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Autore: xmagslaugh    02/01/2013    1 recensioni
Scaravento a terra il cellulare rabbiosamente. Potrebbe aiutare a rintracciarmi, e l'ultima cosa che voglio è tornare a casa. Contro ogni mia previsione resta intatto, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Lo raccolgo, e inizio a scavare una buca con le mani. La terra mi entra nelle unghie, e la pioggia mi sferza il viso. Forse oggi non era il giorno migliore per scappare. E probabilmente nemmeno la stagione. Sono finalmente riuscita a fare un piccolo buco di una ventina di centimetri, ci butto dentro il telefono e ricopro tutto con la terra. Mi guardo le mani, sporche di fango, i capelli bagnati, i vestiti anche. Serro i pugni repentinamente, ho voglia di urlare, ma tutto quello che esce dalla mia bocca è un singhiozzo sommesso. Mi accascio a terra, tremo come un bambino. Le lacrime si mescolano alla pioggia e mi rialzo in piedi. Non posso lasciarmi andare in questo modo. Sono scappata di casa, non posso permettermi di cedere alle emozioni.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Scaravento a terra il cellulare rabbiosamente. Potrebbe aiutare a rintracciarmi, e l'ultima cosa che voglio è tornare a casa. Contro ogni mia previsione resta intatto, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Lo raccolgo, e inizio a scavare una buca con le mani. La terra mi entra nelle unghie, e la pioggia mi sferza il viso. Forse oggi non era il giorno migliore per scappare. E probabilmente nemmeno la stagione. Sono finalmente riuscita a fare un piccolo buco di una ventina di centimetri, ci butto dentro il telefono e ricopro tutto con la terra. Mi guardo le mani, sporche di fango, i capelli bagnati, i vestiti anche. Serro i pugni repentinamente, ho voglia di urlare, ma tutto quello che esce dalla mia bocca è un singhiozzo sommesso. Mi accascio a terra, tremo come un bambino. Le lacrime si mescolano alla pioggia e mi rialzo in piedi. Non posso lasciarmi andare in questo modo. Sono scappata di casa, non posso permettermi di cedere alle emozioni. L'unica cosa che conta è trovare un riparo, e se non chiedo troppo, asciutto. Sento la suoneria del cellulare. Sotto venti centimetri di terra, nel fango. Continua a suonare. Inizio a correre come una disperata. Non so dove andare, non so cosa fare. Per ora corro e basta. Devo raggiungere la città, è l'unica possibilità che ho. Lì potrei trovare uno scantinato abbandonato, un edificio in disuso in cui ripararmi. E potrei rovistare nei cassonetti, in cerca di cibo. In campagna, dove sono nata e vissuta fino ad oggi, la gente non butta mai niente. Hanno tutti troppa fame e troppi pochi soldi. In città è diverso. Sono sempre andata a scuola in città, e so più o meno com'è la vita lì. Continuo a correre, sperando che la direzione che ho preso mi porti nel posto giusto, mi sto attaccando completamente a una speranza. Supero i campi, le vecchie case dei contadini, seguendo la strada, il nero asfalto punteggiato di qualche macchina qui e là. Penso a chi ho lasciato. Nessuno. O almeno nessuno che mi volesse bene. Mia madre è morta e mio padre non me ne vuole. In fondo non ho fatto mai nulla per farmi volere bene. Fumo, la sera torno spesso dopo mezzanotte, a scuola vado male, quando ci vado. Stranamente non sono mai andata a letto con nessuno, forse perchè non mi interessa l'amore. Dal canto suo, mio padre mi picchia e bestemmia, beve, e a volte si droga. Lui è stato arrestato cinque volte, io una. Stavamo bene insieme. A me non fregava niente di lui, a lui non fregava niente di me. Ma poi qualcosa che ha spezzato il nostro delicato e impalpabile equilibrio.
   
 
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