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Autore: xmagslaugh    04/01/2013    2 recensioni
Scaravento a terra il cellulare rabbiosamente. Potrebbe aiutare a rintracciarmi, e l'ultima cosa che voglio è tornare a casa. Contro ogni mia previsione resta intatto, il che mi fa arrabbiare ancora di più. Lo raccolgo, e inizio a scavare una buca con le mani. La terra mi entra nelle unghie, e la pioggia mi sferza il viso. Forse oggi non era il giorno migliore per scappare. E probabilmente nemmeno la stagione. Sono finalmente riuscita a fare un piccolo buco di una ventina di centimetri, ci butto dentro il telefono e ricopro tutto con la terra. Mi guardo le mani, sporche di fango, i capelli bagnati, i vestiti anche. Serro i pugni repentinamente, ho voglia di urlare, ma tutto quello che esce dalla mia bocca è un singhiozzo sommesso. Mi accascio a terra, tremo come un bambino. Le lacrime si mescolano alla pioggia e mi rialzo in piedi. Non posso lasciarmi andare in questo modo. Sono scappata di casa, non posso permettermi di cedere alle emozioni.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Quando ho raggiunto Sara mi siedo a gambe conserte. La ragazza continua a tenere gli occhi chiusi.
- Lei è Yendry. - dice Sara, con dolcezza, continuando a giocherellare con i suo capelli.
Yendry apre di scatto gli occhi, quasi spaventata. Mi fissa dritta negli occhi, cerco di decifrare il suo sguardo. O forse è lei che sta cercando di decifrare il mio. Mi porge la mano, ma sono talmente concentrata che non me ne accorgo. Sono persa in quei grandi occhi scuri, riconoscenti, ma allo stesso tempo diffidenti. È Sara a intervenire.
- Lei è Nicole. – mi aiuta, sottolineando ogni parola.
Finalmente le stringo la mano. Poi succede qualcosa che non avrei mai previsto. Yendry si lancia su di me, in una stretta soffocante. La stringo anche io, lei inizia a singhiozzare.
- Grazie. – geme – Grazie! – dice, quasi lo volesse gridare.
Non riesco a rispondere. Sento la gola bloccata, le labbra serrate. Gli occhi che si riempiono di lacrime. Mi accorgo che vorrei piangere anche io. Per ogni lacrima della ragazza, che racchiude una sua sofferenza. Da come piange le ha tenute dentro per troppo tempo, le soffoca. E ogni lacrima racconta una storia, un avvenimento. Così quando si asciuga sulla manica del suo vestito credo di conoscerla meglio di chiunque altro al mondo. E la gelosia è sparita.
- Nicole… - la voce flebile di Sara mi riporta alla realtà.
Inizio a girarmi la testa, so già cosa deve dirmi. Non voglio che lo dica, non voglio.
- Nicole, io ho fame. - sussurra in una smorfia.
La testa adesso inizia a fare davvero male, sento che potrei cadere a terra da un momento all’altro. Accecata dalla gelosia per la giovane donna mi ero completamente dimenticata della cosa più importante. Sara deve mangiare. Se fossi solo io potrei anche morire di fame, ma con me c’è la bambina. L’ho condannata ad un’esistenza inutile, come la mia. L’egoismo mi ha portato a trascinarla in questa avventura senza capo nè coda. Non imparerà nè a leggere, nè a scrivere, nè a fare i conti. Non avrà mai una casa decorosa, una famiglia vera, un lavoro. L’ho condannata. Mi alzo in piedi, prendo Sara per mano. Guardo Yendry, intrufolandomi nei suoi occhi, cercando di capire che intenzioni ha.
- Non lasciatemi da sola. Di nuovo. - dice con voce stridula alterata dal recente pianto.
- Di nuovo? - osservo, probabilmente con il tatto di un elefante.
Resta in silenzio, lo sguardo fisso nel vuoto. Mi pento subito di ciò che ho detto troppo impulsivamente. Sara guarda la ragazza, poi me, rivolgendomi uno sguardo di rimprovero. Fa male. Essere rimproverata da una bambina. Di solito i bambini non riescono a vedere i difetti delle persone più grandi, o almeno io la penso così. I più grandi sono il modello di un bambino, così se il genitore è una persona senza valori, per il quale i sentimenti valgono meno di niente, lo diventa anche il figlio. O la figlia, nel mio caso. Mi sento una bambina, una bambina troppo cresciuta. Non potrò mai sostituire la madre di Sara, anche se speravo di poterlo fare. Non sono abbastanza matura. Sara crescerà senza un persona grande a cui aggrapparsi. Yendry continua a contemplare il vuoto, e lo sguardo di Sara fa riaffiorare tutti i sensi di colpa di tutta la mia vita. Ed improvvisamente mi sento piccola e meschina.
- Ah, dannazione! - sbotto - Ne ho abbastanza. È sempre colpa mia! Ogni cosa che succede e che succederà! È un peso troppo grande che grava tutto sulle mie spalle. Ma nessuno se ne rendete conto, dannazione.
Probabilmente non sanno nemmeno di cosa sto parlando, perchè ciò che mi tormenta, che pesa sulle mie spalle, è il futuro di della bambina. E Sara non sa quanto io mi torturi la coscienza a causa sua. Sara non sa di essere un peso per me. Cerco di far intendere che è solo colpa loro, la mia reazione. Lascio la mano di Sara, esco dal vicolo e mi metto a correre, senza una meta precisa. Voglio solo allontanarmi da Sara, da Yendry e dai miei sensi di colpa. Pensavo che la bimba mi avrebbe seguito per fermarmi, avrebbe gridato il mio nome, disperata. Ma non è così. Mentre corro mi giro alcune volte per guardare se la bimba è dietro di me, se sta cercando di raggiungermi. Non si azzarda ad uscire dal vicolo, il che mi fa innervosire e corro ancora più veloce. Mentre mi giro nuovamente, qualcosa mi viene incontro e cado a terra. Apro gli occhi, accanto a me vedo una bicicletta scaraventata per terra con un ragazzo ancora in sella.
   
 
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