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Autore: damnitgallagher    02/01/2013    6 recensioni
Arthur lo sa, sa che Merlin farà tutto ciò che è in suo potere per mantenerlo in vita, perché è la stessa cosa che farà lui. Ma è davvero questo ciò che più lo spaventa, l’idea che quell’idiota si lasci ammazzare per salvare la vita a lui. Non riuscirebbe mai a perdonarselo. Mai.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Mordred, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Two sides of the same coin.

 Capitolo sesto.

 
 
 




 
Il dolore è tanto, e così intenso. Si irradia per tutto il suo corpo, partendo dal mezzo del petto. E li brucia, brucia così tanto da togliere il respiro.
Tutto intorno a lui è dolore mentre cade. Brancola nel buio.
Tutto intorno a lui è buio ed oscurità, un’oscurità così profonda, tenebre così nere, da cui sembra impossibile poter riemergere. Tutto è freddo, e annaspa in quel mare di gelo, mentre cade.
 
Poi qualcosa ferma la sua caduta, qualcosa lo afferra. E Merlin improvvisamente si sente al sicuro. Non teme più il dolore, né le tenebre, né il gelo. Anzi, sente di poterle affrontare, sente di poterle sconfiggere, non ha più alcuna paura, finché quell’appiglio non lo lascerà.
E poi, veloce come è apparso, sparisce. Merlin lo cerca, lo chiama, ha bisogno di lui, ma invano: il dolore annebbia la sua mente, le tenebre offuscano i suoi sensi, il gelo irrigidisce ogni suo movimento. E la paura inizia a farsi strada nel suo cuore, non c’è più nulla che la possa fermare ora. Avanza imperterrita, e Merlin sa di non poterla affrontare, non da solo.
 
 
 
Il volto del re è una maschera di orrore mentre deposita delicatamente il freddo corpo a terra.
Le mani del re sono salde e sicure quando afferra l’arma salvandola dalla polvere.
Le braccia del re sono letali e determinate, quando alza la spada di fronte a sé.
Gli occhi del re sono freddo ghiaccio, quando incontrano lo sguardo del traditore, dell’assassino.
 
 
Non c’è paura, né arma, né uomo che ora lo possano fermare.
E quando avanza deciso il destino del giovane druido è già segnato.
La sua mente mai stata più lucida, i suoi riflessi più pronti, i suoi movimenti più fluidi.
La lama si immerge veloce nel costato, in profondità, e viene altrettanto velocemente estratta dal corpo esanime. Non rivolge alcuna pietà, nemmeno uno sguardo al suo avversario.
Imperterrito si volta, accompagnato dal sordo rumore di un corpo che cade a terra.
 
 
 
Vorrebbe correre da lui, ma il suo corpo, tutto sé stesso, avanza lentamente, timoroso, atterrito, temendo che le sue paure più grandi siano realtà.
 
E quando è ormai sopra di lui, quando finalmente riesce a distinguere lucidamente lo squarcio che dilania il petto del suo servitore, qualcosa dentro di lui si spezza, e le sue ginocchia cedono.
Il grande re crolla a terra, accanto al suo servo. Con gesti lenti e tremanti lo solleva il minimo necessario per poterlo prendere tra le sue braccia.
I suoi occhi cerulei sono chiusi, il suo volto è più pallido della luna che sorveglia le notti di Camelot. Pare già morto, se non fosse per i lievi spasmi che si rincorrono per tutto il suo corpo.
 
 
 
 
Il suo respiro è ridotto ad ansimi sempre più accelerati, nonostante percepisca chiaramente i battiti del suo cuore farsi sempre più lenti, sempre più pesanti. Sente le forze venirgli meno e con esse anche la sua vista si offusca; sbatte con forza le palpebre alla ricerca di uno sprazzo di lucidità, senza ottenerlo. E così chiude gli occhi, concentrandosi unicamente su quel pulsante dolore, unica cosa che riesce a percepire, unica cosa che gli conferma che è ancora vivo.
 
