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Autore: Winry977    01/01/2013    2 recensioni
"You're voice is found, be a saviour now!"
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo era troppo. Non ce la faceva più ad andare avanti in quel modo. Le risultava impossibile vivere in quel modo assurdo, pieno di sofferenza e rabbia. Aveva diciott'anni e se ne voleva andare da quella casa del cavolo da una vita in pratica. Il vaso della sua immensa pazienza era traboccato in un pomeriggio di Settembre, quando suo padre la scaraventò per l'ennesima volta a terra con la sola forza di un ceffone. Aveva preso a picchiarla con potenza e le sue mani grandi e pesanti colpivano il suo corpo esile senza alcun ritegno. Tutto quello perché? Perché era uscita di mattina ed era tornata in pomeriggio inoltrato. Eppure lo aveva avvertito già dalla sera prima che sarebbe uscita. E invece lui aveva fatto orecchie da mercante, per poi dimenticarselo e prendersela come al solito con lei.

La sbatté contro un muro, offuscandole la vista e facendola cadere per terra senza forze per rialzarsi, ma a quello pensò lui, tirandole i lunghi capelli rossi e arancioni. Le lacrime le uscirono secche dagli occhi bicolori -uno blu zaffiro ed uno castano-, mentre lui le urlava che non sarebbe neanche dovuta nascere. A quelle parole la vista le tornò, e in preda ad un impeto di odio mollò un pugno nello stomaco a suo padre.

-Sai cosa? Ne ho abbastanza dei tuoi maltrattamenti! Ti odio, e mi sto ancora chiedendo perché finora non ti ho mai risposto né a parole né con le mani. Beh, sono stanca di tenere per me gli insegnamenti del mio maestro, solo perché sei mio “padre”! Non mi toccare più!

Lui allungò una mano contro di lei, ma lei la scansò con un colpo secco della mano. Allora lui, ancora piegato in due dal dolore, prese il primo oggetto che gli capitò tra le mani: un soprammobile in ceramica a forma di vasetto. Glielo lanciò, ma lei prevedendolo lo parò semplicemente spostandosi dal lato opposto.

Fu in quel momento che dal piano superiore della casa si sentì il suo cellulare squillare, e lei sapeva perfettamente chi era a chiamarla. Doveva affrettarsi a rispondere, perché non ci sarebbe voluto molto che il tempo della telefonata scadesse. Evitò l'ennesima manata del padre e corse sopra chiudendosi a chiave nella sua stanza. Rispose appena in tempo, anche se ansimante e con voce che tremava sonoramente.

-Pronto?

-Ti prego aiutami.

Sapeva alla perfezione chi era e del perché avesse bisogno di aiuto. Era la sua amica più cara, Ellis, che chiamava dall'altra parte dell'Italia. Purtroppo c'era quella distanza a separarle, ma loro si sentivano appena potevano ed erano sempre disponibili l'una con l'altra, soprattutto quando si trattava dei loro problemi.

-Ellis, che succede?- si preoccupò subito lei, Layra.

-Non so cosa fare! Io... lui... loro...- le bastavano quelle due parole chiave: lui, loro, e Layra capiva subito di cosa parlasse l'amica. Lui: suo padre. Era un problema che le accomunava quello del padre violento ed aggressivo, con la differenza che Layra non aveva né una madre che potesse aiutarla né un fratello o una sorella maggiore, Ellis aveva una madre che però era sottomessa tanto quanto lei dal marito e che quindi passava le giornate rifugiata, letteralmente, in camera da letto e ne usciva solo nel bisogno.

Problema numero due, loro: i bulli che la perseguitavano ovunque andasse.

Layra sentì un singhiozzo dall'altra parte del telefono, e subito le si strinse il cuore. Odiava sentir piangere la sua amica dall'altra parte del telefono per le cattiverie che le venivano inflitte dalla mattina alla sera.

-Ellis, ascolta.. io ho decis...- si dovette interrompere. Il padre si era letteralmente scaraventato contro la sua porta ed ora cercava di aprirla con la forza urlando il suo nome con ferocia.

-Layra! Aprimi ora!

-Scusami un attimo, Ellis.- si girò contro la porta. -No che non ti apro! E vattene!

-Layra, sfondo la porta!

-Tsè! Non lo faresti mai, solo solo per quanto costa e per il tuo essere spilorcio e tirchio per ogni cosa! Quindi piantala di scassare e vattene! Ho chiuso con te!

Sentì un paio di colpi battere contro la porta, ma lei li ignorò e quando cessarono e sentì il brontolii del padre allontanarsi riprese a parlare al telefono.

-Ellis, sei ancora lì?

-Si...

-Bene. Allora, ho capito già da come hai cominciato la telefonata cos'è successo.- sentì un singhiozzo dall'altra parte della cornetta. -Non piangere, Ellis. Ti comunico una cosa fondamentale, mia cara.

Lei tirò su col naso. -Cosa?

-Vengo a prenderti.

  
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