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Autore: EliCF    01/01/2013    8 recensioni
"Il mio nome è Blaine Anderson, ma questo lo sai già.
Sono stato insultato, preso a calci e picchiato. Sono scappato da demoni, ho dovuto accettare compromessi e sono stato messo in gabbia. Ho accettato di affrontare incubi per un uomo che avrei conosciuto solo un giorno… l'uomo di cui mi sono innamorato. Ho cantato canzoni d'amore. Sono stato in piedi di fronte a folle, forte e senza paura. Ho vissuto, ho amato, sto ancora combattendo la mia guerra. Il mio nome è Blaine Anderson. E sono l'eroe di qualcuno."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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nda: probabilmente l'introduzione lascia intendere molto meno di quanto avrei voluto, quindi sono costretta ad inserire una nota a inizio capitolo. Solo per questa volta, spero! 
Adoro le raccolte. Quindi questo è il primo capitolo di una raccolta di one shot. Quello che mi premeva chiarire è che non verranno raccontati momenti che abbiamo visto nella serie (ad esempio - i pensieri di Blaine quando incontra Kurt) ma un avvenimento precedente che ho immaginato abbia potuto influire sulle decisioni, le azioni o le parole di Blaine. Penso sia più difficile a dirsi che a farsi! 
Per ora sono pronti cinque capitoli e non saranno pubblicati secondo un ordine, quindi non partirò dalla seconda serie. Avevo pensato di farlo, ma mi sono accorta di conoscere molto meglio il Blaine della terza/quarta serie piuttosto che quello della seconda, nonostante seguissi Glee già allora. Quindi i momenti più lontani sono ancora da costruire, ma mi piaceva l'idea di dare il via a questo nuovo lavoro in questo giorno significativo, anche perché è tanto che aspetta di essere pubblicato. Mi piacerebbe aggiornare settimanalmente, quindi cercherò di farlo ogni martedì. Spero di riuscire a mantenere fede a questo impegno! Oh, quasi dimenticavo. Il pezzo in corsivo nell'introduzione è una rielaborazione della traduzione di un piccolo poema inserito in un video. Purtroppo l'ho scaricato tempo fa e risalire al link sarebbe chiedere troppo alla cronologia del mio pc (che tra l'altro è stata cancellata qualche sera fa in seguito alla visione di una serie di fanart klaine piuttosto... spinte? Smut. Sì, piuttosto smut). Però ho il suo nickname e il link di tumblr! Quindi: poem by Neaf (neaf.tumblr.com). Buona lettura e buone feste! 


Best friends.

Blaine sapeva che non avrebbe mai trovato parole adatte per descrivere il disagio di quel momento così come sapeva che avrebbe faticato a lasciarlo scivolare via dalla sua memoria per un bel po’.
Alla luce dei suoi quindici anni aveva insistito per prendere parte alla festa organizzata dal club di lettura che aveva iniziato a frequentare quell’anno: i compagni erano piuttosto simpatici e aveva conosciuto un ragazzo che, quasi senza accorgersene, era diventato una specie di… amico.

Era stato facile ad abituarsi alle occhiate che schizzavano nella sua direzione quando entrava in aula, ma nessuno aveva mai proferito parola riguardo la sua sessualità e praticamente tutti si risparmiavano battute e risatine, almeno in sua presenza. Erano quasi buoni con lui, tanto da guadagnarsi il titolo di unici coetanei con cui avrebbe voluto trascorrere la festa in occasione della vigilia di Natale.

“Migliore festa di Natale di sempre!”

Blaine stringeva il suo bicchiere di plastica rosso e sentiva le bollicine di champagne pizzicarne i bordi. Harry, vicepresidente del club e ragazzo con cui aveva avuto l’occasione di stringere qualcosa di molto simile ad un’amicizia – ancora faticava a crederci – stringeva il microfono e gesticolava, gli occhi di tutti gli invitati puntati su di lui.

“In questo ventiquattro Dicembre terrei a ringraziarvi tutti per la passione e l’impegno che dimostrate ad ogni incontro. Grazie per essere venuti. Sono felice di avere conosciuto ognuno di voi, in qualità di vicepresidente e amico. Grazie di cuore. Buon Natale ragazzi!”

