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Autore: _Kappa_    04/01/2013    7 recensioni
L’abito che la ragazza indossava avrebbe dovuto portarla all’altare. Era l’abito che aveva scelto per il giorno del suo matrimonio.
Solo che quando la ragazza aveva scelto l’abito, questo non era lacero e sporco, il velo a terra ai suoi piedi. I merletti non erano devastati, e il pizzo era integro. Inoltre, non era coperto di sangue.
Genere: Dark, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1 Dicembre 1852
Quella notte aveva nevicato. Venti centimetri buoni di neve ricoprivano ogni cosa. Dalla finestra della casa dell’essere si poteva ammirare un magnifico paesaggio bianco.
Ehlynor stava con la fronte appoggiata al vetro freddo e umido, fissando la neve senza vederla.
Quel giorno avrebbe dovuto sposarsi. Avrebbe dovuto essere incommensurabilmente felice, invece l’unica emozione che provava era una sorda soddisfazione.
Lui non l’aveva toccata, quella notte. Probabilmente aveva pensato che una sposa avrebbe dovuto essere bellissima, non piena di lividi, e lei l’aveva odiato ancora di più per questo. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli, quel verme, aveva deciso tutto. Almeno così credeva.
La ragazza sorrise. Il bouquet di stupende rose rosse, pronto per il matrimonio, era adagiato sul comodino.
Dodici profumatissime rose lo componevano. Quello che nessuno sapeva era che al suo interno era nascosta un’arma. Era bella, preziosa. L’impugnatura era di mogano, intagliata e regola d’arte, mentre la lama era lunga una manciata di centimetri, lucente e affilata.
Ehlynor si alzò di scatto sentendo qualcuno che bussava.
- Avanti -
Claire, la cameriera, entrò titubante.
- Miss.. il signor Richards la desidera di sotto -
- Ditegli che scendo subito, il tempo di mettere il velo -
- Ma certo, Miss -
La donna uscì.
La ragazza si avvicinò alla grande specchiera e lentamente si pose il velo in testa. Studiò a lungo il suo riflesso, e si trovò bellissima.
La gonna era ampia, bianca e vaporosa, piena di pizzo e di tulle, bianco e immacolato.
Il corpetto era anch’esso bianco, aderente.
L’abito le calzava a pennello, come la scarpe bianche, di vernice, a tacco alto che portava ai piedi.
Il velo leggero le incorniciava il viso, e le rose che teneva in mano risaltavano sull’abito candido.
Chiuse gli occhi un istante, dopodiché uscì con passo deciso dalla porta
*
L’uomo era in piedi al centro della stanza e dava le spalle alla porta.
Le imposte erano chiuse e non lasciavano filtrare la luce del sole, l’ambiente era rischiarato solo dalla luce di una lampada ad olio.
Ehlynor entrò con passo felpato, estraendo silenziosamente il coltello dal mazzo di fiori.
Thomas non si voltò. Stava trangugiando un bicchiere di liquido giallastro, scotch probabilmente.
Ormai la ragazza era a brevissima distanza dalla schiena di lui, che sembrava non aver minimamente notato la sua presenza. Appoggiò violentemente il bicchiere sul tavolo, mentre Ehlynor sollevava il coltello.
Thomas raddrizzò la schiena, e lei rimase ferma per un attimo, solo un attimo, prima di piantare con decisione il coltello nella carne dell’uomo.
Nemmeno urlò. Si limitò a contorcersi del dolore,mentre la ragazza faceva scorrere la lama nella sua schiena, provocando una ferita profonda e grondante di sangue scuro e denso.
Lentamente, molto lentamente, estrasse la lama dal corpo dell’uomo
Lui si girò e la guardò inorridito, ma prima che avesse il tempo di dire alcunché, lei lo accoltellò nuovamente, premendo il pugnale nel petto di lui, sentendo il suo sangue imbrattarle mani.
Svellò  la lama, lo fissò con gli occhi spalancati. Lui non riuscì a spiccicare parola, ma le lanciò uno sguardo a metà tra l’inorridito e il supplichevole.
Lei non sopportò che lui la supplicasse, anche senza aprire bocca. Voleva cancellare quello sguardo da quegli occhi.
Raccolse il bicchiere poggiato sul tavolo e lo scagliò con violenza colpendo Thomas in pieno volto.
Solo allora un gemito di dolore gli sfuggì dalle labbra, mentre cadeva rovinosamente a terra, sopra le schegge del bicchiere infranto.
Lei gli fu subito addosso, bloccandolo a terra premendogli le mani sulle spalle e lui, troppo debole per ribellarsi, rimase impotente sotto il corpo della ragazza.
- Credevi davvero - esordì lei con odio - Credevi davvero che l’avresti passata liscia? Credei che sarei rimasta a guardare dopo che avevi ucciso mia sorella? Credevi forse che sarei rimasta buona mentre ti prendevi la mia vita e la mandavi in pezzi? -
Lo colpì con il coltello, trapassandogli la spalla destra da parte a parte.
Lui finalmente urlò. Fu atroce, ma lei rimase ferma, anzi cominciò a rigirare il coltello nella piaga.
- Mi dispiace - rantolò - mi farò perdonare.. -
Lei scoppiò a ridere. Una risata senza gioia, crudele.