Poi, quel contatto così familiare che l’aveva soccorso istanti prima, torna da lui. Si sente sollevare, ed a stento trattiene un involontario gemito di dolore. Il suo respiro si spezza in quell’istante, come se qualcosa sul suo petto gli impedisse di nutrirsi di nuova aria. Solleva una mano disperato, alla ricerca dell’impedimento, ma l’unica cosa che trova è una calda e confortante stretta.
Stremato, si abbandona completamente a quel tocco, percependo nuovamente quella sensazione di sicurezza e protezione precedentemente avvertita.
Poi, lentamente e con molta fatica, apre gli occhi.
 
 
 
 
Due lucide perle cristalline si dischiudono sotto il suo sguardo attento, e per dar loro il benvenuto il re sorride. Il volto sotto di lui ricambia il sorriso, e quello ad Arthur pare il più bello che abbia mai visto. La vista si annebbia, appannata dalle lacrime. Vorrebbe parlare, ma la gola arida non glielo consente. 
 
‘A-Arthur..’ è solo un sussurro, ma il re lo sente forte e chiaro.
 
Egli lo stringe a sé: appare così fragile al suo tocco. Poggia una mano leggera sulla sua fronte, asciugando le piccole lacrime di sudore che la ricoprono, scostando i capelli corvini per dargli un minimo di sollievo.
 
‘Shhh, non parlare sciocco. Risparmia le forze.’
 
Una leggera risata sfugge dalle labbra del valletto reale.
 
‘Sto morendo, Arthur.’
 
Arthur lo stringe ancora più forte, sentendo i suoi occhi bruciare.
 
‘Sta zitto, Merlin.’  Sbuffa spazientito.
 
Non le vuole sentire quelle parole, non vuole sentire quella frase, soprattutto da lui.
 
‘Sei la solita femminuccia..’
 
Ironico come queste parole egli escano dalle labbra proprio mentre volge nuovamente lo sguardo verso la macchia di sangue che si allarga sempre più veloce sul suo petto; ironico lo dica, ben sapendo quanto ciò che ha appena detto sia così poco veritiero.
 
Sei coraggioso, Merlin. L’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto.
 
Vorrebbe diglielo, ma quando apre bocca emette solo un singhiozzo strozzato, e le lacrime iniziano copiose a rigargli il viso.
 
‘Lasciami finire, asino.’  E questa volta il suo re non lo interrompe, perché nonostante le sue parole sembrino trasudare la solita ironia di sempre, il suo sguardo e la sua voce sono fermi e decisi. 
 
‘Io.. io sto morendo. Sto morendo e non ti ho mai detto.. ‘
 
‘Lo so già, lo so già Merlin.’
 
‘ No.. te lo devo dire.. ti prego..’
 
‘Sta zitto!’ Urla il re: un urlo disperato, scosso dai singhiozzi.
 
Lo so Merlin, lo so già. Sei uno stregone.  Non ho bisogno di spiegazioni, non hai bisogno di scusarti. Mi va bene così. Riposati Merlin, non parlare, risparmia le energie. Te ne prego..
 
‘Arthur.. ascoltami.’
 
Questa volta i suoi occhi sono fermi sui suoi, sono esattamente dove lui li vorrebbe, per sempre. Arthur prende la sua mano nella sua, stringendola a sé, al proprio viso, giusto per provare ancora quella sensazione.
 
‘Ti ascolto, Merlin.’
 
Il ragazzo stringe la mano che lui ha posato sulla sua guancia, quasi per ricordargli di riprendere a guardarlo, di non spezzare quel meraviglioso contatto. Lo vede soppesare le parole, incerto, vede i suoi occhi inumidirsi, lentamente, sente il suo respiro farsi più agitato.
Riprende ad accarezzargli il viso, i capelli: gesti delicati, attenti.
 
Merlin, riposati. Merlin, sta calmo, non ti agitare. Io so quello che sei, io ti accetto per ciò che sei. L’ho fatto da tempo. Non avere paura, Merlin.
 
 
‘Io vi amo.’
 
 
Ed Arthur non può fare a meno che rivolgergli uno sguardo stupito, interdetto, riflesso di ciò che sta provando. Per qualche istante lo fissa, senza riuscire a dire alcunché.
Vede gli occhi del ragazzo riempirsi di lacrime, che scendono sulle sue gote liberandole dalle tracce di polvere; poi distoglie lo sguardo, abbassando le palpebre.
 
