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Autore: Lady of the Circus    03/01/2013    2 recensioni
Tutti conoscamo le viciende della Compagnia dell' anello. E se alla compagnia si aggiungesse un altro membro? E se questo membro fosse una ragazza "allieva" di Aragorn? E se questa ragazza fosse di razza sconosciuta? Spero di avervi incuriosito un minimo, vi lascio alla lettura ;)
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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II. In compagnia

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Grampasso avanzava sicuro lungo sentieri invisibili, al suo seguito quattro Hobbit. Non era comune vedere quegli esserini fuori dalla Contea, molti non ne conoscevano neanche l’ esistenza. Insieme erano partiti da Brea con un pony vecchio e avvilito che portasse i loro bagagli. Non era un carico pesante: qualche coperta, dei cambi e pentole di ferro. Sam Gamgee non sarebbe mai partito per un viaggio senza quelle compagne, in realtà fosse dipeso da lui non sarebbe mai partito, sarebbe rimasto alla Contea. C’ erano poi Meriadoc Brandibuk ,detto Merry, e Peregrino Tuc ,detto Pipino. Camminavano ormai da settimane senza incontrare nessuno, era pomeriggio ed il sole e l’ afa rallentavano il passo dei mezzuomini. Merry e Pipino si fermarono quasi d’ improvviso prendendo pentole e viveri dalla groppa del pony. Grampasso li guardò con aria sorpresa e confusa
«Signori. Ci fermiamo quando cala il sole»  disse perentorio.
«E la colazione?»
«L’ avete fatta» osservò l’ uomo
«Ne abbiano una ,sì. Ma la seconda colazione?» rispose  Pipino. Grampasso non li degnò di risposta e riprese il cammino. I due amici si guardarono sconcertati
«Non credo che conosca la seconda colazione» osservò Merry rassegnato, Pipino sembrava disperato
«E quella delle 11? Il pranzo? Il tè pomeridiano? La cena? Lo spuntino? Questi li conosce, no?»
«Non ci conterei Pipino» Da dietro ad un albero arrivò una mela e Merry la agguantò al volo dando una pacca sulla spalla al compagno, poco dopo ne arrivò un’ altra che prese in pieno la testa di Pipino.
Il viaggio stava procedendo tranquillo, forse troppo. Grampasso era guardingo e cauto, non era un compagno di molte parole e questo metteva a disagio gli Hobbit che erano abituati ad una compagnia molto più estroversa e chiassosa. Tuttavia i quattro amici non si facevano scoraggiare e parlottavano tra loro in continuazione rivolgendo, di tanto in tanto, qualche domanda all’ uomo. Questo rispondeva secco, freddo. Non si poteva definire un cattivo compagno, dopotutto li stava aiutando ma il portatore dell’ anello era preoccupato. Aveva paura: non era mai uscito da Hobbiville, portava un pesante fardello e Gandalf era scomparso. Si sentiva sperso ed irrequieto e il comportamento dell’ uomo non faceva altro che aumentare la sua ansia.
Grampasso si fermò guardandosi intorno: avvertiva qualcosa. Erano rumori lievi, impercettibili per un orecchio distratto. Provenivano da una parete di roccia alla loro destra: non erano soli.
«Cosa succede Grampasso?» domandò Sam preoccupato. L’ uomo gli fece segno di stare zitto e di non muoversi. «Ha sentito qualcosa» sussurrò Merry ai suoi compagni. Il ramingo si avvicinò nuovamente al gruppetto «Non muovetevi di qui» gli ordinò prima di allontanarsi per ispezionare la zona. Gli Hobbit attesero ubbidienti trattenendo il respiro per paura di compromettere il lavoro della loro guida.
«Che ci fanno quattro mezzuomini così lontani dalla Contea? Soli per giunta» disse una voce alle loro spalle. Gli Hobbit si voltarono terrorizzati. La voce apparteneva ad una ragazza sui sedici anni circa, capelli corvini sparsi in modo ribelle attorno al viso di carnagione chiara. Aveva gli occhi molto grandi di un colore che ricordava il muschio dei boschi. Il naso era tondo ed in testa portava una bandana verde con dei decori dorati. La cosa che più spaventava il gruppo era ,dal loro punto di vista, l’ enorme destriero morello che la ragazza cavalcava. Questa scese da cavallo ponendosi alla stessa altezza  degli Hobbit e puntando loro contro una spada.
