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Autore: The_Ruthless    02/01/2013    1 recensioni
"Buio. Nasconde ciò che sono, mentre nella fredda notte guardo la luna. Mi sento in pace con me stessa per la prima volta da non so quanti anni. Chiudo gli occhi e sospiro. E' ora."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo otto: ricordi nel parco Moretti





Arrivo al parco ed entro dall'arcata, passo oltre i giochi dei bambini e salgo su una delle collinette. Mi siedo su una panchina sotto a un salice e chiudo gli occhi, quanti ricordi ho in questo parco, in questa schifosa città...
***
Era l'ultimo giorno di terza media, due anni fa. Perché cazzo mi venivano in mente ora i ricordi di due anni fa?
Ora, lo ammetto mi ero messa una maglia un po' troppo scollata ma era una specie di "addio" a quel periodo bellissimo (più o meno) passato a fare un cazzo...
Eravamo andati in pizzeria, passavo tutto il tempo a scherzare con la mia migliore amica, Gaia, Shimba e Jo, due nostri compagni africani. Arrivati al giardino immenso, io e Gaia ci separammo dagli altri e andammo a fare una passeggiata, piovigginava perciò i giochi d'acqua erano stati annullati. Quando smise di piovere, il cellulare di Gaia squillò.
-Che c'è Enxhi?-chiese piuttosto spazientita. La nostra insopportabile compagna, le disse qualcosa che la fece sorridere.-Ok, arriviamo subito.-
-Se ne stanno andando per fare un giro, muoviamoci!-Ci alzammo e andammo ai giochi dei bambini, dove li avevamo lasciati, non c'era nessuno. Da lontano scorsi i ragazzi e le ragazze rincorrersi, urlando e ridendo, capii al volo. Avevo solo una felpa di ricambio e nient'altro, quel giorno faceva anche più fresco del solito. Mi buttai lo zaino in spalla e cominciai ad allontanarmi di soppiatto.
Mentre Gaia veniva lavata per bene da Enxhi, io iniziai a correre il più veloce possibile, ma Jo mi stava alle calcagna; ad un certo punto mi apparve davanti Shimba, anche lui con una bottiglia d'acqua da un litro in mano, mi fecero andare contro il muro e cominciarono a versarmi l'acqua dentro la maglia e i jeans.
-Bastardi!-strillai, mentre loro ridevano, me ne andai velocemente su una delle colline, per togliermi la felpa zuppa e mettermi quella asciutta. Mi nascosi dietro a una pianta a cespuglio immensa. Cominciai a sfilarmi la felpa, con i brividi, quando sentii uno scricchiolio alle mie spalle. Mi voltai di scatto, era Shimba.
-Cosa cazzo vuoi? Vattene!-mi infilai repentinamente l'altra felpa e feci un passo per andarmene. Mi afferrò il braccio e io mi girai di scatto alzando un braccio per tirargli un pugno sulla mascella, la mia mano si fermò a pochi centimetri da essa. -Mollami, ora, se non vuoi farti molto male.-Per tutta risposta strinse maggiormente la presa, era forte, ma questo giocava a suo sfavore. Eravamo in un parco di giorno, pieno di gente, non poteva farmi nulla. Rimanemmo immobili a fissarci, quegli occhi scuri erano profondi, incomprensibili. Strattonai il braccio e riuscii a liberarmi, rimasi a fissarlo mentre me ne andavo. Li era immobile con uno sguardo indecifrabile.
***
Come passa velocemente il tempo, mi sembra che sia successo ieri...Ripensai allo sfortunato incontro della Vigilia, dovevo tenermi alla larga da lui...fin dalla prima media mi aveva infastidito, sempre, mi aveva quasi fatto investire quando non gli avevo dato il mio numero, era sempre con me alla mia stessa fermata dell'autobus. E quella sera...quando ero andata in centro per comprare del materiale per la scuola, sapevo che non avrei mai dovuto prendere ill sottopasso della stazione...avevo dodici anni....
***
Con le mani in tasca cominciai a percorrere il sottopasso deserto, quando mi accorsi che un ragazzo stava camminando verso di me, il sottopasso era scarsamente illuminato e non riuscivo a vedere la sua faccia, continuai a camminare, facendo finta di niente.
-Fai finta di non conoscermi, bimba?-quella voce, la conoscevo troppo bene. Era lui. Rudy. Lo scansai e cominciai a camminare più veloce, dovevo uscire dalla galleria.
Mi afferrò per i fianchi, trattenendomi:-Dove credi di andare, bellezza?-
Cominciai a pensare velocemente, meglio fare la simpatica e metterla sul ridere:-Dai, Rudy, lasciami che devo andare a casa! Ti prometto che domani ti dò quel cavolo di numero!-esclamai, ridacchiando, una risatina acuta che non convinceva neanche me. Mi fece ruotare su me stessa, mi mise una mano sotto il mento e mi alzò il viso, in modo che lo guardassi negli occhi. Erano maligni, bramosi e sapevo esattamente ciò che lui vedeva nei miei: terrore, terrore puro.
-Ora fai la brava, bambina.-sussurrò al mio orecchio e incominciò a baciarmi sul collo. Sentii la sua mano calda, infilarsi sotto la felpa e salire fino all'altezza del seno.
-Lasciami, cazzo!-esclamai, in preda alla rabbia.
-Le brave bambine non dicono certe cose-ghignò lui-Ma tu non lo sei vero? Lo sappiamo tutti quello che sei.-Ero confusa, cosa intendeva dire con quel "tutti"? E cos'ero io per loro?
Cercai di scostarmi con più forza:-Ma per chi mi hai preso?!-
Sorrise:-Per quello che sei, piccola, quindi stai buona e non rompere, eh?-Gli tirai uno schiaffo e cercai di sgusciare via dalle sue braccia, ma lui mi sbattè contro il muro.-Stai ferma, puttanella!-Mi mise una mano sul collo e mi baciò con prepotenza, facendomi togliere il respiro. Neanche inquella situazione ero capace di odiarlo, mi sentivo solo ferita, profondamente nell'anima. Ero questo per tutti?
A quel punto feci una cosa molto stupida, cercai di tirargli una ginocchiata nelle palle, la evitò. Per un attimo lo guardai negli occhi e vidi solo rabbia, follia. Mi tirò un pugno sullo zigomo, la forza d'urto mi fece andare contro il muro, scivolai a sedere per terra, rannicchiandomi su me stessa. Chiusi gli occhi, aspettando il seguito, ormai non me ne importava più niente.
Sentii il rumore della sua cerniera. Oh no, anche quello no...

   
 
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