- Qualunque cosa tu faccia, non riporterai indietro Jin, e non cancellerai dalla mia mente il ricordo di tutto quello che mi hai fatto. E rimarrai sempre uno spietato, sadico bastardo. -
Estrasse il coltello e un altro gemito lasciò le labbra perfette dell’essere. Riusciva ad essere bello anche così.
- Sai - disse lei, con voce strascicata, avvicinandosi al suo viso.- Ho sempre pensato che fossi un bell’uomo. Pendevo dalle tue labbra, almeno finché non mi hai costretta a baciarti. Ti avrei ascoltata. Sarei stata una moglie esemplare, avrei potuto darti tutto, tutto ciò che volevi.. avrei potuto darti accesso alla nobiltà, avrei potuto darti i soldi che volevi, desideravo farlo, e l’avrei anche fatto se fossi stato.. umano con me. Volevo persino fare l’amore con te, e sarebbe stato meglio, mille volte meglio di quello squallido.. sesso.. di cui ti accontentavi. Ti avrei dato tutto.. sei stato tu a rinunciarvi. -
Detto questo, fece per affondare nuovamente la lama, ma con la forza della disperazione l’Thomas ribaltò le posizioni, e fu lei a trovarsi schiacciata sotto il peso dell’uomo.
Lui spalancò la bocca, cercò di dire qualcosa, ma lei sollevò il coltello, tentò di ferirlo.
Lui le diede un colpo alla mano, e il coltello le sfuggì finendo ad un paio di metri di distanza.
Cominciarono a lottare per raggiungerlo, si rotolarono, ma fu Thomas a trionfare, sollevando il coltello e cercando di ferirla, ma aveva perso molto sangue, era debole e i suoi colpi non erano precisi, mentre la ragazza era estremamente lucida e decisa a non dargliela vinta.
Il coltello si conficcò nel legno del pavimento, ad una manciata di centimetri dal viso della giovane.
Lui divelse la lama, puntò al ventre di Ehlynor, ma lei sgusciò via da sotto il suo corpo, e il coltello si limitò a procurarle un ampio strappo nella gonna. Ripeté il movimento più e più volte, riducendole l’abito a brandelli, mentre lei scalciava tentando di togliergli il coltello.
Finalmente ci riuscì, e l‘arma descrisse un arco attraverso la stanza, concludendo il movimento contro una parete.
Thomas fece per alzarsi, ma la donna gli afferrò le gambe, facendolo nuovamente precipitare supino, ma prima che potesse alzarsi, lei gli afferrò la testa e la sbatté con decisione sul pavimento.
Una macchia scura e densa prese ad allargarsi sotto la testa dell’uomo, che prima si irrigidì e poi si afflosciò tra le sue braccia.
Lei si sollevò, si alzò in piedi e vide che era morto. Ma era troppo, troppo perfetto, anche così.
Raccattò il coltello, si chinò sull’uomo e cominciò a colpirlo in pieno petto, una, due, venti volte, finché sentì i passi della cameriera scendere le scale.
Domandandosi per quale motivo non fosse scesa prima, si sollevò dal corpo scempiato di Thomas e si mise in piedi al centro della stanza, aspettando che entrasse.
Quando spalancò la porta, Claire urlò, si mise la mano sulla bocca e quando la abbassò, rideva.
- Voi l’avete ucciso.. -
Continuando a ridere, andò verso la ragazza e l’abbracciò.
- Grazie.. Grazie.. -
La ragazza, coperta di sangue, si liberò dall’abbraccio e disse - Devo.. devo andare.. -
- Si.. si, andate.. andate.. -
Ehlynor sorrise, e col coltello ancora in mano, prese la porta e uscì, scalza, mettendosi a correre nella neve.
Non si fermò fino a che non superò il cancello, giungendo ai limiti del bosco che circondava la proprietà di Richards.
Solo allora si fermò a riflettere.
Aveva ucciso un uomo. Aveva ucciso.
Assassina. Era solo un’assassina.
Ma aveva fatto quello che le aveva detto l’angelo. Aveva svolto bene il suo compito, aveva fatto il suo dovere. Aveva fermato un mostro.
Sollevò lentamente il capo, gettando i capelli all’indietro, e scoppiò a ridere, ridere e ridere.
Chiuse gli occhi un istante, e quando li riaprì, l’angelo era davanti a lei
 
- L’hai fatto, alla fine -
- Si -
- Bene -
- Che succederà adesso? -
L’angelo sorrise
- Vieni con me -
La ragazza annuì.
La figura allungò la mano, poggiandola sulla testa della ragazza, che cadde a terra.
Il corpo della ragazza rimase nella neve, ma una figura sembrò staccarsi da quel corpo, e quando si sollevò,
se qualcuno l’avesse vista, l’avrebbe riconosciuta come Ehlynor Wilson.
Ma c’era qualcosa di sbagliato in lei. Aveva uno splendido paio di ali, fluenti capelli neri, occhi neri, e la bocca rossa. Il suo vestito era corto e strappato, nero, aderente.
Tuttavia, era l’esatta fotocopia della ragazza che giaceva al suolo.
- Sono morta? - domandò
- Si -
La ragazza – o quello che era – spalancò le ali, annuì e disse solo - Andiamo -

SPAZIO AUTRICE
Mi è stata ampiamente richiesta un morte atroce e spero che siate soddisfatti..
Io sono contenta del finale e spero che piaccia anche a voi, fatemi sapere ;)
Alla prossima <3
  
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