«Cosa volete da noi?» chiese spaventato Sam. Istintivamente Frodo portò la mano al collo e strinse l’ anello. Nel frattempo Merry e Pipino si erano armati con rami che avevano trovato per terra e li ponevano difronte a loro in una vano tentativo di incutere timore. La ragazza rise “disarmando” i due Hobbit con un singolo movimento di polso.
«Niente di complicato» spiegò lei in modo pacato avvicinandosi al pony e cominciando a frugare tra il carico «solo quel che potete offrirmi» completò poi.
«Siete un bandito» osservò Frodo rilassandosi di poco, tra tutti i mali che gli potevano capitare quello era uno dei meno peggio.
«Sei perspicace ragazzo» rispose ironica la giovane donna.
«Non abbiamo oggetti di valore con noi, siete stata sfortunata» le disse Sam cercando un modo per allontanarla. La ragazza rise nuovamente «Anche la settimana scorsa mi hanno detto la stessa cosa eppure portavano un carico d’ oro e pietre preziose.» disse calma lei. Fortunatamente sbucò Grampasso dalle fronde e si scagliò contro la strana ragazza, lei si difese con abilità parando e schivando. Era abile, agile e forte ma Grampasso non si batteva facilmente aveva tattica e molto stile nei duelli. Gli Hobbit assisterono sorpresi al duello ma rincuorati perché il ramingo era tornato ad aiutarli. Con un gioco di polso l’ uomo riuscì a disarmare la sua avversaria e farla cadere a terra puntandole la lama alla gola ma trattenendosi dall’ ucciderla.
«sei brava!» esclamò il ramingo sorridendole.
«Mi sono allenata» rispose la ragazza ridacchiando. Lui abbassò la spada e le diede una mano a rialzarsi. Appena fu nuovamente in piedi la ragazza gli saltò al collo ridendo divertita.
«Grampasso! dove eri scomparso?» chiese felice la ragazza ricevendo una pacca sulla spalla dall’ uomo. Gli Hobbit erano rimasti a bocca aperta mentre guardavano i due scambiarsi battute allegre e risate.
«Grampasso ci vuoi spiegare cosa sta succedendo?» chiese esasperato Sam. Finalmente vedevano il ramingo sorridere e non conoscevano il motivo. «Rilassati Sam: lei è Fiàin.» disse l’ uomo mostrando la ragazza agli altri che la salutarono con un cenno del capo.
«Allora questo ciuffo di mezzuomini è tuo?» disse un po’ scocciata, non le piaceva l’ idea di avere gente intorno quando stava con Grampasso.
«Mi sono impegnato di far loro da guida, devo portarli a Granburrone.» le rispose tranquillo. La ragazza fece una piccola smorfia poi alzò le spalle.
«Sai che non posso seguirti fin lì però posso accompagnarvi fino al confine delle terre selvagge.» propose Fiàin al suo mentore , lui annuì.
In realtà la ragazza non era così crudele come si era presentata all’ inizio, al contrario del ramingo lei era più incline ad un’ amichevole chiacchierata e sembrava apprezzare la cultura degli Hobbit, il loro buon Vecchio Tobia e la loro rinomata cucina. Così tra i consigli di cucina di Sam e le varie “avventure da tabacco” di Pipino continuava il viaggio di quella strana  compagnia. Anche Grampasso era più tranquillo e rilassato. Avevano camminato fino al crepuscolo dopo aver raggiunto una landa sulla quale spiccava ben visibile una torre, o meglio, le rovine di una torre.
«Quella era la grande torre vedetta di Amon Sul. Riposeremo qui stanotte.» sentenziò il ramingo porgendo agli Hobbit delle spade. Questi se le rigirarono tra le mani con sguardo estasiato e spaventato al tempo stesso. Non avevano mai preso in mano delle armi e temevano di doverle usare. «Sono per voi, tenetele accanto. Io do un'occhiata in giro, restate qui. Fiàin stai attenta che non si facciano scoprire.»