Rapida la sua mano accoglie il viso dell’altro, voltandolo delicatamente verso di sé, avvicinandolo al proprio.
 
‘Ti amo, Merlin.’ Gli soffia sulle labbra.
 
E quei meravigliosi abissi si riaprono, ed il sorriso torna a splendere su quel candido viso. Ma le lacrime no, quelle sgorgano imperterrite. Ma almeno questa volta, sono lacrime di felicità, come quelle del re.
 
‘Ti ho sempre amato, e sempre ti amerò.’ E su quelle ultime parole il re pone una maggiore enfasi, quasi volesse mettere in guardia il suo servo.
 
Io ti amo, io ti amerò per tutta la mia vita. Quindi non puoi morire, non puoi, non te lo permetto.
 
Accarezza leggero il suo viso, e poi si avvicina ancor più a lui, alle sue labbra.
Avverte un lieve tremore dell’altro, un misero tentativo di scostarsi da quella presa soffocante.
 
‘Arthur.. ‘ il giovane guarda preoccupato gli uomini attorno a lui.
 
‘Merlin, non mi importa.’
 
E poi colma quella breve distanza, appoggiando delicatamente le labbra sulle sue: è un bacio dolce il loro, un bacio semplice e delicato, un bacio breve; ma in quel bacio entrambi hanno messo tutto sé stessi, tutte quelle parole non dette, i gesti mancati, le parole sussurrate, gli sguardi nascosti; gioie, speranze, paure. Un bacio così leggero, e così carico di amore.
 
Arthur si scosta lentamente, mantenendo il suo viso vicino a quello dell’altro.
Tutto ciò che ha sempre voluto, tutto ciò di cui ha mai avuto bisogno, di cui lui ha bisogno per vivere si trova tra le sue forti braccia, l’unica cosa di cui ha bisogno è la figura esangue e tremante che sta cullando con il suo corpo.
Ed ora lo sa, può affermarlo con certezza: lo ama, l’aveva sempre amato, con tutto il suo cuore, incondizionatamente.
 
 
E per l’ennesima volta grazie a lui è scampato a morte certa. Ma questa volta il prezzo da pagare è stato davvero troppo alto. Merlin, il suo servo, suo amico, sua amante, sta morendo sotto i suoi occhi senza che lui possa fare alcunché per impedirglielo.
Ed Arhur questo non lo può accettare: non avrebbe più potuto perdersi in quei meravigliosi occhi blu, non avrebbe più potuto tenerlo stretto a sé, non avrebbe più potuto sentire il calore della sua pelle sulla sua, non avrebbe più potuto dirgli del suo amore.
Semplicemente, non avrebbe più vissuto.  Lui è il suo tutto, la sua stessa vita, parte di lui.
Non può lasciarlo andare, non può..
 
 
Merlin, amore mio, tu possiedi la magia, tu puoi salvarti. Ti prego, farò qualsiasi cosa per te, se c’è un modo per salvarti, dimmelo ed io scalerò le vette più alte, scenderò negli abissi più profondi  se sarà necessario, farò qualsiasi cosa per salvarti Merlin.
 
 
‘Merlin.’ Gli sussurra gentilmente.
 
Il servo alza lo sguardo verso di lui, ed Arthur vede chiaramente quanto un gesto simile gli causi tanta fatica. Ogni secondo che passa il suo respiro rallenta, le sue gote si scoloriscono, la sua temperatura si abbassa.
 
‘Merlin, ho bisogno che tu ti salvi, in qualsiasi modo.’
 
Avrebbe voluto aspettare il re, non avrebbe voluto che accadesse in questo modo.
 
Se avesse potuto, il ragazzo si sarebbe mai confidato con lui? Gli avrebbe mai detto la verità? Questo Arthur non l’avrebbe mai saputo, anche se nel suo cuore sapeva di conoscere già la risposta.
Ma ormai ogni secondo in più che quel petto continuava ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente era un dono prezioso, ed Arthur non aveva più molto tempo da sprecare.
 