Esultò agli applausi che ottenne in risposta, porse il microfono al ragazzo al suo fianco e volse lo sguardo nella direzione di Blaine. Scese dalla pedana e lo raggiunse al tavolo, raggiante.

Harry era un ragazzo estremamente dolce. Aveva i lineamenti sottili e morbidi, i capelli biondo cenere e gli occhi verdi. Lui e Blaine si fermavano in caffetteria dopo ogni incontro pomeridiano e continuavano a discutere della lettura affrontata poco prima. Era un ragazzo intelligente ed interessante.
Ed etero.

Blaine aveva scoperto tempo prima di essere gay ed aveva sempre avuto paura che potesse accadere. La cosa più imbarazzante e dolorosa e sbagliata che gli potesse succedere, gli era successa. Ed era inevitabile, lo sapeva.
Prima o poi, ogni ragazzo gay si innamorerà di un ragazzo etero. E non potrà farci niente.

Blaine, dal suo tavolino, si era scoperto a ripercorrere i lineamenti del suo viso e le curve appena accennate dei muscoli degli avambracci mentre l’amico stringeva il microfono e augurava buon Natale a tutti. Aveva scosso leggermente la testa e si era imposto di piantare di nuovo lo sguardo sul tavolo.
Non si era nemmeno accorto che Harry avesse preso posto al suo tavolo.

“Blaine” aveva mormorato, cercando il suo sguardo, “sei triste”. Non era una domanda, così Blaine non rispose.

“Cosa c’è che non va? Troppi palloncini? I capelli scappano via dal gel?” 
Blaine sorrise senza smettere di fissare il bicchiere. 
“E’ successo qualcosa? Qualcuno ti ha dato fastidio?”
Il viso di Harry si era fatto serio e probabilmente nemmeno lui fece caso al fatto che strinse entrambe le mani in un pugno, pronunciando l’ultima parte della frase.

Ma Blaine ci fece caso e si affrettò nel dargli una risposta.
“Oh, no. No Harry, è tutto ok” gli rivolse un sorriso sincero e triste e si guardò intorno, sforzandosi di trovare un qualsiasi argomento a cui aggrapparsi per cercare di scrollare via tutta quella malinconia che il pensiero di essersi innamorato della persona sbagliata aveva portato con sé.

Non era semplicemente il problema di non poter, chiaramente, mai essere ricambiato: era qualcosa di più. Lui e Harry avevano un bel rapporto; erano confidenti, amici, compagni di chiacchierate e amatori di cioccolate calde: ogni settimana ne assaggiavano un tipo diverso e a fine anno ne avrebbero stilato una classifica. Blaine non aveva mai compreso l’amore di Harry per il cioccolato alla menta, ma cercava di non pensarci troppo.

C’erano state notti in cui aveva stretto il cuscino tra le braccia immaginando che fosse lui e aveva deciso nel dormiveglia che il giorno dopo gli avrebbe confessato tutto. Perché essere amati è sempre una cosa bella, no?

Magari Harry gli avrebbe detto che, nonostante fosse etero, era onorato di sapere che Blaine provasse qualcosa di forte nei suoi confronti. Forse si sarebbe scusato di non poterlo ricambiare, ma l’avrebbe abbracciato ugualmente e avrebbe aspettato che Blaine smettesse di piangere, comprendendo che fossero lacrime consapevoli.
Perché Blaine era consapevole. Consapevole del fatto che non avrebbe ottenuto niente di materiale da quella confessione, ma consapevole del fatto di aver fatto la cosa giusta: avrebbe detto la verità. E Blaine diceva sempre la verità.