«ma io voglio venire con te» protestò la ragazza sebbene sapeva che non l’ avrebbe avuta vinta. Grampasso la immobilizzò con lo sguardo. «Non mi fido a lasciarli da soli, mi raccomando» le disse prima di allontanarsi.
Fiàin seguì la figura dell’ uomo finché non scomparve alla sua vista. Poi si voltò verso gli Hobbit sorridendo. «Non credo che tornerà per questa notte, mettiamoci a dormire.» disse sospirando. Si era ormai rassegnata da tempo al carattere del suo mentore. L’ aveva trovata che vagava per le terre selvagge in groppa a Gaith, le aveva insegnato a sopravvivere e lei lo aveva preso come punto di riferimento e non se ne era più staccata, era diventato come un padre per lei. Non aveva sonno così si allontanò dal gruppetto di mezzuomini, non si sarebbero svegliati fino all’ indomani. Andò dalla sua cavalla carezzandole il muso. «Cosa ne dici Gaith? Ti stanno simpatici i mezzuomini?» la cavalla fece un suono basso e scosse il muso. «A me sì, soprattutto Pipino. Poverino è un po’ tonto ma almeno è divertente.» nuovamente l’ andaluso le rispose a modo suo. «Già, credo anche io che il moro nasconda qualcosa, è un tipo strano» Fiàin appoggiò la testa al collo caldo del cavallo pensierosa. Le accarezzò il crine poi annusò l’ aria, c’ era uno strano odore, odore di bruciato. Allarmata scattò verso il gruppetto di Hobbit e li trovò tranquillamente seduti intorno ad un fuocherello mentre cucinavano salsicce e pomodori.
«Mi si è rotto il pomodoro.» si lamentò Merry.
«Mi passi la pancetta?» chiese Pipino.
«Eccola.»
«Grazie. Vuoi un pomodoro, Sam?»
«Che cosa state facendo!» chiese sconcertata Fiàin.
«Pomodori, salsicce e pancetta croccante» rispose con ovvietà Merry.
«Spegnete il fuoco subito! Spegnetelo» disse allarmata buttando del liquido sulle braci rosse. Stupidi Hobbit!
«Complimenti! Cenere sui miei pomodori!» si lamentò Pipino.  La ragazzo lo zittì tappandogli la bocca bruscamente, tese l’ orecchio e sentì quel che non avrebbe mai voluto sentire: un suono stridulo, disumano , terrificante. Fiàin si precipitò a scuotere Frodo che era rimasto a dormire. «Correte!» ordinò saltando in groppa alla sua puledra: non l’ avrebbe lasciata mai. Fece salire gli Hobbit sulla parte più alta della torre
«State attenti» sussurrò a loro. I mezzuomini sfoderarono le spade sebbene non sapevano bene cosa farne. Si raggrupparono al centro della torre stretti l’ uno all’ altro lanciando richieste di aiuto a Fiàin con lo sguardo. La ragazza attendeva che gli spettri si facessero vedere, la sua cavalla avvertiva la tensione e non poteva fare a meno di muoversi sebbene la presa stretta tra il suo crine le chiedeva di stare immobile. Eccoli comparire tra le colonne diroccate di quella vecchia torre, avvolti da mantelli neri come la notte. Fiàin sapeva che non si potevano uccidere ma avrebbe tentato di tenerli alla larga dagli Hobbit: Grampasso sembrava tenerci a loro. Fiàin cominciò a combattere intrecciando le lame con gli spettri. Lei dall’ alto del suo cavallo superava di pochissimo le teste incappucciate delle figure. Sam e  Merry si erano subito nascosti e messi in salvo mentre Pipino era rimasto spalle al muro con la sua spada in mano mentre tremava di terrore. Fiàin allontanò il Nazgul che la stava attaccando spingendolo con la spada. Lo spettro che incombeva su Pipino stava per vibrare i colpo quando la ragazza si parò tra la lama e lo Hobbit facendo scintillare la sua spada contro quella Morgul. «Scappa!» gli ordinò nello sforzo di allontanare la lama nemica dalla sua faccia. Pipino sgusciò via rifugiandosi dai suoi amici. Anche questa volta Fiàin era