Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |       
Autore: Endlessly_Hope    01/01/2013    6 recensioni
E se il vero primissimo incontro fra Matthew e Dominic fosse un altro?
Le vostre folli MusicAddicted e Lilla Wright sono tornate all'attacco, stavolta la parola d'ordine è ... pucciosità!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Buonasera.
 
No, no , è meglio che non pensiamo a quanto vi abbiamo fatto aspettare.
 
Ma l’importante è finire qualcosa che si inizia, no? E finalmente l’abbiamo fatto ^^
 
Forse non ve la ricorderete, forse qualcuna nemmeno l’ha mai vista,ma eccola qui.
 
Piccolo consiglio spassionato: se non amate il fluff formato bimbi, non osate leggere dalla riga qui di sotto in poi XD
 
 
(II)

Sussultò e si girò a muso duro, pensando che potesse trattarsi di uno di quegli odiosi bambini, ma cambiò subito espressione in una di sorpresa.

Davanti a lui c'era un bambino, biondo, abbronzatissimo, che gli stava sorridendo in un modo davvero rassicurante.

"Lo sai perché i tuoi castelli continuano a cadere?" esclamò quel bimbo.

Matthew sgranò i suoi azzurrissimi occhi e scosse la testa, negativamente.

"Perché sbagli sabbia, con quella asciutta non combinerai niente, devi usare quella bagnata. Guarda, ti faccio vedere come si fa." disse il biondo, cercando di prendergli il secchiello e la paletta.

Matthew oppose un'iniziale resistenza, dettata per lo più dalla sua consueta diffidenza, ma durò poco, perché poi annuì, consegnandogli tutto.

Matthew sentiva che di quel bambino si poteva fidare, lui non era cattivo e prepotente come gli altri.  
 
“Guarda, è facilissimo.” disse il biondo, spazzando via con la paletta la sabbia asciutta, finché non rimase solo lo strato di quella bagnata.
 
Ne riempì il secchiello, appiattendolo e assottigliandone i bordi con cura, dopodiché rovesciò deciso il secchiello sullo strato di sabbia bagnata circostante, dando dei colpetti al centro della base del secchiello, prima di sollevarlo.
 
E come per magia uscì una bella torre di sabbia, solida e compatta.
 
“Visto? Adesso prova tu!” lo incitò il bambino biondo, restituendogli le sue cose.
 
Matthew accettò e ripeté alla perfezione tutte le precedenti azioni del suo maestro.
Sorrise quando, sollevando il secchiello, vide che anche la sua costruzione era rimasta saldamente in piedi, accanto all’altra.
 
“Bravo!” si complimentò gioioso l’altro bambino, coi suoi occhi verdi che scintillavano di soddisfazione, dopodiché raccolse un po’ di terra bagnata, facendone tanti piccoli cumuli e posizionandoli tutti intorno alla propria torre.
 
Il bambino moro lo guardò incuriosito.
 
“Ora abbelliamo un po’ il nostro castello.” gli spiegò l’altro e lui sorrise, seguendo il suo esempio.
 
Gli piaceva l’idea che ci fosse qualcosa di ‘loro’.
 
Una volta finito, il bambino biondo prese la paletta e scavò tutto intorno al loro castello.
“Va’ in riva a prendere un po’ d’acqua col secchiello!” istruì l’altro che obbedì, senza far domande.
 
Il biondo rovesciò l’acqua dentro il suo scavo, spargendola per ogni dove.
 
“Vedi? Ora il nostro castello ha anche il fossato!” esultò. “E’ bellissimo, vero?” aggiunse e Matthew agitò la testa positivamente, con un gran sorriso.
 
Annoiati dal fatto che non ci fosse più un pretesto per prendere in giro il nuovo arrivato che avevano preso di mira, gli altri bambini si allontanarono, preferendo andar a giocare in acqua.
 
Il biondo si pulì le mani nel suo costumino verde, per poi alzarsi e prendere per mano l’altro.
 
“Vieni!” gli disse, andando con lui a riva, fermandosi vicino agli strumenti musicali che Matthew aveva disegnato. Le onde erano state tanto clementi da non azzardarsi nemmeno a lambirne i bordi.
 
“Li hai fatti tu prima, vero?” domandò il biondino e il moro annuì, timoroso che potesse dargli dello svitato anche lui.
 
“Sono bellissimi! Sei davvero bravo!” si complimentò il suo piccolo, affascinato interlocutore.
 