‘Usa la tua magia, Merlin.’
 
Merlin lo guarda: stupore, incredulità, paura. Il suo respiro accelera, per quanto possibile, i suoi occhi si sbarrano ed il suo corpo inizia a tremare, quasi convulsamente.
 
Perché mi temi, Merlin? Tu temi che io ti possa fare del male, che ti possa rinnegare, che ti possa uccidere. Ma come potrei farti del male, quando per primo ferirei me stesso?
 
 
Arthur gli sorride, sfoderando il sorriso e lo sguardo più dolce e rassicurante del suo repertorio. Poggia una mano leggera sul suo petto, per fermare i tremiti, e con l’altra mano gli accarezza il viso.
 
‘Merlin, non essere sciocco. Io ti amo, ti amo esattamente per come sei, per quello che sei. Non ti farei mai del male, e non ti chiederei mai di essere qualcosa di diverso. Ti prego, credimi, e fidati di me.’
 
Un attimo di esitazione. ‘Lo so, mio Signore.’
 
‘Allora salvati Merlin, dimmi cosa posso fare, ti prego.’
 
Ed Arthur non dimenticherà mai lo sguardo che il suo servo gli rivolge: uno sguardo che significa gratitudine, riconoscenza, amore, e resa.
 
‘Sto morendo Sire, nemmeno la magia può sconfiggere la morte.’
 
Arthur abbassa involontariamente lo sguardo, profondamente sconfortato.
Se nemmeno la magia poteva, nulla l’avrebbe salvato. E la disperazione si impadronisce del suo cuore, che affranto riprende il triste lamento.
 
Solo le parole del mago lo risvegliano dallo stato catatonico in cui è caduto, ricordandogli che lui è ancora vivo, e che deve vivere quegli istanti come il dono prezioso che sono.
 
‘Non avete paura di me?’
 
‘Paura di te? Chi potrebbe mai avere paura di una tale ragazzina?’ 
 
Ma il volto di Merlin rimane teso, in ansia, impaurito, quasi attenda di ricevere parole poco gradite, parole che aveva sempre temuto di udire nel suo cuore.
 
‘Non credete che io sia sbagliato?’
 
‘Non c’è giusto o sbagliato, solo quello che è, e quello che non è. E non c’è nulla da temere nell’essere diversi.’
 
‘Non credete che io sia malvagio?’
 
‘Sai Merlin, una volta una vecchia saggia mi disse che non esiste malvagità nella stregoneria, solo nei cuori degli uomini. E credo non ci sia verità più grande.’
 
‘Lo sapevate fin da allora?’
 
‘Credo di averlo sempre saputo, Merlin.’
 
Il viso del ragazzo si rilassa, ed i suoi occhi, per la prima volta dopo sette anni, sono completamente sinceri, liberi di essere ciò che realmente sono, senza bisogno di nascondersi dietro spesse bugie.
 
‘Grazie, Arthur.’
 
‘Oh Merlin..’
 
Le sue mani tornano bramose ad accarezzare la pelle candita del suo viso, così liscia, priva di imperfezioni, se non per il lieve accenno di barba sul suo mento, così fredda.
 
Merlin sta morendo. Io non posso salvarlo. Niente può salvarlo.
Merlin. Merlin. Merlin.
 
Avrebbe dovuto proteggerlo: l’aveva giurato a lui, e prima di tutti a sé stesso.
E per la prima volta aveva fallito, aveva fallito la missione più importante di tutte, più importante della sua stessa vita. Aveva rotto una promessa, infranto un giuramento sacro come la vita stessa.
 
Un’altra lacrima sfugge dai suoi occhi cerulei, lambendo il viso spigoloso dell’altro.
Ed ora lo sta perdendo.
 
Il suo dolore è troppo grande, troppo profondo per parlare, per dirgli tutto ciò che vorrebbe. Il tempo ormai è così tiranno. Ma le parole si possono dimenticare, non hanno significato. Non come gli sguardi, i gesti, le carezze, gli abbracci, i baci. A loro non servivano parole, non erano mai servite; già conoscevano il profondo sentimento che li legava, che lo avrebbe sempre fatto, quell’amore così insensato, impossibile, proibito.
Erano andati contro tutto e tutti solo per stare l’uno nelle braccia dell’altro.
Avevano rischiato tutto per l’altro, per loro: il re il suo stesso titolo, il servo la sua stessa vita.
 