Puntualmente, il giorno dopo non aveva mai il coraggio di confessare niente ad Harry. Si limitavano a parlare di romanzi brevi e poesie, entrambi crogiolandosi nell’idea che presto sarebbe uscito al cinema un nuovo film di Harry Potter. Blaine adorava il modo in cui Harry andasse fiero del suo nome e si esaltasse ogni qualvolta qualcuno, dopo essersi presentato, gli rivolgesse un amichevole “Harry? Di cognome non farai mica Potter?”; ma non poteva sapere quanto Harry adorasse il suo modo di indossare le bretelle al di sopra delle camicie o il fatto che abbinasse il colore della sciarpa con quello delle scarpe. Se gliel’avesse detto, Blaine non avrebbe mai potuto credere al fatto che lui, etero, ci avesse fatto caso.

Harry era anche un ragazzo estremamente intelligente. Sapeva che se l’avesse fatto Blaine avrebbe iniziato a farsi delle domande sul suo conto e avrebbe pensato che dopotutto hanno solo quindici anni e che forse, prima o poi, insomma… avrebbe scoperto che anche a lui piacciono i ragazzi. Ma i suoi genitori erano terribilmente religiosi e non avrebbero mai accettato un figlio gay. E per fortuna lui non lo era.

A casa sua l’omosessualità era un tabù. Harry ricordava di quando suo padre aveva definito contro natura quel suo collega discreto ed educato che, oramai, era rinomato fosse omosessuale. Sua madre aveva annuito ed aveva iniziato a recitare un passo della bibbia che parlava del fatto che l’unica unione sacra fosse quella tra uomo e donna.
Harry non aveva quindici anni e non aveva ancora un amico gay, ma nonostante questo ebbe la prontezza di parlare in modo schietto ai genitori.

“Ma la bibbia dice anche di aiutare ed accettare il prossimo. Perché tanti problemi se un uomo è attratto da un uomo o una donna è attratta da una donna? Io credo-  insomma suppongo che non si possa scegliere di chi innamorarsi, che l’amore sia una cosa che non dipende da noi. Altrimenti chiunque potrebbe scegliere di non innamorarsi di qualcuno che non lo ricambia. E nessuno soffrirebbe più per amore. Romeo avrebbe scelto di non amare Giulietta al posto di scegliere di uccidersi per lei. Mamma, non è così?”

I genitori si erano scambiati un’occhiata preoccupata e lui aveva spostato lo sguardo dal volto del padre a quello della madre, preoccupato. A volte proprio non li capiva.

“Harry, cosa stai cercando di dirci?” chiese il padre. Il ragazzino strinse i pugni, proprio come quella vigilia di Natale con Blaine, e – senza cogliere il reale senso della domanda – gli rispose sommessamente.

“Sto cercando di dirvi che a volte sembra che interpretiate quel libro come più vi interessa! Non vi rendete conto del controsenso che avete appena detto? Non vi accorgete di quanto siete stupidamente devoti ad un pezzo di carta che non riuscite nemmeno a decifrare?”

Quando sentì quelle accuse scivolargli via di bocca, quasi faticò a credere che fossero realmente parole sue. Era strano. Si stava ribellando ai suoi genitori e si sentiva bene, si sentiva libero. Sentiva di star facendo la cosa giusta.

I suoi genitori si arrabbiarono molto con lui a causa delle sue parole e lo costrinsero ad andare in chiesa a confessarsi. Lui non si ribellò perché sapeva che sarebbe stato un atto inutile con cui avrebbe dimostrato immaturità: sarebbe stato maturo capire ed accettare il fatto che vivesse in una famiglia così pesantemente bigotta. Avrebbe imparato a conviverci e non avrebbe mai detto loro di avere un amico gay, se mai lo avesse avuto.

Aveva sempre considerato Blaine un ragazzo estremamente coraggioso, ma anche un po’ avventato. Il suo corpo avrebbe potuto sopportare le violenze che subiva giornalmente a scuola, ma la sua mente no.
Tuttavia, non aveva mai cercato di diventare suo amico: era successo e basta. Quando Blaine si era iscritto al club lui era stato felice di accoglierlo come un qualunque altro membro ed era stato ancora più felice di scoprirlo interessante e profondo. Quando trascorrevano del tempo insieme, tuttavia, aveva avuto modo di conoscere anche il suo lato triste e spaventato, e questo non aveva fatto altro che confermare il disprezzo che nutriva nei confronti dell’ottusità dei suoi genitori.