riuscita ad allontanare il Nazgul da se. Uno, due, tre…solo tre, dov’ era il quarto? Fiàin si guardò intorno in preda al panico. Frodo! Si era completamente dimenticata di lui. Fece appena in tempo a vederlo in balia di uno spettro che scomparve nel nulla. Era impossibile! «Frodo!» chiamò la ragazza cercandolo disperatamente. Lo spettro che poco prima lo minacciava non si era scosso e continuava ad incombere su quell’ angolo vuoto. «Ma cosa…?» Fiàin non fece in tempo a formulare la domanda che Frodo ricomparve strillando di dolore: una lama Morgul gli aveva trafitto la spalla sinistra. La ragazza rimase immobile per qualche secondo cercando di capire cosa era successo. Scosse la testa cercando di tornare alla realtà, avrebbe chiesto spiegazioni, dopo. Si lanciò contro gli spettri combattendo con tutta se stessa per salvare la vita sua e dei suoi nuovi compagni di viaggio. Non avrebbe resistito ancora a lungo, la sua cavalla era stanca ed anche i muscoli della ragazza erano indolenziti. Gli spettri attaccavano dal’ alto con tutta la loro forza e non avevano alcuna pietà per la ragazza che ad ogni colpo lanciava urli di dolore. Improvvisamente la torre s’ illumino e Fiàin vide Grampasso soccorrerli con solamente una spada ed un tizzone ardente nelle mani. Questa visione ridiede forza e speranza alla ragazza che riprese ad attaccare gli spettri. Insieme lei ed il ramingo riuscirono a metterli in fuga ma la gioia della vittoria fu subito spazzata via dalla preoccupazione per Frodo. Grampasso osservò con occhio esperto la ferita dell’ Hobbit
«È stato colpito con un pugnale Morgul. Non sono in grado di curare quella ferita. Gli occorre una medicina elfica. Presto!» sentenziò issandosi Frodo ormai moribondo sulle spalle. Il corpo del mezzuomo era scosso da forti spasmi ed il suo respiro era rotto. Fiàin si sentiva in colpa, non era stata in grado di proteggerlo ed era colpa sua se quel Nazgul l’ aveva ferito.
«Gran Burrone dista sei giorni da qui! Non ce la farà mai!» osservò Sam
«Gandalf» chiamò l’ Hobbit moro. Sebbene non avesse idea di chi fosse la ragazza cercò di rendersi utile
«Resisti frodo» gli disse guardandolo negli occhi, quegli occhi così penetranti che ora sembravano spenti. Grampasso lo posò a terra
«Padron Frodo?» chiamò Sam notando il suo sguardo distante e perso nel dolore e nella paura «Sta diventando freddo!»
«Dici che morirà?» chiese preoccupato Pipino, frodo era un suo grande amico e non voleva perderlo.
«Sta entrando nel mondo dell'Ombra. Presto diverrà uno Spettro come loro.» spiegò tranquillo Grampasso anche se tranquillo non lo era affatto.
«Sono vicini» disse Merry, anche lui in preda al panico. Il cervello di Fiàin era alla ricerca disperata di una soluzione, qualcosa che avrebbe alleviato il dolore o che… Afferrò Sam per una spalla
«Sam, conosci la pianta Athelas?» gli chiese, lui la guardò confuso
«Foglie di re» si intromise Grampasso che aveva intuito le intenzioni di Fiàin. «Foglie di re… ah è un’ erba!» annuì Sam tentando di ricordarne l’ aspetto.
«Rallenterebbe l'avvelenamento. Presto!»  gli rispose la ragazza. Grampasso aiutò Sam a cercarla ed ordinò a Fiàin di stare accanto a Frodo. La ragazza si chinò sul corpo freddo del mezzuomo stringendogli la mano
«Non mollare Frodo, non molare!» non aveva idea di cosa fare per farlo resistere, per tenerlo sveglio. Poi dalla loro sinistra apparve una luce bianca ed ammaliante, Fiàin, Merry, Pipino e Frodo si voltarono per vedere una splendida elfa bruna scendere da un cavallo. La figura non si curò neanche degli altri e si rivolse subito a Frodo parlandogli in elfico.