Ma non si erano mai pentiti di averlo fatto, e mai l’avrebbero fatto.
 
 
 
 
 
Arthur piange, per lui.
Vuole dirgli che non deve piangere, non ce n’è bisogno, sarebbe andato tutto bene. Vorrebbe dirgli che ha tanta fiducia in lui, anche se lo chiama asino reale, anche se è testardo, orgoglioso e strafottente. Vorrebbe digli che è stato fiero di essere stato al suo fianco, per tutti questi anni, che è stato immensamente fiero di servirlo.
Vorrebbe dirgli di smettere di torturarsi ed incolparsi per la sua morte. Va bene così, Arthur.
Vorrebbe dirgli di smettere di piangere, di sorridere: è così che vuole morire, immergendosi nei suoi occhi, beandosi del suo sorriso, non bagnato dalle sue lacrime.
 
Ma in realtà, vorrebbe dirgli quanto vorrebbe poter vivere, così da potersi svegliare ogni giorno al suo fianco, per poterlo osservare mentre il sonno lo culla, per poter sentire il suo nome sussurrato dal suo subconscio; vorrebbe poter vivere per sentire le miriadi di sfumature della sua voce, mentre pronuncia il suo nome: risoluta ed indispettita, per una sua mancanza, ironica e divertita, per prendersi gioco di lui, soffice e mielosa, per parlargli del suo amore.
 
Vorrebbe poter vivere per continuare a servirlo, perché per lui non c’è stato onore più grande.
Vorrebbe poter vivere per continuare ad amarlo, come mai ha amato nessuno.  
 
 
 
Avrebbe tanto da dire il giovane stregone, ma l’unica cosa che riesce a fare è allungare una mano verso il suo re, alla ricerca di una leggera carezza. Ma sopraffatta dal dolore quella mano non giunse mai spontaneamente al suo viso.
 
È il re che la afferra, premendola sulle sue labbra.
 
‘Ho giurato che ti avrei salvato, Merlin.’
 
‘Ed io ho giurato che ti avrei protetto con la mia stessa vita, o che sarei morto al tuo fianco Arthur Pendragon. Ed è ciò che ho fatto, e sono fiero di averlo fatto. Non avrei potuto sperare in una morte migliore.’
 
‘Oh Merlin.. tu non puoi lasciarmi così. Non te lo permetto.’
 
‘Mio Signore, sapete che non faccio mai ciò che mi si ordina di fare.’
 
Ma Arthur non riesce a sorridere: più la voce del valletto si assottiglia, più lui sa che il momento è vicino, e lui non è pronto, non ancora.
 
‘Perdonami, ti prego.’
 
‘Arthur..’
 
Il mago lo chiama debolmente, ormai quasi privo di forze. E dil re abbassa lo sguardo verso i suoi meravigliosi occhi blu, così belli e sinceri; così stanchi ed affaticati.
 
‘Non hai nulla di cui farti perdonare.’
 
‘Sarei dovuto.. tu.. tu non dovevi.. io non posso lasciarti andare, Merlin.’
 
 
Merlin gli rivolge un sorriso allegro e genuino, e come al rallentatore, Arthur vede quel sorriso chiudersi lentamente, i suoi occhi spegnersi, la sua luce svanire.
 
‘Merlin! No!’ Il re si ritrova ad urlare, scuotendo disperato il volto ed il corpo del ragazzo.
 
Merlin gli sorride ancora, debolmente, avvicinandosi a lui, chiedendo un ultimo bacio che gli viene immediatamente concesso.
 
‘Va tutto bene Arthur, lasciami andare.’
 
‘No Merlin, no, ti prego.. no..’
 
Merlin alza tremante una mano, allungandola fino a sfiorare il suo petto.
 
‘Qui ci sarò sempre per voi, Arthur.’ Sussurra debolmente.
 