“Perché sai, le persone sembra si dimentichino del fatto che io sia una persona. Sembra che mi classifichino solo come gay, come se fosse qualcosa di diverso da un essere umano. Non un modo di essere, ma un essere differente.”

Un essere sbagliato. Ecco come si sentiva Blaine Anderson. Ed ecco con quali parole glielo spiegava, quando cadevano sull'argomento in caffetteria. E lui sarebbe mai riuscito a fare qualcosa per aiutarlo?

“Sei sicuro che non ci sia niente di cui parlare? Sono qui apposta per ascoltarti.”

Blaine sorrise, guardandolo finalmente in viso e scoprendo che quel giorno gli occhi di Harry fossero di un verde particolarmente intenso. Non che la cosa lo aiutasse, insomma.

“E’ tutto grandioso. Tutto quello di cui devo preoccuparmi è di non averti ancora fatto degli auguri di Natale decenti. Ormai sei diventato così popolare che è impossibile avvicinarti!”

Harry ignorò le sue parole e strinse le labbra, sempre più preoccupato. Odiava sapere che il suo migliore amico gli stesse nascondendo qualcosa. E se aveva il potere di renderlo così triste a Natale, non doveva essere qualcosa di semplice da risolvere.

“Andiamo via da qui.” disse, e poi batté una mano sul tavolino. Blaine lo guardò a bocca aperta, senza muoversi.

“Prendiamo un po’ d’aria fuori, così potrai dirmi cosa c’è che non va”.

Era un tono dolce ma che non ammetteva repliche. Blaine ingoiò lo spumante tutto d’un sorso e lo seguì con riluttanza fuori dal locale.

---

“Respira, schiarisciti le idee e dimmi la verità.”

“Vuoi darmi ordini anche sul tempo da impiegare per farlo?”

Harry rise. Blaine sapeva essere spiritoso in ogni momento.

“Non sono ordini. Sono istruzioni!” e a quel punto Blaine rise con lui.

Le risate si spensero troppo presto per entrambi, che si ritrovarono improvvisamente incapaci di scherzare come avevano sempre fatto.

Blaine era semplicemente nel panico. Cosa avrebbe dovuto fare? Continuare a mentire? No, lui non stava mentendo: ometteva di parlargli del fatto che fosse innamorato di lui. Non credeva ci fosse qualcosa di male.

D’altro canto Harry non era in una situazione migliore. Combattuto tra il desiderio di scoprire cosa lo turbasse e la preoccupazione di essere troppo indiscreto, non sapeva in che modo far capire a Blaine che se c’era una persona a cui potesse dire qualsiasi cosa, quella persona era lui. Doveva e sentiva di essere lui.

“Non mi va che tu ti preoccupi così tanto per me. Non oggi, almeno.”

“Cosa ne dici di lasciare che sia io a decidere di cosa preoccuparmi?”

Blaine incassò di buon grado. Harry aveva dimostrato in più occasioni di tenere a lui, ma quel giorno stava decisamente superando se stesso. Rimasero nuovamente in silenzio.

“E’ che… davvero, sono stanco, Harry. Stanco. Di vedere come il tempo passi e di quanto ognuno di voi cresca e di come io rimanga sempre qui, incapace di muovermi e di fare anche un solo passo verso le cose più semplici.”

Blaine si strinse appena un po’ di più nel cappotto ed Harry, comprensivo, attese che continuasse.

“Non ho ancora dato il mio primo bacio. Non sono mai uscito né con una ragazza né con un ragazzo. Non ho la minima idea di come funzionino queste cose e magari sono ancora giovane ma sono sicuro che tra tre, cinque, dieci anni sarà ancora così. Sarò ancora esattamente qui dove sono ora e ogni anno sarò più vecchio e meno capace e diventerò un uomo sempre più triste e solo, fino a che-“

Harry lo interruppe stringendogli un braccio con fermezza disarmante.