«chi è?» chiese Merry preoccupato, Fiàin rispose alla sua domanda con la voce cupa e forse anche spaventata.
«Perde forza, non resisterà a lungo. Dobbiamo portarlo da mio padre. Sono due giorni che vi cerco» disse la donna a Grampasso in una lingua finalmente comprensibile.
«Dove lo portate?» Sam non voleva separarsi dal suo amico.
«Ci sono cinque Spettri dietro di voi. Dove sono gli altri quattro io non lo so» disse con la voce argentea ma preoccupata sempre rivolta a Grampasso. Lui le rispose in elfico come se non volesse far sapere né a Fiàin né agli Hobbit cosa si stessero dicendo.
«Che stanno dicendo?» chiese Pipino. La ragazza lo guardò scuotendo lentamente la testa per mostrare che non ne aveva idea. In realtà capiva il discorso ma questo era un suo segreto, nessuno era a conoscenza del fatto che lei sapesse l’ elfico, neanche Grampasso.
« Non ho paura di loro» sussurrò l’ elfa
«Arwen, fai in fretta. Non voltarti indietro.» le disse il ramingo. Aveva timore di perderla ma aveva preferito darle fiducia. Quando l’ elfa fu partita con Frodo Grampasso fu raggiunto da un Sam Gangee preoccupato. Grampasso non diede molta retta alle sue parole, anche lui era angosciato per Arwen e per Frodo. Lanciò un’ occhiata a Fiàin.
«Va con loro» le disse secco. Lei lo guardò come se avesse appena bestemmiato.
«Scordatelo. Lei è un’ elfa.» gli rispose la ragazza
«Non farlo per lei, fallo per Frodo»
«Lei mi odia, non lascerà che l’ aiuti» Grampasso ignorò la risposta di Fiàin e le avvicinò Gaith.
«Va’» le disse con tono calmo. Fiàin non seppe resistere allo sguardo di Grampasso così sicuro e pieno di speranza. Salì sul cavallo con una certa riluttanza negli occhi, aiutare gli elfi non era proprio nella sua natura, non erano tra le razze che preferiva. Gli Hobbit avevano ottimo cibo ed egregio tabacco, i nani erano grandi compagni di conversazione e producevano ottima birra, gli uomini erano coraggiosi e leali eppure negli elfi non riusciva a trovare pregi al di fuori della bellezza esteriore. Fiàin si abbassò la benda che le copriva il capo e metà delle orecchie e spronò Gaith verso la foresta.
Non le era stato difficile raggiungere l’ elfa, era ancora indecisa se aiutarla o meno quando scorse il viso contratto di Frodo. Rammentò le parole di Aragorn “Non farlo per lei, fallo per Frodo” si convinse a seguire il consiglio ed affiancò il suo cavallo a quello di Arwen. Questa la guardò prima con timore poi con rabbia.
«Che cosa vuoi?» le chiese con aria di sfida. Tra lei ed Arwen non c’ era mai stato un buon rapporto, l’ elfa aveva paura che Fiàin le potesse sottrare Aragorn. Da parte sua Fiàin non la sopportava perché era un’ elfa e perché da sempre rubava il tempo di Aragorn allontanandoglielo.
«Aiutarti» rispose la ragazza spronando il cavallo per affiancarlo a quello bianco dell’ elfo.
«Non ho bisogno del tuo aiuto» le rispose tranquilla lei.
«Tu no, ma lui sì» controbatté la ragazza indicando con la testa  Frodo. Sebbene con riluttanza l’ elfa fu costretta ad accettare l’ aiuto della ragazza quando notò i sette spettri che si erano schierati alle loro spalle. Arwen si voltò spaventata. «Dividiamo…» non fece in tempo a finire la parola che Fiàin era già ad una decina di metri da lei rincorsa da tre degli spettri. Per lo meno quell’ aiuto non era così disastroso. Frodo peggiorava di secondo in secondo, il suo respiro era sempre più rotto e lontano. Stava quasi per consegnarsi delle mani scheletriche di uno spettro quando Fiàin intervenne parandosi con il cavallo tra Arwen ed il Nazgul. Insieme le due combattenti raggiunsero il fiume. Fiàin non si accorse neanche  di aver oltrepassato i confini delle terre selvagge tanto era la preoccupazione per il mezzuomo. I sette spettri si erano arrestati sulla sponda opposta del fiume.