Arthur stringe quella fredda mano a sé, al suo volto, la bacia.
Poi guarda un’ultima volta il giovane tra le sue braccia, perdendosi per l’ultima volta in quegli occhi blu mare, che nel momento della fine sono più luminosi che mai.
Il cuore di Arthur brucia di amore, mentre il dolore lo consuma.
 
Lo stringe a sé ancora più forte, posando un bacio sulla sua fronte, mentre la mano dell’altro scivola dalla sua, cadendo inerme sul terreno insanguinato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: devo scusarmi con tutti voi per questo incredibile ritardo, ma le mie ragioni sono valide, e credo potrete facilmente immaginarle se avete visto il finale di stagione. Ho avuto bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare quanto accaduto, per raccogliere le idee, per trovare la forza di ripensare ai nostri due eroi. Lo ammetto: durante queste vacanze ho preferito dedicarmi ad altro, aveva davvero bisogno di una pausa; poi mi sono presa ancora un po’ di tempo per pensare. Se non l’avessi fatto questo capitolo sarebbe assolutamente illeggibile e non avrei avuto il coraggio di pubblicarvelo.
Quindi grazie a coloro che hanno saputo aspettare, e che, anche se sono passati molti più giorni del previsto, sono rimasti fedeli a questa merthur.
 
Ma ora, veniamo al capitolo. Vi faccio ancora le mie scuse: avete appena dovuto sopportare la morte del nostro re, e ora io capito qui, narrando della morte del suo servitore. Sono davvero meschina, mi spiace. Forse è per questo che ci ho messo così tanto a scriverlo: nella mia testa riuscivo a vedere solo un re morente tra le braccia del suo servitore, ed ora dovevo parlare della situazione inversa. Una bella confusione, insomma.
 
Forse avrete notato che anche in questo capitolo ho ripreso una frase delle stagioni passate, in particolare di Kilgarrah, ma adattata ad Arthur, e di quest’ultima stagione, più qualche piccolo riferimento all’ultima puntata: io l’ho trovata incredibile, almeno sul piano merthur, e non ho potuto fare a meno di riprenderla.
Non li avete trovati? Via alla caccia al tesoro allora! é.é
 
A parte questo, non ho altro da dire sul capitolo. Spero vi piaccia, spero non vi deluda, e soprattutto che non vi faccia piangere. Ho pianto abbastanza io.
 
 
Ps: se vi va di rimuginare ulteriormente sulla morte del nostro re, passate anche qui, ma a vostro rischio e pericolo é.é
 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1485926&i=1
 
(Colgo l’occasione per ringraziare le diciassette persone che mi hanno lasciato una recensione: non ho ancora risposto a tutti, ma prometto che presto lo farò. Per ora, grazie a tutti, davvero, mi hanno fatto tutte un grandissimo piacere.)
 
Pps: Da domani sarò nuovamente in fase esami. Se accadrà come il mese scorso mi verrà una voglia incredibile di scrivere, per staccarmi dallo studio, quindi teoricamente dovrei riprendere ad aggiornare con i miei soliti ritmi.
 
 
 
Ringraziamenti: Dedico il nuovo capitolo a chi ha recensito il precedente, ed a chi ha inserito la ff tra le seguite/preferite/ricordate.
 
 
SickOfLoveSong, Aries K, o0BlackRaven0o, V a m p i r e, EllenSpyre, DoraInPoi, Anna24, Eris666, MileyVero, Cherry Poison, _xhiddlestoner, lilly86, Evelyn Wright, SARAHPOXY, ariana smile, Devils_Show, Chicca_CM, dontblinkcas, Nimue_, _Lins, LunaWolf, NicoLove1D, _get_it_right_, heiijejued.
 

Ed in particolare a questa due stupende ragazze, a cui voglio tanto, tanto bene:Antys  e_Jaya.   
 
 
Uno speciale benvenuto ai nuovi lettori *-*


Vi ricordo che una recensione fa sempre piacere, soprattutto se avete consigli da darmi, o eventuali domande o dubbi sulla ff!
 
Grazie a tutti, alla prossima!
 
  
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