idea che si adatti a questa Raccolta, ma tutto ha una fine no? Spero che anche voi mancherà un po' questa Raccolta, mi dimostrerebbe che anche voi -un po' come me- vi siete affezionati a quest'accozzaglia di parole messe qui a caso o quasi.
Vi ringrazio tutti, uno per uno, perché il sostegno che mi mostrate è sempre eccessivo e perché mi rendete le giornate migliori con le vostre parole.
Spero di non avervi deluso e spero siate almeno un po' soddisfatti di questo finale.
A presto, come sapete ci vorrà ben altro per tenermi lontana da qui.
Grazie di tutto.
MG.
   
 
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