Matthew sorrise imbarazzato.
Il biondo gli fece segno di sedersi con lui, per poi tracciare sulla sabbia bagnata dei cerchi ai lati e degli ovali più piccoli in alto, con un cerchio più grande nel mezzo.
 
Prese due bastoncini di ghiaccioli che giacevano abbandonati nei dintorni e li innalzò.
 
“Questa è la mia batteria, cioè, quella che ho a casa è più bella, ma io non sono bravo come te a disegnarla,” spiegò. “Ti va se suoniamo qualcosa?”
 
Il volto di Matthew si accese di entusiasmo e annuì impaziente, posizionandosi davanti alla tastiera del pianoforte che aveva disegnato.
 
“Comincia tu!” lo esortò l’altro.
 
Il bimbo moro obbedì, cominciando a pigiare i tasti.
Poco dopo si aggiunse anche l’altro bambino, picchiettando sui cerchi con una determinata regolarità e una precisa alternanza.
 
A uno spettatore esterno la scena poteva sembrare quella tipica di due bambini che giocano a fare i musicisti, magari di una band famosa che idolatrano, ma non era così.
 
La loro fantasia e la loro sensibilità artistica erano talmente acute che entrambi i bimbi, nelle loro teste, potevano sentire la musica che stavano componendo, la stessa musica.
 
Fu il biondo il primo a smettere e il moro lo seguì, dopo aver premuto l’ultimo tasto del pianoforte.
 
“Wow! E’ stato super fantastico, siamo mega-bravi, era una musica arcibella!” esultò al culmine dell’entusiasmo il bimbo biondo e il bimbo moro sorrise, approvando con lo stesso entusiasmo tutto quello che aveva detto, con un cenno del  capo.
 
“Hey, ma non ci siamo ancora presentati! Io sono Dominic, ma puoi chiamarmi anche Dom!” gli sorrise il biondo, tendendogli la mano.
 
Matt la osservò un po’ titubante, poi si decise ad allungare la sua, per stringergliela.
Il contrasto fra le loro carnagioni era notevole.
 
“E tu? Ce l’avrai un nome. Non me lo vuoi dire?” si accigliò Dominic.
 
Matthew sgranò ancora una volta i suoi limpidi occhi cerulei, incerto sul da farsi.
 
La sua innata timidezza gli impediva di parlare, soprattutto con chi conosceva da così poco tempo.
 
“ Sei malato e non puoi parlare?” gli domandò Dominic, con la preoccupazione che luccicava nei suoi grandi occhi cangianti.
 
Matthew scosse la testa negativamente e l’altro ne fu sollevato.
 
“Allora non sei uno che parla molto, vero?” dedusse.
 
Il moro annuì lentamente.
 
Tuttavia, Dominic non si perse d’animo.
 
“Non importa. Vorrà dire che il tuo nome lo indovinerò. Lo conosci il gioco dell’Impiccato?” gli domandò il primo e il secondo fece segno di no con la testa.
 
Dominic glielo spiegò brevemente e quando Matthew gli confermò di aver capito, il moro tracciò nella sabbia bagnata tanti trattini quante erano le lettere del suo nome e il gioco iniziò.
 
“R” domandò Dom, ma Matt disegnò la testa.
 
“O” fece un altro tentativo il biondo, ma il moro disegnò il busto.
 
“B” esclamò Dom, dopo averci pensato a lungo, ma comparve la prima gamba.
 
“Sei sicuro di aver capito il gioco?” gli chiese il biondo, dubbioso.
 
Matthew annuì.
 
“Allora sono io che continuo a sbagliare!”
 
Matthew annuì di nuovo, con un sorrisetto divertito.
 
“Beh, ora ti faccio vedere io!” rise Dom. “T”
 
Matthew scrisse le due lettere al posto giusto.
 
“S” continuò Dom, più sicuro, ma si ritrovò con la seconda gamba.
 
“A” tentennò Dom, felice di vedere Matt scriverne una.
 
“N” domandò Dom e arrivò il primo braccio.
 
“W” la buttò lì, sicuro di aver fatto un tentativo a vuoto, ma si stupì quando vide Matthew scrivere la lettera sull’ultimo trattino.
 
Dom aveva fatto altri tentativi infruttuosi. Mancava solo l’ultimo passaggio e sarebbe stato impiccato.
 
Si concentrò il più possibile e tutto ad un tratto la soluzione gli apparve incredibilmente semplice.
 
“ E ‘Matthew’!” dichiarò festoso e altrettanto festosamente l’altro annuì, completando il suo nome.
 