«Dacci il mezzuomo elfo femmina!» disse uno di loro con una voce assai distante da quella umana.
«Se volete averlo venite a prenderlo!» disse con tono di sfida Fiàin sfoderando la sua spada. Arwen la guardò stupita quando vide gli spettri spronare i loro cavalli ad attraversare il fiume. Il coraggio di poco prima abbandonò la ragazza, credeva non potessero attraversare il fiume. Arwen intonò una vecchia cantilena in elfico e Gaith avvertì l’ acqua salire sotto le sue zampe, spaventata la puledra corse a rifugiarsi a riva e la sua padrona fu d’ accordo con lei. Dal fondo del fiume si avvicinava sempre di più un rumore, sembravano… onde! Improvvisamente il fiume sembrò infuriarsi e creò imponenti frangenti che come un branco di cavalli si abbatterono sui cavalieri neri facendoli affogare. In quel momento Frodo cadde da terra gli occhi contornati da un’ aria stanca e di un malsano colore violaceo. Stava morendo, presto sarebbe diventato uno spettro anche lui. «Fa qualcosa!» grido Fiàin ad Arwen questa la guardò con odio, la loro alleanza era durata fin troppo. Sussurrò delle parole per salvare Frodo poi il bianco l’ avvolse e poi più niente.
Fiàin guardò sconcertata il corpo del mezzuomo che si distendeva come se stesse dormendo. «Cosa gli hai fatto?» strillò ad Arwen preoccupata. Quel branco di piccoletti l’ avevano colpita, sebbene per sole due settimane si era affezionata a loro. Perfino Frodo che inizialmente sembrava diffidente si era dimostrato scherzoso e divertente in alcune occasioni. Ora il suo corpo minuto era lì, pallido come fosse un cadavere, gli occhi gonfi e la bocca distorta in una smorfia di dolore.
«Gli ho salvato la vita» sibilò l’ elfo. Fiàin la guardò con odio, non poteva sopportarla, con quell’ aria superiore, i modi regali e tutto il resto. Forse si trattava d’ invidia, non lo sapeva, sentiva solo di detestarla. «Tuttavia» continuò inaspettatamente la donna «Non posso fare lo stesso con te»
Fiàin si sentì afferrare saldamente dalle dietro. Si dimenò, cercò di liberarsi dalla presa che le stringeva le braccia e la immobilizzava. Diede una gomitata alla cieca dietro di lei e prese lo stomaco di qualcuno, cercò di correre, di salvarsi ma altre due paia di mani l’ afferrarono e la costrinsero in ginocchio sulla ghiaia degli argini del fiume. I sassolini le si conficcarono nel ginocchio provocandole un dolore fastidioso. Vide Arwen che la guardava con il solito sguardo superiore.
«Elfi, avrei dovuto aspettarmelo» sibilò guardando la donna con odio «E dire che ti ho salvato la vita.»
«Non la mia…» rispose lei tranquilla sorridendo vittoriosa «…la sua.» concluse indicando Frodo con la testa. Presa dall’ ira Fiàin stava per saltarle al collo ma qualcosa la colpì da dietro facendole perdere i sensi. La ragazza si accasciò al terreno mentre la vista le si appannava, la testa le doleva e l’ udito le si indeboliva, ora alla sua testa arrivavano solo suoni bassi e confusi. L’ ultima cosa che vide furono i piedi di Arwen che si allontanavano da lei. Vile… 

Ebbene rieccomi con un nuovo capitolo, Ho deciso di utilizzare il copione del film perchè lo considero un riassunto ben fatto dei libri di Tolkien. Qui troviamo la nostra piccola ladye... No, forze non tanto ledye... comunque una Fiàin Cresciuta, in questo capitolo non si capiscie molto bene il suo carattere ma dai prossimi spero di riuscire a renderlo meglio. Come prima l' immagine è by me, ditemi che ne pensate ;)

  
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