“Capisco quello che vuoi dire: ogni passo avanti è un passo indietro, per te. Tutte quelle che ti sembrano vittorie si rivelano sconfitte, posso immaginarlo. Purtroppo posso solo immaginarlo.”

Parlò in un sussurro che a Blaine fece venire la pelle d’oca al di sotto del cappotto. Trattenne il fiato, in attesa.

“Mi vergogno di non poter dire che ti capisco, ma purtroppo non capisco. Non ci capisco un bel niente, Blaine. Prima hai parlato di farmi degli auguri, ma non hai nemmeno pensato al fatto che nemmeno io te li abbia fatti.”

Blaine arrossì e sorrise lievemente, ammettendo in questo modo la sua colpa. Harry sorrise di rimando.

“Tu sei forte, Blaine. Non fai solo finta di esserlo. Affronterai le tue sconfitte a mani nude, ma conquisterai così tante vittorie da non poterle contare. Imparerai ad essere libero dal tempo e dai suoi vincoli, saprai aspettare qualcuno da amare… qualcuno che forse ancora non c’è, ma arriverà. E questo ti auguro, Blaine, per questo Natale. Niente di più.”

Era una situazione surreale. Quel discorso era stato surreale, il fatto che fosse indirizzato proprio a lui era surreale, persino i fiocchi di neve che avevano iniziato a imbiancare le strade erano surreali.
Harry aveva voluto che uscisse per prendere una boccata d’aria e schiarirsi le idee, ma si sentiva più confuso che mai.

“Voglio essere io il tuo primo bacio.”

Oh cazzo.
Censurate i pensieri di Blaine Anderson. Aveva il cervello in panne, non era colpa sua. Harry gli aveva appena detto di voler essere il suo primo bacio. Il ragazzo – etero – dei suoi sogni gli aveva appena detto di voler essere baciato da lui.

“Co- cosa?”

Come se ci fosse bisogno di ripetere. Harry lo sapeva e, per questo motivo, non lo fece. Solamente, attese. Attese che qualcosa dentro Blaine si muovesse e reagisse alle sue parole. E qualcosa si mosse.

---

Blaine non raccontava a nessuno quali fossero state le dinamiche del suo primo bacio. Non che se ne vergognasse, o forse solo un po’. Aveva paura che la gente fraintendesse, che credesse che Harry lo avesse fatto solo perché Blaine gli faceva pena, oppure perché in realtà era gay anche lui.
Non era assolutamente così.

Harry gli voleva un gran bene e avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di vederlo felice. Non aveva mai avuto dubbi sulla sua sessualità, per questo non aveva faticato nel decidere di fare un regalo al suo amico, facendo in modo che potesse dare il suo primo bacio ad una persona che gli voleva bene e a cui voleva bene. Senza il rischio che lo facesse troppo tardi, perché quel ragazzo era davvero ossessionato dallo scorrere del tempo e in questo poteva aiutarlo ben poco. La sua mente era un fiume in piena, traboccava di preoccupazioni riguardanti il futuro ed era misera di fiducia nei confronti di sè e del futuro stesso.

Harry sapeva che Blaine era innamorato di lui, il suo migliore amico. Fortunatamente si era innamorato di una persona capace di comprendere e assecondare il suo sentimento per una ragione nobile. Blaine sapeva che non avrebbe mai trovato il modo di ringraziarlo abbastanza. Il suo migliore amico aveva fatto la cosa giusta.

E aveva lasciato che anche Blaine la facesse.

---

“…ma è il Ringraziamento e ci sono le Provinciali e… mi manchi da morire.”

Il viso di Blaine si contrasse in una smorfia nel tentativo di non lasciarsi scappare il singhiozzo che gli aveva scosso il petto. Gli mancava da morire. A quelle parole, paradossalmente, una parte di sé ricominciò a vivere.

“E non sopporto di non parlarti, anche se sono arrabbiato con te… perché sei ancora il mio migliore amico”.

Forse è vero, pensò Blaine. Forse alcuni eventi sono destinati sul serio a ripetersi, nel corso di una vita intera.

“Anche tu sei il mio…”

Perché Blaine era di nuovo innamorato del suo migliore amico.
   
 
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