“Ma puoi chiamarmi anche Matt!” esclamò con un sorriso il bambino moro, che con grande sorpresa del suo nuovo amico si era finalmente deciso a parlare.
 
“Questo è ancora più bello che vincere il gioco!” esultò il biondo.
 
“Mi piace parlare con te!” sorrise il moro.
 
“Non abbiamo parlato molto.” scoppiò a ridere Dom.
 
“Vero, però mi piace ascoltarti.” precisò Matt, guardandolo dritto negli occhi. “Sai, gli altri bambini non sono buoni come te.” borbottò, cancellando il suo nome scritto nella sabbia con un repentino gesto della mano.
 
“Oh, non fare caso a quelli, li conosco. Sai, quando sono venuto qui per la prima volta era me che prendevano in giro, ma poi siamo diventati amici, e ora sono un po’ io il loro capo!” ridacchiò Dom, con aria tronfia.
 
Matthew sorrise, ma poi sgranò gli occhi limpidi.
 
“Vieni da tanto qui?” gli domandò incuriosito.
 
“Tutte le estati!” fece un sorrisone Dom.
 
“Oh. Noi invece andiamo in un posto diverso ogni anno, a papà piace cambiare, si sente intrappolato se trascorre troppo tempo nello stesso posto.” spiegò Matt.
 
“Peccato. Allora non tornerai.” si imbronciò il suo nuovo amico.
 
“Ho paura di no.” si rattristò l’altro. “Ma io domani torno ancora qui!” si rallegrò subito dopo.
 
“Anch’io ci sono, sarà il nostro ultimo giorno qui.” lo informò Dom, entusiasta.
 
“Allora ci rivedremo!” gli sorrise Matt.
 
Dom annuì felice, prima di adocchiare l’orologio del bar della spiaggia che segnava l’ora fatidica.
 
La sua felicità aumentò.
 
“Sono le quattro, posso fare il bagno!” esultò. “Tu puoi, vero?”si accertò.
 
“Lo potevo fare anche prima.” rivelò il moro.
 
“Ottimo! Allora … “
 
“L’ultimo che arriva lo rapiscono gli Zeta!” lo anticipò Matthew, correndo verso la riva.
 
Dominic non capì di che stesse blaterando il suo nuovo amico, ma corse più veloce che poteva.
 
L’aveva quasi raggiunto, ma si bloccò quando lo vide arrestarsi e tornare sui suoi passi.
 
“Tu va pure, io ti aspetto.” borbottò Matthew, oltrepassandolo.
 
Solo quando guardò avanti a sé Dominic capì tutto : c’erano gli altri bambini e avevano già cominciato a fissare Matt, mentre si davano complici gomitate l’uno con l’altro.
 
Ma Dominic sapeva già cosa fare.
 
Senza dire una sola parola, afferrò Matt per la mano e lo portò verso gli altri bambini.
 
“Sentite, lui è mio amico, avete capito?” si rivolse a loro il biondo, con un tono freddo che con lui non aveva mai adoperato. “Perciò o lo trattate bene e giocate con noi come si deve … o ve ne andate!” intimò loro.
 
Sbuffando, borbottando e lanciando l’ultima serie di occhiatacce a Matt, che ancora non capiva cosa stava accadendo, gli altri bambini uscirono dall’acqua, rifugiandosi il più lontano possibile.
 
“Non scherzavi quando dicevi che eri il loro capo!” bofonchiò Matt. “Beato te, ti rispettano tutti.” gli sorrise, ma era un sorriso triste e se ne accorse anche Dom.
 
“Dài, non fare così. Sono sicuro che un giorno diverrai un grande capo anche tu e comanderai tutti e tutti ti vorranno bene e faranno tutto quello che vuoi.” lo rincuorò.
 
“Non lo so, Dom … sono sempre così solo … “ sospirò infelice il moro.
 
Dominic compì un gesto istintivo e lo abbracciò, stringendogli le spalle.
 
Seguendo un istinto altrettanto spontaneo, Matthew poggiò la testa sulla sua spalla.
 
“Adesso non sei solo, tu hai me.” mormorò il biondo.
 
Quando Matt rialzò la testa, sul suo volto c’era di nuovo il sorriso.
 
Dominic corse con lui fino a che l’acqua non arrivò poco sopra il loro ginocchio e si tuffarono tra spruzzi e risatine.
 
“E ora combatti il mio super schizzo!” lo mise in guardia Dom, dandogli le spalle e piegandosi per poterlo schizzare usando entrambe le braccia, con un movimento simile a quello di un cagnolino che scava una buca.
 
Matthew nuotò alla meno peggio, cercando di cambiare zona.
 
“E’ inutile che scappi, non puoi sfuggire al mio super schizzo!” ridacchiò Dom. “Perché non chiedi aiuto ai tuoi amici Seta?”
 
“Sono gli Zeta e non sono affatto amici miei!” protestò Matt.
 
“E allora chi sono?” si accigliò l’altro, smettendo di spruzzarlo.
 
“Non importa!” ribatté il moro, ripagandolo con la sua stessa moneta.
 
Matthew non ricordava nemmeno da quanto non si divertiva così.
 
Avendo deciso di essersi fatti abbastanza dispetti in acqua, i due bambini tornarono a riva ridendo, ciascuno diretto momentaneamente al rispettivo ombrellone, per avvolgersi nell’asciugamano.
 
“Ti diverti, eh, Dommie?” gli sorrise la madre, alzando lo sguardo dalla sua rivista.
 
“Tantissimo! Posso tornare a riva?” domandò educatamente il figlioletto, frizionandosi nell’asciugamano.
 
“Fa’ pure, ma attento a non scottarti.” si raccomandò la donna.
 
Non molto lontano, si ripeteva una scena simile.
 
“Te l’ho detto che venir qui ti avrebbe fatto bene, hai visto che hai già trovato un amichetto?” sorrise la madre di Matt.
 
“Sì e sono tanto contento … vado a far merenda con lui!” l’avvisò il bambino, togliendosi la maglietta ormai fradicia e avvolgendosi rapido dentro il telo.
 
I due bimbi si ritrovarono a riva, davanti ai resti degli strumenti che avevano disegnato.
 
“Sai, Dom, non ce la faccio mai a mangiare tutta questa, vuoi far metà con me?” esclamò Matt, aprendo con uno scoppiettio la bustina che conservava la brioche farcita al cioccolato.
 
Dom accettò quell’offerta di buon grado e nonostante fosse schiacciata in più punti e fosse stata esposta al sole più del consentito, gli sembrò la merendina più buona del mondo.
 
“Domani ti porto al mio ombrellone e chiederò a mamma se qualche volta puoi venir da me, così ti faccio vedere la mia batteria!” propose il biondo, divorando l’ultimo boccone.
 
“Sarebbe bellissimo. Io chiederò ai miei se puoi venire a casa mia, così magari ti suono qualcosa.” fantasticò Matt.
 
-------------------------------------------------
 
Tra chiacchiere, altri giochi e grandi progetti , il tempo volò in fretta e per Dom giunse l’ora di andare via.
 
Al secondo richiamo della madre, lui decise di non farla attendere oltre.
 
“Uffa, devo già andare. Ci vediamo domani, Matt!” lo salutò Dom, correndo al suo ombrellone, dove nel giro di qualche minuto fu pronto per allontanarsi dalla spiaggia.
 
“Domani possiamo venire qui un po’ prima e andare via un po’ dopo?” domandò il bimbo ai genitori, mentre saliva in macchina.
 
“Sì, anch’io voglio stare più tempo qui, c’era un bambino che è bravissimo col pallone!” appoggiò la proposta di Dom sua sorella Emma.
 
Lo sguardo della loro mamma si rabbuiò, mentre il papà metteva in moto.
 
“Bambini, temo che non sia possibile. Hanno chiamato papà dal lavoro, si è ammalato il suo collega e papà lo deve sostituire d’urgenza. Partiamo stasera.” diede loro la brutta notizia la donna.
 
“No!” manifestò il suo disappunto Dominic, con le lacrime agli occhi, mentre guardava dal finestrino la spiaggia farsi un puntino sempre più invisibile.
 
 
 
Matthew non sapeva ancora che il giorno dopo non avrebbe più incontrato il suo nuovo amico.
 
Matthew non poteva certo ancora prevedere che il destino aveva in serbo un piano preciso per loro due, che si sarebbero incontrati di nuovo, in un altro posto, a distanza di anni, dimentichi del loro primo vero incontro e che insieme avrebbero realizzato qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe lasciato il segno.
 
Matthew non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto Dominic sarebbe diventato indispensabile per lui e viceversa.

Mentre osservava quel bambino andare via, Matthew era certo di una cosa soltanto: non odiava più l’estate.
 
--
 
FINE
 
Eh sì, finale un po’ agrodolce … ma speriamo vi sia piaciuto comunque .
 
Alla prossima e… BUON ANNOOOOO!!!!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: Endlessly_Hope